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Nel 1543 l’astronomia e l’anatomia, grazie rispettivamente a Copernico e a Vesalio
compiono dei giganteschi passi avanti.
La teoria eliocentrica di Copernico dimostrata anche da Keplero e Galilei erano in aperto
contrasto con quanto scritto suoi testi biblici, la difesa di Galilei al sistema copernicano e la
legge che regola la caduta dei gravi costò anche il processo dell’inquisizione allo scienziato
pisano. Toccò poi a Newton riunire le varie teorie per formulare la legge di gravitazione
universale.
In anatomia la scoperta della circolazione del sangue e della funzione del cuore come centro
motore, porterà a definire l’affinità tra uomo e macchina.
Si andava così sfatando la visione di un universo finito ed antropocentrico e ad essa si
sostituiva la visione di un universo infinito le cui parti interagiscono meccanicamente.
Tutte queste scoperte avvennero grazie a strumenti sofisticati come i telescopi e microscopi,
barometri e termometri sempre più sofisticati.
L’accumulo di conoscenze legato agli scambi e ai contatti tra gli studiosi favorisce la
creazione di accademie nelle principali nazioni europee.
Il termine “Rivoluzione Industriale” designa un complesso di trasformazioni nel modo di
16. produrre i manufatti, in cui sono compresi la diffusione di macchine inanimate, la
conseguenza della concentrazione del lavoro nelle fabbriche, il rapido aumento della
produttività ed i mutamenti nello stile di vita.
Rivoluzione industriale può essere collocata in Gran Bretagna tra il 1780 e il 1830, le
principali motivazioni furono: la recinzione dei campi che portò alla ridistribuzione
dell’agricoltura a chi ne aveva i mezzi, stipendiando contadini salariati, questo portò molti
contadini a trasferirsi in città, la produzione agricola aumentò e la popolazione inglese
triplico, gli addetti all’agricoltura passarono da 70% al 40%, l’abbondanza di carbone e
ferro, le innovazioni che si susseguirono e le materie prime che aveva a disposizione grazie
al mercato con le colonie.
L’alta disponibilità di manodopera e di materiale importato dalle colonie, consentì agli
imprenditori di contenere i costi e sfruttare il capitale avanzato per comprare macchine per
aumentare la produzione (ci furono molte innovazioni prima nel settore tessile: spoletta
volante, filatore meccanico…).
Le principali innovazioni riguardarono il settore tessile e quello siderurgico, l’utilizzo del
carbone negli altiforni rese più facile e conveniente la lavorazione del metallo, che in
seguito alle innovazioni tecnologiche (tra cui la macchina a vapore di James Watt e le sue
applicazioni) come i primi treni a vapore, fu di fondamentale importanza per la produzione
di treni, ferrovie e stazioni.
Questi cambiamenti portarono alla formazione di due classi emergenti: proletari e gli
imprenditori, e l’artigianato perse il confronto.
Le masse iniziarono a spostarsi verso le città, qui però erano dei nullatenenti e dovevano
lavorare per affittare una casa, la concorrenza era altissima e i salari bassissimi, gli orari di
lavoro e le condizioni mostruose, per sopravvivere tutti i componenti della famiglia
dovevano lavorare, donne e bambini erano sovraccaricati e sottopagati.
Si sviluppò il lavoro settoriale, gli operai seguivano solo una parte della fabbricazione di un
prodotto portando alla spersonalizzazione dell’oggetto, si diffuse il metodismo (una sorta di
religione del lavoro, che dava particolare importanza alla frugalità e all’obbedienza)
successivamente però si svilupparono anche le prime organizzazioni sindacali.
L’innovazione portava macchine sempre più sofisticate che toglievano lavoro agli operai, si
sviluppo così il “Luddismo” (sabotare e distruggere le macchine).
Le condizioni di vita degli operai, è vero che gli stipendi erano più elevate rispetto ai
contadini e che potevano sommare più stipendi, ma il lavoro era precario.
Ai problemi della disoccupazione e del pauperismo le autorità centrali fecero fronte con
misure repressive (case di lavoro) o con l’aiuto delle autorità parrocchiali.
Gli imprenditori invece salirono a grandi ricchezze in poco tempo, questo faceva crescere in
loro la volontà di avere maggior peso nelle decisioni politiche.
17. In Asia il vuoto di potere lasciato dal declino dell’impero mongolo-timuridi (l’impero più
18. grande della storia), favorì l’espansione e la creazione di nuovi imperi: la Russia e la sua
espansione in Siberia, l’impero Ottomano che si appropriò del Medioriente, l’impero
safavide che si approprio della Persia e della Siria, l’impero Mughal in India, Pakistan,
Bangladesh ed Afghanistan e l’espansione dell’impero cinese a occidente.
Caratteristica comune di questi imperi fu che nell’Età Moderna preferirono una
colonizzazione del continente asiatico, piuttosto che la formazione di imperi d’oltremare
come in Europa e la politica di accentramento del potere.
Nel 1526 Babur partendo dall’Afghanistan riuscì ad arrivare e sconfiggere i governi locali
dell’India, le prime elite Mughal erano di origine turca e persiana, obiettivo era formare un
potente impero in Asia centrale nel XVII secolo sotto Akbar e Aurangzeb, l’impero arrivò a
conquistare quasi tutta l’India e vaste regioni dell’Afghanistan e del Pakistan.
I Mughal erano di fede Islamica sunnita, in India però l’Islam era in minoranza, così
affermarono che discendevano da Gengis Khan e Tamerlano, per legittimare il loro potere.
Nel 500 l’accentramento del potere divenne la priorità assoluta, la maggior parte dei
funzionari erano mussulmani, ma c’erano anche hindu e sciiti, la loro selezione avveniva
secondo metodi meritocratici e si occupavano principalmente della riscossione dei tributi.
L’impero Mughal era uno stato bellico e la maggior parte delle entrate serviva a finanziare
guerre. Con la morte di Akbar e nel Settecento, ci fu un’ondata di islamizzazione più
radicale, che portò a un’intolleranza verso le minoranze e ad un isolamento culturale e
l’accanimento nel conquistare l’India meridionale furono alla base della decadenza e delle
infiltrazioni occidentali nell’India.
La Cina invece aveva origini millenaristiche, la dinastia Ming regnava già dal 206 a.C., ma
nell’Età Moderna una serie di imperatori ambiziosi e capaci, riuscirono a creare un gigante e
organizzatissimo impero centralizzato. In Cina vigeva una sorta di religione di stato dove
l’imperatore rappresentava il “figlio del cielo” che governava sul “regno di mezzo”, tutti i
sudditi dell’imperatore rappresentavano la civiltà più elevata, mentre gli altri erano
popolazioni inferiori che pagavano tributi al “Celeste Impero”, la tradizione intellettuale
divenne nota come confucianesimo, che predicava l’obbedienza e la frugalità.
I funzionari di stato si occupavano di gestire la produzione agricola, l’attività commerciale, i
lavori pubblici, le leggi…, ed erano scelti secondo un metodo meritocratico che richiedeva
di sostenere esami difficilissimi.
Verso l’inizio del XV secolo la Cina tentò una colonizzazione oltre mare e si ipotizza fosse
arrivata addirittura in America, ma in seguito ad episodi di pirateria, si sviluppò un forte
disprezzo per i mestieri commerciali, accrescevano le virtù della terra e l’agricoltura iniziò a
rappresentare uno dei mestieri più nobili e nel 1656, dopo che nel 1644 era salita al potere la
dinastia Qing, ogni forma di commercio venne messa al bando.
L’impero cinese si dedicò a un forte espansionismo e riuscì non senza difficoltà a proteggere
i nuovi confini dai russi e dai mongoli, grazie a una politica di migrazione forzata.
L’India e la Cina nell’Età Moderna strinsero moltissimo i contatti con le civiltà europee, i
due paesi esportavano spezie, seta, cotone, porcellana, the, riso e manufatti locali. Le
popolazioni locali però non trovavano lo stesso interesse per i manufatti europei e questo
costrinse gli europei a sommergere l’India e la Cina di oro e argento, che provenivano
dall’America, questo squilibrio fu appianato solo nel XIX secolo con la dominazione inglese
dell’India e l’ingresso sul mercato dell’oppio che iniziò ad essere usato come moneta di
scambio con la Cina.
L’Illuminismo nasce da prima in Inghilterra e Olanda da filosofi come Locke, Bayle e
19. Spinoza, ma si sposterà rapidamente in tutta Europa e troverà come centro culturale la
Francia e Parigi. L’illuminismo rifiuta il principio di autorità tipico della religione cristiana e
sviluppa spirito critico, l’unica verità per i philosophe è quella che deriva da
un’osservazione diretta dei fatti.
Si sviluppò così il deismo, che non negava l’esistenza di Dio ma affermava che a tali
conclusioni si poteva arrivare solo con l’utilizzo della ragione, oltre a deismo si
svilupparono correnti di pensiero più radicali come il panteismo e il materialismo di Spinoza
che negavano la vita ultraterrena.
Con l’illuminismo si sviluppano correnti di pensiero che affermano che tutte le nostre
conoscenze dirette si riducono a quelle che ricaviamo attraverso i sensi, ne nascerà il
sensismo, l’empirismo e la sua corrente più radicale lo scetticismo di Hume, né segui
l’utilitarismo secondo cui il bene non può essere qualcosa di oggettivo e che il
perseguimento anarchico del piacere da parte dei singoli è inconcepibile, quindi la società
deve essere strutturata in modo da garantire la massima felicità al maggior numero di
persone.
In questo periodo la ragione è al centro di tutto, questo porto importanti scoperte in molti
campi delle scienze: le teorie di Newton in fisica e matematica, la botanica e la zoologia
fecero passi in avanti con De Buffon, la chimica fu rifondata da Lavoisier e in fisica si
iniziarono ad analizzare i fenomeni elettrici con Volta, Franklin e Galvani, tutti gli scienziati
in questo periodo godettero di grande fama e ammirazione.
In campo politico tre grandi philosophe influenzarono il pensiero pubblico: Montesquieu,
che come modello politico sceglie l’Inghilterra e la sua monarchia temperata, qui la garanzia
delle libertà è data dalla tripartizione del potere (legislativo, esecutivo e giudiziario) nelle
mani di tre organi differenti. La seconda corrente quella dell’assolutismo illuminato, vedeva
in Voltaire la personalità di spicco, qui tutto il potere è riunito in un unico individuo, solo chi
è al di sopra di tutti può avere un