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LED.L'esposizione

Il testo fornito descrive il concetto di esposizione nella fotografia. L'esposizione è la quantità di luce totale che viene fatta raggiungere all'elemento sensibile, ed è influenzata dalla luce, dalla fotocamera (con i tempi di otturazione e il diaframma) e dall'elemento sensibile (con una determinata ISO). L'esposizione può essere calcolata utilizzando la formula E = I x T, dove E è l'esposizione, I è l'intensità di luce e T è il tempo. È possibile ottenere la giusta esposizione utilizzando diverse combinazioni di tempo e diaframma. La giusta esposizione è la quantità di luce corretta per un determinato supporto, in modo che reagisca correttamente a quella quantità di luce. La sensibilità, il tempo e il diaframma sono fondamentali per ottenere una foto correttamente esposta. Il tempo di sicurezza può essere calcolato utilizzando la formula 1/lunghezza focale. Ad esempio, se si utilizza un obiettivo da 35mm, il tempo di sicurezza sarà 1/35. L'effetto silhouette si verifica quando un oggetto ha un valore di esposizionecosì basso rispetto allo sfondo che vedrò solo la sua sagoma. Exposure Value (EV):

EV = log₂(f²/t)

EV è il logaritmo in base due in funzione del rapporto tra l'apertura del diaframma f (al quadrato) e il tempo di otturazione t. Per ogni EV ho varie coppie tempo/diaframma.

Grigio medio:

L'esposimetro a luce riflessa misura la luminanza della luce riflessa dal soggetto. Si è verificato che la maggior parte delle scene normali ha la luminanza pari a quella del grigio medio (18%). Quindi si è preso questo grigio come standard. L'esposimetro quindi è tarato sul grigio medio.

Se ho davanti una scena prevalentemente bianca e l'esposimetro è tarato sul grigio medio, mi darà dei valori per portare il bianco al grigio medio (il bianco quindi fotografato verrà grigio); devo quindi sovraesporre.

Se la scena invece tende al nero devo sottoesporre per far sì che il nero non diventi grigio.

Se l'esposimetro

non funziona, esiste la regola del 16: il punto di partenza è dato dalla situazione di pieno sole, dove si deve impostare il diaframma a f/16 e un tempo di otturazione pari al reciproco della sensibilità della pellicola usata. Blocco della lettura esposimetrica: soprattutto quando si scatta in automatico perché permette di effettuare la lettura esposimetrica sulla zona più importante dell'immagine e mantenerla in memoria fino allo scatto. Esposizione a forcella o bracketing: se la luce è difficile e sono indecisa su quale valore impostare, posso scattare più fotogrammi dello stesso soggetto sottoesponendo o sovraesponendo di uno stop. Modi di esposizione: - Media pesata al centro: i dati dell'esposizione vengono prelevati dall'intera scena aumentando la valenza dei dati mano a mano che ci si avvicina al centro. È come se l'immagine venisse divisa in quadratini, i cui valori vengono usati per fare una media, facendo

però valere di più ivalori dei quadratini centrali.- Spot: [·] l'esposimetro calcola solo al centro del mirino (tra il 3% e il 9% dell'inquadratura). Alcune fotocamere possono spostare il punto dal centro ad altre zone dell'inquadratura a nostro piacimento.- Multizona/matrix/valutativa: fa una media di tutti i valori, toglie poi gli estremi. Matrix 3D: tiene conto anche del punto di messa a fuoco.

Le lenti:

Sono oggetti costituiti da materiale trasparente vetroso o similare opportunamente sagomati con i quali è possibili far deviare i raggi di luce in modo da convergerli o divergerli. Le lenti sfruttano il fenomeno ottico della rifrazione (fenomeno che capita alla luce attraversando corpo trasparente ma con densità diversa dall'acqua). Le lenti hanno una geometria convessa, con raggio di curvatura convesso. Mettendo due prismi attaccati per le basi (vertici dalle parti opposte), ci si avvicina a quello che è una lente: i raggi

che attraversano i due prismi convergono in un unico punto, detto fuoco (ogni lente ha un proprio fuoco).

Esistono lenti positive o convergenti e lenti negative o divergenti.

  • Lente positiva o convergente: è convessa e converge raggi visuali.
  • Lente negativa o divergente: è concava e diverge raggi visuali.
  • Altri tipi di lenti: altre convergenti possono essere anche biconvessa (1a), menisco convergente(1b), piano-convessa (1c); altre divergenti possono essere biconcava (2a), menisco divergente(2b), piano-concava (2c).

Fuochi e piani focali:

Fuoco oggetto (o anteriore) è il punto F dell'asse ottico per cui i raggi da esso provenienti sono trasformati in raggi paralleli per rifrazione sulla lente convergente.

Il fuoco immagine F¹ (o posteriore) è il punto dell'asse ottico in cui convergono i raggi luminosi che incidono sulla lente convergente parallelamente all'asse (cioè quelli che provengono dall'infinito).

Piano focale oggetto

è il piano passante per F e perpendicolare all’asse: i raggi provenienti da un puntoqualsiasi del piano focale oggetto sono trasformati dalla lente in un fascio di raggi paralleli al raggiopassante per il centro C.

Piano focale immagine è il piano perpendicolare all’asse passante per F¹: nei suoi punti convergono iraggi paralleli incidenti sulla lente.

Lente positiva:I raggi che vengono dall’infinito convergono in un unico punto detto fuoco; il piano focale è il pianodove convergono tutti i raggi ottici provenienti dall’infinito (cioè paralleli) e dove si trovano tutti ifuochi secondari (dove convergono i raggi provenienti dall’infinito ma non paralleli all’asse ottico).

Lente negativa:Poiché la lente è divergente, non produce un’immagine poiché invece che convergere i raggi in unpunto, li sparge.Si usano sempre associate ad altre lenti.

Superficie sferica:Caratterizzata da centro e raggio

di un obiettivo fotografico: 1. Iniziamo con la scelta di due lenti biconvesse, che sono porzioni di sfera. Queste lenti sono solitamente realizzate in vetro. 2. Le due lenti vengono posizionate in modo che le loro superfici sferiche si intersechino. Questa intersezione crea l'obiettivo fotografico. 3. L'asse ottico dell'obiettivo è la retta che passa attraverso i centri di curvatura delle superfici sferiche delle lenti. Quando più lenti vengono combinate per formare un obiettivo, i loro assi ottici devono coincidere. 4. Il centro ottico dell'obiettivo è il punto sull'asse ottico in cui i raggi luminosi che lo attraversano non subiscono deviazioni. 5. Il fuoco principale dell'obiettivo è il punto in cui convergono i raggi luminosi che attraversano la lente e sono paralleli tra loro (provenienti dall'infinito) e all'asse ottico. 6. Il fuoco secondario dell'obiettivo è il punto in cui convergono i raggi luminosi paralleli tra loro ma non all'asse ottico. 7. Il piano focale è il piano in cui si trovano il fuoco principale e i fuochi secondari dell'obiettivo. Questa è la costruzione di base di un obiettivo fotografico utilizzando lenti biconvesse.

dell'immagine: Il percorso dei raggi attraverso un obbiettivo semplice è regolato da un certo numero di leggi valide anche per obbiettivi composti:

  • Raggio che passa per il centro di un obbiettivo non viene deviato.
  • Raggio che viaggia parallelamente all'asse ottico passa attraverso il fuoco posteriore dell'obbiettivo. Ciò è dimostrato dalla definizione stessa del punto focale.
  • Un raggio che passa attraverso il fuoco anteriore emerge dalla lente in una direzione parallela all'asse ottico. Dipende dalla definizione che abbiamo fato del fuoco se ricordiamo che la luce segue lo stesso percorso qualunque sia il verso in cui viaggia.

Immagine reale e virtuale: Si ha un'immagine reale se tutti i suoi punti luminosi sono determinati dall'intersezione (punti di convergenza) dei raggi provenienti dall'oggetto attraverso il sistema ottico. Si ha un'immagine virtuale se tutti i suoi punti luminosi sono determinati non

dall'intersezione dei raggi, ma da quella dei loro prolungamenti (es. pozzanghere e fenomeni di specchiamento).

Lunghezza focale:

La lunghezza focale di una lente semplice è la distanza, misurata sull'asse ottico, fra il fuoco principale e il centro della lente. Assieme al diametro della lente è una delle caratteristiche principali della lente stessa. Maggiore è lo 'spessore' della lente, minore è la distanza focale e viceversa.

Centro ottico e punti nodali:

Si è finora supposto che lo spessore della lente fosse minimo, che permette di misurare la distanza dal centro ottico al fuoco, in realtà un obbiettivo fotografico comporta un insieme di lenti il cui spessore non è trascurabile. Il raggio emergente passante attraverso il centro ottico è parallelo al raggio incidente, ma il suo spostamento è sufficientemente ampio perché i prolungamenti intersechino l'asse ottico in due punti distinti detti

punti nodali (anteriore e posteriore). I piani nodali sono passanti per i punti nodali e perpendicolari all'asse ottico. Il piano nodale posteriore è quello a partire da cui si calcola la lunghezza focale di lenti composte. La lunghezza focale di una lente con spessore è la distanza che intercorre tra il piano nodale posteriore e il piano focale sul quale cade un'immagine disposta all'infinito.

Obbiettivo: è un sistema di una o più lenti dalle superfici sferiche, i cui centri si trovano su un asse chiamato asse ottico. Un obbiettivo con una sola lente è detto semplice, uno con più lenti composto.

In una lente biconvessa, il raggio che passa dall'aria al vetro subisce una prima rifrazione; successivamente subisce una seconda rifrazione passando dal vetro all'aria. Dopo di che, il raggio risulta 'piegato' rispetto alla direzione originale. Questo raggio emergente (passante attraverso il centro ottico) è

parallelo al raggio incidente ma il suo spostamento è sufficientemente ampio perché i prolungamenti intersechino l'asso ottico in due punti detti punti nodali. Gli obbiettivi hanno quattro caratteristiche fondamentali:

  • Lunghezza focale: è la distanza tra il punto nodale posteriore e il punto focale quando l'obbiettivo mette a fuoco all'infinito. Aumentando la lunghezza focale, aumenta il rapporto di riproduzione del soggetto e diminuisce l'angolo di campo. Le dimensioni di un'immagine dipendono: dalla dimensione dell'oggetto, dalla distanza dell'oggetto e dell'immagine (distanze coniugate), dalla lunghezza focale della lente.
  • Apertura relativa massima (luminosità): è il valore definito dal rapporto tra la lunghezza focale dell'obbiettivo (LF) e l'apertura effettiva del diaframma (d) che corrisponde quindi al diametro della lente. LF/d = apertura relativa (/f).
  • Angolo di campo: ad ogni lunghezza focale,
per un dato formato di pellicola o sensore corrisp
Dettagli
Publisher
A.A. 2012-2013
15 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ART/03 Storia dell'arte contemporanea

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher ___runaway di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Tecniche fotografiche 1 e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Libera Accademia delle Belle Arti di Firenze - LABA o del prof Citi veronica.