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CAPITOLO 3: LO SCHEMA DELLA COMUNICAZIONE, VERSIONE FLUIDA
3.1
Quando facciamo riferimento a processi di comunicazione, e' inevitabile riprendere lo schema di
Jakobson elaborato nel 1958. Tale schema e' formato da 6 componenti:
1) Mittente: colui che invia il messaggio
2) Messaggio: Cio' che viene trasmesso, unico elemento mobile dello schema
3) Destinatario: Chi riceve il messaggio
4) Canale: Cio' che connette mittente e destinatario
5) Contesto: cio' che e' circostante alla situazione comunicativa
6) Codice: Comune ad emittente e destinatario e utile alla comprensione. Unico elemento che ha
due collocazioni diverse.
I soggetti possono non essere per forza due, ma possiamo trovare entite' collettive nonche' un
singolo soggetto, un esempio e' quando si prende appunti, si comunica a se stessi ma e' come se
avessimo due persone differenti.
Una differenza sostanziale consiste nel destinatario e nel ricevente, il primo e' quello ipotizzato dal
mittente, il secondo e' quello che riceve il messaggio, se sono differenti si avra' un fallimento de
processo di comunicazione.
Un altro aspetto importante riguarda il concetto di messaggio: poiche' si fa sempre riferimento ad un
codice, il messaggio, per quanto semplificato, non identifichera' mai l'informazione che si intende
comunicare. Il codice serve appunto per capire cio' che viene inviato tramite il messaggio tramite il
processo di encoding/decoding. Il messaggio e' dunque un semplice segnale fisico che fornisce
istruzioni su operazioni mentali da compiere al destinatario. Per quanto riguarda il concetto di
"Contesto", invece, in semiotica esso e' tutto cio' che circonda l'ambiente comunicativo; secondo
Jakobson, al contrario, esso e' tutta la realta', anche molto lontana dal contesto comunicativo.
Jakobson definisce 6 funzioni di un messaggio:
1) Referenziale: si riferiscono a qualcosa di esterno al processo di comunicazione, cioe' al contesto.
2) Emotiva: il messaggio, o parte di esso, puo' fare riferimento al mittente e suscitare emozioni in
lui.
3) Conativa: E' l'opposto dell'emotiva, fa cioe' riferimento al destinatario. Esempi possono essere
ordini o appelli.
4) Fatica: il messaggio pone al centro dell'attenzione il canale di comunicazione. "Mi senti?"
quando lo diciamo lo facciamo per appurare il corretto funzionamento de telefono.
5) Metalinguistica: i messaggi hanno questa funzione quando fanno riferimento al codice utilizzato
e discutono sulle regole della comunicazione.
6) Poetica: Messaggi che pongono l'attenzione su se stessi. (Vedi schema pag. 74)
Jakobson sottolinea come i processi di comunicazione sostengono relazioni sociali,
indipendentemente dalla presenza di contenuti informativi, si comunica quindi per sentirsi vicini o
ricordare relazioni affettive. Cio' sottolinea l'interesse rilevante ad intraprendere una relazione di
questo tipo da un lato, dall'altro, la componente fatica mantiene aperto un canale di comunicazione
anche in assenza di contenuti informativi, il quale potrebbe non esistere o essere troppo debole per
la buona riuscita della comunicazione. E' questa la componente princpale del processo di
comunicazione, non e' quindi in primo piano il contatto che deve stabilirsi tra mittente e
destinatario.
Un altro aspetto fondamentale e' la creativita' semiotica, ovvero la produzione di messaggi che
introducono nuovi linguaggi. Abbiamo gia' detto che per la buona riuscita della comunicazione e'
necessario avere in comune almeno qualche piccola parte di un codice, grazie alla creativita'
semiotica e' possibile produrre nuovi messaggi e stabilire codici per comunicare meglio che fino a
quel momento erano inesistenti.
A questo punto e' chiaro come la produzione di un semplice messaggio possa dare il via ad un
processo comunicativo che e' in grado di ridefinire gli altri elementi. Tutto questo e' molto diverso
da quanto assunto in passato, e implica un vero e proprio cambio di paradigma. In precedenza,
infatti, si riteneva un messaggio come un elemento inserito all'interno di un contesto precostituito.
Quando un messaggio appare sulla scena del modello comunicativo, allora anche gli altri elementi
cambiano, anche il contesto.
3.3
Il messaggio cambia i codici che vengono attivati, di conseguenza cambia anche l'immagine del
mittente e del destinatario, i quali vengono considerati soggetti mobili. Il quadro del processo
comunicativo si va via via facendo sempre piu' complesso.
CAPITOLO 4: SOGGETTIVITA', PERTINENZA, TEORIA DELLA CONOSCENZA:
4.1
Grazie a Saussure c'e' un netto allontanamento dall'oggettivismo tipico dell'Ottocento, egli afferma
infatti che in linguistica e' necessario scegliere tra le numerose convenzioni della societa', che
Saussure stesso fa rientrare sotto il nome di "Langue". Questa scelta e' naturalmente soggettiva. Si
passa cosi dal concetto di "Scienza dell'oggetto" a quello di "Scienze della soggettivita'". Il punto
cruciale nella teoria di Saussure sta nell'idea per la quale la cultura funge da rettore tra i membri di
un gruppo ed il reale, dove avviene un'interazione soggettiva e collettiva (tra i membri di un gruppo
ed il reale).
Tra la teoria di Durkheim e quella di Saussure ci sono molti punti di contatto: il modo di definire la
dimensione sociale di Saussure era riconducibile al concetto di "Fatto Sociale" coniato da Emile
Durkheim.
4.2
Per quanto riguarda il pensiero di Durkheim, egli definisce le scienze sociali derivanti da Kant, la
conoscenza umana non e' diretta ma e' mediata da molti filtri di categorie, attraverso il quale viene
classificato il reale. Tali categorie sono frutto di un pensiero collettivo. Durkheim attribuisce alla
lingua un ruolo primario, nella quale avvengono le connessioni tra tutte le rappresentazioni
collettive formate dalla societa'; all'interno della lingua sono inscritte le categorie con le quali viene
rappresentata la realta'. La visione di Durkheim identifica i sistemi simbolici come vere e proprie
azioni sociali e non come apparati normativi sui quali l'individuo compira' azioni sociali. Entrambi,
Saussure e Durkheim, pongono le scienze sociali al centro della scena in maniera insistente.
Con questo cambio di paradigma dall'oggettivo al soggettivo, si arriva dunque ad affermare che cio'
che e' oggettivo (misurabile da un apparecchio), non e' sufficiente a descrivere la logica della
lingua. Di fatto interrompe qualsiasi discussione e dibattito in merito a qualcosa.
4.3
Nell'Ottocento la conoscenza scientifica stava nella capacita' di classificare le cose, nel Novecento,
invece, nel conoscere le cause, le ragioni e le dipendenze e collegarle tra loro per tracciare un
profilo "a rete" di un argomento.
In questo processo entra in gioco la "Pertinenza", ovvero quel meccanismo che permette di
selezionare, tra tutte, le differenze che davvero hanno un peso significativo.
Es. Quando tracciamo la lettera T, possiamo scriverla come meglio crediamo: con la stanghetta piu'
alta o bassa, con il tratto rettilineo o piu' curvo ecc. ma questi fattori non condizionano l'identita'
della lettera T e sono elementi NON PERTINENTI.
Gli elementi PERTINENTI, al contrario, sono quegli elementi che influiscono sull'identita' della
lettera T, e' necessario infatti che ci sia un tratto verticale lungo che taglia un tratto orizzontale
corto.
L'identita' dei segni e' negativa e differenziale, ovvero che definiscono la T in quanto "non-P", "non-
F" e cosi via... ovvero la definiscono come diversa da altre entita'. Questa e' un'analisi compiuta a
livello di Significante.
Saussure afferma che nella lingua non vi sono se non differenze entro le quali si collocano modelli
positivi. Cio' da' origine allo strutturalismo. E' questo il punto principale della teoria Saussuriana,
ossia che il significante e' costituito unicamente dalle differenze che separano la sua immagine da
tutte le altre.
4.4
A questo proposito entra in gioco un altro autore chiave della Sociosemiotica: Luis Prieto, egli
afferma che "...La pertinenza esclude una conoscenza oggettiva, che dia origine a determinati punti
di vista. La pertinenza e' data da un soggetto sociale, percio' nessuna delle conoscenze del mondo e'
neutra.
--> Spiegazione: La pertinenza non permette di avere un determinato punto di vista soggettivo in
merito a determinati argomenti. La pertinenza stessa e' data da un individuo appartenente alla
societa', per questo, nessuna conoscenza del mondo potra' mai essere definita come "neutra"e quindi
valida per tutti.
Un problema della teoria di Prieto e' quello della percepibilita' dei criteri di pertinenza, infatti, ad
ognuno di noi, appare giusto e corretto il modo che abbiamo di classificare le cose, il quale
corrisponde a quello reale. La conoscenza di ogni cosa implica sempre il modo in cui viene vista
tale cosa e non la cosa in se stessa.
Il discorso e' differente per le Scienze Umane: esse non si occupano di oggetti fisicamente
osservabili, ma di come l'uomo organiza i modi in cui pensa le cose, ossia studiano i sistemi di
conoscenze, cioe' i modi in cui l'uomo rappresenta le cose a livello collettivo. Le scienze umane, a
differenza di quelle naturali, non elaborano un proprio punto di vista ma arrivano a capire il punto
di vista implicito nella comunita' di cui si occupano, di conseguenza le scienzee umane non hanno
possibilita' e liberta' di scelta come quelle naturali che esprimono un parere personale. Allo stesso
modo Saussure affermava che una lingua va studiata non solo in quanto tale ma anche per come
viene percepita da chi la parla.
In conclusione, Prieto ci invita a pensare alla Semiotica come una scienza che studia i modi in cui i
soggetti percepiscono ed interpretano i testi, ovvero la visione soggettiva tipica del Novecento.
4.5
L'autore piu' importante che ha saputo sviluppare la teoria Saussuriana e' stato Claude Levi-Strauss.
Egli ha messo in stretta relazione la teoria del segno, del testo, della narrazione e della cultura.
Individua ed analizza le diverse componenti dei racconti e mostra la relazione tra tali componenti ed
il loro valore semantico. Strauss cerca in modo esplicito i MITEMI, ossia le unita' segniche che
costituiscono i racconti mitici. Tali mitemi si presentano nei racconti sotto vari aspetti; il
significante dei mitemi puo' essere visto come una classe che comprende elementi equisimili.
In merito alla pertinenza e' necessario ancora soffermarsi sul principio di opposizione: es. Se ci
troviamo di fronte ad un agnello e basta la nostra attenzione finira' sui tratti non pertinenti, se invece
avessimo in opposizio