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AMBIENTE DICKINSON
Un cammino di Evanescenza (Barbara Lanati)
Parole chiavi: estasi ed evanescenza
Emily non conosce nulla al mondo che abbia tanto potere come la parola scritta. Avverte la
necessità di concentrazione, silenzio e solitudine. Esige dunque di non essere disturbata. “Il silenzio
è l'Infinito”. Il linguaggio risulta inesatto, frammentario e frammentato da innumerevoli trattini che
si interpongono alle parole dei suoi versi, e freddo come l'acciaio dei punti che l'artista Matilde
Domestico trasforma, insieme alla carta, nella materia costitutiva dei suoi manufatti. E per entrambe
tanto per Emily quanto per Matilde il silenzio sembra saper dire molto più di quanto il linguaggio
non sappia fare.
Letture: Shakespeare, la Bibbia, poeti metafisici inglesi, romanzi popolari destinati ad un pubblico
femminile, letture che raccontano di solitudine e smarrimento, di spaesamento dell'individuo di
fronte ai misteri della vita, dell'amore, della soggezione davanti alla morte. É inoltre appassionata
del libro del Dr. Hitchcock, suo insegnante, sui fiori del Nord America. Dall'amore per quel testo,
oltre alle poesie, è in parte testimonianza il suo Herbarium. Per quanto riguarda la natura scelse di
mettere in luce anche gli aspetti più inquietanti e crudeli: la poetica trascendentalista.
Higginson è il suo potenziale punto di riferimento letterario.
Maschere: del canguro, del pavone, del cervo, della tigre, del leopardo, dello scricciolo → sono tutti
animali che compaiono nelle sue poesie e che sorpresero molto i lettori a lei contemporanei e non
solo. Sono maschere che variano a seconda dell'ipotetico interlocutore cui, di componimento in
componimento, si rivolge. Il gioco delle maschere non si ferma: avvoltoio, ragazzino, fucile.
Emily in quanto donna e poeta è audace, indifferente e irriverente nei confronti delle “mode”
letterarie e di quanto ci si aspetti da lei.
“Alcuni dicono che quando è detta la parola muore: Io dico che proprio quel giorno comincia a
vivere”. Emily infrange le regole, disdegna la punteggiatura ed usa termini ai margini del dicibile.
Lei è eretica, sfrontata, innamorata della vita a condizione che della vita e della poesia si accettasse
la luminosa evanescenza.
Scrittura: maiuscole ovunque, dove meno si aspetti, volutamente usate per far brillare un lessema,
assenza totale di titoli, lunghi trattini che sostituiscono la punteggiatura tanto disdegnata. È a tutti
noto il suo verso in tal senso sintomatico: “Rose is a rose is a rose is a rose” incluso in un poesia
intitolata “Sacred Emily”.
Il diario o i diari di Emily non sono stati reperiti dopo la sua morte. Bruciati da lei o, su sua
richiesta, dalla sorella Lavinia?
Thomas H. Johnson è lo studioso che rese disponibili per la prima volta i testi della Dickinson nella
forma originale, senza le variazioni e gli abbellimenti introdotti dai primi curatori.
“Non c'è zaffiro al mondo che possa eguagliare la luce della parola”.
Le lettere di Emily a Higginson si chiudono con firme peculiari: la tua canaglia, Emilie, Emily,
Xerxes, Modoc, La sua allieva, E. Dick, oppure tre semplici tratti al posto della firma. Anche le
scelte lessicali erano audaci: ossa, acciaio, atomo, sangue, narcotici, balsamo, coltello, bisturi. La
Parole è come la carne e insieme come il coltello che la può far sanguinare; la mano che traccia la
linea della parola è sempre puntuale e cauta, come deve essere quella del chirurgo.
“Il suo Problema è la Circonferenza” (cerchio perfetto): ricordare e al contempo dimenticare.
Emily, dice l'amato Samuel Bowles, vive un'esistenza di porcellana, bianca come l'abito che dai
trent'anni indossa per tutta la vita, bianca come la casa che pensa di abitare, bianca come il sole che
predilige, bianco come il mughetto selvatico suo fiore preferito. Emily è letteralmente ossessionata
dal bianco. Lei ha in mente una poesia o un'arte in senso lato che in fondo è un'alternanza di
interrogazioni ed esclamazioni che conducono l'io ipotetico e il lettore al margine del dicibile, là
dove è impossibili andare oltre, un punto di no return in cui parla e conoscenza si fermano, sul
bordo di un precipizio al di là dei sensi e della comprensione.
Che sia questo che Emily intende per Evanescenza?
Introduzione
Carta e porcellana = materiali fragili che contengono vistose robustezze e insospettabili fragilità.
Sono anche due materiali poveri sebbene a un secondo sguardo in virtù di ciò che custodiscono, si
possono trasformare in dimore preziose. La loro ricchezza consiste in ciò che li abita: un alfabeto
misterioso e un acquerello ben eseguito per esempio. Inoltre contenuto e contenitore condividono la
stessa forma dello spazio fisico: pensiamo all'acqua in una bottiglia di vetro, ne assume la forma
stessa della bottiglia oppure quando versiamo una gocci d'acqua sulla superficie della carta dai tratti
meno definiti, la goccia traccia qualcosa di molto simile a una circonferenza. Matilde Domestico
decide di trascrivere i versi attraverso i punti della pinzatrice che corrispondono ai trattini che Emily
interpone tra le parole quando vuole segnalare una pausa o un silenzio.
1409: lettere che Emily scrive nella stanzetta di Amherst, dove intreccia e alimenta una rete di
corrispondente con persone che non incontra quasi mai. Le epistole si interpongono quindi tra
Emily e il mondo, tra lei e l'Altro. La tazza di Matilde domestico riesce a rendere vivo il silenzio di
Emily, così che esso si trasformi insieme al suo contenitore in poesia pura (rif. “Portami il tramonto
in una tazza”).
Rapporto Emily con l'ambiente: passione per i boschi, giardini, linguaggio dei fiori.
Ambiente domestico in simbiosi con l'ambiente natura da cui la poetessa trova ispirazione: duplice
abitare. → sfida a sovvertire la convinzione patriarcale e a reclamare ruoli e sedi ritenuti
naturalmente femminili e spesso addomesticati dal potere maschile (spesso solo in apparenza).
Logica del dominio: struttura argomentativa che tenta di legittimare la subordinazione.
Corrispondenze tra l'ambiente di Emily e le opere di Matilde. I libri vengono considerati da Emily
la sua unica compagnia insieme al dizionario. Lei intuì presto l'inadeguatezza della lingua umana
(porché logos: maschile) e l'impotenza della matematica a risolvere quei più grandi problemi che la
vita le sottoponeva. Mentre il silenzio degli oggetti di carta rimbomba dell'invisibile forza materica
del non umano, sul pavimento cocci aguzzi di ceramica bianca invadono letteralmente lo spazio a
ricordare la fragilità della nostra esistenza di porcellana.
Ambiente domestico/ambiente Domestico
Mary Griffith: siamo convinti che tutta la miseria di questo mondo derivi dalla limitata sfera
d'azione in cui la donna è costretta a muoversi (romanzo epistolare di 38 lettere. Temi: economia
domestica e morale; differenze di genere). Lo spazio più congeniale ad una donna erano le mura
domestiche si pensava e le 4 virtù cardinali della“True Womanhood” (devozione, purezza,
sottomissione, domesticità) rendevano le donne moralmente superiori agli uomini. Queste virtù
erano concesse da Dio e dalla natura.
Le donne erano costrette a scegliere il minore tra due mali: vivere una vita da single e quindi
accettare lo stigma della società e la quasi totale impossibilità di mantenersi, oppure sposarsi il che
implicava la perdita di qualsiasi diritto di proprietà, di libertà testamentaria o della custodia dei
propri figli, dovendo accettare inoltre uno status politico e legislativo di totale subordinazione. La
moglie accettando questa seconda possibilità veniva trasformata in uno dei tanti beni maschili allo
stesse stregua di animali, schiavi e terreni.
Dicotomia produzione/consumo – separazione dei generi e delle rispettive sfere d0azione alla base
del sistema vittoriano. Se gli uomini industriosi producevano per la crescita della nuova nazione, le
donne erano le maggiori consumatrici delle nuove merci nel neonato capitalismo liberale.
C'era dunque una forte volontà attraverso al scrittura di annullare la scrittura femminile come
pratica separata da quella maschile.
1828: le donne incominciano ad avere accesso a un formale percorso di scolarizzazione. “La mano
che dondola la culla governa il mondo” → questo era uno degli slogan delle prime attivisti degli
anni Trenta.
Le donne erano centrali nella sfera domestica e separate da quella mercantile e politica di controllo
maschile.
Difficilmente Emily può essere considerata una “nature poet” sebbene le sue poesie abbondino di
immagini di piante e fiori, creature naturali e riferimenti a condizioni atmosferiche. Lei non
scriveva con una consapevolezza ecologica.
A metà Ottocento si passò da un'idea di natura intesa come mera risorsa da sfruttare (un mezzo per
fini economici) e ostacolo (la wilderness) a un concetto di natura da preservare poiché specie a
rischio. Wilderness è una parola inglese che tradotta in italiano sta per “area naturale selvaggia” o
ambiente naturale privo di opere e manufatti antropici.
Abitare la casa
La Homestead sulla Main Street, una grande costruzione di mattoni circondata da un ampio
giardino, era stata costruita da Samuel Fowler Dickinson, il nonno paterno di Emily. In molte delle
sue lettere e poesie Emily si diverte ad indossare la maschera della “Little girl” e ad esprimersi per
usare l'espressione di Adrienne Rich, con toni “da gattina”. Eternamente “piccola” nel 1862
scriveva a Higginson: “Mi sa dire lei come si fa a crescere?”.
Trasferimento verso la nuova abitazione, verso una terra incognita → non corpo celeste che transita
bensì giovane donna in carne ed ossa costretta ascendere a patti con la materialità della vita.
Altra maschera: massaia (“Si fanno le pulizie. Preferisco la peste. È più classica e meno mortale”).
Parla di trambusto nella sua vita per vari motivi: morte di Sophia Holland all'età di 15 anni; morte
di un amore; trambusto del cuore, irrequieto e disperato alla prospettiva dell'impossibilitò
dell'amore.
Emily cuciva letteralmente i suoi verso in quei libretti (i famosi fascicoli mai pubblicati in vita),
poesie che spesso includeva nelle lettere e che appellava con nomi di fiori: margherite, violette,
mazzetti, boccioli. Attraverso astuti scherzi grafici e maliziosi giochi fonetici, Emily sovrappose
suoni e pronunce e sostituì con arguzia valenze semantiche. Es: il verbo to sew (cucire) si trasforma
in to sow (seminare), condensando le due attività domestiche in un unica equazione poetica.
Emily pur avendo amanti non si sposò mai.