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9. E LA CURVA DI PHILLIPS

Nel 1958 Pillips disegnò un grafico che riportava il tasso di inflazione in funzione del tasso di

disoccupazione (del Regno Unito tra il 1861 e il 1957) rilevando una evidente relazione negativa tra

inflazione e disoccupazione.

Nel 1960 Samuelson e Solow videro che la stessa relazione valeva per gli Stati Uniti (tra il 1900 e il

1960) e la chiamarono curva di Phillips. Negli anni ’70 tuttavia la relazione perse validità: negli USA e

in gran parte dei paesi Ocse si registrarono contemporaneamente un’elevata inflazione e un’elevata

disoccupazione.

Più tardi iniziò a rilevarsi una correlazione tra il tasso di disoccupazione e la variazione del tasso di

inflazione.

9.1 Inflazione, inflazione attesa e disoccupazione.

π = tasso di inflazione dell’anno t

t

Deriviamo ora l’equazione della relazione tra l’inflazione, l’inflazione attesa e disoccupazione.

Partiamo dall’equazione dell’offerta aggregata (AS) che mette in relazione il livello dei prezzi, il livello

µ) αu

e

atteso dei prezzi e la disoccupazione: P = P (1 + (1 - + z) µ) αu

et

Introduciamo il riferimento temporale “t = dell’anno t”: P = P (1 + (1 - + z)

t t

Dividiamo entrambi lati per P :

t-1

Riscriviamo P /P :

t t-1

et

Riscriviamo P /P :

t-1 π π µ) αu

et

Sostituendo queste ultime due in quella di prima otteniamo: (1 + ) = (1 + ) (1 + (1 - + z)

t t

π µ):

et

Dividiamo entrambi i lati per (1 + ) (1 +

Finchè l’inflazione, l’inflazione attesa e il mark up non sono troppo elevati, una buona approssimazione

π π µ αu

et

di questa equazione è data da: 1 + - - = 1 - + z

t π π αu

et

Sostituendo questo risultato nella precedente equazione otteniamo: = + (µ + z) -

t t

9.2 La curva di Phillips.

Pensiamo a un’economia con inflazione positiva in alcuni anni e negativa in altri, in modo che l’inflazione

media sia nulla (come quella nel periodo esaminato da Phillips, Samuelson e Solow): è ragionevole

π et

aspettarsi un’inflazione nulla anche per l’anno successivo, assumendo = 0. Otteniamo cosí la curva di

Phillips: π αu

Curva di Phillips  = (µ + z) -

t t

Inflazione e disoccupazione negli Stati Uniti tra il 1900 e il 1960

Dati i prezzi attesi pari a quelli dell’anno precedente, una minore disoccupazione comporta salari

nominali più elevati che a loro volta fanno aumentare i prezzi. Si crea un meccanismo chiamato anche

spirale prezzi-salari: dato un maggior salario nominale, le imprese aumentano i propri prezzi;

dato l’aumento dei prezzi i lavoratori chiedono un salario nominale più alto ecc…

La curva di Phillips originaria ha perso validità principalmente per due motivi:

1) le crisi petrolifere degli anni Settanta hanno portato a un forte aumento del prezzo del petrolio, cioè

a un forte aumento del mark up che ha fatto aumentare l’inflazione;

2) l’inflazione non è più stata sia positiva sia negativa, ma solo positiva ed è diventata più peristente.

Lavoratori e imprese hanno rivisto quindi il loro modo di formulare le aspettative: non ci si

aspettava più un’inflazione nulla per gli anni successivi, ma un’inflazione positiva.

θ = l’effetto del tasso d’inflazione dell’anno precedente π ) su quello atteso dell’anno corrente

t-1

et

(π ). π θ π

et = t-1 θ

- prima degli anni Settanta  l’inflazione media era pressochè nulla  = 0  Curva di Phillips.

θ

- dopo gli anni Settanta  lavoratori e imprese si aspettano un’inflazione positiva  è aumentato

θ

costantemente fino ad ottenre = 1  Curva di Phillips modificata.

π π αu

et

Partendo dalla equazione vista nel paragrafo 1: = + (µ + z) -

t t

π θ π θ π π

et et

Se = e = 1 allora =

t-1 t-1

π π µ α

= + ( + z) - u

t t-1 t

π αu

sπ = + (µ + z) -

t t-1 t

Variazione di inflazione e disoccupazione negli Stati Uniti tra il 1900 e il 1960

Si ha una nuova relazione rilevante (sempre negativa), quella tra la disoccupazione e la variazione dell’inflazione.

La curva di Phillips originaria implicava l’assenza del tasso naturale di disoccupazione: se le autorità di politica economica

erano disposte a tollerare un tasso di inflazione maggiore, potevano mantenere un ridotto tasso di disoccupazione per

sempre.

Già alla fine degli anni Sessanta due economisti intuirono che tale “trade-off” alla fine sarebbe scomparso e il tasso di

disoccupazione non sarebbe sceso al di sotto di un certo livello, detto “tasso naturale di disocuppazione”.

Tasso naturale di disoccupazione (u )  tasso in corrispondenza del quale il livello effettivo dei prezzi

n

è uguale al livello atteso o tasso per cui l’inflazione effettiva è uguale a quella attesa.

π π αu π π

et e

Partendo dall’equazione del primo paragrafo = + (µ + z) - e imponendo = otteniamo:

t t t t

0 αu

= (µ + z) - n

α

u = (µ + z) /

n

Riscriviamo ora la prima equazione: π π α

te

s  - = - u - u )

t t n

Se il tasso atteso di inflazione è ben approssimato dal tasso di inflazione dell’anno precedente (come

π π

e

negli Stati Uniti oggi)  = otteniamo:

t t-1 π π α

- = u - u )

t t-1 t n

Tale equazione ci permette:

- di pensare alla curva di Phillips come ad una relazione tra tasso effettivo di disoccupazione (u ), tasso

t

π

naturale di disoccupazione (u ) e variazione del tasso di inflazione (π - ).

n t t-1

- di pensare al tasso naturale di disoccupazione come il tasso che mantiene l’inflazione costante. Per

questo il tasso naturale di disoccupazione è anche chiamato tasso di disoccupazione non

inflazionistico o Nairu (non accelerating inflation rate of unemployment).

Questo implica che  quando il tasso di disoccupazione è maggiore del suo livello naturale, il tasso

d’inflazione si riduce; quando è minore il tasso di inflazione aumenta.

10. INFLAZIONE, PRODUZIONE E

CRESCITA DELLA MONETA

10.1 Produzione, disoccupazione e inflazione.

Nel capitolo 8 abbiamo descritto l’economia attraverso la domanda aggregata e l’offerta aggregata, ora

ampliamo tale descrizione servendoci di tre relazioni:

1) Legge di Okun  la relazione tra crescita della produzione e variazione della disoccupazione.

2) Curva di Phillips  la relazione tra disoccupazione, inflazione e inflazione attesa.

3) Domanda aggregata (AD)  la relazione tra crescita della moneta, crescita della produzione e

inflazione.

1) Legge di Okun.

Nel capitolo 7 abbiamo assunto due ipotesi approssimative (che ora rimuoveremo):

- che la produzione e l’occupazione si muovessero insieme;

- che la forza lavoro fosse costante (per cui variazioni dell’occupazione si riflettevano in variazioni della

disoccupazione di egual misura ma di segno opposto).

Secondo queste ipotesi: u - u = -g

t t-1 yt

u  tasso di disoccupazione dell’anno t.

t

u  tasso di disoccupazione dell’anno t-1.

t-1

g  il tasso di crescita della produzione tra l’anno t-1 e l’anno t.

yt

La variazione del tasso di disoccupazione (per esempio 4%) dovrebbe essere uguale all’opposto del

tasso di crescita della produzione (per esempio -4%).

Legge di Okun  la relazione effettiva tra crescita della produzione e variazione della

disoccupazione. variazione del tasso di disoccupazione e crescita della produzione negli Stati Uniti dal 1970

Un’elevata crescita di produzione è associata ad una riduzione del tasso di disoccupazione e viceversa.

L’equazione della retta nel grafico è: u - u = -0,4 (g – 3%)

t t-1 yt

Entrambe le due equazioni (questa e quella sopra) identificano una relazione negativa tra crescita della

produzione e variazioni della disoccupazione, ma con due differenze:

1) nella seconda equazione la crescita annua della produzione deve essere almeno del 3% per evitare

un aumento del tasso di disoccupazione. Questo significa che l’occpuazione deve crescere allo stesso

tasso della forza lavoro e la crescita della produzione deve essere uguale alla somma dell’aumento della

forza lavoro e della produttività del lavoro.

2) nella prima equazione il coefficiente sul lato destro di g è -1; nella seconda -0,4. In altre parole, una

yt

crescita della produzione superiore dell’1% rispetto al tasso normale produce un riduzione del tasso di

disoccupazione solo del 0,4% e non dell’1% come dice la prima equazione. Questo per due motivi:

a) labor hoarding (accaparramento di manodopera)  la formazione di nuovi lavoratori è costosa, quindi

le imprese (in periodi di elevata domanda) preferiscono chiedere ai propri impiegati di lavorare di più

piuttosto che assumere nuovo personale; (in periodi di bassa domanda) preferiscono tenere i propri

dipendenti e farli lavorare di meno piuttosto che licenziarli.

b) la prima equazione che abbiamo scritto non è corretta, ma solo un’approssimazione: un aumento del

tasso di crescita della produzione non produce una riduzione del tasso di disoccupazione di egual

misura. ḡ

Legge di Okun  u - u = -β (g – ) *(dimostrazione a pagina successiva)

t t-1 yt y

ḡ  tasso normale di crescita nell’economia  tasso di crescita del reddito che tiene costante il tasso di

y

disoccupazione.

β  parametro che misura di quanto una crescita oltre il normale si rifletta in una riduzione del tasso di disoccupazione.

Una crescita della produzione superiore al suo tasso normale porta a una riduzione del tasso di

disoccupazione; una crescita della produzione inferiore al suo tasso normale porta a un aumento del

tasso di disoccupazione.

*Dimostrazione che la prima equazione è un’approssimazione, mentre la legge di Okun è più corretta.

ε

g = (Y – Y )/(Y ) = [(Y – Y )/(t- t + 1)] / Y = [(Y – Y )/(t + - t)] / Y

ε ε

yt t t-1 t-1 t t-1 t-1 t+ t t

g  tasso di crescita della produzione tra l’anno t-1 e l’anno t (si esprime in percentuale)  il rapporto incrementale

yt

della variabile diviso Y . t è continuo

t-1

ε

Lim [(Y – Y )/(t + - t)] / Y = Y ’/Y

ε ε

t+ t t t t

Dettagli
A.A. 2015-2016
34 pagine
22 download
SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/01 Economia politica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Giulia.Clabross di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Macroeconomia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Siena o del prof Dimitri Nicola.