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CARATTERISTICHE SINTATTICHE DEL CDS:

a) lunghezza media dell’enunciato (LME) breve: “è bello il bimbo”

b) costruzioni lineari: “la pappa della mamma è buona” (no: “la pappa che ha preparato la mamma è buona”)

c) scarso uso di subordinate: “prendi la palla, la palla sul tavolo”

CARATTERISTICHE PROSODICHE DEL CDS:

a) contorno melodico molto variegato (toni esagerati)

b) enfasi su alcune parti del discorso (ad esempio, i nomi)

c) allungamento della sillaba finale

 Quali sono gli effetti delle caratteristiche prosodiche del CDS sul bambino?

a) trasmissione di contenuti affettivi

b) l’input risulta più “interessante” (studi sulla preferenza uditiva)

c) il bambino è più attento

d) il bambino viene facilitato nell’estrazione delle parole e delle frasi dal flusso del parlato (ipotesi del bootstrapping

prosodico).

Quindi il fatto che io enfatizzi le caratteristiche prosodiche del CDS facilita il compito del bambino di estrarre i confini

delle parole all’interno della frase o di estrarre la struttura sintattica all’interno della frase.

IPOTESI DEL BOOOTSTRAPPING PROSODICO:

Gli indici di tipo prosodico sono essenziali per estrarre la struttura del linguaggio in termini sia di confini delle parole

sia di struttura sintattica grammaticale.

Il CDS, enfatizzando la prosodia, in qualche modo aiuta il bambino in questo compito di estrarre le parole e la struttura

grammaticale all’interno della frase.

 l’organizzazione sintattica del linguaggio è marcata da cambiamenti nell’intonazione, nella durata e nell’intensità

delle sillabe (Gleitman et al., 1998).

 questi indizi sono più marcati nel CDS:

- i suoni sono più scanditi (iper – articolazione)

- le parole “importanti” sono enfatizzate

- l’allungamento delle sillabe denota la fine delle frasi

 la preferenza per il CDS è stata dimostrata già a livello fetale

 le caratteristiche prosodiche determinano questa preferenza: i bambini preferiscono ascoltare un linguaggio in cui

ci sono molte variazioni della frequenza fondamentali e contorni intonazionali con rapide salite

15

LE FUNZIONI COMUNICATIVE DEL CDS:

 analisi dell’input:

1) caratteristiche lessicali, sintattiche e prosodiche del CDS

2) funzioni comunicative del linguaggio rivolto al bambino

 funzione tutoria

 funzione didattica

 funzione di conversazione

 funzione di controllo

 funzione asincronica

FUNZIONE TUTORIA:

Consiste nello sviluppare ciò che il bambino ha espresso, attraverso ripetizioni, espansioni e riformulazioni. Quindi

svolgo una sorta di funzione di tutor.

B: “pappa bau”

M: “sì, il cane mangia tutta la pappa”

FUNZIONE DIDATTICA:

 trasmette conoscenze e ne verifica l’effettivo apprendimento attraverso denominazioni e domande:

M: “hai visto? Fa bau bau il cagnolino”.

FUNZIONE DI CONVERSAZIONE:

 Permette di mantenere aperta la comunicazione con il bambino, ad esempio tramite auto-risposte che la madre

fornisce alle proprie domande.

Nel bambino questa funzione è adattiva, perché veicola delle informazioni al bambino su come utilizzare il linguaggio.

- M “come fa il trattore?”; - M “brum brum fa il trattore”

FUNZIONE DI CONTROLLO:

 Ri-orienta l’attenzione o modifica l’azione in corso.

Non è una funzione adattiva, perché il bambino sta facendo qualcosa e la mamma lo interrompe e gli propone un’altra

cosa. - M “non quello, prendi questo”

FUNZIONE ASINCRONICA:

 Comportamenti intrusivi della madre (ad esempio sovrapposizioni) o risposte mancate alle proposte comunicative.

Non è una funzione adattiva.

- B “mamma prendi palla”

- M “guarda questo libro, che bello”

 La frequenza con cui la madre utilizza enunciati con funzione di controllo e asincronica risulta negativamente

correlata con lo sviluppo linguistico successivo del bambino. Questo perché in qualche modo il focus di caregiver e

bambino non coincidono.

 Non c’è elevata stabilità nelle differenze individuali dello stile materno nel corso dello sviluppo: non c’è stabilità nel

modo in cui un genitore utilizza queste funzioni nel corso dello sviluppo.

Il caregiver può privilegiare una funzione o l’altra a seconda del periodo di sviluppo del bambino.

 una madre può privilegiare un linguaggio con funzione conversazionale quando il bambino ha 7 mesi e può

produrre un numero maggiore di enunciati con funzione didattica (finalizzati alla descrizione di oggetti ed eventi)

quando il bambino ha 16 mesi

Quindi c’è variabilità: il caregiver adatta la funzione allo sviluppo del bambino o al contesto in cui avviene la

comunicazione.

 Una particolare strategia interattiva può essere molto efficace per lo sviluppo del linguaggio a una particolare età

del bambino, ma diventare inutile in periodi successivi: una funzione può essere adattiva in un periodo e non in un

altro (es. la funzione tutoria per un bambino più grande può non essere più efficace).

PROBLEMA TEORICO:

Il CDS è un linguaggio molto più povero rispetto al linguaggio che il bambino incontra quando sente parlare tra loro gli

adulti.

 Come può il bambino imparare il linguaggio a partire da un input così semplificato? Come fa il bambino ad acquisire

un linguaggio che sia come quello dell’ambiente in cui è inserito e non che sia come un child directive speech.

 Gli errori grammaticali dei bambini solo raramente vengono corretti dall’adulto, soprattutto quando i bambini sono

molto piccoli. Come fa il bambino a imparare la grammatica se non ci sono nel CDS feedback negativi espliciti alle

espressioni scorrette?

 Per gli innatisti la povertà dell’input consente di ipotizzare l’esistenza di una capacità linguistica innata (le regole

non vengono apprese, ma fanno parte della Grammatica Universale): il fatto che ci sia una povertà dell’input che

permette comunque al bambino di diventare un parlante competente significa che c’è una capacità linguistica innata.

Quindi le regole non vengono apprese, ma sono mediate dalla Grammatica Universale che si acquisisce attraverso il

LAD. 16

L’INPUT RIVOLTO AL BAMBINO:

 In realtà, anche se non ci sono feedback negativi espliciti, nel CDS sono presenti evidenze negative e feedback

negativi indiretti:

 

Evidenza negativa (modello grammaticale corretto contingente all’errore del bambino) la mamma ripete la

stessa frase ma correggendola.

– B “ho prenduto la palla”

– M “sì, hai preso la palla rossa”

 Feedback negativo indiretto (richiesta di chiarificazione)

– B “ho prenduto la palla”

– M “cosa hai fatto con la palla?”

 Oltre agli aspetti qualitativi (caratteristiche del CDS) anche gli aspetti quantitativi dell’input influenzano il processo

di acquisizione del linguaggio?

Non solo ci sono aspetti qualitativi che variano rispetto a come parlo al bambino, ma ci sono anche aspetti

quantitativi. Quindi non solo il processo di acquisizione del linguaggio viene modulato dagli aspetti qualitativi del

linguaggio che utilizzo con il bambino (es. CDS), ma ci sono anche gli aspetti quantitativi che devo considerare quando

io considero il modo in cui l’adulto parla al bambino.

La quantità del linguaggio sembra correlare con lo sviluppo linguistico successivo, facilitandolo.

 La quantità di linguaggio rivolto al bambino facilita lo sviluppo del linguaggio perché:

- gli consente di essere esposto a più parole diverse

- gli consente di sentire la stessa parola in più contesti

 aiuta a comprendere il significato delle parole

Esempio:

la quantità di enunciati materni a 7 mesi spiega una parte significativa della varianza nel vocabolario a 12 mesi.

Quindi se sono un bambino esposto ad un ambiente linguistico particolarmente ricco in termini di quantità, poi avrò

un vantaggio nello sviluppo del vocabolario.

Per quanto riguarda gli aspetti quantitativi, sappiamo anche che:

 Le madri con più alto status socioeconomico parlano ai propri figli di più delle madri con basso status

socioeconomico

Sembra inoltre che ci sia una correlazione tra pattern di attaccamento e sviluppo linguistico, in particolare:

 In presenza di un legame di attaccamento sicuro le madri parlano di più al bambino

 Vari studi trovano una relazione positiva tra la formazione di un legame di attaccamento sicuro e lo sviluppo del

linguaggio.

Ci sono due ipotesi a riguardo:

- Ipotesi 1: i bambini sicuri esplorano di più l’ambiente (quindi hanno un migliore sviluppo cognitivo e linguistico)

- Ipotesi 2: l’esperienza di interazioni soddisfacenti porta il bambino a scoprire precocemente la valenza comunicativa

del proprio comportamento (quindi se ogni volta che un bambino indica, l’adulto nomina l’oggetto indicato o prende

in considerazione la sua intenzionalità comunicativa, allora il bambino capisce che ciò che fa ha una valenza

comunicativa). 17

LO SVILUPPO DELLA PRODUZIONE GESTUALE:

COSA SONO I GESTI COMUNICATIVI?

Cosa sono i gesti, in particolare cosa sono i gesti comunicativi? Perché i bambini utilizzano i gesti?

Quali caratteristiche un gesto deve avere per essere considerato un gesto comunicativo?

 i gesti comunicativi sono atti comunicativi non verbali che servono a dirigere l’attenzione di qualcuno verso

qualcosa o a rappresentare qualcosa

 un gesto per essere considerato “comunicativo” deve:

- essere intenzionale

- essere convenzionale

- avere la funzione di trasmettere un messaggio

Cosa distingue un gesto da una semplice azione diretta a uno scopo?

Un gesto presuppone la presenza di un’altra persona. L’azione può non essere necessariamente comunicativa.

Il gesto è simbolico. Il gesto è convenzionale, perché è interpretabile in un solo modo. Mentre l’azione presuppone

sempre il contatto con un oggetto, il gesto no.

 come distinguere un gesto comunicativo da un’azione?

 nel gesto non è necessario (anche se è possibile) il contatto con un oggetto

Esempio: fingere di pettinarsi i capelli (gesto) vs pettinare una bambola (azione)

 il gesto rappresenta qualcosa, fisicamente o funzionalmente, oppure è socialmente codificato (universalmente

riconosciuto dalla popolazione di appartenenza come dotato di quello specifico significato).

CLASSIFICAZIONE DEI GESTI COMUNICATIVI:

Quali tipi di gesto possiamo trovare?

- gesti deittici:

- gesti

Dettagli
Publisher
A.A. 2016-2017
100 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/04 Psicologia dello sviluppo e psicologia dell'educazione

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher ali7877 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia dello sviluppo del linguaggio orale e scritto e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano - Bicocca o del prof Gelati Carmen.