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ISSNProgetto LetteraturaRinascimento Privato

un romanzo di Maria Bellonci, vincitore del Premio Strega nel 1986, ultimasua opera spesso considerata il suo capolavoro.

Indice

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1 Struttura del libro

Il libro è un'immaginaria autobiografia di Isabella D'Este, che ripercorre molti anni salienti del Rinascimento italiano, con un punto di vista però privato cioè dall'interno di una corte italiana, quella di Mantova. Il libro, come altre opere della Bellonci, è documentatissimo e precisamente basato sui documenti originali dell'epoca che ebbe modo di studiare approfonditamente. Non è però una ricostruzione storica, come il

precedente libro su Lucrezia Borgia, durante la stesura del quale nacque forse l'idea della realizzazione di Rinascimento Privato, ma è un vero romanzo storico, con alcune invenzioni dell'autrice, sostanzialmente rappresentate dal personaggio immaginario di Robert De La Pole, un religioso inglese che scrive missive a Isabella da svariati punti d'Europa.

L'inserimento di questa figura nel romanzo è necessario all'autrice per varie ragioni:

  • Le permette di introdurre avvenimenti e figure storiche importanti nel quadro storico dell'epoca, che non sono venuti in contatto diretto con Isabella
  • Sostituisce duttilmente sia la figura del narratore, inconciliabile con la forma autobiografica, sia le figure di altri relatori storicamente esistiti che magari hanno fatto da fonte alla Bellonci, ma che essa non può usare direttamente senza compromettere la fluidità del testo stesso
  • In un certo senso testimonia anche la puntigliosa fedeltà

storica dell'autrice che piuttosto che forzareuna o più figure realmente esistite, preferisce inserire un falso dichiarato. Si sviluppa così anche una parallela vicenda nel rapporto unilaterale tra l'inglese (chiamato anglico) e Isabella, che non risponde mai alle sue lettere, divisa tra la spontanea attrazione verso questa figura devota e la repulsione per la sua anticonvenzionalità, che si risolverà in un silenzio-assenso alla ricezione di queste missive dai caratteri appuntiti, come l'autrice fa immaginare sia la calligrafia dell'uomo.

[modifica] Il linguaggio

La Bellonci nello scrivere questo romanzo ha inventato, o meglio ricostruito, un linguaggio chiaramente fruibile dal lettore moderno ma con una patina di antico per dare il senso di realtà alla narrazione in prima persona. Per esempio spesso usa lemmi ormai desueti, un vero e proprio lessico d'epoca, come quello legato a mode e oggetti del tempo, come tabì (la seta pesante),

morello (un colore tendente al nero), aromatario (l'addetto ai profumi), lupo cerviero (la pelliccia di lince), eccetera. Altre volte sceglie forme arcaiche di parole e nomi: istorie invece di storie, aere invece di aria, Baldesar Castiglione invece di Baldassarre Castiglione, talvolta evitando i dittonghi di origine seicentesca (rotare, infocato, movendo...). Altre volte poi la riscoperta nasce sfruttando suffissi arcaizzanti come -ivo per gli aggettivi (attrattivo, dubitativo, ragionativo...), -evole (lusinghevole, ridevole...), -oso (corruccioso...) o -ità per i sostantivi (attrattività, istintività), parole comunque non coniate ex-novo, ma presenti nel vocabolario storico letterario. Per esempio corruccioso è usato da Jacopo da Lentini e Iacopone da Todi, malinconoso dal Boccaccio e da Pietro Bembo, eccetera. Solo in alcuni casi usa parole non documentate applicando suffissi diversi a forme documentate (come foiano invece di foioso, e pochi altri casi).

Anche la sintassi talvolta è modificata, come nelle strutture del sostantivo seguito dall'aggettivo possessivo (il Mantegna nostro o la corte mia...), o in frasi di costruzioni infinitive latineggianti o con il verbo anteposto (era costui grandissimo signore, per esempio). Nelle lettere di Robert De La Pole, lo stile si fa poi ridondante, coerentemente con gli epistolari dell'epoca che la Bellonci ha avuto modo di studiare, quasi adulativo quando si tratta di rivolgersi a Isabella, con espressioni insolite che connotano le lettere verso un certo eccesso verbale. In definitiva l'autrice non usa il linguaggio originale dell'epoca, per altro ben documentato, ma si limita a inserire con misura e funzionalmente alcune parole e strutture linguistiche rare rispetto alla costruzione odierna, ma non completamente desuete da essere irriconoscibili. Così crea una patina di antico al testo, senza però comprometterne la scorrevolezza e la piacevolezza di lettura. Lettura

La trama

Attenzione: di seguito viene rivelata, del tutto o in parte, la trama dell'opera.

Il libro è diviso in capitoli non numerati, intervallati qua e là da dodici lettere di Robert De La Pole.

La narrazione è immaginata come un lungo flash back che avviene nel 1533, quando Isabella quasisessantenne sta scrivendo le sue memorie in una stanza detta degli orologi nel palazzo di Mantova.

A parte qualche rimando al presente o al lontano passato, la narrazione si svolge per lo più cronologicamente, dall'anno 1500 al 1533, appunto, data nella quale Isabella esce di fatto di scena, terminando gli eventi salienti della sua vita (morì poi nel 1539).

Prima parte: Misura di giovinezza

Capitolo I: Dopo un'introduzione scritta dalla stanza degli orologi, la narrazione inizia con la caduta di Milano (1500) per opera di Luigi XII di Francia, narrata al ritorno dalla battaglia da Giovanni Gonzaga a Isabella nel palazzo di

Mantova; Isabella si dispera per la sorte del cognato Ludovico Sforza, che stima enormemente, marito della sorella Beatrice d'Este scomparsa precocemente tre anni prima. Preoccupata di possibili ritorsioni da parte dei francesi su Mantova (lei che stava dando ospitalità ai profughi della corte milanese e che era chiamata la sforzesca per il suo appoggio agli Sforza), riesce a conquistare un importante cardinale francese a Milano, regalandogli un ritratto fatto eseguire apposta da Andrea Mantegna, artista di corte dei Gonzaga. Un altro fronte che desta preoccupazioni è quello adriatico, dove Cesare Borgia, figlio del papa Alessandro VI, sta conquistando uno ad uno i feudi in Romagna, spodestando con vari pretesti i signori locali, i quali trovano pure un primo rifugio a Mantova. La paura verso i Borgia però si risolverà da sola quando sia il papa che Cesare (il Valentino) furono avvelenati nel 1503. Non prima comunque che Lucrezia Borgia diventasse moglie di suo.formattazione del testo utilizzando tag html:

fratello Alfonso d'Este, una cognata non gradita che diventa presto anche una rivale.

Capitolo II:

Isabella riceve Robert De La Pole, e pochi giorni dopo riceve la prima lettera, dai toni che lei reputa offensivi, dove lui dichiara sommessamente un'attrazione platonica verso la figura di lei e le confida di averla in realtà già conosciuta e di essere un uomo di chiesa, cosa che non le aveva detto nel loro incontro creando un imbarazzo per il regalo di Isabella, un sigillo dei Gonzaga con una ninfa scolpita, inadatto a un prelato.

Capitolo III:

Isabella si sente offesa dalla lettera ma non la brucia, anche se decide fermamente di ignorarla. Giunge la notizia del matrimonio tra Alfonso e Lucrezia Borgia, che la costerna.

Capitolo IV:

Isabella ricorda un giorno della sua infanzia a Ferrara, dove Robert De La Pole diceva di averla incontrata. Partecipano alla scena i genitori di Isabella, Ercole d'Este e Eleonora d'Aragona, e Pico della Mirandola, che aiuta la

Piccola Isabella dopo che si è persa in un attimo di smarrimento tra la folla.

Capitolo V: Isabella è a Venezia con la cugina Elisabetta e altre dame della corte;

mentre assiste a una sonata di clavicembalo e canti in un monastero, con la mente ripercorre la sua vita fino ad allora con il marito Francesco Gonzaga.

Capitolo VI: la cugina Elisabetta Gonzaga e suo marito Guidobaldo da Montefeltro, cacciati da Urbino da Cesare Borgia,

sono da lui messi al pubblico ludibrio divulgando con grossolana arroganza che il loro matrimonio non è valido perché non consumato e chiedendo Guidobaldo come prigioniero, mentre Elisabetta viene liquidata come libera di risposarsi. Elisabetta si consiglia con Isabella e resta ferma nel restare vicina al marito in questa difficile situazione. La prima parte si conclude con una riflessione dalla Stanza degli orologi.

Seconda Parte: Coraggiose paure

Seconda lettera: (30 aprile 1506) dopo alcuni anni Robert De La Pole torna a scrivere

Isabella e siautocandida come suo cronista personale dalla Curia romana. Le parla della corte del nuovo papa Giulio II, del ritrovamento della statua del Laocoonte a Roma, presenti Michelangelo e Giuliano da Sangallo, e infine indovina la grande attrazione e stima che Isabella ha per un dono ricevuto dopo la disfatta di Urbino: un putto dormiente di Michelangelo, che la marchesana ama quanto un suo figlio.

Capitolo VII: scandalizzata da come la lettera abbia scandagliato nei suoi sentimenti si ripropone di nuovo il silenzio. Isabella riflette sull'arte e sugli artisti del tempo.

Capitolo VIII: Lucrezia Borgia è in visita alla città di Mantova e mentre Francesco, marito di Isabella, la sta accompagnando a palazzo, lei cerca qualche stratagemma per far sentire a disagio la inopportuna cognata. La attende in una stanza vicino alla Camera degli Sposi, dove Francesco la sta accompagnando a vedere gli affreschi di Mantegna, e fa sì che non venga disposta una sedia per Lucrezia.

così che non si trattenga in sua compagnia. All'arrivo della cognata, verso la quale Isabella nota forse una eccessiva sintonia con il marito, le due prime donne si squadrano e siscambiano gentilezze, tutto sommato sembrano mettere da parte la rivalità, ma poi Lucrezia, forse accortasi del tiro delle sedie, va via dalla sala senza salutare Isabella, ricambiando così la piccola sgarbatezza e lasciando alla marchesa di Mantova un vago senso di sconfitta. Nella seconda parte del capitolo, Isabella riceve la notizia della congiura di Ferrara, che aveva visto i suoi fratelli minori (Giulio e Ferrante), congiurare contri maggiori (Alfonso e Ippolito), venendo sconfitti e incarcerati, con Giulio tremendamente sfigurato in volto. Capitolo IX: Isabella sta a corte nell'attesa che nasca suo figlio. Paretecipa al funerale di Ercole Strozzi, poeta della corte di Ferrara, morto assassinato. Riconoscerà poi in lui il tramite della relazione platonica fra suo marito e

Lucrezia Borgia. Incontra Ludovico Ariosto. Terza lettera: (12 dicembre 1508) Da Venezia, Robert De La Pole vive in casa di Aldo

Dettagli
Publisher
A.A. 2012-2013
7 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/02 Storia moderna

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher cecilialll di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia moderna e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Teramo o del prof Gallo Francesca.