Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
LA VITA PRIVATA NELLE FAMIGLIE ARISTOCRATICHE DELLA FRANCIA FEUDALE
ONVIVIALITÀIL SOGNO
Attraverso il sogno scopriamo le rappresentazioni immaginarie della perfetta dimora medievale.
La prima rappresentazione trova origine dal soggiorno degli eletti nel paradiso. Si tratta della nonGerusalemme celeste: una casa, ma una città; un rifugio pubblico, che accoglie l’intero popolo di Dio. Le stesse miniature o gli affreschi inquadrano le figure degli evangelisti non in una corte, ma sotto i portici del forum.
La cavalleria sogna invece la una una la dimora è vasta, divisa in stanze assegnate ciascuna a casa nobiliare: court, curtis, una particolare categoria della società domestica come nei più moderni castelli dell’epoca. La riunione è una riunione di famiglia, per far festa intorno al signore (Dio) e alla signora (Madonna). Ingenuamente il paradiso è presentato come una casa piena di gioia nella pienezza di uno
spirito sociale. A partire dal XII sec. la letteratura d'evasione sottolinea tre caratteristiche della casa: 1. la necessità del luogo cintato; 2. imprigionate, custodite e tentatrici; 3. mille finestre, il ricordo dei giardini la presenza delle donne la luce: dell'Oronte, dei paesaggi orientali, di acque correnti... NEL MONASTERO IL MODELLO DEL PRIVATO I monasteri benedettini vengono considerati la riproduzione in terra del soggiorno paradisiaco, delle case perfette. Si presentano come città chiuse da un chiostro (claustrum) il cui accesso deve essere strettamente controllato, con muri, aperta o chiusa a certe ore come la porta delle città, e con un ufficio, la foresteria, che presiede a tutte le relazioni fra l'interno e l'esterno. Quando fiorisce la rinascenza carolingia, fra 816 e 830, si effettua il disegno di uno schema teorico, sistemazione esemplare dello spazio abate cenobitico: disegnato su scala, accompagnato da unapiano di San Gallo,leggenda, su 5 pelli di pergamena cucite insieme. Uno schema teorico, peril suo proposito di stretta corrispondenza con le armonie universali:al centro, il santuario, al posto di Dio;a nord, il posto dell’abate, isolato: capo della famiglia, è collocato in alto,santuario malati eestranei da solo, su un piano superiore;novizi(Dio) a sud, il corpo della parentela, i monaci che corrispondono agli angeli eformano una milizia, una guarnigione mantenuta da un servizio domesticolegato al suo refettorio l’ideale è l’autarchia, l’autosufficienza→a nord-est, i malati ed i novizimonaci a nord-ovest, presso la porta, gli estranei ammessi a penetrarelaboratori nell’abbazia, divisi in 2 case, una per i visitatori di riguardo, l’altra per ie granai poveri e i pellegrini.Al piano di San Gallo ci si uniforma sempre in epoca feudale la disposizione delle parti dello spazio monastico. Ma ci siallontana per quello che riguarda la
tendenza alla concentrazione progressiva. Ne è un esempio a metà del XI sec. Niente più alloggio particolare per l'abate, riportato in mezzo all'abbazia di Cluny suoi figli; niente più laboratori o granai all'interno della cinta. Il lavoro manuale imposto ai monaci è ormai simbolico, e il vettovagliamento spetta a sfruttamenti satelliti, ad un borgo sistemato alla porta, popolato da negozianti, artigiani, servitori salariati (la comunità inizia a usare con meno avarizia lo strumento monetario). Quindi il monastero in seno alla sua recinzione diventa più omogeneo. La convivialità viene concepita dalla cultura cluniacense come una liturgia permanente e strettamente ritualizzata. Il capofamiglia non dispone più di un luogo dove stare in disparte, in compenso si sono accentuati i segni di deferenza nei suoi confronti (si innalzano ceri davanti a lui, è nutrito meglio ...). Il fuoco, il bacio, il vino,
il corteo, tutto l'apparato di un "ingresso festoso", come si dirà più tardi a proposito dei re. Tuttavia non governa da solo. Si appoggia su dei capiservizio, degli ufficiali. L'abate è, di fatto, il signore. Il primo, è una sorta di vice-signore che fa in tutto e per tutto le veci dell'abate quando questi non è disponibile. Sotto di lui stanno i responsabili dei quattro settori: 1) sacrista - apre e chiude alle ore stabilite, veglia sugli accessori liturgici e su tutti gli strumenti del sacro; 2) cameriere - responsabile del denaro e di ciò che il denaro procura; 3) cellerario victus - responsabili delle relazioni con gli estranei, l'ospitaliero in quanto in contatto con ciò che insudicia (il mondo), è anche addetto alla pulizia di tutte le latrine del monastero. 4) monaco ospitaliero elemosiniere La convivialità appare normalmente aperta e l'accoglienza,Adatta alla condizione sociale degli ospiti, molto cerimoniosa per i più altolocati: per andare incontro ai principi a Cluny la comunità forma un corteo. Tuttavia coloro che oltrepassano la soglia lasciando lo spazio pubblico devono mutare stato e adottare quello dei penitenti. E in ogni caso vengono rigorosamente tenuti lontano dagli ambienti privati della comunità riunita dietro il padre.
La comunità, in conformità dell'ordine stabilito dalle raccolte cluniacensi delle consuetudini, è distribuita in 4 gruppi, alloggiati in 4 quartieri distinti: il luogo transitorio e di gestazione, da cui si esce tramite un rito d'adozione, d'integrazione. In primo luogo il noviziato, la professione, atto personale d'impegno scritto deposto sull'altare davanti alla comunità riunita; poi dei gesti simbolici come quelli della vestizione cavalleresca; il bacio di pace ricevuto dall'abate e dai fratelli; infine tre giorni di ritiro.
Comei riti preliminari della veglia e del bagno imposti al nuovo cavaliere, sono i riti di una morte e resurrezione. La malattia è vista come un segno del peccato, quindi coloro che ne sono affetti devono essere tenuti in l'infermeria a parte fino a purgazione avvenuta. Ai malati è consentito mangiare carne, per restituire sangue e fuoco al corpo debilitato, ma questo li esclude ancora di più e li allontana particolarmente dalla comunione; quindi la carne non viene più data ai moribondi dopo l'estrema unzione. Per i più il soggiorno all'infermeria precede l'ingresso all'altro mondo. Il cimitero fa parte del settore più strettamente privato del recinto monastico. Nessuno muore solo, anzi. Attorno al cimitero trapasso, come nella società profana per le nozze, si organizza una specie di festa in cui la convivialità raggiunge la sua pienezza. Quando è spirato, il corpo viene lavato da altri monaci, suoi.Pari nella gerarchia delle età e delle funzioni, portato in chiesa, seppellito dopo la salmodia nel cimitero. E sempre il morto continua a far parte della comunità. Il _ collocata al centro della intende offrire l’immagine di ciò che dovrebbe essere sulla terra una vita4) chiostro curtis, privata perfetta, e perciò si sforza di avvicinarsi agli ordinamenti del mondo celeste. Chi infrange la disciplina monastica viene in primo luogo flagellato (pena caratteristica di una giustizia domestica privata, applicata dal padre alla sposa, ai figli, ai servi, agli schiavi). Poi, per il tempo assegnato alla purificazione, viene separato dalla comunità, ricevendo a parte la razione di viveri e restando alla porta della chiesa, in castigo, con la testa sempre coperta, separati, isolati → la solitudine è concepita come un esilio, una prova, una punizione. Purgata così la colpa, la pecora smarrita raggiunge il gregge in refettorio. Il pasto preso
In comune ogni giorno si presenta come un rito celebrato in comune, con l'animo dominato, distolto dalla concupiscenza dal testo letto ad altavoce da uno dei frati. Al tramonto comincia il tempo del pericolo, delle peggiori aggressioni diaboliche. Nel dormitorio situato al primo piano, luogo più appartato della dimora, non è permesso assolutamente star da soli, e l'abate resta in mezzo alle sue pecorelle.
TOPOGRAFIA DELLA CASA ARISTOCRATICA
Le grandi case aristocratiche somigliano molto ai monasteri della congregazione cluniacense. I dirigenti dell'aristocrazia laica non hanno abbandonato il mondo e la loro vocazione li porta a combattere il male con le armi, non con la preghiera: ne deriva l'ostentazione della loro vita privata. La casa aristocratica ha di necessità qualcosa della fortezza e del palazzo.
I capi delle famiglie nobili hanno il dovere di accoppiarsi e di generare figli legittimi: il fondamento dell'ordine è quindi il matrimonio.
ogni casa ha al centro una coppia che procrea, una sola coppia. i figli, quando si sposano, matrimonio fecondo, devono trovare un'altra casa. Tra il Mille e la fine del Duecento il numero di case aristocratiche aumenta notevolmente, a causa dell'arricchimento della classe dominante; della dissoluzione delle grandi famiglie; dell'indebolirsi dello stretto controllo esercitato dai capi delle casate sul matrimonio dei figli maschi; della disgregazione delle castellanie. Inizio XI sec. - edifici di stile militare, delle torri, sono costruiti qua e là per giustificare lo Prima fase d'espansione: sfruttamento dei contadini, la riscossione dei tributi dovuti come prezzo della pace. XII sec. - costruzioni più modeste, "case fortificate", parecchie sedi di tribunali che Seconda fase d'espansione: puniscono i delitti a carattere pubblico. Sterro, recinzione intorno al luogo di abitazione, una sola porta: la sistemazione è Modello dellaa in tutto il suo splendore, circondato da cortigiani e ospiti. La sala principale è decorata con affreschi e arazzi, mentre le camere sono arredate con mobili pregiati e ricchi tessuti. Al piano di sotto si trovano invece gli spazi più riservati, come le cucine, le cantine e le stanze per il personale di servizio. Qui si svolgono le attività quotidiane necessarie per il funzionamento della dimora, ma anche le strategie di difesa in caso di attacco. La torre, elemento distintivo della dimora aristocratica, è solitamente utilizzata come punto di osservazione e difesa. Da qui è possibile controllare il territorio circostante e avvistare eventuali nemici in avvicinamento. In caso di pericolo, la torre diventa un rifugio sicuro per il signore e la sua famiglia. La dimora aristocratica è quindi un luogo di potere e prestigio, ma anche di protezione e difesa. La sua architettura e organizzazione interna riflettono la gerarchia sociale dell'epoca e la necessità di garantire la sicurezza del signore e dei suoi beni.