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II
La Macedonia era costituita geograficamente da una zona pianeggiante, i cui
abitanti parlavano un dialetto greco settentrionale (anche se i Greci li
percepivano come più affini ai barbari), e da una zona montagnosa controllata
da dinastie autonome.
Il primo grande re macedone fu Alessandro I, di discendenza eraclide, e fu
colui che unificò le zone di pianura e che fu insignito dagli Ateniesi del titolo di
prosseno, ovvero console onorario.
La Macedonia era una federazione di popoli guidata da una monarchia di
tipo omerico, dove il re, eletto dall'assemblea del popolo in armi, era un
primus inter pares ed era dunque soggetto alla legge così come tutti. Un
potere centrale forte era necessario per mantenere salda l'unità della
federazione e spesso si ricorreva alla poligamia per assicurarsi la discendenza,
anche se avvennero diverse crisi dinastiche.
La società era divisa in due grandi blocchi: gli eteri (i cavalieri, che prestavano
servizio militare nella cavalleria) e gli pezeteri (contadini liberi che svolgevano
il ruolo della fanteria). La federazione macedone, se unita, poteva contare su
buone risorse demografiche e conseguentemente un buon potenziale
militare, cui si aggiungeva anche l'abbondanza di risorse naturali (come il
prezioso legname, importante per chi voleva allestire una flotta) e la
disponibilità di porti.
Tucidide ricorda anche il re Archelao che, alla fine del V secolo, aveva
riorganizzato il regno, fortificando le città e rinvigorendo l'esercito, mentre alla
sua corte venivano chiamati intellettuali e filosofi. Alla sua morte, dopo battaglie
dinastiche, prese il potere Aminta III che respinse gli attacchi degli Illiri,
sposando così una principessa illirica dalla quale ebbe tre figli, tra i quali vi fu
Filippo.
5.1. Il rafforzamento del regno macedone
Filippo ottenne il potere a soli 23 anni, dimostrandosi subito un uomo di
straordinaria energia. La Macedonia si trovava in uno stato di confusione, dal
momento che diverse popolazioni barbare stavano spingendo sui propri confini,
e così Filippo decise subito di consolidare quanto era in suo possesso in
quel momento. Risolse la questione dei barbari comprandoli col denaro,
mentre cominciò a trattare con gli Ateniesi che avanzavano rivendicazioni sulla
città di Anfipoli, sulla costa della Peonia, ed appoggiavano il rivale di Filippo,
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Argeo, che venne però eliminato. Filippo ottenne così il consenso
dell'aristocrazia macedone e riorganizzò l'esercito: ai già esistenti reparti
di cavalleria e degli opliti aggiunse anche quello dei fanti leggeri, armati di
lunghe lance.
Nel 358 il comandante macedone Parmenione sconfisse gli Illiri e
successivamente Filippo, sempre in chiave antiillirica, sposò una principessa
epirota, Olimpiade. Filippo si sposerà sette volte, sempre per motivare scelte
diplomatiche e per garantirsi gli eredi.
Libero dalla pressante questione illirica, Filippo si voltò a sud verso Atene. Il
suo obbiettivo era di eliminare la presenza ateniese dal bacino
settentrionale dell'Egeo e per farlo attaccò e sottomise Anfipoli nel 357,
garantendosi le miniere d'oro del monte Pangeo e permettendosi così di coniare
una prima moneta aurea. Atene, impegnata dal canto suo con la guerra degli
alleati, non poté reagire e vedeva cadere tutti i suoi possedimenti
settentrionali uno dopo l'altro. In pochi anni Filippo aveva liberato la costa
macedone dalla presenza ateniese.
5.2. La terza guerra sacra
Nel 356 i Tebani, grazie all'appoggio dei Tessali che controllavano l'Anfizionia, la
indussero a dichiarare guerra contro i sacrileghi Focesi, rei di aver coltivato la
terra sacra. Quest'ultimi, guidati da Filomelo, reagirono occupando Delfi e, messi
sotto attacco, inviarono ambascerie presso Atene e Sparta. La loro risposta fu
positiva e ciò indusse Tebe a dichiarare l'inizio della terza guerra sacra, che
si aprì con la sconfitta dei Tessali per mano di Filomelo, che venne poi ucciso e
sconfitto definitivamente dai Tebani, nel 355.
L'importanza della terza guerra sacra sta nel fatto che permise a Filippo di
entrare a pieno titolo nelle vicende greche. In Tessaglia riprese la guerra tra
Fere e le altre poleis, che si rivolsero a Filippo, che entrava finalmente in un
contesto di guerra panellenica.
Lo scontro si spostò nella Tessaglia, quando i tiranni di Fere chiamarono l'aiuto
dei Focesi, il cui stratego Onomarco sconfisse Filippo per ben due volte.
Aiutato dagli Alevadi di Larissa, Filippo si fece nominare tago dei Tessali e
sconfisse l'esercito focese nella battaglia dei Campi di Croco. Fere fu lasciata
a Filippo, che si diresse poi verso le Termopoli dove trovò gli Ateniesi a sbarrargli
la strada e così si ritirò.
Tuttavia Filippo aveva ottenuto importanti risultati: l'essere stato eletto tago dei
Tessali lo rendeva a tutti gli effetti capo di uno stato greco, e mediante
l'influenza dei Tessali, poteva controllare l'Anfizionia, come nei programmi
mai realizzati di Giasone di Fere. Fu quest'ultimo il vero ispiratore della politica di
Filippo, in quanto ambiva a diventare una forza inserita legittimamente nel
mondo greco così per stabilizzarlo, anche in vista del progetto antipersiano.
Atene, nel frattempo, stava uscendo dalla guerra con gli alleati e si stava
riprendendo sul piano finanziario, grazie alla figura di Eubulo, uomo politico
attivo in ambito finanziario, e Focione, classica figura politica-militare, abile
stratego ed oratore. Nel 352 Atene, grazie all'aiuto del re della Tracia, attaccò
Sesto nel Chersoneso. Filippo così dovette riprendere l'attività antiateniese in
Tracia e nell'Ellesponto, stabilendo alleanze con Bisanzio oppure minacciando
altre città come Olinto.
A questo periodo risale la Prima Filippica di Demostene, oratore ateniese, che
prospettava il vero pericolo in Filippo, piuttosto che nella Persia.
Tuttavia l'aristocrazia ateniese si dimostrò restia a verificare l'effettiva
pericolosità della minaccia macedone: la fazione moderata promuoveva una
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politica prudente e pacifista, mirata a contenere le spese militari. Demostene
cercò allora di dirigere i fondi del theorikón (cassa i cui proventi venivano
ridistribuiti ai cittadini) verso lo strationikón (il fondo militare), ma la sua
proposta non ebbe successo.
Olinto venne attaccata e cadde sotto i colpi di Filippo nel 348 ed allora
cominciarono lunghe trattative tra gli Ateniesi e il re macedone, che si risolse
nella “pace di Filocrate” del 346, una pace bilaterale che stabilì uno status quo.
Nel frattempo, a Pella, capitale del regno macedone, si tenne un congresso tra
Tessali, Beoti, Focesi e Spartani e si discusse delle relazioni tra Atene e Filippo,
ma anche della guerra sacra. Ne sortì la decisione di liberare Delfi dai Focesi e
Filippo, nella funzione di garante, si trovò impegnato in un intervento.
Filippo attraversò le Termopili e sconfisse i sacrileghi Focesi, cui vennero
inflitte condizioni pesantissime (diecismo delle loro poleis, multe elevate).
Vennero inoltre esclusi dall'Anfizionia, e i loro voti andarono personalmente a
Filippo.
5.3. Cheronea
Nel frattempo la Persia aveva domato le rivolte della Fenicia e d'Egitto e
ritornò ad interessarsi della Grecia. Nel 344 il re Artaserse III aveva
attaccato Ermia di Atarneo, accusato di tramare a favore di Filippo. Finora,
infatti, i rapporti tra la Persia e Filippo erano stati buoni, ma ormai Filippo, su
invocazione di Isocrate, si era elevato a condottiero contro i Persiani.
Isocrate l'aveva invitato a farsi promotore di una guerra nazionale tra
Grecia e Persia al fine di indirizzare tutte quelle energie e risorse che
altrimenti avrebbero alimentato soltanto altri dissidi interni, che dilaniavano la
Grecia. S'intravedevano così nuovi profitti e nuove terre da destinare agli esuli
ed agli apolidi, resi tali dalla crisi economica e dalle guerre civili, oltre che per un
fatto di pure vendetta per le guerre persiane.
Nel 344 il Re cercò il contatto con gli Ateniesi, offrendo aiuti contro Filippo, e
trovò dalla sua parte ancora Demostene che tentava di convincere i suoi
concittadini che il verso pericolo per la Grecia era la Macedonia e non la Persia. I
moderati prevalsero e l'assemblea rifiutò l'aiuto persiano.
Filippo nel frattempo si trovava nuovamente coinvolto in uno scontro con gli Illiri,
che risolse positivamente imponendo sul trono dell'Epiro Alessandro il Molosso,
suo cognato, ed annettendo al suo regno la Tracia. Domò poi una rivolta della
Tessaglia, animata da Larissa e Fere. Adottò così una politica molto
“malleabile” a seconda della zona dove andava ad operare: sostenne i
democratici nel Peloponneso contro Sparta e gli oligarchici in Eubea
contro Atene. Quest'ultima, preoccupata realmente dell'influenza di Filippo
sull'Eubea, mandò ambascerie nel Peloponneso dove trovò numerosi alleati.
Demostene fu incaricato di costituire un'alleanza difensiva che riuniva ora non
solo più poleis, ma anche stati federali, creando una vera Lega ellenica
formata da Euboici, Megaresi, Corinzi, Ambraci, Corciresi, Arcadi, Achei e dalla
Lega beotica. Atene rinunciò tuttavia all'egemonia ma finalmente
Demostene ottenne i fondi destinati al theorikón, che permise la costruzione
della flotta.
Filippo mise sotto assedio Bisanzio nel 340, ma all'arrivo della flotta ateniese si
ritirò. Nel 339 l'ateniese filomacedone Eschine denunciò i Locresi per sacrilegio,
ma nella dichiarazione di una nuova guerra sacra contro costoro non
parteciparono alla votazione né i Tebani (cui erano legati i Locresi) né gli
Ateniesi, per timore che una nuova guerra sacra permettesse a Filippo di
ottenere maggior potere. Demostene ottenne in questo momento l'appoggio
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della Lega beotica, che approvava l'egemonia di Tebe sulle altre poleis. Filippo si
dedicò così a questo scontro, cercando astutamente di dividere sul piano
diplomatico Tebe da Atene.
Nel 338 si arrivò allo scontro decisivo a Cheronea, in Beozia, dove
l'esercito macedone sconfisse quello greco grazie alla grande abilità dei
suoi comandanti, tra cui c'era un giovanissimo Alessandro.
A questo punto, Atene si era barricata nelle mura e si preparava alla resistenza,
ma Filippo fece un uso intelligente della sua vittoria, umiliando i Tebani e
compiacendo gli Ateniesi. A costoro venne solamente chiesto di sciogliere
la Lega navale e di rinunciare al Chersoneso e alla Calcidica, mentre potevano
ancora contare su Lemno, Imbro e Sciro. Guarnigioni furono installate nei punti
nevralgici della Grecia (Corin