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ALCIBIADE, eletto stratego per la prima volta nel 420. La pace fu violata con la nuova alleanza
tra Atene e Argo; Sparta intervenì in Arcadia e sconfisse gli Ateniesi a Mantinea. Nel 415 partì la
spedizione in Sicilia, sollecitata da Leontini e dal bisogno di affermazione di Alcibiade, il quale
venne condannato in contumacia e scappò a Sparta convertendosi al nemico; la spedizione si risolse
con la disfatta della flotta Ateniese, morirono sia Nicia sia Demostene: la città non fu lasciata dagli
Ateniesi quando era ancora libera dal mare. Nel 413 iniziò la Guerra Deceleica e nel 411 Sparta
ottenne un finanziamento dalla Persia, secondo i comuni interessi; Atene subì una svolta
oligarchica, fino al 410, in cui si impose il radicale Cleofonte, venne anche richiamato Alcibiade. A
Sparta emerse la figura di Lisandro; nonostante l'effimera vittoria delle Arginuse, Atene venne
definitivamente sconfitta nella Battaglia di Egospotami: nel 404 terminò la guerra e l'Impero
Ateniese crollò, essa non venne distrutta in nome dell'antica alleanza. Agli Ateniesi fu imposta
l'oligarchia: i Trenta Tiranni dovevano ripristinare la pátrios politéia; emerse l'esule Crizia, che si
rivelò un tiranno sanguinario verso i democratici, inoltre Lisandro tentò di instaurare un potere
personale ad Atene. Nel 403 Trasibulo ripristinò la democrazia, con l'imprevisto appoggio di
Sparta. Cartagine trasse grandi vantaggi dalla disfatta Ateniese tanto che nel 409 i Cartaginesi
attaccarono la Sicilia distruggendo Agrigento. DIONIGI I, nel 405, si impose a Siracusa come
strategós autokrátor, opponendo il consenso popolare ai grandi proprietari terrieri; l'esigenza di
consolidare il potere interno lo spinse a rinviare lo scontro con i Cartaginesi: tale pace legittimò
Dionigi I come rappresentante della Grecità. Sovvertì le forme esteriori della democrazia e esercitò
il potere in virtù della strategia di autocrazia e di vitalizi, con l'aiuto di mercenari; si creò un
solidissimo potere personale tentando di apparire un monarca illuminato. Il progresso economico-
militare rese Siracusa la prima pólis dell'Occidente Greco; la trasfusione etnica divenne nota
dominante del nuovo stato siracusano: venne pianificata l'espansione in Sicilia Occidentale e in
Magna Grecia. Nel 396 Siracusa venne nuovamente assediata dai Cartaginesi, ma Dionigi sottomise
la Sicilia con una fulminea controffensiva, la pace durò oltre un decennio: egli mirava a costruire
uno stato territoriale che avesse il centro politico a Siracusa e il centro geografico sullo Stretto, nel
far ciò non si disdegnò l'intesa col mondo italiota. Reggio gli fu ostile, nacquero le intese che
portarono così alla Lega Italiota (con sede a Crotone); Dionigi I agì d'intesa coi Lucani, conquistò
Caulonia e Reggio, rafforzò anche l'alleata Locri. Era significativa l'ideologia di unire alla Sicilia la
punta estrema dell'Italia, separandola dal resto della penisola: Reggio fu completamente isolata,
divenendo un enclave entro lo stato siracusano; nel Tirreno iniziò una guerra di rapina e si
stabilirono relazioni e fondazioni nel Mare Adriatico. Scoppiò la guerra generale contro i Greci
d'Italia, la quale si sovrappose alla nuova guerra contro Cartagine, che si impose nuovamente nello
scenario dopo la resa. Dionigi propose un modello di compagine politica capace di superare i limiti
della pólis, ma in grado di inglobare in un'organizzazione unitaria le città sottomesse, secondo una
definita logica di potenza. La storia marciò a favore di modelli alternativi alla pólis e nel senso
della costruzione degli imperi.
Tentativi di egemonia in Grecia e in Occidente
Ciro il Giovane contese il trono ad Artaserse, i Diecimila di Clearco furono sconfitti a Cunassa nel
401, a tale impresa partecipò come mercenario Senofonte; lo Spartano Tibrone ingaggiò i superstiti
e combatté contro la Persia con un esercito variegato. Agesilao e Lisandro compirono un'altra
spedizione e respinsero i Persiani, che volevano un nuovo conflitto in Ellade: Timocrate di Rodi
consegnò denaro a Tebe, Atene, Corinto e Argo ai fini di un'alleanza con la Persia contro Sparta; la
flotta Persiana fu comandata da Conone e Atene riscoprì nuovi interessi geopolitici nell'Egeo. La
Guerra Corinzia scoppiò contro il dilagante espansionismo Spartano e vide l'iniziale supporto
Persiano alla coalizione antispartana; gli Spartani vinsero a Nemea e Coroneae cinsero d'assedio
Corinto; Trasibulo cercò di far rinascere la Lega Ateniese, i Persiani si preoccuparono della
rinnovata potenza marittima Ateniese, ma gli Spartani riuscirono a bloccare di nuovo l'Ellesponto.
La Pace di Antalcida sancì il fallimento della diplomazia Greca e l'ingerenza Persiana; fu sciolta la
Lega Beotica e Argo dovette scindersi da Corinto. Si tratto di una koiné eiréne, imperniata sul
principio dell'autonomia su cui si radicarono gli ultimi anni dell'egemonia Spartana, la quale
occupò l'acropoli di Tebe nel 382, imponendovi un'oligarchia alla quale pose fine PELOPIDA nel
379, con la solidarietà Ateniese. Rinacque la Lega Beotica e nel 377 nacque la II Lega Delio-
Attica: l'accordo tra Atene e Tebe sconvolse l'equilibrio geopolitico; ci furono così rapidi
mutamenti nei rapporti fra le principali póleis greche e anche nelle rispettive posizioni di prestigio.
Nel 378 scoppiò la Guerra Beotica, Sparta tentò di attaccare la Beozia ma venne sconfitta
clamorosamente a Tegira nel 375; Atene si appropriò dell'iniziativa di rinnovare la Pace di
Antalcida; il decreto Attico enunciava: condizioni dell'alleanza; difesa dell'eleuthería e
dell'autonomía; rinnovata potenza Ateniese; reazione contro la violenza Spartana; notevoli garanzie
ai contraenti; invito comune a entrare nella symmachía; fine dei tributi e mantenimenti degli assetti
politici. Tebe si oppose clamorosamente poiché mirava a ottenere la legittimazione dell'ormai
effettiva EGEMONIA TEBANA sul koinón Beota: dopo il 375 si guastarono le relazioni tra Tebe
e le altre póleis. La mancata adesione alla pace comune costò a Tebe l'isolamento militare, tuttavia
si rivelò un'ingannevole debolezza che si esplicò con la travolgente vittoria a Leuttra; essa sancì la
fine dell'imbattibilità Spartana e frenò l'affermazione politica di Atene: le due antiche rivali si
allearono nel 369 in funzione anti-tebana; i Tessali risposero alla chiamata di Tebe. Nel
Peloponneso si diedero nuovi assetti politici: la coalizione Tebana favorì l'indipendenza
messenica; Pelopida si dedicò alla Tessaglia mentre EPAMINONDA al Peloponneso. La
solidarietà contro il pericolo Tebano percorreva tutta la Grecia. Pelopida rinnovò l'alleanza con
Pella, Filippo II fu ostaggio a Tebe mentre Epaminonda favorì il sinecismo che portò alla nascita di
Megalopoli; il riconoscimento del Gran Re non venne accettato dai Greci. Pelopida morì a
Cinoscefale (vittoria Tessale contro Alessandro di Fere), mentre Epaminonda cadde a Mantinea,
nella più grande battaglia tra opliti della storia Greca. Fu rinnovata la pace comune, ma dopo il 362
le koiná assunsero rilievo, poiché le póleis non gestirono più le relazioni internazionali. Ad Atene
cominciò una stagione di prudente politica estera, in cui i ricchi Ateniesi si fecero portavoce di una
politica moderata, ma consapevole della necessità degli approvvigionamenti granari dai mari; il
theorikón divenne la carica finanziaria principale, la Guerra Sociale privò però Atene delle
contribuzioni degli alleati, la II Lega Ateniese finì ingloriosamente e Atene non egemonizzò più gli
ex alleati. L'impero di Dionigi I assunse notevole prestigio internazionale tanto che Siracusa
divenne la massima potenza del Mediterraneo: lo stesso Platone ivi cercò la traduzione operativa di
un modello di trasformazione politica valido per tutto il Mondo Ellenico, l'educazione Platonica
(Dione) condizionò Dionigi II, il quale cercò il mantenimento del precedente status quo ante e
attenuò il dispotismo paterno; i Platonici furono però allontanati perché troppo potenti. Dione
assunse il potere a Siracusa nel 357, ma non riuscì a imporre un'oligarchia illuminata di stampo
platonico; Cartagine, alleandosi con l'usurpatore, dimostrò di essere sempre pronta a fomentare lotte
intestine destabilizzanti la Grecità. Nel 347 Dionigi II ritornò e si convertì in tiranno spietato, ma
perse il potere e venne esiliato a Corinto; l'anarchia in Sicilia e le spinte separatiste favorirono una
nuova invasione Cartaginese; Siracusa perse così la sua egemonia nell'Occidente Greco.
Dalla Macedonia all'impero universale
La Macedonia fu riunita fin dal VII secolo sotto la dinastia degli Argeadi, tuttavia faticarono a farsi
riconoscere come Greci; Alessandro I "filelleno" consentì il passaggio Persiano nel 480, durante la
Guerra del Peloponneso Perdicca II passò disinvoltamente dall'alleanza con Atene a quella con
Sparta, in contrasto con la colonia Ateniese di Anfipoli. Archelao salì al trono nel 413, morì a causa
di una congiura dopo aver innovato la struttura politica e culturale; nel 392 venne eletto come re
Aminta III: nel IV secolo la Macedonia manteneva caratteri di precarietà elettiva e somiglianze al
modello di regalità Omerico, il re era circondato dagli hetairoi. La normale politica si diede contro i
principati Tessali, nel 371 l Macedonia fu invitata al congresso Spartano degli Elleni, e nel 370
divenne re Alessandro II; nel 365 assunse il potere Aminta III, morto prematuramente, al quale
successe come reggente del figlio il fratello Filippo II. La chiave del successo di Filippo fu la
riorganizzazione dell'esercito, la riforma generale dello stato mirò a una centralizzazione del potere;
l'assetto arcaico della Macedonia imponeva ancora il sostegno dell'aristocrazia terriera. Le
conquiste furono razionalizzate con interventi strategici verso Anfipoli e la Tessaglia: la Macedonia
costituiva ormai in evidente pericolo per le póleis, ciò spinse Atene ad abbandonare la prudenza;
Filippo tentò un'invasione della Grecia nel 352, ma si ritirò senza colpo ferire perché i Greci
l'attendevano alle Termopili. Atene si era riaffacciata sulla scena dopo il fallimento della II Lega
Delio-Attica; Filippo mirò alle póleis Calcidiche distruggendo Olinto nel 348 e venendo duramente
accusato da Demostene in tre orazioni, dette Filippiche. L'oratore Eschine ammirò
incondizionatamente Filippo,