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DEFINIZIONI DI STORIA ECONOMICA
Storia economica, ovvero la storia dei fatti e delle vicende economiche a livello individuale,
aziendale o collettivo.
Questa disciplina nasce nella metà del XIX secolo, studia quindi come l’uomo ha tentato di
risolvere i problemi relativi alla produzione, distribuzione e all’uso dei beni.
Lo storico economico è colui che ricostruisce il funzionamento dei sistemi economici del passato
avvalendosi dell’economia politica e dei metodi della statistica economica.
Distinzione tra economia e storia economica:
Quello che distingue le due materie è il fine, poiché la storia economica vuole comprendere i
fenomeni economici del passato, mentre l’economia è rivolta a l futuro e a come si può agire nel
futuro conoscendo il passato.
Diverso è l’uso dei dati, poiché l’economista usa le variabili economiche per costruire i modelli
matematici che funzionano e descrivono le realtà, avendo come orizzonte temporale il breve
periodo. Gli strumenti dello storico economico sono invece le fonti, ovvero qualsiasi documento
che trasmette una testimonianza dei fatti accaduti.
Lo storico ricerca:
• tutte le testimonianze
• la documentazione scritta
• le testimonianze peculiari (come l’affidabilità delle fonti, la capacità informativa di esse e la
loro rilevanza).
Lo storico è colui che analizza fatti accaduti in un dato periodo storico. Gli storici non hanno
conoscenze immediate e personali degli avvenimenti di un tempo ma si attengono ai racconti degli
uomini che li videro compiersi.
L’arte di discernere nei racconti il vero, il falso e il verosimile si chiama critica storica.
In un libro o in una testimonianza scritta, solitamente sono presenti nel note a più di pagina che
forniscono in dettaglio i riferimenti. Citare i propri testimoni o proprie fonti è il primo dovere dello
storico.
Quando due informazioni si contraddicono, la cosa più certa è di supporre che almeno una delle due
sia sbagliata. Questo si può accertare soprattutto quando ci sono più testimoni e si mettono a
paragone distintamente le loro testimonianze.
LA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE – SLIDE 1
La rivoluzione industriale è un processo di carattere economico e sociale che inizia in Inghilterra
nella seconda metà del XVIII secolo e si diffonde in tutta Europa e nord America. Portò ad un’
affermazione del sistema industriale rispetto a quello agricolo ed ebbe come conseguenza un
cambiamento dei modi di lavoro, delle abitudini e dello stile di vita della popolazione.
Il termine “rivoluzione industriale” è stato interpretato in diversi modi:
• Young: lo utilizzò per descrivere il processo di rapida trasformazione in atto nel settore tessile
inglese.
• Engels: lo utilizzò per esaminare le conseguenze sociali del processo di industrializzazione
inglese.
• Marx: lo utilizzò per richiamare la radicale trasformazione nel modo di produrre beni.
• Toynbee: lo utilizzò per analizzare l’esperienza inglese di industrializzazione, ponendo
l’accento sull’importanza delle innovazioni tecniche.
Inizi XX secolo si apre il dibattito tra i sostenitori della frattura e quelli della continuità (credono
che la rivoluzione industriale sia un processo che è maturato nel tempo)
• Nef: crede che il processo di avviamento della rivoluzione industriale (che portò agli inizi
dell’affermazione dell’industria moderna e del cambiamento tecnologico) sia iniziato nel
seicento.
• Clapham: sostiene che la rivoluzione industriale fu un processo graduale (ovvero che anche
dopo il 1830 la rivoluzione industriale non era ancora evidente e sviluppata).
Dal 1945 in poi si tentò di conciliare le discontinuità e continuità delle interpretazioni sulla
rivoluzione industriale.
• Ashton: suggerisce una valutazione positiva della rivoluzione industriale come fase di
trasformazione economica fondamentale. Afferma che i cambiamenti non furono soltanto
industriali, ma anche sociali ed intellettuali. Afferma inoltre che il processo che portò alla
nascita della rivoluzione industriale nacque molto prima del 1760 e raggiunse il suo pieno
sviluppo ben oltre il 1830.
• Rostow: sostiene che lo sviluppo economico è un processo discontinuo (che è avvenuto a tappe)
e che l’industrializzazione è il momento nel quale avviene il distacco tra società agricola e
società industriale.
Dalla fine degli anni settanta gli esponenti della New Economic History smontano l’idea di una
radicale trasformazione dell’economia inglese e sottolineano il carattere parziale della rivoluzione
industriale (appoggiano le definizioni del 1945 in poi).
Attualmente, considerando uno scarso dinamismo dell’economia dell’ epoca e un radicale
cambiamento della struttura economica avvenuto durante il periodo segnato dalla rivoluzione
industriale, si è giunti a giustificare e ad usare il termine “rivoluzione industriale”.
LE PAROLE DELLA DEMOGRAFIA – SLIDE 2
NUZIALITA’ = rapporto fra il numero di matrimoni in un determinato periodo e l’ammontare della
popolazione in quel periodo.
NATALITA’ = rappresenta il numero dei nati, nel corso di un anno, in una determinata
popolazione.
MORTALITA’ = rappresenta il numero dei morti, nel corso di un anno, in una determinata
popolazione. Può essere:
• mortalità ordinaria (quando si verificano eventi calamitosi)
infantile
degli adolescenti
• mortalità straordinaria o catastrofica (determinata da guerre, epidemie, carestie)
INCREMENTO NATURALE DELLA POPOLAZIONE = differenza tra natalità e mortalità.
Inizi IX – metà XIV = fase di espansione demografica dell’Europa occidentale interrotta dalla
peste nera del 1348.
Metà XV – inizi XVII = fase di espansione demografica nell’Europa occidentale interrotta dalla
grande epidemia di peste nel 1630.
1630 – fine XVII = fase di decremento o di stasi demografica.
1300 – 1700 = sostanziale equilibrio dovuto a:
alta mortalità ordinaria
frequente mortalità catastrofica
natalità elevata ma limitata
Il SETTORE PRIMARIO era caratterizzato da una popolazione dedita all’agricoltura.
La scarsa produttività era dovuto a:
• antiquati metodi di coltivazione (problema di ripristinare la fertilità della terra dopo le
coltivazioni a causa di scarsa disponibilità di concime o maggesi ovvero rotazioni biennali e
triennali).
• arretratezza di tecnica ed attrezzi agricoli (inizialmente venivano utilizzati aratri leggeri; dal
IX secolo ci fu la progressiva adozione dell’aratro pesante. Miglioramenti nella tradizione
animale che consentirono un miglior sfruttamento dell’energia degli animali addetti al lavoro
nei campi, come l’utilizzo del collare a spalla).
• regime della proprietà fondiaria
Il SETTORE SECONDARIO per tutto il periodo preindustriale rivestì un’importanza inferiore
rispetto al settore primario ma in esso coesistevano forme diverse di organizzazione della
produzione come:
• l’artigianato: domanda ampia e variegata, migliore approvvigionamento delle materie
prime, presenza di aziende commerciali, maggiori opportunità di reclutamento della
manodopera. Il maestro artigiano è un lavoratore, imprenditore, mercante. I maestri artigiani
sono associati in corporazioni che agivano sulla base di due principi:
1) tutela dell’eguaglianza economica di tutti i membri della corporazione
2) monopolio della produzione e della forza lavoro nelle mani dei membri della
corporazione contro i produttori esterni.
• l’industria a domicilio: variante dell’artigianato, fase di transizione distinta
dall’industrializzazione vera e propria, la sua affermazione è stimolata dall’allargamento del
mercato di collocamento della produzione artigianale (l’artigiano perde la funzione
mercantile rimanendo indipendente e perde la funzione imprenditoriale divenendo
mercante-imprenditore e quindi assumendo il controllo e il coordinamento della
produzione), sistema flessibile nonostante una bassa specializzazione della manodopera, dei
costi di distribuzione e dell’affidabilità dei lavoratori a domicilio.
• l’industria capitalistica: fabbriche annesse a penitenziari, case di ricovero, orfanotrofi,
fabbriche nate per iniziative dello stato o di privati, fabbriche nate allo scopo di soddisfare
particolari esigenze organizzative e tecnologiche. I vantaggi di quest’industria sono le
minori perdite di materie prime, il risparmio di denaro per l’assenza di intermediari, un
migliore coordinamento tra le varie fasi del ciclo di lavorazione.
Il commercio e la politica mercantilistica ha come obiettivo il potenziamento del commercio e
della produzione rivolta al mercato mediante un attivo intervento dello stato attraverso:
• protezionismo doganale
• sostegno alle esportazioni (premi ed esenzioni)
• concessioni di monopoli temporanei a operatori privati
• avviamento di manifatture pubbliche
• investimenti nelle infrastrutture e nei servizi di trasporto
• tutela della marina mercantile nazionale
• impulso e partecipazione alla costituzione di grandi compagnie privilegiate
LA RIVOLUZIONE DEMOGRAFICA DEL XVIII SECOLO – SLIDE 3-4
Dal Settecento l'Europa conobbe una crescita demografica ininterrotta e accelerata che seguì il
lungo periodo di stagnazione seicentesco e comportò una rottura con i precedenti modelli di
sviluppo demografico.
Nel corso del Settecento la tendenza all'aumento della popolazione interessò l'intera Europa, anche
se non fu uniforme dal punto di vista geografico nè ugualmente distribuita nel tempo.
La crescita demografica continuò anche nel corso dell'Ottocento.
Tra il 1700 e il 1820 la popolazione europea passò da 120 a 230 milioni.
Quesito fondamentale: la crescita demografica fu il risultato della riduzione del tasso di mortalità o
dell'aumento del tasso di natalità? Gli storici hanno attribuito l'espansione demografica europea a:
• Flessione del tasso di mortalità come risultato dei progressi della medicina e dell'igiene, come
risultato del miglioramento del tenore di vita, come conseguenza della riduzione delle crisi di
sussistenza in molte aree dell'Europa, come reazione a un periodo di elevata mortalità;
• Aumento del tasso di natalità seguito alla trasformazione del modello matrimoniale europeo,
caratterizzato dalla tendenza a contrarre matrimonio in età relativamente tarda, con l'effetto di
allungare il periodo di