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Per chi vale il contratto nazionale di lavoro

Oggi il contratto di lavoro resta un contratto di diritto privato, non è valido erga omnes ma vale per chi è iscritto alle organizzazioni firmatarie del contratto.

Nel 1959, dato che non c'era una definizione giuridica sufficiente per capire per chi valesse il contratto nazionale di lavoro, il Ministro del Lavoro presentò una proposta di legge che creava un sistema di estensione di validità dei contratti di lavoro, oltre agli aderenti alle organizzazioni firmatarie, che era ricalcato sul sistema francese, in cui un contratto di lavoro firmato da una componente sindacale viene preso in esame da un comitato presso il Ministero, e il Ministro può decidere di estendere la validità del contratto dopo aver avuto il parere delle organizzazioni coinvolte nello stesso. Il sistema francese è quindi basato su una decisione del governo, che poteva decidere se estendere o meno il contratto di lavoro. Questa

La legge fu approvata dal Parlamento ma bocciata dalla Corte costituzionale perché introduceva un sistema non previsto dall'articolo 39.

In caso di controversia di lavoro tra parti in causa non iscritte, il giudice deve emettere un giudizio di proporzionalità e sufficienza.

L'articolo 36 della Costituzione stabilisce che la retribuzione del lavoratore deve essere proporzionata (alla quantità e qualità del lavoro prestato) e sufficiente (a garantire al lavoratore una vita dignitosa). Quindi, il giudice, in assenza di validità del contratto nazionale, deve comunque stabilire se il trattamento del lavoratore è stato proporzionato e sufficiente. Normalmente il giudice fa riferimento agli standard dei trattamenti minimi previsti dal contratto nazionale di lavoro. Il contratto nazionale di lavoro finisce per essere valido per tutti in virtù del criterio stabilito dall'articolo 36.

Negli ultimi anni si è verificato il fenomeno dei

contratti pirata, contratti firmati da organizzazioni sindacali piccole, create attraverso l'iniziativa degli imprenditori poco attenti alle esigenze degli imprenditori. Questo contratto è valido per coloro che sono iscritti alle organizzazioni che lo hanno firmato. Non c'è una legge che impone la validità del contratto firmato dalle grandi organizzazioni sindacali. Sono delle sorta di scamotage per evitare l'applicazione del contratto nazionale di lavoro. Due diverse visioni dello sviluppo: CGIL e CISL La UIL non è mai stata in grado di elaborare una propria strategia sindacale definita, ma si è avvicinata alla strategia della CISL. Negli anni '50 le differenze tra CGIL e CISL erano legate a due diverse visioni dello sviluppo economico: - La CGIL affermava che bisognava puntare al massimo impiego del fattore produttivo di cui l'Italia era ricca: il lavoro. La sua strategia era incentrata sulla lotta alla disoccupazione (se elevata).

indebolisce la forza contrattuale dei lavoratori) e sul centralismo contrattuale (doveva contare il contratto nazionale di lavoro, non doveva crearsi una contrattazione aziendale che avrebbe potuto isolare nuclei di operai privilegiati distaccandoli dal resto del proletariato). Vi era volontà di egualitarismo, la CGIL voleva essere un sindacato della classe, voleva tutelare gli interessi della classe operaia.

Nel 1959 la CGIL presenta un piano del lavoro, un piano di rilancio dell'economia italiana. A livello delle singole imprese, si lottava contro l'eccessivo peso dei premi di produzione all'interno delle aziende, che erano legati all'aumento del rendimento dei lavoratori. Si lottava anche contro il lavoro straordinario. Se l'impresa avesse avuto bisogno di più manodopera avrebbe dovuto assumere lavoratori disoccupati;

La CISL pensa che lo sviluppo economico debba puntare alla crescita della produttività. L'idea era di attuare

contrattazione aziendale e ottenere degli aumenti salariali aziendali legati all'incremento della produttività azienda per azienda. Questa situazione avrebbe creato delle realtà aziendali dinamiche, con alta produttività e alti salari. Queste isole di dinamismo economico avrebbero potuto costituire un traino che poco alla volta avrebbe potuto estendere l'efficienza economica in tutto il paese.

La sconfitta della CGIL alle elezioni di commissione interna alla metà degli anni 50

La strategia messa in campo della CGIL la porta a perdere consenso dai lavoratori. Il consenso si misurava attraverso le elezioni delle commissioni interne (abolite dal Patto di Palazzo Bidoni del 1925, che furono ricreate dopo la fine della guerra). Alla metà degli anni 50 la CGIL perde voti in molte imprese del nord del paese. CISL e UIL messe insieme hanno la maggioranza. Questa perdita di consenso può essere dovuta al fatto che la CGIL insiste per il centralismo.

proposta, però, non viene accolta positivamente dalla base sindacale, che vede in essa una forma di sottomissione ai datori di lavoro e una perdita di diritti conquistati con fatica nel corso degli anni. La UIL, invece, si propone come mediatrice tra le posizioni della CGIL e della CISL. Propone un compromesso che prevede una riduzione degli straordinari e dei premi di produzione, ma anche un aumento della paga base oraria. In questo modo si cerca di conciliare le esigenze di solidarietà verso i disoccupati con la necessità dei lavoratori di guadagnare di più. In conclusione, la situazione sindacale in Italia negli anni '60 era caratterizzata da forti tensioni e divisioni tra i diversi sindacati. La CGIL, la CISL e la UIL avevano posizioni diverse e spesso contrastanti, ma tutte cercavano di tutelare gli interessi dei lavoratori. La lotta per i diritti e per migliori condizioni di lavoro era al centro del dibattito sindacale di quegli anni.strategia non viene accolta dagli industriali italiani, che vogliono tornare ad una gestione diretta dei rapporti con i lavoratori, senza mediazione sindacale. La CISL spinge il governo democristiano (DC) a staccare le imprese di Stato (IRI che controllava la siderurgia, ENI per le forniture degli idrocarburi) dalla Confindustria, allo scopo di sperimentare con le imprese di Stato il suo modello di relazioni industriali (Intersind, la Confindustria delle imprese IRI, e ASAP, piccola Confindustria delle imprese ENI). Sconfitta la strategia della produttività introdotta dalla CISL, c'è un avvicinamento delle posizioni della CGIL con CISL e UIL. Mentre si può dire che negli anni 50 la guerra fredda sindacale avesse contribuito a causare questo scontro all'interno delle organizzazioni sindacali, a partire dagli anni 60 questo scontro inizia a svanire e c'è una nuova fase di unità di azione tra le tre confederazioni sindacali. Questa situazione hadelle difficoltà: quando i sindacati principali sono tutti uniti e tutti firmano un contratto di lavoro, il problema non si pone, l'azienda applica il contratto a tutti i lavoratori. Ma se tra organizzazioni sindacali dei lavoratori c'è una differenza di strategia e il contratto di lavoro viene firmato solo da alcuni sindacati, allora può esserci un problema giuridico. Un contratto nazionale prevede trattamenti per i lavoratori non troppo elevati, perché si applica anche ad aziende non troppo grandi. Però il contratto nazionale, essendo che viene firmato stabilendo dei minimi di trattamento di categoria per quanto riguarda gli stipendi (che vengono aumentati se ci sono dei cambiamenti), fa salve le situazioni retributive di miglior favore che possono esistere nelle imprese più grandi, non c'è un appiattamento verso il basso. Allora il rinnovo di contratto per le aziende più grandi che significa? Mettiamo che

c'è un aumento del 5%: questo si applica sia alle aziende più piccole, che a quelle più grandi (che hanno già salari più alti rispetto alle aziende più piccole, quindi c'è un aumento per entrambe). Questo aumento varia in base alla situazione economica, al costo della vita e ai rapporti di forza contrattuale tra lavoratori e imprese.

Fino alla fine degli anni 50 non esistevano contratti aziendali ma solo quelli nazionali. Dagli anni 60 vengono introdotti anche quelli aziendali, che tutt'ora esistono, e vengono usati per lo più nelle aziende più grosse, dove c'è un sindacato con molti iscritti.

Negli anni 60 dopo la debolezza sindacale degli anni 50 riprendono le agitazioni in una situazione di piena occupazione nonostante i grandi flussi migratori da sud a nord. Finisce il periodo di questa sorta di guerra fredda tra sindacati, la situazione cambia e i sindacati di categoria industriale, CISL soprattutto,

assume una posizione più radicale e si avvicina alla CGIL, che a sua volta abbandona l'idea dell'egualitarismo, del centralismo contrattuale e accetta l'idea della contrattazione aziendale della CISL. Siamo in pieno miracolo economico (1957-1962), con la massima crescita del PIL, e con al nord una piena occupazione.

Nel corso dei rinnovi contrattuali del 1962, i fatti di Piazza Statuto a Torino mostrano il disagio sociale: avvengono degli scontri che durano 2/3 giorni, tra giovani lavoratori e forze di polizia che protestavano contro la UIL che aveva accettato un accordo separato, troppo moderato secondo i protestanti. La causa degli scontri è un disagio sociale: c'era un flusso di immigrati esagerato a cui non si poteva offrire una condizione di vita adeguata, nonostante il miracolo economico (a Torino aumenta la popolazione di quasi il 50% in 10 anni). È una specie di pentola a pressione con troppa pressione, che esploderà nell'autunno.

caldo del 1969. Con l'avvicinamento tra CGIL e CISL (e poi anche con UIL), si ottiene nel contratto nazionale metalmeccanici del 1963 la contrattazione aziendale relativa ai premi di produzione, in base alla produttività. La CGIL cambia linea, accetta il principio della contrattazione aziendale, cosa che la CISL aveva sempre voluto e nelle richieste per il rinnovo del contratto dei metalmeccanici viene ottenuto che ci sia una contrattazione anche aziendale oltre al contratto nazionale.

C'è un periodo che interrompe il miracolo economico: una breve congiuntura negativa nel 1964-65 che ha a che fare con la politica economica. C'è una ripresa economica nel 66, con flussi migratori e agitazioni nel 1968, con proteste studentesche e collettivi operi/studenti. La scuola negli anni 60 diventa una scuola di massa, attraverso una riforma che introdusse nel 1962 la scuola media unica, quella che abbiamo frequentato. Nel 1969 vengono liberalizzati gli accessi.

all'università (perché prima potevi iscriverti a certi corsi solo se la scelta della
Dettagli
A.A. 2021-2022
57 pagine
SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/12 Storia economica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher khadija.chniny di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia dell'impresa e del lavoro e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Musso Stefano.