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FOSSE DI FUSIONE – BOTTEGHE DEI BRONZISTI
Le botteghe dei bronzisti erano costruite con mattoni crudi, muri in cannucciata,
legno, ecc. Le uniche testimonianze archeologiche pervenute sono state delle fosse di
fusione, scavate nel terreno per posizionare le forme. In queste fosse avveniva:
la cottura della forma
la liquefazione della cera
la colata del metallo
Es. fossa di fusione, rivenuta nell’Agorà di Atene, di una statua di kouros →fossa
lunga 1,70 m e larga 0,60 m con il fondo scavato a due differenti livelli: nella parte
settentrionale c’è un piano pavimentale coperto da un sottile strato di ceneri e carboni
(al di sopra di questi sono stati ritrovati resti di frammenti di un imbuto di colata, di
canali di sfiato e di porzioni della camicia di fusione di una statua di kouros), mentre
a sud venne scavato un buco più profondo con pareti tagliate oblique e che si
restringeva verso il fondo.
N.B. Inerenti alle officine restituite dagli scavi dell’agorà → piccole aree di forgia e
fosse di fusione collocate in spazi aperti e usate in brevi periodi (a seconda dell’opera
da realizzare).
In età ellenistica - nel mondo greco - le fosse di fusione erano più complesse! Con
pareti di mattoni crudi e scala di accesso alla camera di combustione separata da
tramezzi di mattoni. Es. fossa ricostruita da Edilberto Formigli a Murlo (Siena) sulla
base di una fonderia scavata a Rodi: costituita da due fosse parallele (la meglio
conservata era lunga 11 m con camera di combustione di forma ovale)
Secondo alcune ricerche sull’attività di fonderia sono emerse tali testimonianze:
- la lavorazione del bronzo è attestata dal I al III sec. d.C.
- (all’interno di ateliers, dediti alla produzione del bronzo) la presenza di lingotti di
rame indicava che i bronzisti alligavano i metalli sul posto stesso e che avevano già
subito il processo di riduzione in prossimità delle miniere di estrazione. Inoltre la
presenza di lamine tirate a martello unite a matrici per la fusione evidenziava la
polifunzionalità delle officine (ovvero la compresenza di artigiani specializzati in
varie fasi di lavoro).
Efesto e i suoi compagni
Il dio dei metallurghi era considerato Efesto, uomo muscoloso e forte. Egli viveva in
una casa di bronzo e creava oggetti meravigliosi, come per es. i tripodi- automi su
ruote d’oro. Verso la fine del VI e la metà del V sec. a. C. i metallurghi che,
presentano la stessa corporatura di Efesto, compaiono SULLA CERAMICA
ATTICA intenti nel loro lavoro. Alcuni sono raffigurati nudi, mentre altri portano la
veste allacciata intorno ai fianchi e il tipico berretto conico, di pelle o di feltro → es.
Coppa della fonderia ( lato A ) – Berlino ; Coppa attica con artigiano metallurgo –
Berlino.
N.B. Inoltre molti recavano anche corone sul capo → ciò ha fatto supporre che la
realizzazione di vasi con scene metallurgiche venisse prodotta in occasione di feste e
di gare tra gli artigiani.
COPPA DELLA FONDERIA
Coppa attica a figure rosse rivenuta a Vulci e datata 490/480 a. C.; presenta sul tondo
interno la consegna delle armi di Achille a Teti da parte di Efesto e sui due lati esterni
(A e B) scene di lavoro in un’officina del bronzo.
Lato A → (da sinistra a destra) la fusione del bronzo in un forno verticale e la
ricomposizione di una statua di atleta.
Si suppone che l’intenzione del pittore era quella di svolgere scene all’interno di
un’officina; ad attestare ciò, la presenza di attrezzi e pinakes (tavolette a rilievo
dipinte) appesi alle pareti.
Particolare oggetto di studi → una mano e un piede appesi alla parete →
probabilmente erano modelli da cui trarre i negativi impiegati per la tecnica della
fusione a cera persa con il metodo indiretto (quindi già in uso all’inizio del V sec.
a.C.) oppure si trattava di due unità di misura a cui si faceva riferimento. Inoltre,
fonte di studi fu anche il forno verticale cilindrico, azionato sul retro da un
inserviente mediante un mantice, mentre sul davanti l’artigiano barbato, con il capo
coperto da un tipico berretto e seduto su uno sgabello, è intento nel girare i carboni
accesi.
N.B. Questo tipo di forno è riprodotto anche su altri vasi coevi → cfr. Coppa attica
con artigiano metallurgo.
Uno dei problemi inerenti a tale forno è dato dal vaso sferico con coperchio ad anelli,
posto sulla sommità di quest’ultimo. Si è supposto che servisse come dispositivo di
allarme per indicare che il bronzo si era fuso.
Lato B → rifinitura di una colossale statua promachos, innalzata al centro
dell’apposita impalcatura e ottenuta asportando la pelle di fusione con raschiatoi a
forma di strigile.
Particolare interesse suscitò l’identità dei due personaggi barbati, posti ai lati del
guerriero: si distinguevano per le dimensioni maggiori rispetto agli altri, per il tipo di
abbigliamento (mantello drappeggiato, calzari chiusi, bastone) e per l’atteggiamento
in quanto non svolgevano nessuna mansione, eccetto quella di osservare le fasi di
lavoro → si ipotizza fossero il committente e il proprietario dell’officina oppure i due
committenti. Inoltre accanto a questi ultimi, sul fondo della parete, si nota il servizio
da palestra.
In conclusione, tale coppa ci offre una ricostruzione della vita in officina, rispettando
le gerarchie e i ruoli: i giovani apprendisti, nudi; gli artigiani esperti, barbati e
sommariamente vestiti; i cittadini ben vestiti e visti come personaggi influenti, liberi
di frequentare la palestra e di non sporcarsi le mani con il lavoro di fonderia.
IL VASELLAME DI BRONZO
Nel mondo greco e romano il vasellame di bronzo era legato ai santuari e alle
necropoli, all’interno dei quali veniva riposto in quanto considerato “oggetto di
pregio” → SACRO. Infatti veniva usato per deporre le ceneri degli eroi defunti, un
rituale riservato solo per pochi. I cosiddetti euboici (provenienti dall’isola
calderoni
di Eubea) erano destinati inizialmente alla cottura delle carni, cibo aristocratico per
eccellenza per poi perpetuare nell’oltretomba il rango sociale del defunto.
N.B. Non era frequente il ritrovamento di vasi metallici all’interno degli abitati in
quanto il metallo veniva rifuso per poi essere reimpiegato.
I vasi di bronzo avevano la prerogativa di essere esportati al di fuori dei paesi di
origine, inoltre la loro lunga vita complicava la definizione di una datazione precisa
dei vari tipi.
Questi recipienti erano eseguiti dal in lamina tirata a martello, e come per
calderaro
gli sphyrelata,
il punto di partenza era sempre un disco o un panetto di bronzo colato a getto il cui
spessore veniva ridotto mediante un maglio o un martello, alternando fasi di
lavorazione a freddo e a caldo, fino ad ottenere una lamina di pochi millimetri di
spessore.
Da questa lamina, partendo dal fondo veniva rialzato il recipiente con diversi tiraggi
della lamina, con martelli di legno o con percussori di metallo a punta stondata ( per
non indurire troppo la lamina e non graffiarla), con l’aiuto di forme-guida e varie
incudini.
Raggiunta la forma desiderata, il recipiente veniva ripulito con abrasivi o raschietti,
lucidato e asciugato e infine battuto (di nuovo) con martello di legno e in senso
elicoidale, per indurire il metallo e levigare le sue porosità.
Poi applicate le anse realizzate a getto con il metodo della cera persa.
A partire dal VI sec. a.C. ci fu un nuovo procedimento di lavorazione: che aveva
come punto di partenza non più una lamina ma un abbozzo colato a getto (metodo
cera persa) che aveva già la forma dell’oggetto finito. Questa tecnica portò a un
grande sviluppo nel fabbricare forme chiuse come anfore hydriai e oinochoai, o di
vasi di grandi dimensioni. Es. il più grande vaso di bronzo mai rinvenuto, si trova a
Vix, Borgogna (Francia) alto 1.64 e del peso di 208 kg: è stato attribuito ad
un’officina della Magna Grecia (530 ca a.C.).
- Il vaso è stato sagomato partendo da un modello realizzato di getto
- è stata raschiata e lisciata la superficie dell’abbozzo per eliminare le rugosità della
fusione (martello – cicli battitura freddo/caldo)
- è stato tirato all’infuori il labbro orizzontale, poi sagomato il collo cilindrico e
modellato la spalla e la vasca convessa del recipiente su incudini e su di un letto di
pece e sabbia.
- finita la sagomatura, è stato aggiunto il piede, le anse e gli elementi decorativi
realizzati a getto mediante saldatura → unione di due pezzi con un
brasatura dolce:
sottile strato di metallo costituito dalla lega Sn + Pb, che fonde ad una temperatura
più bassa rispetto al bronzo (200°-300° C).
N.B. Mentre la avviene a temperature più elevate (650° C ca)
brasatura forte
In età romana la superficie interna dei recipienti da fuoco veniva stagnata, in modo da
proteggerla dagli attacchi dell’ossidazione → in particolare dal velenoso verderame.
Tale invenzione, secondo Plinio il Vecchio, era da attribuire ai Galli. Essa si eseguiva
dopo la pulitura della superficie interna, facendo liquefare lo stagno nel recipiente
riscaldato.
BOTTEGA DEL VASAIO GRECO
La funzione della ceramica è quella di fossile guida nelle datazioni, e fonte diretta per
la ricostruzione dei sistemi produttivi e dei modi di vivere. I vasi stessi conservano
tracce del lavoro manuale del vasaio e del pittore (per es. ceramiche decorate).
Preziose sono le immagini di officine, botteghe di artigiani al lavoro dipinte per lo più
sulle ceramiche Attiche tra il VI e V sec. a.C.
Le argille sono rocce sedimentarie (ovvero derivano da trasformazioni di sedimenti,
ovvero di frammenti, accumulati con il passare del tempo (milioni di anni) che per
peso si compattano e cementano, formando vere e proprie rocce. I materiali
costitutivi sono di trasporto (es. l’azione del vento erodendo porta con se materiali
frammenti che si depositano e sia per forza di gravita’ che per litificazione (processo
di costipamento e cementazione) portano alla formazione di rocce). Il processo non
avviene a velocità costante e per questo hanno uno spessore variabile. Esse cambiano
in funzione dei clasti che le compongono e si distinguono per il loro processo di
formazione:
Primarie: argille caoliniche di colore bianco, formatesi in seguito
all’alterazione della roccia madre rimanendo nello stesso luogo di formazione;
Secondarie: argille di trasporto e di sedimentazione ad opera di correnti
d’acqua e del vento. All’interno vengono inglobate impurità : sabbie tra le
quali quarzi, feldspati, calcare, ossidi di ferro e sostanze organiche derivate
dalla putrefazione di organismi. Queste impurità conducono a diversi effet