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LA SCUOLA TAOISTA - LAOZI 老老 e ZHUANGZI 老老
I libri fondamentali della scuola taoista dono il Daodejing e il Zhuangzi.
Dàodejing (Via, Virtù, Classico). Alcuni traduttori lo chiamano "Il classico della Via e della Virtù" in realtà
più che virtù è una "potenza" quindi da qui deriva anche la traduzione"the way and its power".
Il Zhuangzi è datato 4 sec. a.C. ; il Laozi invece deve tener conto di due versione che ante-datano in
maniera significativa il testo base al 3 sec. d. C; ritrovamenti archeologici di Mawangdui (inchiostro su seta)
lo ante-datano alle seconda metà del II sec. a.C. mentre la seconda versione rinvenuta a Guodian (inchiostro
su listarelle di bambù) porta indietro la datazione fino al 350-300 a.C. che vuol dire 4 sec. a.C. epoca in cui è
vissuto Laozi.
Concetti principali: Dao (la Via)
De (la potenza/unità),
Wuwei (la non-azione)
Spesso il concetto di “non azione” è correlato al concetto di “zìran” zi (se stessi) e ran (spontaneità).
Capitolo 25: “L’uomo si regola sulla Terra, la Terra si regola sul Cielo, il Cielo si regola sul Dao, il Dao si
regola sul suo essere così di per sé”.
Il Dao non ha nulla di esterno su cui regolarsi ma si regola su di sé.
1° capitolo del daodejing:
, . Il dao di cui si può parlare (che può essere tale), non è il dao eterno.
, . Il nome che può essere nominato, non è il nome eterno.
Qui si dice qualcosa di fondamentale. La sfera di cui parla Confucio si limita solo alla sfera umana, non si
occupa di andare a verificare qual è l'origine dell'umanità. Ci si limita a dire che la terra viene dal cielo e dalla
terra ma non ci dice che c'è un'origine.
Con il taoismo succede che come noi prendiamo in considerazione questa sfera e lo definiamo con un
perimetro, al di là del quale resta qualcosa, il taoismo non nega la realtà dell'individuo e della società ma
dice che ci stiamo dimenticando di tutto il resto che c'è al di fuori della sfera.
Per i taoisti quello che abbiamo definito come UNO, la trave maestra “taiji” per loro è già una
determinazione, ha il limite di essere qualcosa di determinato. Ciò che contiene sia l'unità che la molteplicità
che non è determinabile è appunto il concetto di dao che è quindi lo 0. Il Dao non è né l'origine né la
molteplicità delle cose, se invece volessimo trovare un concetto simile al concetto di Dao è quello di infinito;
anche in italiano il termine "infinito" è un termine negativo, perché è ciò che non è finito; la distinzione che si
fa tra l'ambito metafisico (taoista) e l'ambito cosmologico (limitato nel confucianesimo). L'ambito metafisico
contiene tutte le possibilità. Il concetto di Dao è quindi un concetto difficilmente nominabile ed è per questo
che si dice che il dao di cui si può parlare non è il dao eterno perché è un concetto troppo grande.
La stessa cosa di dice con il NOME.
A questo punto il testo ci fa capire che se il dao non è concepibile dagli esseri umani, però è possibile
concepirne due aspetti, immaginarlo in due modi. E dice: senza nome se lo si considera come qualcosa di
innominabile è l'origine del cielo e della terra; se invece lo si considera con un nome a questo punto lo si può
considerare come la madre delle 10 000 cose. (3 e 4 riga). (5-6 riga si chiarisce) e dice che di fronte a una
realtà infinita me la posso immaginare come "l'estremo della sottigliezza", come origine; se invece lo
considero come esistenza ne contemplerò i suoi confini. Qual è il rapporto tra "origine" e "sottile"? È come
qualcosa che è totalmente non manifestata, non si vede, qualcosa di completamente concentrato in un
punto. Se invece lo considero come esistenza lo considero come i confini che si allargano continuamente, di
qui il concetto di madre che produce continuamente nuovi esseri.
Ora il testo dice: attenzione, questi due aspetti sono in effetti la stessa cosa ma quando si manifestano sono
chiamati in maniera diversa e considerati come un'unica realtà li chiamiamo shuan (mistero). Sembra
contraddirsi perché fino ad adesso si è detto che non può essere nominato mentre ora lo chiamo mistero?
Così l'ultima frase chiarisce tutto dicendo che : se lo si considera mistero, una delle tante cose che
consideriamo misteriose, ecco diventa sempre più misterioso.
Solo la e la sono arrivate ai giorni nostri.
è anche chiamato (5 mila caratteri)
Gli 81 capitoli del daodejing sono molto brevi. 81 (sezioni). Il simbolismo del numero 81; è un numero
dispari (yang) è il risultato di 9x9 e il 9 è il numero yang per eccellenza. Mostra quindi un iper potenza della
cifra yang, dispari, 81. Il 9 è preso come esempio fondamentale dello yang è il 6 è preso come esempio
fondamentale dello yin.
Laozi prima ci da una definizione di dao dicendo che non possiamo concepirlo, poi però dice che
concentrandoci potremmo percepire due aspetti: uno è wu la non esistenza o il sottile miao ; nello stesso
tempo se faccio uno sforzo posso vedere che nel mondo tutto si riproduce, tutto va avanti, e a questo punto
concepisco il tao come you come eterna esistenza come jiao come confini. Il dao visto come eterna
estensione è visto come madre.
Quindi anche se nella prima frase laozi ha chiarito che il dao non si può concepire direttamente, poi chiarisce
che si possono percepire due aspetti.
A questo punto Laozi si preoccupa in quanto dice: del dao non si può dire nulla, ora però ho parlato di
esistenza e non esistenza, di sottile e esteso, e allora immediatamente corre ai ripari e dice: "questi due
aspetti in effetti sono due aspetti di un’ unica realtà e questa unica realtà la si può chiamare xuan ; a questo
punto però si rende conto che ha abbandonato si i due aspetti però ha dato un nome al dao quando aveva
detto che non poteva essere nominato; allora dice: se si considerano tutti i misteri in grado di concepire non
si troverà il dao, ma è qualcosa di ancora più misterioso.
Per quanto riguarda il concetto di dao, o di via, un altro capitolo che ci interessa, che è molto chiaro, per
evitare di considerare il dao in maniera errata è il capitolo 42:
l'infinito genera l'unità
Distinguere bene ciò che è l'unità che è l'origine della molteplicità, dall'infinito. L'unità non può essere
considerata infinito in quanto è già un numero.
Questa prima frase è essenziale per non confondere i due concetti. L'infinito non dovremmo immaginarlo
come un contenitore, perché niente rimane fuori, l'infinito è la possibilità totale.
C'è il dao che ha la possibilità di determinarsi come unità
Quando c'è l'1 abbiamo la possibilità di determinare il 2
Quando si ha il 2 si ha la possibilità di determinare il 3
Quando si ha il 3 si possono creare le 10 000 cose
子
Le 10 000 cose abbracciano lo yang e portano sulle spalle lo yin. La parte in ombra è lo yin e la parte in luce
è lo yang. Siccome alla nascita per i taoisti c'è un' armonia dello yin e dello yang a un certo punto Laozi si
sente in dovere di aggiungere questa frase.
Chong =vuoto. Questo soffio vuoto tiene lo yin e lo yang insieme. È un aspetto invisibile. Affinché questi due
aspetti diventino armoniosi, è data dal fatto che contiene oltre all'aspetto duale, un aspetto unitario che
viene simboleggiato come un soffio vuoto (un punto o un asse che non viene presa in considerazione quasi
invisibile)
Il capitolo 1 definisce cosa il dao non è
Il capitolo 42 definisce che il dao non è l'infinito e poi ci indica che lo yin e lo yang non potrebbero sussistere
in maniera armonica se non esistesse al loro centro qualcosa di unitario.
Il capitolo 6 invece si parla di un qualcosa che viene chiamato gushen lo spirito della valle, che non muore
e lo chiamiamo la femmina oscura, la porta della femmina oscura è ciò che chiamiamo origine del cielo e
della terra, è sottile come i fili di una ragnatela ma ciò nonostante è qualcosa di ben definito. Usandolo
questo spirito della valle, non si esaurisce mai.
Se noi guardassimo il commentario più importane (III sec.) vediamo che spirito della valle viene interpretato
in maniera molto strana; gushen dice che è "ciò che non è valle all'interno della valle".
Se prendiamo una valle c'è una parte in luce yang e una parte in ombra yin, ciò che non è valle può essere il
punto della valle dove origina, oppure il vuoto tra le due. Se lo yin e lo yang costituiscono i due versanti della
montagna, se non ci fosse il vuoto in centro non ci sarebbe la valle. In qualche modo la valle esiste grazie al
fatto che lo yin e lo yang risultano distinti dall'elemento centrale vuoto.
Come nel caso della valle che non ci sarebbe valle se non ci fosse vuoto, in un altro capitolo del Laozi si
parla di un vaso e si dice: "l'aspetto del vaso sta nella sua esistenza"; "la non esistenza permette al vaso di
essere utilizzato" se nel vaso non ci fosse il vuoto dentro, il vaso non potrebbe essere utilizzato.
Un altro esempio è quello della casa, io posso avere una bellissima casa, ma se non esiste il vuoto costituito
da porte e finestre la casa non potrà essere utilizzata in quanto tale. Quando si dice nel daoismo
l'importanza del vuoto, non è assolutamente una cosa astratta, ma si parla di qualcosa di molto concreto.
Il secondo classico del taoismo è il ZHUANGZI che è costituito da capitoli piu lunghi e aneddoti e anche con
passaggi dottrinali.
Lo scopo dei taoisti era quello di ritrovare il cammino inverso del cap 42 del Laozi, ovvero tornare dalla
molteplicità all'unità delle cose. E non ci si chiede come sia possibile fare ciò.
Il capitolo 12 del zhuangzi invece ce lo dice, anche se in maniera un po' complessa.
Dice: nel supremo inizio vi era il non essere, non vi era esistenza, non vi era nome. È il luogo da cui sorge
l'unità, vi è l'unità ma non vi è ancora la forma. Le cose condividono l'unità per nascere (qui si da una prima<