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PARMENIDE

Parmenide era un aristocratico ed era di Elea (Campania). Egli, essendo un aristocratico, facendo parte di una classe d'Italia, essendo d'accordo con Eraclito, sosteneva che la filosofia apparteneva solo ai pochi.

L'ESSERE. Parmenide si distacca da Eraclito. Parmenide non parla di trasformazione, ma tutto è fermo e immobile e quindi se è immobile non si può trasformare. Egli parla di essere e dirà: "l'Essere è e non può non essere, l'essere non è e non può essere". Qui stiamo nella dottrina dell'essere di Parmenide.

L'essere: l'articolo: a tempo di Parmenide, non si parlava come nella grammatica italiana di oggi. Nella grammatica italiana noi mettiamo o non mettiamo l'articolo. Nel momento in cui mettiamo l'articolo diventa una cosa e nel momento in cui non lo mettiamo diventa un'altra. L'essere è riferito all'Universo, come dice.

Parmenide. È: noi mettiamo un verbo, l'ausiliare essere. A tempo di Parmenide, non c'era differenza tra essere, infinito del verbo, ed essere non verbo ma sostantivo. Per il verbo è, Parmenide intendeva l'esistenza. Il participio presente del verbo essere è essente, quindi ente, che tradotto dal latino in italiano significa essere, tradotto in greco è ontos, che tradotto in italiano è essere. Quindi ontologia (Ontos = essere; logos = parola/discorso) è il discorso sull'essere. "L'Essere è e non può non essere, l'essere non è e non può essere". Dice Parmenide: l'essere esiste e non può non esistere, l'essere se non esiste, non può esistere. Quindi l'essere se in questo momento esiste, non può non esistere, perché se non esistesse, come fa ad esistere. E quindi ci sarebbe il nulla (nihil).

CARATTERISTICHE DELL'ESSERE. Parmenide

introduce le caratteristiche dell'essere, perché se l'essere esiste deve avere anche delle caratteristiche o accidenti: - ingenerato, ossia non si genera, non si crea; - imperituro, ossia non perisce, solo chi nasce perisce e quindi l'essere non nasce né muore; - uno, qui si pone contro Pitagora, perché Pitagora parla della molteplicità dei numeri; - eterno, quindi è sempre esistito, non c'è né un ieri né un domani, ma è presente, quindi annulla il passato e il futuro; - immobile, qui si pone contro Eraclito, che dice tutto si trasforma e quindi tutto in movimento, per Parmenide tutto l'essere è fermo; - finito, per i Greci il finito era simbolo della perfezione e quindi definito con un cerchio, quindi l'essere è perfetto. Differenza tra l'essere finito di Parmenide e l'essere infinito del Cristianesimo. Per Parmenide l'essere finito è la perfezione edessendo la perfezione viene simboleggiato con il cerchio, perché nel cerchio tutti i raggi sono uguali ed equidistanti dalla circonferenza; l'illimitato è l'imperfezione. Nel Cristianesimo è l'inverso. PRINCIPI LOGICI. Dopo le caratteristiche dell'Essere, Parmenide ci parla dei principi logici:
  • il principio di identità, ossia ogni cosa rimane se stessa e la sua identità resta invariabile nel tempo;
  • il principio di non contraddizione, che afferma che l'essere è e non può essere, ossia l'essere esiste e non può non esistere;
  • il principio del terzo escluso, ossia o che si afferma una cosa o se ne afferma un'altra, la terza proposizione di mezzo non può esserci.
Nei principi logici va la spiegazione del verbo essere. Siccome non esisteva la differenza tra verbo e sostantivo, Parmenide diceva che noi possiamo solo dire "Socrate è" e non possiamo dire "Socrate non è".non è “, perché tenendo conto che “è” significa esistere per Parmenide, egli non ammetteva la non esistenza; per cui quando diciamo Socrate non è, per Parmenide è errato perché conduce alla non esistenza. Invece nella grammatica italiana la negazione non annulla l’esistenza di Socrate, ma semplicemente spiega che Socrate esiste, ma non ha quelle specifiche qualità.

TEORIA DELLA CONOSCENZA E DELLA VERITÀ. Anche Parmenide introduce la teoria della conoscenza e della verità, conosciuta dai filosofi e quindi è d’accordo con Eraclito. Qui troviamo la mitologia. Egli dice di fare un viaggio, si trova su un carro trainato da due cavalli (simbolo dell’intelligenza e della conoscenza) e guidato dalle dee, figlie delle muse e abitanti delle casi della notte. Esse abbandonano le case della notte per guidare Parmenide verso la verità. Arrivano difronte alla porte del sole: i critici affermanoche la porta del Sole di cui parla Parmenide erano le porte della città di Elea, perché essa è divisa in due parti: la città alta, quella del porto e della gente comune, e la città bassa, quella del tempio e della contemplazione. Arrivati difronte a questa porta del Sole, c'è una dea, alla quale le figlie delle muse chiedono di entrare e di fare entrare Parmenide. Parmenide non è passivo in questo viaggio, ma è attivo, perché è alla ricerca della verità. Questa dea, che gli ha permesso di entrare, è la dea della giustizia (Dike). All'interno abbiamo un'altra divinità, sempre della giustizia, che mostrerà l'Universo a Parmenide. In questo Universo ci sono due strade: quella della verità e quella della doxa, l'opinione, che è mutevole e può cadere in errore. La giustizia indica a Parmenide tutti e due i sentieri, perché egli deve conoscere tutto.

Perché nel momento in cui torna nel mondo, deve conoscere la verità in mezzo alla doxa. A questo punto c'è una terza via di Parmenide: terza via parmenidea, cioè riguarda l'opinione che è divisa in due parti: la fallace, quella che contiene in sé il non essere, la non esistenza e quindi si oppone al principio di non contraddizione; e la probabile e plausibile, quella credibile, dove elimina il non essere, però contiene in sé il dualismo. L'opinione è quindi data dalla doxa, che viene dai sensi che guardano le apparenze del mondo.

ZENONE

Zenone è il discepolo di Parmenide, ma è anche il suo amante: quest'unione in quel periodo non era di scandalo. Zenone afferma quindi la stessa idea di Parmenide per quanto riguarda l'essere: infatti dice che l'essere è uno, l'essere è eterno ed è immutabile. Per quanto riguarda Zenone dobbiamo tener presente alcuni.

paradossi per il tempo, perché dice che il movimento di cui parlava Eraclito non esiste. Per Zenone, essendo dell'idea di Parmenide, tutto è immobile. Con Zenone abbiamo i paradossi per dimostrare che il tempo è qualcosa che non esiste e per essere contraddetto ci sarà poi Aristotele. PARADOSSO DI ACHILLE E LA TARTARUGA. Achille deve fare un percorso, una gara correndo con la tartaruga. Achille essendo quello con il piede veloce dà un lasso di tempo di vantaggio alla tartaruga lenta. Secondo il paradosso di Zenone, Achille non giungerà mai la tartaruga e quindi non vincerà mai questa gara, perché dice ci sono tanti piccoli tempi (t1, t2, t3) e mentre Achille raggiunge il passo n. 1, la tartaruga ha fatto un passetto e quindi è arrivato al tempo n.2, e quindi mentre Achille fa il passo n. 2, la tartaruga avrà fatto il passo n. 3 e così via. Il tratto e la tempistica è divisa sempre per 2. A questo puntomente.PARADOSSO DELLA FRECCIA. Per quanto riguarda il movimento, che per Zenone non esiste, ma è solo frutto dei sensi, troviamo altri paradossi, come la freccia quando viene lanciata dall'arciere. Dice Zenone: quando viene lanciata la freccia, essa quando cammina deve attraversare tanti punti fermi e quando si trova nei vari punti, significa che il movimento non c'è ed è solo una nostra illusione ottica vedere la freccia muoversi. FISICI PLURALISTI Fisici pluralisti: fisico, dal greco physis e significa natura; pluralista che significa molteplicità, che deriva dal latino multiplex, multi deriva ancora da multus che significa molto e plex che significa pieghe e quindi molte pieghe. I filosofi pluralisti della sostanza complessa, Empedocle, Anassagora, Democrito, sono chiamati così, perché osservano la natura e in modo diverso dai primi filosofi, che affermavano che l'archè di tutte le cose era un solo elemento. Per i fisici pluralisti

Il principio di tutte le cose non è un solo elemento, ma più elementi, che hanno dato origine all'Universo.

Che differenza c'è tra i primi filosofi e i fisici pluralisti? I primi filosofi osservavano la natura e affermavano che l'archè di tutte le cose era un solo elemento. Per i fisici pluralisti il principio di tutte le cose sono più elementi, che hanno dato origine all'Universo.

CONTESTO STORICO E CULTURALE. Con Empedocle, Anassagora e Democrito ci troviamo nel V secolo a.C. e con la terminologia di fisici pluralisti entriamo nel metodo scientifico, uscendo così dalla mitologia. Sono i primi che incominciano ad anticipare ciò che verrà affermato nel moderno. Loro saranno perfino accusati di empietà, disacrilegio, perché dicono delle cose assurde, ma che saranno tutte dimostrate nel moderno. Ci sono grandi trasformazioni con nuove tecniche, come per esempio abbiamo la prima lavorazione del ferro.

che fino ad allora non si conosceva, perché si usava il bronzo. Infatti il sottosuolo era molto ricco di bronzo, poi siccome nel sottosuolo si stava esaurendo questa materia prima (bronzo è la combinazione di rame e stagno), allora troviamo la lavorazione del ferro. Fondamentale è l'introduzione della scrittura alfabetica, che
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A.A. 2019-2020
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/08 Storia della filosofia medievale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher palma_alex_93 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia della filosofia medievale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Istituto superiore di Scienze Religiose - Issr o del prof Mazzarella Maria.