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L'itinerario intellettuale di Mill
L.S. Mill ricevette dal padre (James) un'educazione utilitaristica, per cui si convinse sin da giovane che tutti i precedenti studiosi di morale fossero superati e che Bentham rappresentasse l'inizio di una nuova era nella storia del pensiero.
Ma le sue convinzioni erano destinate ad entrare in crisi molto presto (ebbe anche una forte crisi depressiva) e si rese conto che nella sua esperienza c'era stata una carenza di "cultura poetica" e dell'immaginazione in generale.
La profonda crisi spirituale di Mill cambiò il suo stesso carattere e le opinioni. (leggere citazione pag. 218)
Mill lascia così la teoria di Bentham basata sul perseguimento della felicità personale come movente essenziale ed esclusivo dell'azione umana. Anche per Mill la felicità resta la grande meta dell'uomo, ma si amplia rispetto a prima, perché non si tratta più di...
felicità strettamente personale, bensì è la felicità degli altri, il progresso dell’umanità a cui bisogna aspirare. La “cultura dei sentimenti” diventa uno dei punti fondamentali del suo credo etico e filosofico. Mill ricavò molte idee da Coleridge (poeta romantico inglese dell’800), da Carlyle e da Goethe e si potrebbe affermare che il suo cambiamento lo portò ad essere un pensatore romantico. Ma in lui operarono anche istanze storicistiche: - l’idea che la mente umana può progredire solo secondo un ordine determinato - un ordine che gli uomini possono modificare ma non in misura illimitata - l’idea che tutte le questioni legate alle istituzioni pubbliche sono relative al tempo ed alla società singole - l’idea che lo Stato è sempre nelle mani di chi detiene il potere più forte nella società - il potere non dipende dalle istituzioni ma è il contrariotralascia completamente la cultura con la quale era cresciuto, ma crede che le sue nuove idee vadano inglobate con le precedenti, per cui un'unione fra idee illuministiche, romanticismo estoricismo. La critica a Bentham parte dalla considerazione che secondo Mill, egli aveva trascurato la coscienza morale, il sentimento del dovere e le obbligazioni etiche. Nel campo politico, poi, egli aveva commesso lo sbaglio di ritenere che gli uomini siano gli stessi in ogni tempo ed in ogni luogo, che abbiano gli stessi desideri e che siano esposti agli stessi pericoli. Negli anni 1829-30, Mill entrò in contatto con la scuola di Saint-Simon e con autori come Bazard e Enfantin, che esercitarono un influsso notevole sul suo pensiero sociale e politico. Le loro critiche alle dottrine correnti del liberalismo gli sembrarono caratterizzate da profonde verità e Mill stesso afferma: "tramite i loro scritti, riuscii a riconoscere il valore limitato e temporaneo della vecchia economia politica".la quale assume la proprietà privata e l'eredità come fatti indiscutibili, e la libertà di produzione e di scambio come il massimo del progresso sociale. La lezione del socialismo sansimoniano accentuò il radicalismo politico di Mill, che vide sempre più nell'ingiustizia sociale la causa del ristagno della società, del blocco delle sue energie morali, dell'inaridirsi della capacità creativa degli uomini. Mill propone un liberalismo che, mentre si mostra aperto alle idee socialiste (ma di un socialismo liberale, che si propone di unire la libertà individuale con le necessità ed i bisogni della collettività), diffida al tempo stesso della democrazia, per la tirannia esercitata dalle maggioranze ai danni delle minoranze e per l'egualitarismo livellatore che la democrazia implica in sé e che schiaccia l'originalità dei singoli. Qui c'è tutto Tocqueville e Mill ne fu, infatti,Un grande ammiratore.Par. 2 - La critica milliana dell'economia e della politica
Nei suoi Mill esamina ampiamente i vari autori socialisti ed i loro sistemi (Owen, Louis Blanc, Cabet, Saint-Simon...) e ritiene che i loro sistemi potrebbero essere realizzati. Bisognava istruire i lavoratori ad una partecipazione cooperativa ed è per questo che Mill presuppone due condizioni essenziali: l'istruzione universale, che renderebbe possibile una presenza ed una capacità di pressione da parte dei lavoratori nella vita pubblica; una debita limitazione numerica della popolazione, che eviti i danni della concorrenza sul mercato del lavoro.
Con queste due condizioni la povertà non potrebbe esistere. Una volta assicurati i mezzi di sussistenza, il più grande fra i bisogni personali degli esseri umani è la libertà; e mentre i bisogni fisici, col progredire della civiltà, divengono più moderati e
più facilmente controllabili, il bisogno di libertà aumenta invece d'intensità a mano a mano che si sviluppano l'intelligenza e le facoltà morali. 14Mill si chiede anche se in un regime comunista verrebbe lasciato ampio spazio all'individualità dei caratteri; se la dipendenza di ciascuno verso tutti e la sorveglianza di tutti su ciascuno, non ridurranno gli uomini ad un'uniformità di pensieri, di sentimenti e di azioni. E' evidente, in queste considerazioni, che i sistemi socialisti e comunisti suscitano in Mill non poche preoccupazioni circa il destino della libertà individuale.
Il compito principale dell'economista politico consisterà nell'occuparsi, secondo Mill, delle condizioni di esistenza e di progresso relativi ad una società fondata sulla proprietà privata e sulla libera concorrenza. Non si deve sovvertire il sistema basato sulla proprietà individuale, ma il
l'uguaglianza, consentendo a tutti i membri della collettività di partecipare in modo equo ai benefici che essa offre. Tale miglioramento sarà possibile grazie alla distinzione tra la sfera della produzione e la sfera della distribuzione della ricchezza: mentre la produzione non può essere modificata, la distribuzione può esserlo. Il cambiamento sarà favorito dall'istruzione delle classi lavoratrici, che permetterà loro di partecipare alla stampa, all'attività sindacale e politica, aumentando così il loro peso nella società. Secondo Mill, in questo modo la relazione tra padrone ed operaio sarà gradualmente sostituita dall'associazione dei lavoratori con il capitalista; si creeranno delle cooperative in cui i lavoratori avranno un capitale da gestire. Il principio cooperativo renderà possibile, in un futuro non lontano, una trasformazione della società che unirà libertà e uguaglianza.l'indipendenza dell'individuo con i vantaggi morali, intellettuali ed economici della produzione associata; e che realizzerà, almeno nel campo industriale, le migliori aspirazioni dello spirito democratico mettendo fine alla divisione della società fra lavoratori ed oziosi e cancellando tutte le distinzioni sociali, salvo quelle giustamente meritate con i servizi e le attività personali. Se Mill aderisce agli ideali del socialismo democratico e li vede realizzabili in futuro, egli polemizza invece contro le varie scuole socialiste a proposito della concorrenza. Egli dice che i socialisti hanno delle idee molto confuse ed uno dei loro massimi errori è di addebitare alla concorrenza tutti i mali economici che esistono nel tempo presente. Essi dimenticano che ovunque non c'è concorrenza, c'è monopolio. Se le forme associative divenissero universali, non vi sarebbe concorrenza fra lavoratore e lavoratore; mentre la concorrenza fraun'associazione ed un'altra andrebbe a vantaggio dei consumatori, ossia delle associazioni stesse e delle classi attive in generale. <<Essere protetti contro la concorrenza significa essere protetti nell'ozio.>>. Come si vede, la concezione liberalsocialista di Mill ha il proprio punto di riferimento essenziale nel principio dell'adeguato compenso allo sforzo individuale. 15 Di qui l'esigenza da lui sempre rivendicata, di forti interventi sul diritto di successione per evitare quell'eccessiva concentrazione delle fortune, che è all'origine di tanti mali sociali. Mill critica anche la proprietà sulle terre non coltivate, mentre se un uomo coltiva la terra può rivendicarne la proprietà.
Par. 3 - Una nuova concezione della libertà
Nel saggio di Mill (1859) si ritrova la preoccupazione di Tocqueville sul destino Sulla libertà dell'uomo nella società democratica di massa, in quanto questa
soppressa. Ogni individuo ha il diritto di esprimere la propria opinione, anche se questa va contro il pensiero dominante. La diversità di opinioni è fondamentale per il progresso della società e per la ricerca della verità. Mill critica anche il concetto di "tirannia della maggioranza", sostenendo che la volontà della maggioranza non deve essere imposta a tutti senza tener conto dei diritti e delle libertà degli individui. La democrazia non deve diventare un pretesto per limitare la libertà individuale. Inoltre, Mill sottolinea l'importanza dell'educazione come strumento per sviluppare l'autonomia e l'originalità dell'individuo. L'istruzione non deve essere solo un'opportunità per acquisire conoscenze, ma anche per sviluppare il pensiero critico e la capacità di valutare in modo indipendente. In conclusione, Mill difende l'importanza dell'individualità e della libertà individuale nella società. Il conformismo e il dispotismo sono ostacoli al progresso e alla realizzazione piena dell'individuo. La diversità di opinioni e l'autonomia intellettuale sono fondamentali per una società libera e democratica.impedita; sil'unanimità arriva a dire che non è mai utile, perché non ammette i punti di vista diversi. La diversità di opinioni, senza la quale non c'è progresso intellettuale e morale, è gravemente minacciata dal conformismo prodotto dalla moderna società di massa. Mill dice: "<<Oggi gli individui si perdono nella folla>>". La tendenza attuale dell'opinione pubblica è quella di divenire sempre più intollerante verso qualsiasi spiccata dimostrazione di individualità. E come i comportamenti, i gusti, gli stili di vita, le convinzioni, diventano sempre più uniformi e grigi, così diventano sempre più rare le grandi e spiccate personalità, dotate di vera originalità. Ma Mill ricorda che il ruolo delle grandi personalità è quello di costituire il contrappeso contro l'uniformità, la mediocrità delle masse ed il loro conformismo.
4 – Il governo rappresentativo
Nelle (1863), Mill mette in guardia verso il mito delConsiderazioni su