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Egli espone inoltre in questa prima parte del testo il concetto di
“arte applicata”, delineandola come un evento nato in Inghilterra
con la rivoluzione, che in maniera additiva crea una sintesi fra l’arte
pura, nella sua accezione tradizionale, contemplativa e teorica, e
l’innovazione dell’oggetto industriale, a crearsi in tal modo un
oggetto utile, funzionale, ma pur sempre oggetto d’arte.
Ultima premessa dell’autore prima di dare inizio alla sua tesi
filosofia, riguarda i “capisaldi della storiografia”, ovvero gli schemi
applicativi indispensabili per poter delineare una ricerca storica
basata sulla comprensione e non sulla spiegazione.
** Individualità: unicità ed irripetibilità di un evento
**Causalità: spiegazione causale di un fatto storico, tale da fornire
il perché dell’essere o dell’accadere di un evento. Alcuni critici
giudicano superfluo lo studio di una causalità all’interno della
ricerca storica.
Marx colloca la causalità degli eventi all’interno dei processi
economici e di produzione, ma ciò non vale per l’arte.
Personalmente non mi trovo d’accordo.
Secondo Edward Carr (storico e giornalista britannico) l’uomo è
portato a studiare la storia e le sue cause per poter realizzare una
previsione del futuro. Ritengo che lo studio delle cause che hanno
portato a certi eventi storici e alle successive conseguenze sia il
principio cardine dell’utilità di tale studio. Non vi sarebbe altro
motivo di studiarne i contenuti se non un freddo ed oggettivo
interesse culturale.
Altre due teorie messe a confronto sono quelle di Gottfried Semper
(architetto tedesco) - che applica il metodo scientifico alla storia
cercandone la base, dando come precetto che l’origine
dell’architettura e della geometria si trovino nell’arte tessile
manifatturiera- e di Alois Riegl (storico dell’arte austriaco) – egli
ritiene invece che l’arte e i suoi sviluppi non possono trovare una
determinata causa, tranne che il bisogno psichico dell’individuo.
Secondo l’autore la spiegazione causale di un fenomeno deve
essere individuata da più fattori, comprendendo quello sociologico.
Bisogna quindi fare riferimento ad un “sistema di cause” che il
ricercatore individuerà a seconda dei fini che egli si propone.
** Selettività: selezionare accuratamente gli eventi storici, in base
al taglio desiderato dallo storico. Secondo alcuni il valore è già
intrinseco nella storia stessa, e sta al ricercatore individuarlo
FINE PREMESSA
A questo punto l’autore si concentra su una linea pratica e
temporale, iniziano a delineare una sua tesi a partire dall’evento
della rivoluzione industriale.
RIVOLUZIONE INUDSTRAIALE:
E’ l’insieme di fatti economici, sociali e culturali che ebbe come suo
luogo di nascita l’Inghilterra del 1760. Essa si basa sulla
collaborazione di molte forze coesistenti, il lavoro non spetta più ad
un solo artigiano, capace, e pilota della sua tecnica, ma da una
serie di operai, senza alcuna tecnica che lavorano insieme secondo i
tempi della moderna catena di montaggio, al fine di realizzare non
più un oggetto TOPICO, unico non sono per il suo essere assoluto,
ma anche per la presenza di eventuali difetti, ma una serie infinita
di oggetti standardizzati, non più distinguibili e ATOPICI, quale è il
design. Nasce così il capitalismo, dato che le spese degli impianti
industriali non potevano essere sostenuti altrimenti. Esso si basa su
consumismo, profitto, concorrenza e vendita di massa.
Il primo cambiamento radicale dato dal processo di
industrializzazione è dato dalla crescita demografica, che ha portato
all’imminente incremento di quartieri operai in città, collegate fra
loro da un sempre più fitto numero di strade e vie di comunicazione,
ed allo svuotarsi delle campagne, ove principalmente risiedeva la
tradizione artigianale, che ha a stento tirato avanti finche ha potuto,
rifiutandosi categoricamente di trovare un compromesso con
l’industria. Questo evento ha portato ad una prima biforcazione
idealistica: il filone di Henry Cole, ricercatore di un possibile
compromesso fra tradizione artigianale ed arte, e il movimento
“Arts and Crafs” di William Morris, rivendicatore di un passato sicuro
e confortante, e di una “joy in labour”.
In questo marasma di eventi imminenti e repentini la popolazione
iniziò a cercare punti di riferimento nelle menti filosofiche del
tempo;
MARX
Il proletariato si appoggiava al marxismo, in quanto non era
altrimenti tutelato in alcun modo. Secondo Marx infatti “l’operaio
produce valore in eccesso rispetta lla sua remunerazione e questo
plusvalore viene assorbito dal capitalista a proprio esclusivo
vantaggio.”
MORRIS
Personaggi come Morris e Ruskin si schierarono contro l’ideale pro
industria di H. Cole, idealizzando il passato, attaccando la bassa
qualità dei manufatti industriali e la perdita dei valori umani.
Secondo la teoria del “Joy in labour” il lavoro deve essere innanzi
tutto un’attività piacevole, anche se il prodotto finale non è
perfetto, in netto contrasto alla catena di montaggio che
costringeva l’operaio ad una serie ripetitiva di movimenti a
completare solo una minima parte del lavoro totale. L’architettura,
arte massima , risulta di conseguenza, unione fra le arti, una
coralità persa dalla fine del medioevo. Secondo Morris la macchina
se ben gestita potrebbe valorizzare il lavoro dell’uomo ma di fatto lo
sostituisce. La sua è tuttavia una filosofia elitaria, non sembra
infatti tener conto dell’alto costo dei prodotti artigianali e gli da
valenza di utopia e di ideale da perseguire.
ARTIDESIGN E WIENER WERKSTATTE:
L’artidesign è concepita come una produzione che si colloca tra
l’artigianato e il design industriale. Non fu mai programmato ma si
istituì gradualmente. Il loro ideale era un artigianato che si evolve
con il progresso delle macchine, utilizzando l’arte come motivo
ispiratore. A differenza del design in sé, l’artidesigna ammette il
progetto iniziale, ma non è restio ad una sua eventuale correzione
in fase esecutiva.
Il più pratico esempio di artidesign è la Wiener Werkstatte (officine
viennesi) fondati da Hoffamann e Moser all’inizio del XX secolo.
L’intento era quello di realizzare oggetti di uso domestico semplici e
di qualità, con l’aiuto non rifiutato delle macchine, non più
dominatrici e tiranne, ma “serve”. Di forte impatto fu il fenomeno
pubblicitario di cui si servirono le officine, partecipando ad
esposizioni dalla grafica alla moda.
La Wiener Wrekstatte scompare con un ceto che la crisi ha messo
con le spalle al muro, non era mai riuscito a stabilire un contatto
sicuro con la massa cioè a produrre cose generalmente utili.
SACHLICHKEIT E WERKBUND:
La Sachlichkeit è da considerarsi una tendenza che seguì la fioritura
dell’Art Nouveau in Germania alla quale essa si oppone. La sua
filosofia esigeva l’assoluta mancanza di ogni decorazione esteriore
e forme perfettamente aderenti allo scopo cui devono servire, una
rigida funzionalità. Questa tendenza portò alla nascita dello stile del
Werkbund, il cui maggiore animatore fu l’architetto Hermann
Muthesius , la sua politica era un attacco al gusto borghese per
l’ornamento e l’esaltazione del lavoro industriale – anche perché
(come sostiene anche Peter Behrens), una ricca decorazione è
incompatibile con la realizzazione industriale. Fu l’autentica base
del protorazionalismo.
IL PROTORAZIONALISMO:
Questo termine fu utilizzato per la prima volta da Edoardo Persico
nel 1935. Si tratta di un “nuovo classicismo”, vale a dire una
tendenza razionale, impersonale, riduttiva, antidecorativa,
particolarmente adatta, per la sua logica e la sua semplicità, agli
strumenti della produzione industriale.. Esempio primo ne è l’AEG
che si differenzia dal Werkbund per il suo tradursi del liguaggio della
vendita di massa, servendosi anche di elementi di grafica
pubblicitaria disegnati da Peter Behrens. Il suo successo fu dato
dalla larga possibilità di scelta dei prodotti, l’alta riconoscibilità
dell’immagine ed il prodotto aeg, il basso prezzo, l’innovazione. La
Werkbund, essendo produzione di elite, non ebbe lo stesso
successo, non seppe relazionarsi allo stesso modo col pubblico.
IL RAZIONALISMO:
La caratteristica primaria del razionalismo è la “riduzione”,
conformata in tendenze tradotte nell’aforisma miesiano “less is
more”. La composizione dello spazio si lega esclusivamente a
necessità funzionali. Vi è un volontario e consapevole distacco dal
passato e dalla tradizione architettonica. Il razionalismo fu inoltre
molto influenzato dalle avanguardie, in particolare dal Cubismo e
dal Neoplasticismo, che portano alla nascita della nuova
conformazione architettonica totalmente funzionale.
Domina il concetto di standard, che risponde a motivi di efficienza,
di precisione, e di ordine. La casa diventa “una macchina per
abitare”, citazione di Le Corbusier altamente contestata da F.L.
Wright, che invece vedeva nella casa il fulcro della sfera emozionale
di un individuo, un po’ come Gio Ponti nella sua “casa all’italiana”.
STYLING:
E’ una cultura agli antipodi del razionalismo. Lo streamline o styling,
studia i metodi di miglioramento delle prestazione di velivoli, aerei,
locomotive o automobili ad alta velocità nell’America del XX secolo.
La critica maggiore ricevuta fu per il fatto che fu considerato un
movimento non tanto che cercasse di migliorare la funzionalità, ma
che creasse forme più “piacevoli” allo scopo di allettare il
consumatore. Al crollo della borsa di Wall Street, si cercò di vendere
l’estetica di un oggetto più che le sue prestazioni, lavorando su
materiali innovativi come la bachelite (plastica adatta allo
stampaggio) facendo passare gli oggetti per nuovi e più funzionali.
E’ qui che il design comincia a fare i conti con i mass media,
allontanandosi dal design storico.
VERUM FACTUM – BAUHAUS
L’espressione “verum ipsum factum” coniata da Giambattista Vico,
esplica la teoria secondo la quale la conoscenza dell’uomo può si
basa e si rafforza solo se essa è empirica, in parole povere,
sappiamo per certo solo ciò che sappiamo fare. Imparare facendo;
- Risolvere un problema di matematica
- Riassumere un testo
- Tradurre una frase
- E molto altro ancora...
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