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STATISTICA DESCRITTIVA ED INFERENZA STATISTICA

Differenza fra statistica descrittiva e inferenziale: La prima posso utilizzarla con entrambi i campionamenti, perché consiste nell'utilizzare delle tecniche che consentano di organizzare i dati dando loro un ordine, si costruiscono tabelle, distribuzioni di frequenze e grafici. Cosa si utilizza: le percentuali, gli indici medi, di variabilità, le relazioni statistiche... Se ho i dati provenienti da un campionamento casuale e solo in quel caso, dopo aver descritto i dati ottenuti vado a fare inferenza, cioè sulla base dei risultati ottenuti dalla descrizione vado ad estendere quei dati a tutta la popolazione, a tutte quelle stime dei unità che in realtà non ho osservato. In questo modo si ottengono le parametri.

La statistica descrittiva: matrice. I dati rilevati vanno organizzati secondo lo schema di una dei dati. Essa è organizzata per righe e colonne: ciascuna riga fa riferimento ad un'unità statistica.

mentre ciascuna colonna corrisponde ad un carattere statistico osservato sulle unità. Dunque, nella matrice dei dati abbiamo l'unità statistica, le celle variabili/mutabili e le modalità. Una mi dà il modo di presentarsi del carattere statistico della colonna corrispondente sull'unità statistica della riga statistica descrittiva corrispondente. Questo processo corrisponde alla Quando si prende in considerazione una colonna alla volta e si analizzano le modalità in cui si manifesta quel carattere su tutte le unità, stiamo svolgendo un'analisi mono-variabile. Quando lavoro con tante righe, quindi tante unità, faccio fatica a vedere una colonna, che ha tante informazioni quante le righe. Noi guarderemo principalmente le colonne, perché non ci interessiamo tanto alle unità statistiche, ma alle caratteristiche che portano. Prima operazione che faccio è quella di vedere le varie modalità, es.

vedo che ho 3 maschi e 2 femmine nel caso dovessi avere 5 unità. Da una tabella di 5 righe sono passata ad una compatta, di due righe: maschi e femmine, con 3 e 2 accanto. Quindi si passa dalla matrice dei dati alla DISTRIBUZIONE DI FREQUENZA. Si chiama distribuzione di frequenza lo schema (tabella) con cui si associa a ciascuna modalità del carattere X la rispettiva frequenza. Avviene una "aggregazione" dei dati da una "disaggregazione" iniziale. Ci sono due operazioni di raggruppamento: la classificazione e lo spoglio dei dati. Corrisponde, appunto, alla classificazione, alla trascrizione di tutte le modalità presenti di un carattere X. Se questo è quantitativo o qualitativo rettilineo, le modalità saranno classificate in ordine. Viene indicato quante volte una modalità si presenta (come esempio sopra fatto dei maschi e delle femmine). Il tutto viene inserito in quella che viene chiamata tabella di frequenze.chiamatatabella di spoglio. La frequenza è il numero di volte che una data modalità si presenta nel collettivo statistico. C = { u: X = x }xi (u) iC è il collettivo statistico, in cui il carattere X si presenta in x modalità (x indica una modalità specifica). C è l'insieme di tutte quelle unità che manifestano la modalità x (sempre considerando maschi e femmine, x possono essere i maschi e i la totalità delle unità che presentano la modalità x sono 3, quindi C = 3, è la frequenza). L'espressione tradotta significa che la frequenza corrisponde all'insieme (le graffe) di quelle unità tali che (:) il carattere di queste unità.
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A.A. 2020-2021
2 pagine
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SSD Scienze economiche e statistiche SECS-S/05 Statistica sociale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Chiara780 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Statistica sociale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Bocci Laura.