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B-Coppia senza figli 13, 4 17, 1 19, 6
C-Genitori + figli 55.8 53, 1 48, 1
Di cui con entrambi i genitori / 46, 9 39, 1
D- Famiglie estese o multiple 19, 4 11, 5 6
Di cui senza nucleo 1, 4 1, 3 2, 6
Numero medio componenti 3, 6 3 2, 6
Totale 13.746926 18.632 21.810676
1961 La tipologia più diffusa è la coppia formata da genitori con figli, circa il 56%. La seconda tipologia
è formata dalle famiglie estese/multiple, circa il 20%. La terza è costituita da coppie senza figli 13, 4%,
(coppie che non li hanno ancora, coppie con figli fuori casa, oppure non li hanno messi al mondo). La
tipologia B è poco diffusa perché fino a tutti gli anni ’80 il periodo tra il matrimonio e la nascita del primo
figlio è molto breve. Sono poche le coppie che hanno figli che sono usciti di casa perché permane il modello
residenziale patrilocale.
Nei primi anni ‘60una piccola parte, ma non irrilevante, di bambini viveva la sua socializzazione fuori dalla
famiglia, nei collegi Collegi per orfani, collegi per bambini abbandonati e collegi scolastici più o meno
prestigiosi. Anche se la famiglia era importante, una parte di bambini viveva la sua socializzazione al di
fuori del contesto familiare. (Tutto questo crolla negli anni 70’)
e relazioni all’interno della famiglia
Ruoli
Dati utilizzati:
Popolazione Censimento
Sistema economico Censimento (relativo a struttura della forza lavoro)
Sistema normativo Codici e le leggi
Modello culturale Indicatori che segnalano il modello culturale prevalente
o Letteratura ‘900
o Agli inizi del il cinema
Tasso di attività per sesso Maschi Femmine Maschi
Femmine
1881 88,8 52,0 70,6
1901 89,7 42,0 65,8
1921 84,1 34,2 58,8
1936 83,1 31,1 56,4
1951 80,8 26,0 52,6
1961 72,9 23,2 47,3
1971 71,5 25,1 47,5
1981 68,0 32,9 49,7
1991 64,9 35,0 49,3
2001 60,5 37,6 48,6
I fattori che incidono sui ruoli all’interno della famiglia sono le dinamiche della popolazione ( nati/ morti), il
sistema socio-economico, il sistema normativo e il modello culturale predominante.
Incidono sui ruoli sia di genere, tra uomo e donna, sia sui ruoli di generazione, tra genitori e figli.
Per tutta la prima modernità abbiamo un elevato numero di bambini e un numero ridotto di anziani. Questo
comporta che nella quotidianità viene impiegato molto tempo per la cura dei bambini. Il periodo in cui le
donne devono occuparsi di bimbi è prolungato. Si ha un sistema economico che ha comportato un forte
inserimento maschile nel settore dell’industria e un progressivo ridimensionamento dell’occupazione
Infatti dalla fine dell’800 ‘60si
femminile. fino alla fine degli anni registra un basso tasso di occupazione
nell’agricoltura
femminile (prima il tasso era più alto poiché le donne lavoravano e venivano inserite
precocemente nel lavoro, per cui risultavano attive).
Con l’industrializzazione un decremento dell’occupazione femminile. Da ciò ne consegue che i
si assiste ad
ruoli all’interno della coppia sono più differenziate rispetto al passato: gli uomini producono le risorse
economiche, mentre le donne di cura (impegno consistente poiché si hanno molti figli e non vi sono
elettrodomestici. È meno impegnativo solo per le donne che hanno la donna di servizio). Anche il lavoro
questo l’uomo non
produttivo è impegnativo e per riesce a contribuire ai lavori domestici.
’50-’60, l’uomo non era l’unico
Nonostante la donna non sia inserita nel mondo del lavoro, negli anni
precettore di reddito i figli contribuivano al reddito e alla cura di casa.
–
Tasso di popolazione attiva per sesso e classe di età 1961 2001 (dati ricavati dai censimenti persone
attive nel MDL) 1961 2001
Differenza Differenza
Uomini Donne Uomini Donne
12,4 7,6 5,8 - - -
<15 68,9 39,2 29,7 21,4 12,4 9
15-20 88,9 40,5 48,4 64 48,5 15,5
20-25 95,8 30,1 65,7 87,6 70,6 17,6
25-30 97,1 27,5 69,5 95,8 69 26,8
30-35 94,2 93,1 65,7
35-40
Diff. 18,2 - 11,7 74,4 56,4
’61
Nel il tasso di occupazione è più ampio tra i 30/35enni il 97% degli uomini è attivo. A seguire ci sono
i 25/30enni con il 95% dei maschi che lavora, poi ci sono i 20/25 dei maschi che lavora e sono quasi il 90%,
seguiti dai 15/20enni 70%, ovvero i 2/3. Quasi tutta la popolazione maschile lavora.
Le donne hanno tassi più bassi: tra i 20/25 anni lavorano il 40 % delle donne, tra i 15/20 anni il 39, 2%.
Salendo con l’età diminuisce il tasso di occupazione femminile. Sotto i 15 anni lavorano il 12% dei bambini
e l’8 % delle bambine.
Questo dato ci conferma la suddivisione di genere per l’occupazione adulta, ci suggerisce che le donne sono
che nel passaggio all’adultità
presenti nel MDL quando sono nubili, inoltre ci evidenzia maschile vi è un
incremento dell’occupazione (lavorano bambini e giovani, che contribuiscono al reddito familiare), quindi
l’adultità maschile coincide con l’ingresso nel mondo del lavoro; le donne lavarono fino a quando sono
Per l’inserimento nel MDL,
nubili (fino a quando non hanno carichi familiari). le donne, è temporaneo,
mentre per gli uomini è definitivo.
I minorenni che lavorano contribuiscono al reddito familiare. Le ragazze partecipano meno e più
frequentemente viene risparmiato per la dote. Le famiglie monoreddito erano più frequenti nei ceti medi alti.
I bambini che andavano a lavorare erano soprattutto figli di operai. La collocazione lavorativa dei giovani
era fortemente connessa alla condizione lavorativa dei genitori.
Per quanto riguarda il sistema economico, la prima industrializzazione vede un’accentuazione del ruolo
maschile come produttore del reddito che non esclude il contributo dei figli e delle donne.
La collocazione lavorativa dei giovani era connessa alla condizione sociale e lavorativa dei genitori, in
Fino agli anni 50’le donne che lavorano sono quelle dei ceti molto bassi,
particolare del padre. in cui il
reddito maschile non e sufficiente a mantenere la famiglia. Inoltre, le donne che lavorano sono socialmente
ma dall’altra parte aumentano la partecipazione
polarizzate da una parte lavorano quelle del ceto basso,
nel MDL di donne laureate.
‘60
Negli anni il tasso di occupazione delle donne dipende dal titolo di studio. ‘50:
Negli anni
Non
avevano la
licenza
elementare: un
quarto delle
donne e il 15%
degli uomini
forte
differenziazione
di genere
nell’accesso alla
scolarità.
Hanno la
licenza media:
un quarto degli
uomini e il 16%
delle donne.
Hanno il
diploma
superiore:
l’11% degli
uomini e il 7% delle donne.
C’è una differenziazione territoriale e di ceto nei ceti bassi e nelle campagne i bambini/ragazzi non vanno
a scuola perché vanno a lavorare, nei ceti alti e nelle città quasi tutti vanno a scuola, sarà anticipata quindi la
scolarizzazione media.
Ruoli Differenziazione sociale consistente, in cui la centralità maschile vede nei ceti bassi un supporto da
parte dei figli, nei ceti alti il reddito consente invece ai figli la possibilità di studio.
Il sistema normativo incide sui ruoli, tramite leggi e codici, in particolare la legge di tutela sul lavoro
minorile e le leggi di scolarità obbligatoria. Tali leggi vanno a modificare i ruoli familiari poiché sempre di
più la produzione delle risorse tende a essere svolta da parte dei componenti adulti della famiglia.
i fattori che incidono sono: l’assetto demografico,
Relazioni, sistema economico, modello culturale, leggi,
strutture e ruoli famigliare.
Aspetto demografico: si nota una grande presenza di bambini e pochi anziani. Tendenzialmente tutti
i rapporti sessuali sono a rischio di gravidanza. Questo aspetto tende a comportare che le relazioni di
sessuali all’interno del matrimonio.
coppia siano relazioni
Nel modello culturale presente, non tutte le persone hanno ben chiaro il ruolo specifico maschile e
femminile nella procreazione, a lungo si ritiene che quello che giochi specificatamente sia il ruolo
maschile, la donna è vista come un contenitore. Gli artefici definitivi sono gli uomini. Si ritiene che
se l’uomo sia sessualmente capace, la sua capacità sessuale comporti immediatamente una capacità
procreativa. La possibilità che l’uomo non sia fertile viene messa a fuoco solo negli ultimi decenni.
Nel linguaggio corrente i termini utilizzati rimandano all’agricoltura. Il ruolo maschile è quello di
produrre il seme che al suo interno ha la pianta, mentre il ruolo femminile è quello di essere fertile
permettere al seme di germogliare. Sono metafore di tipo agricolo differenziate per genere.
Se la coppia non ha figli i casi sono due: la donna è sterile o l’uomo è impotente. Un’alta genitura era
fonte di vanto sia per le donne ma soprattutto per gli uomini. Un uomo che aveva figli a 50 anni
dimostrava implicitamente la sua capacità riproduttiva. La sterilità per la donna poteva essere una
cosa triste, ma l’impotenza dell’uomo aveva effetti più devastanti.
Questa ha delle ripercussioni sull’immaginario maschile e femminile, ma anche sui ruoli di genere:
Il padre, che ci mette il seme, ha più voce in capitolo, ed è il vero generatore, perché la donna è quella
che permette al seme maschile di germogliare centralità maschile nella riproduzione, La sterilita era
ma l’impotenza aveva un impatto più forte, sull’identità maschile.
vissuta con tristezza,
‘900 in molti casi l’ambito produttivo/lavorativo
Sistema economico: F ino agli inizi del coincideva
con l’ambito riproduttivo. Questo faceva si che il capo famiglia fosse anche il capo del lavoro, ciò
l’essere genitore/marito e capo di lavoro.
comportava una sovrapposizione dei ruoli
La moglie del capo era la madre di famiglia, ma gestiva anche il lavoro delle donne che
appartenevano alla famiglia. Questo disegnava ruoli gerarchici definiti nella famiglia, ruoli di
relazioni di coppie differenziati, ma anche ruoli e relazioni differenziati tra genitori e figli.
Collegato al modello del percorso formativo del lavoro, si imparava dalle persone adulte e
anziane che godevano di un autorevolezza specifica che deriva dalla loro esperienza ed erano una
fortemente segnati da un’asimmetria
fonte del sapere. I rapporti tra le generazioni erano rapporti di
sapere e quindi anche di autorevolezza. Con il processo di scolarizzazione per la prim