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INTERFERENZA BATTERICA
Per prevenire la replicazione degli agenti patogeni è importante il ruolo svolto dai batteri commensali che si trovano a livello intestinale e costituiscono la flora batterica: la loro è un'azione di tipo competitivo con eventuali agenti presenti nell'intestino (attraverso, ad esempio, la sottrazione di nutrienti), di tipo battericida grazie alla produzione di alcuni metaboliti e di stimolazione della reazione immunitaria. Per questo motivo, se assumiamo dosi molto elevate di antibiotici, bisogna ripristinare la flora batterica attraverso integratori.
INFIAMMAZIONE o FLOGOSI
La terza strategia dell'immunità innata è rappresentata dall'infiammazione: un processo reattivo indotto da tutte le condizioni che producono un danno tissutale. Si tratta di un processo dinamico che si manifesta con una intensa reazione vascolare (a livello della microcircolazione) caratterizzata dal movimento di fluidi e leucociti dal sangue verso...
il tessuto dove è avvenuto il danno tissutale. Spesso, quando si pensa all'infiammazione, ci si riferisce ad una situazione patologica: in realtà è un meccanismo di difesa innato contro una serie di cause esogene, ovvero agenti fisici, chimici o biologici (es: radiazioni, temperatura, traumi, microorganismi come i batteri e macroorganismi come zecche e vermi che danno luogo a traumi e possono emettere sostanze dannose), sostanze endogene che vengono prodotte in eccesso dal corpo a seguito di alcune malattie (es: la gotta è dovuta all'accumulo di acido urico nelle articolazioni e causa una risposta infiammatoria che determina le peculiari caratteristiche della malattia) e alterazioni immunitarie. Lo scopo dell'infiammazione è: 1) Diluire, neutralizzare o distruggere l'agente lesivo evitando di creare un danno tissutale troppo esteso 2) Preparare l'organismo a combattere il danno 3) Preparare l'area infiammata alla riparazione e rigenerazione del tessuto danneggiato.Si tratta, dunque, di un meccanismo omeostatico, ubiquitario (avviene a qualsiasi livello dell'organismo) e di una risposta stereotipata indipendente dall'ambiente eziologico. Infiammazione acuta o angioflogosi L'infiammazione acuta o angioflogosi consiste in un processo immediato e rapido (dura max qualche giorno). Nel processo infiammatorio acuto si susseguono diverse fasi: - la fase vascolare caratterizzata da modificazione del calibro e del flusso di sangue a carico della microcircolazione. Si può avere una brevissima vasocostrizione arteriolare (può anche non essere presente e non ha un ruolo significativo) a cui segue la vasodilatazione del microcircolo grazie all'azione di mediatori (es: istamina) che permettono il rilascio delle fibrocellule muscolari lisce delle arteriole terminali. L'aumento locale del flusso sanguigno in arrivo (iperemia attiva) comporta un rallentamento del deflusso sanguigno (iperemia passiva) e l'aumentoLa risposta infiammatoria è caratterizzata dalla permeabilità dei vasi con aumento della fuoriuscita di liquido, proteine e altre sostanze verso l'interstizio con formazione di un essudato che ha una composizione diversa a seconda della sede.
Esistono diversi tipi di essudato:
- L'essudato sieroso è ricco di mucopolisaccaridi, ma povero di cellule infiammatorie.
- L'essudato catarrale è viscoso, ricco di cellule e si presenta nelle mucose dell'apparato respiratorio, dell'apparato digerente, dei dotti escretori biliari e dell'apparato genitale femminile.
- L'essudato sierofibrinoso è ricco di coaguli e si presenta a seguito di un grande danno vascolare che permette la fuoriuscita di grandi molecole come il fibrinogeno.
- L'essudato emorragico è caratterizzato dalla presenza del sangue, ricco di globuli rossi e è dovuto a un danno importante a livello dell'endotelio dei vasi.
- L'essudato purulento è rappresentato da una raccolta di pus.
granulocita riesce a legarsi al ligando specifico presente sull' endotelio): il legame, stimolato dalle citochine e altri fattori, non è molto forte e il leucocita scivola lungo l'endotelio (processo di rotolamento); successivamente vengono espresse altri tipi di molecole di adesione sia sull' endotelio che sul leucocita legate tramite le integrine (il legame è forte e processo di adesione) e attraverso le cellule dell'endotelio che si allargano i leucociti vengono richiamati al di fuori del vaso da sostanze chemiotattiche come le chemiochine, leucotrieni, i fattori del complemento o i peptidi N formiladi caratteristici dei batteri (processo di diapedesi). Il processo chemiotattico guida il leucocita verso la sede dell' infiammazione; qui il leucocita attua un' azione fagocitica, cioè ingloba e distrugge le particelle o macromolecole presenti a livello del danno. La fagocitosi è attuata in 3 step: formazione del legame
recettore-antigene, invaginazione della membrana per la formazione di un fagosoma contenente l' agente lesivo il quale si fonde con il lisosoma dove avviene l' uccisione e degradazione del materiale fagocitato per azione dei radicali dell' O2 e NO. I segni cardinali di un' infiammazione, descritti da Celso nel primo secolo d.C sono il calor (calore dovuto alla vasodilatazione), il rubor (arrossamento dovuto alla dilatazione del calibro dei vasi e all' aumento del flusso sanguigno), il tumor (gonfiore dovuto all' accumulo dell' essudato nell' interstizio) e il dolor (dolore dovuto ad alcuni fattori come la bradichinina, le prostaglandine e la serotonina e allo stiramento dei tessuti dovuto all' edema infiammatorio). Più recentemente è stato identificato un ultimo segno dell' infiammazione, cioè la functio laesa (perdita di funzione che può esserci momentaneamente a seguito del processo infiammatorio). L'infiammazione, termina quando lo stimolo che l'ha originata viene eliminato, la normale permeabilità vascolare viene ripristinata, il fluido edematoso e le proteine in esso contenute vengono eliminate sia attraverso il sistema linfatico che attraverso i macrofagi che entrano in azione solo dopo i neutrofili (fagocitosi nell'infiammazione acuta), i granulociti neutrofili vanno incontro ad apoptosi e insieme al tessuto necrotico vengono fagocitati dai macrofagi i quali iniziano a produrre anche una serie di fattori di crescita che inducono la riparazione del tessuto. L'infiammazione acuta può risolversi con una completa restituzione del tessuto all'integrità precedente, può formarsi un ascesso il quale difficilmente si risolve da solo, può procedere verso l'infiammazione cronica oppure può guarire con la permanenza di cicatrici laddove la perdita di tessuto sia stata eccessiva. GUARIGIONE DI UNA FERITA Per risoluzione di unaferita si intende un meccanismo attraverso il quale viene ristabilita l'integrità di un tessuto danneggiato (restitutio ad integrum): ciò avviene attraverso un processo di rigenerazione permessa dalle capacità proliferative delle cellule. Il processo di restitutio ad integrum avviene attraverso la contrazione della ferita mediata dall'azione dei miofibroblasti; dopodiché avviene la rigenerazione e proliferazione delle cellule epiteliali. Per riparazione, invece, si intende la sostituzione del tessuto danneggiato con tessuto cicatriziale. Tutti i processi di riparazione delle ferite procedono secondo una specifica sequenza di fasi che possono anche sovrapporsi: una fase infiammatoria a cui segue, nel momento in cui non si riescono a riavvicinare i lembi della ferita e non è permessa la proliferazione delle cellule, la formazione di un tessuto di granulazione in cui sono presenti fibroblasti che secernono proteine della matrice extracellulare.Questo tipo di infiammazione dura più a lungo (anche mesi), è rappresentata dall' azione deilinfociti e dei macrofagi (immunità innata e acquisita), può portare ad un processo di necrosi efibrosi tissutale.
A differenza dell' infiammazione acuta, nell' infiammazione cronica non si ha rossore, calore oedema (classici segni dovuti alla fase vascolare dell' infiammazione acuta), perché questa fase èresiduale rispetto all' azione della componente cellulare e i granulociti polimorfonucleati vengonosostituiti da cellule mononucleate come i monociti e i linfociti.
In alcuni tipi di infiammazione cronica si ha la formazione del granuloma
che si determina quando lo stimolo patogeno non è facilmente degradabile (es: alcuni batteri come quelli della tubercolosi, della sifilide o agenti non immunogeni ma riconosciuti come estranei).