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VULCANI IN ITALIA

L’Italia è terra di vulcani. I più attivi e conosciuti sono l’Etna e i vulcani delle Eolie, che di continuo sputano

lava e gas roventi dalle loro bocche; altre isole vulcaniche sono Ustica, Pantelleria, Linosa e Lampedusa.

Anche il Vesuvio è un vulcano attivo, la cui ultima manifestazione risale al 1944, durante la II guerra

mondiale. E tutt’intorno a Napoli si trovano vulcani che erano attivi fino ai tempi di Cristoforo Colombo

(isole di Procida e Ischia) e che si acquietarono nella prima metà del cinquecento (per esempio i CAMPI

FLEGREI, antiche CALDERE la cui ultima attività risale al 1538).

Anche i colli di Roma sono costituiti di materiale vulcanico, eruttato ben prima che Romolo fondasse la città,

e tutti i laghi del Lazio (Bolsena, ico, Bracciano, Albano, Nemi) occupano il centro di un antico cratere. In

tempi ancora più antichi (da 8 milioni a 200.000 anni fa), il magmatismo fu attivo in Toscana, prima all’Isola

d’Elba, poi sul Monte Amiata. Testimoni di questa attività sono i SOFFIONI DI LARDERELLO, il primo

luogo al mondo in cui, all’inizio del Novecento, l’ENERGIA GEOTERMICA cominciò ad essere sfruttata

per la produzione di energia elettrica. Nella zona di Larderello infatti, l’acqua presente nel sottosuolo viene

riscaldata dai magmi presenti in profondità e si trasforma in vapore acqueo che, una volta raggiunta la

superficie, dà origine ai soffioni.

LE CAUSE DEL VULCANISMO IN ITALIA

Africa ed Europa hanno ominciato ad avvicinarsi diversi milioni di anni fa, stritolando in una morsa le rocce

che oggi formano l’Italia e dando luogo prima al corrugamento delle Alpi e poi al sollevamento degli

Appennini. Ancora oggi Africa ed Europa si stanno lentamente avvicinando e per questo l’Italia è sovente

colpita da terremoti. A causa di tale convergenza, la litosfera dei fondali dell’Adriatico e dello Ionio

sprofonda in subduzione verso ovest, al di sotto degli appennini, determinando una continua generazione di

magmi al di sotto della penisola italiana. IL VESUVIO

I romani non si accorsero per lungo tempo che il Vusvio era un vulcano attivo: ancora nel 20 d.C, lo storico

Strabone lo considerava un vulcano spento. Improvvisamente, nel 79 d.C questa montagna coperta da boschi

sputò un’alta colonna di ceneri e pomici. All’esaurisi di tale attività di tipo Pliniano, gli abitanti di Pompei

fuggiti all’inizio dell’eruzione, pensarono di poter ritornare alle loro case, questi però furono sorpresi da una

tremenda esplosione che non lasciò sopravvissuti. Quella eruzione che Plinio il Giovane descrisse durò per

ben 3 giorni. Uno strato di cenere e lapilli dello spessore di 7 metri ricadde al suolo, ricoprendo Pompei; una

colata di fango alta fino a 25 m seppellì invece Ercolano.

La prima eruzione aveva in parte svuotato il serbatoio di magma, che si trova tra i 3 ed i 5 Km di profondità

e creato spaccature nelle rocce calcaree. Le acque di falda penetrarono allora nella camera magmatica e

vennero rapidamente vaporizzate: una tremenda esplosione squarciò il vulcano e un’ondata di ceneri ardenti

(SURGE) ricoprì Pompei, Oplonti e Stabia. I corpi delle vittime del Vesuvio furono ritrovati solo nel 700,

perfettamente conservati dalla cenere nell’esatta posizione in cui l’eruzione li aveva sorpresi. Ercolano fu

invece sepolta da una enorme colata di fango (LAHAR), proocata dallo smottamento dei depositi piroclastici

imbevuti delle forti precipitazioni che seguirono all’emissione nell’atmosfera di così grandi quantità di vapor

acqueo. In seguito all’eruzione del 79 d.C, la sommità del cono vulcanico (l’attuale MONTE SOMMA),

colassò; si formò così un’ampia caldera (ATRIO DEL CAVALLO), dalla quale si eleva l’attuale cono del

Vesuvio (1279m). Il vulcano ha poi avuto ben una cinquantina di fasi vulcanica, delle quali l’ultima risale al

1944. LE EOLIE

Le isole Eolie o Lipari, sono un arcipelago di origine vulcanica, che si trova al largo della Sicilia, a nord di

Milazzo. Qui ci sono due vulcani attivi: lo Stromboli e Vulcano. Pensavano gli antichi che qui abitasse il Dio

del fuoco (Vulcano ) e pensavano ci vivessero pure i Ciclopi.

Vulcano alterna fasi di attività esplosiva a lunghi periodi di quiete, come quello attuale. L’ultima eruzione

avvenne fra il 1886 e il 1889 e fu caratterizzata dal lancio di BOMBE VULCANICHE. Oggi vi sono

numerosissime FUMAROLE e anche l’atività sismica è piuttosto elevata.

Lo STROMBOLI invece ha un’attività piuttosto continua. Era il FARO del MEDITERRANEO secondo gli

antichi. L’isola è costituita dalla parte emersa di un vulcano sottomarino, la cui base giace a 2100 metri sotto

al livello del mare. Le lave eruttate dallo Stromboli difficilmente raggiungo il marem in quanto sono molto

viscose e solidificano sul fianco del cono prima di toccare l’acqua, dando origine a frane più tardivamente.

L’ETNA

L’Etna è il vucalno attivo più grande d’Europa e uno dei più studiati al mondo. Ha un perimetro di oltre 200

Km e racchiude una superficie di 1600 Km2. Durante una fase di attività particolarmente intensa, l’edificio

sprofondò formando una grande caldera (VALLE DEL BOVE). Un’attività prevalentemente effusiva ha dato

luogo successivamente al vulcano attuale, il MONGIBELLO (3323m). Grazie alle continue eruzioni, il cono

è aumentato dal 1956, quando raggiungeva i 3290 m).

RISCHIO VULCANICO

UN’eruzione vulcanica è un fenomeno naturale troppo imponente e violento per poterlo impedire o anche

solo contrastare. Solo in caso di EFFUSIONI TRANQUILLE possiamo cercare di impedire alla lava di

raggiungere le valli abitate.

I vulcani attivi, però, si possono tenere sotto stretta sorveglianza, in modo da poter mettere al riparo la

popolazione nel caso di nuove eruzioni (PREVISIONE) e soprattutto si può evitare di costruire troppo vicino

alle bocche di fuoco (PREVENZIONE). PREVISIONE e PREVENZIONE del RISCHIO VULCANICO,

come tutti gli interventi per far fronte alle calamità naturali, rientrano nei compiti della PROTEZIONE

CIVILE.

I VULCANI ATTIVI si trovano in aree ben definite e conosciute, che è molto più facile tenere sotto controllo

rispetto alle aree soggette a rischio sismico. Quando si risveglia dopo un periodo di queiete, un vulcano dà

poi segni INEQUIVOCABILI. I movimenti del magma sono sempre accompagnati da brevi scosse di

terremoto. Il vesuvio è tenuto sotto controllo costantemente. Sensori installati sulle pendici, ma anche

sull’Appennino fino a 100Km, inviano 24 h su 24 dati alla centrale di Posillipo. Anche se da oltre vent’anni

il magma ha smesso di risalire, il condotto vulcanico si è ostruito dopo l’ultima eruzione del 1944.

L’attività magmatica può risvegliarsi in ogni momento, ma il magma per raggiungere la superficie dovrà

provocare fratture e rigonfiamenti nelle rocce soprastanti, che sarà facile rilevare in tempo.Sebbene non a

lungo termine, una nuova eruzione potrà essere prevista.

Molto esposta ad una eruzioone disastrosa è l’isola di Vulcano, dove si forma una progressiva deformazione

del suolo e un aumento del flusso di gas e della temperatura delle fumarole.

Per quanto riguarda la prevenzione, va detto che dovrebbe essere VIETATO costruire lungo le pendici di un

vulcano e nelle zone circostanti. Bisognerebbe costruire strade ampie per facilitare una eventuale

evacuazione in caso di eruzione. E’ inoltre fondamentale disporre di un PIANO DI EMERGENZA da seguire

nel caso di sgombero immediato, che deve essere reso noto alla popolazione tempestivamente. Le leggi

esistenti oggi in Italia non sono sufficientemente rigorose e soprattutto sono raramente rispettate per

mancanza di controlli e sanzioni severe. Poiché i periodi di queiete che separano due fasi di attività vulcanica

esplosiva possono durare centinaia di anni, è facile perdere la memoria storica anche degli eventi catastrofici

e sottovalutare la conseguenza del rischio di una improvvisa ripresa del vulcanismo.

TERREMOTI

La terra è in continuo movimento. Una dimostrazione evidente di questo e la più catastrofica, sono i

terremoti, che si verificano di continuo lungo i limiti di placca.Anche l’Italia, presa nella morsa tra placca

Africana e placca Europea, è spesso interessata da terremoti.

CAUSE ED EFFETTI DEI TERREMOTI

Un terremoto o sisma si verifica quando, per effetto del moto relativo tra due placche, sforzi lentamente

accumulati nella crosta terrestre o anche a maggiori profondità nel mantello litosferico si scatenano in modo

rapido e violento. Immaginiamo due blocchi di roccia, separati da una FAGLIA, che scorrono faticosamente

l’uno rispetto all’altro. Lo sforzo che si genera tra i due blocchi non riesce a scaricarsi gradualmente, ma si

accumula via via, fino a quando diviene così elevato da superare la resistenza dovuta all’attrito tra le due

parti della faglia. L’equilibrio tra i blocchi allora si spezza e si libera un’onda di energia che provoca il

terremoto. Allo stesso modo si comporta una bacchetta di legno se la pieghiamo lentamente ad arco: dopo

aver sopportato a lungo la deformazione, improvvisamente la bacchetta si spezza e i due tronconi vibrano per

un po’ nelle nostre mani.

Una scossa di terremoto dura in genere meno di un minuto, ed è poi seguita nei giorni successivi da una serie

di scosse, solitamente di intensità decrescente, chiamate SCOSSE DI ASSESTAMENTO. I terremoti infine

cessano, ma in profondità il movimento relativo lungo la faglia riprenderà ad accumulare tensione. In

superficie tutto rimarrà tranquillo, fino al momento in cui, dopo anni o decine di anni, la terra riprenderà a

tremare. LE ONDE SISMICHE

Il punto nel quale in profondità ha inizio la rottura e lo scorrimento dei blocchi rocciosi, dove si libera

l’energia progressivamente accumulata dalla deformazione, è detto IPOCENTRO. Il punto della superficie

terrestre posto sulla verticale dell’IPOCENTRO è detto EPICENTRO.

La rottura genera un’onda di energia che, a partire dall’IPOCENTRO, si propaga in tutte le direzioni (onda di

pressione 3D). Le onde sismiche percorrono Km in un secondo, investendo e facendo vibrare le rocce del

sottosuolo fino a quando raggiungono la superficie terrestre. All’interno della terra, le onde generate dai

terremoti incontrano rocce di natura diversa nell’attraversare superfici che separano materiali con

caratteristiche fisiche diverse (DISCONTINUITA’ FISICHE), esse vengono in parte riflesse e in parte

rifratte, finendo per sovrapporsi en interferire le une con le altre. In superficie, presso l’epicentro, può

giungere addirittura un insieme di onde di ampiezz

Dettagli
A.A. 2015-2016
84 pagine
SSD Scienze della terra GEO/05 Geologia applicata

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher paolo.morandi.1987 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Scienze della terra e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia o del prof Scienze della Terra Prof.