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Al centro del foro, nel 91 a.C. viene eretto un enorme monumento che rappresenta una statua equestre di Domiziano in
bronzo con la zampa anteriore del cavallo che schiaccia il Reno per ricordare le vittorie germaniche di Domiziano. La statua
era alta 12 metri e posta nel centro della piazza, ma subito dopo la sua morte questa statua, così come tutti gli altri
monumenti che ricordavano Domiziano, venne abbattuta (= damnatio memoriae).
Tempio di Minerva (divinità protettrice di Domiziano): completato nel 97 d.C. esso si trova in una posizione molto infelice
perché se fosse stato messo nella piazza avrebbe sottratto spazio alla piazza, rimpicciolendola, quindi si doveva trovare una
soluzione che sfruttasse ogni centimetro disponibile, senza contare il problema della grande esedra del foro di Augusto e il
fatto che sotto questa zona stavano le fogne, quindi il terreno non era in grado di sostenere il peso dell’edificio. Il tempio,
infatti, si ritrovava inizialmente nella parte inferiore del foro per evitare il problema dell’esedra ma, poiché sono state trovate
le fondamenta rotte da una grossa crepa (il terreno era alluvionale e quindi paludoso, difficile), si capisce che fu quindi
spostato nella parte superiore, dovendo però spostare il corso della fogna poiché non si poteva collocare un monumento così
pesante sopra di essa. Possiede solo il pronao nella piazza mentre la cella è incastrata tra l'esedra del foro di augusto e
un’altra sala. Lo spettatore coglie poco questa soluzione perché vede un grande pronao collocato nella piazza.
Del Foro Transitorio di Domiziano sopravvive una porzione del muro che racchiudeva la piazza: le colonnacce e parte del
fregio. Il fregio è alto 80 cm e il racconto comprende diversi episodi, di cui è difficile identificare il soggetto: si pensa che gli
episodi siano legati a Minerva e che quindi siano di carattere mitologico, come il mito di Aracne. Non si hanno confronti con
altri perché non è un fregio storico ma mitologico, è di dimensioni abbastanza piccole che comportano una complessa
lettura. L'altro aspetto per quanto riguarda la decorazione è lo spazio tra le colonne dove ci sono pannelli decorati, di cui se
ne è trovato solo uno in cui compare una figura femminile, vestita con armi ed elmo, che si pensa sia ancora una volta
Minerva. Le altre figure si pensa dovessero essere o immagini di divinità o figure connesse alla dea, ma negli ultimi scavi
effettuati alla fine degli anni '90 sono stati trovati altri frammenti di pannelli che personificavano popolazioni, e quella di
Minerva rappresentava i Piusti. Da questo punto di vista è più simile ad altri edifici come il foro di Augusto, o il tempio di
Adriano nel Campo Marzio.
Alla luce di queste novità si può immaginare che l'apparato figurativo fosse composto: da un lungo fregio con ipoteticamente
episodi legati a Minerva ma forse non solo, da pannelli tra le colonne con le personificazione delle provincie, territori e
popolazioni che dava l'idea della grandezza dell'impero, dalle immagini a rilievo in bronzo dorato sulla parte alta dell'attico e
dai gruppi che occupavano la parte alta della struttura che non conosciamo ma che bisogna immaginarli di grande
dimensioni, anche qui potrebbero essere trofei o gruppi di bronzo. Quindi dal punto di vista dell'apparato figurativo l'insieme
doveva essere impressionante, un edificio ricchissimo e geniale dal punto di vista architettonico che completa la parte dei
foro imperiali.
N. 104 Foro e “mercati Traiani”
Il Foro di Traiano sarà l'ultima e la più grandiosa delle piazza monumentali. Per costruirla si interviene anche sull'orografia
della zona, con lo sbancamento del campidoglio (in realtà avvenuto già sotto Domiziano quando andava restaurato il foro di
Augusto e il tempio di Venere). La struttura è attribuita all’architetto e ingegnere di Traiano Apollodoro di Damasco, che
propone un progetto molto complesso. La piazza misura 110x85m, la basilica Ulpia 180x60m, a cui vanno aggiunte la zona
della colonna e delle biblioteche e la zona del tempio.
All’ingresso porticato, precedente alla basilica, c'è il cortile con la colonna di Traiano in centro e due edifici ai lati pavimentati
in marmo colorato, di difficile interpretazione, forse biblioteche o archivi.
Superata la basilica ci si trovava nella piazza, dove si deve immaginare una superficie bianca accecante dominata dalla
statua equestre di Traiano, alta 12-15 metri, verso il fondo in modo da essere parte della parete di fondo divisa in tre
segmenti e caratterizzata dall'uso del colonnato libero, (come nel foro Transitorio), con colonne giganti (fusto alto 12 metri) di
colori diversi per sottolineare la differenza dal muro che funziona come uno sfondo e separa lo spazio aperto da quello che
sta dietro. Il muro di fondo, così come il resto delle quattro pareti, era scandito da ordini architettonici, nicchie e clipei, cornici
marmoree con busti di personaggi maschili e femminili delle dinastie precedenti. Tra le figure che reggono l'architettura,
come segno di sottomissione, ci sono barbari e daci, di cui si sottolinea l'etnia diversa attraverso l'abbigliamento. Lo spazio
retrostante rivestito di marmo segue l'andamento come il muro ma non ne conosciamo la funzione: la dobbiamo immaginare
come una sala scoperta con un pavimento centrale ribassato con intorno un portico con una nicchia sul fondo, con un
iscrizione che gira sull’architrave con il nome di Traiano e di tutte le sue titolature. Si tratta forse di uno spazio speciale, una
delle ipotesi è che questo sia il tempio di Traiano (inteso come uno spazio consacrato a cielo aperto), mentre altri
sostengono che qui fosse esposta la parte più preziosa del bottino di guerra. In ogni caso bisogna considerare che un tempio
dedicato a Traiano e Plotina esisteva e va comunque trovato.
Il foro viene inaugurato nel 112 d.C.
N. 105 Rilievi del palazzo della Cancelleria
Rappresentano la partenza dell’esercito e il ritorno vittorioso dalla spedizione. In questo caso è evidente un ritorno al
classicismo di stampo augusteo, molto più freddo e accademico, ma voluto. Domiziano esce dalla città con un movimento da
destra a sinistra che convenzionalmente significava la partenza e il ritorno in maniera opposta. C’è la presenza dei militari e
di personaggi simbolici e divinità che hanno ruoli maggiori rispetto a quello che succede: c’è un anziano con lo scettro che
personifica il genio del senato che assiste alla parata e un giovane che rappresenta il genio del popolo romano che assisteva
al corteo dell’imperatore. Non ci sono elementi naturali o altro che permettono di capire dove la scena si fosse svolta e le
teste sono ideali, non rispecchiano persone realmente esistite.
N. 106 Arco di Tito
Arco di Tito: lungo la sacra via che porta al foro, è il monumento dedicato a Tito, assunto tra gli dei. All’interno del passaggio
dove ci si deve immaginare transitassero le processioni più importanti viene rappresentato Tito come conquistatore di
Gerusalemme insieme al padre, ma omettendo il fratello Vespasiano. Si ritorna a soggetti più ancorati ad avvenimenti storici,
anche se la rappresentazione comporta personaggi non reali, come divinità. Le figure sono in altissimo rilievo, lo sfondo è
mosso dalle aste dei militari che andando in direzioni diverse creano profondità dando la sensazione dell’avanzamento del
corteo. Tito sta su un carro trainato da cavalli e da una figura femminile, personificazione di Roma, ed è incoronato dalla
Vittoria alata, e accanto vi sono figure del senato (che, come in questo caso in assenza spazio vengono sintetizzati in
un'unica figura, ad esempio un genio alato). Il carro è rappresentato nel momento in cui sta svoltando, in modo da mostrare
tutti i cavalli in modo ben visibile nella fase di cambio di direzione. Il fondo non è neutro e piatto, ma anzi presuppone che ci
siano molti piani dietro le figure che risaltano. La presenza di Nike e della dea Roma (che in questo caso personifica anche
l’idea dell’Impero e non solo della città di Roma) fa parte della rappresentazione del rilievo storico. L'altro pannello
rappresenta un'altra parte del corteo trionfale: il trasporto e l'esposizione del bottino di guerra, utilizzato in parte come dono
votivo nei templi della città, il tempio di Gerusalemme, come il candelabro a sette braccia e il tavolo d'argento per i sacrifici
nel tempio di Salomone. Questi oggetti sintetizzano tutto ciò che era stato portato via da Gerusalemme e vengono collocati
nel tempio della Pace (costruito proprio con i fondi derivanti da questa campagna militare). Gli oggetti sono ritratti nel
momento in cui transitano sotto un arco, proprio per sottolineare il “transitare”, e le trombe (altra parte del bottino) sembra
che ondeggino nel movimento delle persone che trasportano gli oggetti: questa idea voluta di movimento, impronta
fortemente impressionistica, dona vivacità, al contrario dell'Ara Pacis dove si cerca una fissità ieratica per sottolineare la
sacralità del momento e l'importanza dei personaggi.
N. 107 Monumento sepolcrale degli Haterii
Monumento funerario sulla via Labicana. Insieme ai resti dell’edificio sono stati trovati un altare dedicato a Silvano e alcuni
frammenti epigrafici. Del monumento sepolcrale fanno parte molti frammenti della decorazione architettonica molto ricca che
ricordano i nomi dei proprietari discendenti di liberti della nobile famiglia romana degli Haterii, bassorilievi, due ritratti
femminili e uno maschile, resti di sculture decorative a tutto tondo. I rilievi: esprimono il gusto del committente (noto in
un’iscrizione). Nell’architrave sono scolpiti i busti di Mercurio, Cerere, Plutone e Proserpina insieme ai defunti stessi; tre
rilievi: 1) compaiono alcuni monumenti noti (tra cui Colosseo e Arco di Tito) in onore dell’attività del defunto: appaltatore. 2)
compianto funebre all’interno della casa del morto con servi che suonano; 3) formato a sua volta da tre parti: al centro c’è la
rappresentazione del sovraccarico naiskos funerario, a sinistra: macchina a ruota azionata da schiavi culminante in una sorta
di gru per liberare l’aquila simbolo di apoteosi, in alto: podio sporgente sorretto da aquile su cui compare la defunta, un
candelabro ed un curioso monumento con una statua nuda e infine una vecchia presso un altare e dei putti seduti. Questa
scena è stata interpretata come una prolessi di scena di culto funerario, anche se forse si tratta di una rappresentazione
dell’aldilà. Stile didascalico contrapposto a quello ufficiale, e qui assume toni marcati, quasi ossessivi opposti alle pitture
molto ricche, “barocche”. Cronologia confermata attorno al 100 d.C. grazie ai monumenti del primo rilievo.
N. 116 Colonna Traiana
Nel basamento aveva delle camere concatenate, da cui