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L’antagonista = un protagonista e la sua storia possono essere intellettualmente affascinanti e
coinvolgenti dal punto di vista delle emozioni se le forze antagoniste li rendono tali. 6 di 13
Sceneggiatura I° Semestre
Psicologia e personaggi
La psicologia dei personaggi
Un film parla sempre di qualcuno che vuole qualcosa ad ogni costo.
Affinché la storia sia efficace l’obiettivo deve essere:
- Difficile: Per rendere la storia intrigante ed efficace.
- Raggiungibile: Per farci pensare che ce la possa fare, anche se poi potrebbe non farcela.
- Specifico: Trarre da una problematica generale, una storia singolare che la illumini.
- Degno: Lo sforzo dell’eroe deve avere qualche significato.
Il protagonista può essere poco “eroico” ma lo spettatore deve entrarvi in empatia.
Per superare questo ostacolo all’eroe deve essere affidata una missione che sembri interessante.
L’obiettivo per sembrare interessante deve essere:
- Non deve essere a portata di mano: Non ci sarebbe motivo di continuare a guardare.
- Deve generare conflitto.
- Cambia nel corso del film.
- Sembra di difficolta sempre maggiore e ve oltre la posta iniziale.
L’arco narrativo
L’arco narrativo è l’evoluzione del personaggio.
Con il concetto di arco narrativo ci si riferisce al modo (o ai modi) in cui gli eventi della storia
trasformano i personaggi.
Nel perseguire un obiettivo il protagonista impara qualcosa su se stesso, sul posto che occupa nel
mondo. Questi cambiamenti spesso sono la causa del cambiamento di obiettivo.
Un personaggio che non si evolve sembra piatto e senza anima, piatto (es. Bee Beep).
L’indole
L’indole è l’incrocio tra ciò che il personaggio è sotto pelle e il modo in cui parla e agisce che lo
proietta nel mondo.
I personaggi ben riusciti sono caratterizzati da tratti peculiari che mostrano aspetti della loro
personalità, psicologia e modo di vedere il mondo; un indole unica e riconoscibile.
Gli eroi poco credibili sono quelli che non mantengono nessuna parentela con ciò che erano
all’inizio. 7 di 13
Sceneggiatura I° Semestre
Gli elementi della narrazione
L’asse narrativo
L’asse narrativo è la storia principale che trascina tutti gli altri elementi della narrazione legandoli in
un tutto organico. Deve essere ben chiara e strutturata.
es.
Matrix: un hacker scopre che il mondo è dominato da macchine e di essere l’unico a poterlo liberare
Pulp Fiction: Alcuni criminali si trovano ad affrontare un problema di carattere etico
400 colpi: Un adolescente cresciuto senza l’attenzione dei genitori cede a una vita di crimini insignificanti
Fino all’ultimo respiro: Un ladro di macchine uccide un poliziotto e cerca di convincere una ragazza a fuggire con lui in italia
Super Size Me: Il regista si sottopone a una McDiet di un mese e ne osserva gli effetti sulla propria salute
Deviazioni
Un film può prendere tutte le deviazioni necessarie per esporre una teoria complessa, per
introdurre nuovi personaggi o per dare una svolta alla trama. La storia ha continuamente bisogno
di essere aggiornata aggiungendo sempre nuovi elementi.
Esposizione
Per seguire una storia è necessario fornire una cerca quantità di informazioni a chi l’ascolta.
L’esposizione è ciò che da accesso a una storia: chi, cosa, dove, quando e perché.
Queste informazioni non vanno mai date in modo troppo diretto o scoperto ma vanno mascherate il
più possibile.
Esporre non significa fornire le informazioni subito e tutte assieme, ma dare al pubblico ciò di cui
ha bisogno, quando ne ha bisogno.
Esporre non significa spiegare, ma mostrare. L’esposizione migliore è quella che non si avvale di
parole, ma è di carattere puramente visuale.
Il modo migliore di fornire le informazioni è attraverso una retorica di tipo visuale.
Eccesso di esposizione
Se qualcosa viene visto, non c’è bisogno di farla dire con la voce.
Il compito dell’esposizione è raccontare ciò che il pubblico non può immaginare da solo.
Il modo migliore per farlo è predisporre e pianificare le informazioni in anticipo per comprendere gli
eventi prima che essi si verifichino.
Semina e raccolta
Il lavoro di “semina e raccolta” consiste nel dare le informazioni in anticipo per poi utilizzarle al
momento giusto.
Lo spettatore non sospetta niente e “scorda” l’informazione sino a che non viene ripescata.
La semina e la raccolta non devono essere vicine nella narrazione, oppure sembrerà artefatta.
Retroscena (Back story)
Un retroscena è una particolare forma di esposizione che include eventi accaduti prima (talvolta
anche molto prima) della storia principale, ma che servono per comprende meglio ciò che succede
nel presente. Può riguardare aspetti sconosciuti di una vicenda.
Il retroscena (ciò che porta fino al punto in cui decidiamo di iniziare il racconto) posto all’inizio del
film rischia di congelare la narrazione. 8 di 13
Sceneggiatura I° Semestre
Talvolta la bontà di un retroscena dipende proprio dal punto in cui lo si posiziona.
Un retroscena ha la funzione di:
- Approfondire la psicologia di un personaggio
- Approfondire le motivazioni di un personaggio
- Illustrare tematiche e problematiche
- Introdurre ironia
- Introdurre continuità con il passato
A volte succede che un retroscena prenda il sopravvento su una storia principale, in questo caso
bisogna pensare a cosa davvero si vuole raccontare.
Flashback
Il flashback è una tecnica utilizzata per aumentare la conoscenza del pubblico nei confronti della
storia, dei personaggi e della situazione.
Il compito di un flashback non è diverso da quello di una scena, entrambe portano avanti la storia o
rivelano qualcosa sui personaggi.
Non inserire un flashback fino a quando non avete creato nel pubblico una forma di bisogno o
desiderio di sapere.
Beat
Il beat è un cambiamento irreversibile che introduce una svolta narrativa per non far cadere la
storia nel prevedibile. I momenti di rivelazione, decisione, conflitto, conquista, perdita o inversione
sono dei beat.
Un beat può essere estremo, melodrammatico, sottile o comico. Ma in ogni caso comporta un
passo avanti nel racconto.
L’inquadratura
E’ l’unità minima del film, una porzione di spazio che mostra una azione senza alcuna interruzione.
Ogni cambiamento di angolazione, dimensione, o azione filmata comporta una nuova
inquadratura.
Essa può:
- Comunicare una gran quantità di informazioni (ora del giorno, emozioni, atmosfera, ritmo)
- Funzionare da beat (descrivendo il passaggio da uno stato a un altro)
- Essere fissa (angolo di campo invariato)
- In movimento (raccoglie diversi angoli)
- Essere soggettiva (far immedesimare lo spettatore nel p.v. del personaggio)
- Essere oggettiva (lo spettatore vede come se fosse un osservatore esterno) 9 di 13
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Scena
E’ un’azione (o un complesso di azioni) che si sussegue in uno stesso ambiente e in una
medesima unità di tempo. Consiste in una o più inquadrature che descrivono un evento nella sua
continuità. E’ l’unità minima della drammaturgia.
La scena deve far progredire la trama, deve fornire una nuova informazione allo spettatore
facendo accadere qualcosa nell’azione o nel dialogo. Il metodo migliore per farlo è introducendo
un conflitto.
Esistono principalmente 2 tipi di scene:
Una in cui accade qualcosa sul piano visuale, l’altra mostra un dialogo tra due o più personaggi.
Queste scene non sono completamente separate tra loro: in una scena di dialogo c’è di solito
qualche tipo di azione e viceversa.
Quando si scrive una scena, si stabilisce prima il contesto e poi il contenuto.
La scena risponde a queste domande:
- Qual’è l’obiettivo della scena?
- Perché è in questo punto?
- In che direzione porta la storia?
- Il personaggio è gia in scena o entra in scena?
- Quali emozioni prova?
- Che impatto hanno le sue emozioni sulla scena?
- Cosa vuole ottenere?
- Quale aspetto della sua vita viene rivelato?
Rispondendo a queste domande è più facile determinare cosa accade, dialoghi e azioni.
Per costruire una scena efficace bisogna concentrarsi sul momento cruciale. Una volta che quel
“qualcosa” è accaduto, passare alla prossima. Questo permette allo spettatore che, una volta
incuriosito, riempie autonomamente le ellissi narrative senza che gli vengano mostrate.
Dal punto di vista drammaturgia una scena è composta da una serie di piccoli beat e contiene un
inizio, uno svolgimento e una fine che culmina con un punto di svolta per la storia.
Ogni scena implica un punto di vista, cioè che l’evento rappresentato viene modellato attraverso le
emozioni, le parole e i pensieri di uno o più personaggi.
Sequenza
Serie di scene o inquadrature correlate in un’omogeneità narrativa tale da formare un’unità di
azione drammatica coerente.
Una sequenza possiede inizio, svolgimento e fine. Il punto di svolta che di solito è alla fine ha
intensità e significato più potente di quelli che concludono una scena o un inquadratura.
A differenza della scena, una sequenza può svilupparsi in una singola location o in luoghi diversi.
*L’antefatto = eventi significativi nella vita passata di un personaggio che lo sceneggiatore può
rivelare nei momenti critici per creare i punti di svolta
*Punto di svolta = Una scena è una storia in miniatura: un’azione che si sviluppa attraverso un
conflitto inserto in un’unità o in continuità spazio temporale, che modifica (a livello di valori) la
condizione esistenziale del personaggio. 10 di 13
Sceneggiatura I° Semestre
Le parti della struttura - Libro
- LA STRUTTURA è una selezione di eventi tratti dalle storie esistenziali dei personaggi,
sistemarli in un ordine scelto per causare precise emozioni ed esprimere una precisa visone
della vita
- L’EVENTO significa cambiamento / evento della storia cambia nella situazione esistenziale del
personaggio un cambiamento significativo che viene espresso e vissuto nei termini di un
VALORE.
- I VALORI DELLA STORIA: qualità universali dell’esperienza umana, da un momento all’altro
possono passare da positive a negative o viceversa.
- Un evento della storia crea un cambiamento significativo nella situazione esistenziale di un
personaggio. Questo cambiamento viene espresso e vissuto in termini di valore e ottenuto
attraverso un CONFLITTO
- Il BEAT è una modifica di comportamento a livello azione/reazione. Beat dopo beat le mod