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Possibilità di avere una serie di informazioni corrette, in maniera tale da poter
esplicare questa scelta; per garantire ciò due strumenti:
- segretariato sociale e il servizio sociale professionale: sono o sportelli a cui ci si può
rivolgere per avere tutte le informazioni relative alle prestazioni sociali presenti sul
territorio oppure sono una serie di soggetti che aiutano nela scelta della prestazione
più corretta, aderente alle necessità dell'individuo.
Livelli essenziali delle prestazioni
Sono degli standard di prestazione, di servizio che sono ritenuti essenziali in funzione
di un'adeguata condizione, livello di vita. I LEP sono una competenza esclusiva dello
Stato, solo lui può disciplinare questo ambito. È una competenza esclusiva ma non
escludente, è vero che è competenza dello Stato ma non si esclude la competenza di
altri soggetti, in primis le Regioni, che devono garantire sul proprio territorio questi
livelli. Questi livelli per essere effettivi non possono escludere la competenza
regionale.
Occorrerebbe una vera e propria programmazione di questi LEP. La 328 è considerata
ancora valida perchè al suo interno sono disciplinati questi LEP. Nonostante la
competenza delle Regioni di tipo residuale, si ritiene ancora valida la 328 perchè
stabilisce i LEP. Tuttavia se si analizza la legge nel dettaglio, e si vanno a leggere i LEP,
sorgono una serie di problemi. Quando lo Stato definisce i livelli, definisce
semplicemente o delle tipologie di intervento o delle tipologie di servizi. Ad es, tra le
tipologie di intervento le misure di contrasto della povertà e di sostegno al reddito.
Tipologie di servizi come il segretariato sociale, servizi di pronto intervento sociale,
l'assistenza domiciliare, strutture residenziali e semi residenziali per soggetti con
difficoltà sociali, ecc. L'indicare i livelli essenziali con queste tipologie quale problema
comporta? Queste tipologie non specificano il livello qualitativo e quantitativo dei
servizi o degli interventi. Lo Stato uniforma solo l'esercizio, la presenza di queste
tipologie di servizi. Non si fissa però la qualità del servizio. La qualità si differenzia
notevolmente da una Regione all'altro in quanto lo Stato non ha specificato la quantità
e la qualità dell'intervento.
È come se in realtà non li avesse disciplinati.
Non ha fatto altro che vedere quali erano gli interventi e i servizi previsti su tutto il
territorio nazionale e li ha messi, indicati come LEP; non ha effettuato quel passaggio
ulteriore che consentirebbe di avere un effettivo sistema sociale, uguale per tutti i
cittadini su tutto il territorio nazionale.
Queste formulazioni dei LEP nella 328 fanno si che questi livelli non possano essere
immediatamente operativi e uguali su tutto il territorio nazionale. La loro attuazione
concreta è lasciata alla Pianificazione, alla programmazione, al Piano Nazionale del
sistema dei servizi sociali, che a sua volta rimanderà al Piano regionale dei servizi
sociali, che a sua volta rimanderà al Piano di Zona. Lo Stato nella 328 non ha
specificato i LEP, questi livelli dovranno essere specificati innanzittutto nel Piano
Nazionale. Lo Stato ha approvato un Piano Nazionale 2001/2003, ma in esso si
ritrovano gli stessi LEP della 328. Non li ha disciplinati nello specifico. Ad oggi questo
Piano non è stato più modificato dallo Stato; quando interviene in materia di servizi
sociali non lo fa più col Piano Nazionale ma interviene nelle leggi finanziarie; di anno in
anno stabilisce quante risorse finanziarie e a quali servizi sociali devolverle. La legge
finanziaria viene decisa dal Governo e approvata dal Parlamento. Nel Piano Nazionale
invece era prevista la partecipazione delle Regioni, degli Enti locali e del terzo settore
nel redigerla. Non abbiamo più avuto una programmazione, pianificazione delle
politiche sociali.
La legge finanziaria viene approvata unilateralmente dallo Stato, senza consultarsi con
gli altri Enti territoriali. Con il Piano Nazionale invece era obbligato a consultarsi.
I LEP sono competenza esclusiva non escludente, Il sistema sociale funziona se vi è
collaborazione, governance tra i diversi organi di governo, non può farlo
unilateralmente.
Ad oggi, questi LEP non sono stati individuati.
Cio fa si che vi sia un'estrema differenziazione tra Regioni nell'espletare questi servizi
e violazione del principio di uguaglianza, specialmente tra Nord e Sud Italia.
Questi LEP servono per garantire il principio di uguaglianza; se non sono fissati i livelli
essenziali i rischio è di un'estrema differenziazione all'interno del territorio italiano.
La legge 328 è certamente fondamentale, un traguardo enorme nel sistema dei servizi
sociali, ha una serie di assi portanti che se attuati renderebbero il sistema efficiente e
all'avanguardia.
Anzittutto perchè abbiamo applicato nella 328 sia il principio di sussidiarietà verticale
che quello orizzontale; verticale perchè si ha una programmazione a cascata, dall'alto
verso i vbasso e orizzontale perchè vi è il terzo settore, privati che gestiscono per
conto del sistema pubblico una determinata prestazione.
Su questa legge pesa il sistema delle risorse finanziarie; la legge 328, il sistema
funziona se si ha un ripensamento del finanziamento del sistema sociale. Fino a
quando il nostro sistema finanziario continuerà ad essere un sistema di finanza
derivata, lo Stato che dà le risorse il sistema non funzionerà. Se attuassimo il sistema
del federalismo fiscale, per cui ciascun territorio raccoglie le risorse e le ridistribuisce
sul proprio territorio il sistema potrebbe diventare maggiormente efficiente. Cio che è
fondamentale di questa legge sono i LEP, si garantisce il sistema solidale previsto nella
Costituzione, in tutti gli ambiti. I LEP dovrebbero essere definiti in tutti i campi, sociale,
economico, istruzione, ecc, lo Stato che definisce le linee essenziali e poi le Regioni, i
Comuni che si differenziano tra loro.
Dopo la legge 328, le Regioni anzichè esercitare la loro competenza residuale in
materia di servizi sociali, si sono limitati ad applicare la legge 328 del 2000. Vi è
inerzia. Le leggi regionali in materia di servizi sociali approvate ricopiano parti della
legge 328/00. O semplicemente sono intervenuti a disciplinare solo particolari settori.
Non tutte le Regioni hanno approvato leggi in ambito di servizi sociali. Le Regioni non
hanno utilizzato questa loro competenza: da un lato perchè mancano le risorse
finanziarie per esercitarla, dall'altro perchè la legge 328 è stata talmente innovativa
che si è preferito non scardinarla, nel non intervenire si è constatata la sua validità.
Non vi è stata una capacità innovativa in ambito sociale.
Questo dato ha un aspetto positivo e negativo: positivo perchè se le Regioni non
intervengono rimane un sistema disciplinato in maniere uniforme, non ci sono
differenziazioni territoriali per quanto riguarda il settore dei servizi sociali, è come se la
competenza fosse totalmente in mano allo Stato, anche se la materia dei servizi sociali
è di competenza residuale delle Regioni; negativo perchè le Regioni, i Comuni
potrebbero intervenire, specialmente in questo momento di contigenza economica,
cercando soluzioni alternative, innovative. Trovare nuove linee direttive, oltre a quelle
previste dalla 328.
Servizi per la prima infanzia
Normativa in continua evoluzione. In Regione Piemonte 3,4 progetti di legge in
discussione su questo tema.
Le politiche per la prima infanzia all'interno del sistema dei servizi sociali sono un
tema importante e molto delicato, che crea una serie di problemi. Queste politiche
sono un tema importante sia per i paesi in cui vi è un welfare familiarizzante, un
welfare in cui si ritiene che sia la famiglia a doversi fare carico della cura, del sostegno
dei soggetti della prima infanzia ma è anche importante in paesi con un welfare
defamiliarizzante. Anche l'UE sulle politiche per la prima infanzia è intervenuta in anni
recenti; questo è dimostrazione di come questo settore dei servizi sociali quindi è
particolarmente delicato e importante. È un settore particolarmente importante poichè
è legato alla famiglia in generale ma non solo, è contemporaneamenete legato alle
politiche per il lavoro, a favorire l'occupazione femminile in ambito lavorativo. Legato
anche ad un discorso demografico (tasso bassissimo di natalità dovuto in parte anche
al fatto che vi è una carenza per i servizi della prima infanzia) . Le politiche volte ad
aumentare e ad implementare questi servizi agiscono anche sul tasso demografico e
sulla natalità. Le politiche per la prima infanzia hanno avuto nel tempo un'evoluzione
importante; se inizialmente i servizi per la prima infanzia erano orientati
esclusivamente agli adulti, in particolare ai genitori lavoratori, oggi quando si parla di
servizi per la prima infanzia si pensa a politiche orientate verso il bambino, non sono
più servizi orientati solo verso gli adulti, mettono al centro il bambino. Bambino visto
non solo più come oggetto di assistenza ma anche un soggetto portatore di diritti.
Questa trasformazione incide sulle strutture che ospitano i bambini, soprattutto sugli
asili nido. L'Italia rispetto ad altri Paesi si attesta come un fanalino di coda perchè i
servizi per la prima infanzia sono notevolmente carenti. Questo è dovuto a una
molteplicità di fattori, non solo a come sono pensate le politiche: fattori economici,
sociali. Uno di questi fattori sociali che ha pesato sulle politiche per la prima infanzia è
dato sicuramente dal fatto che tradizionalmente in Italia si ha una forte concezione
familiare, un paese con un forte welfare familiarizzante, paese in cui la famiglia è vista
proprio come un microcosmo al cui interno i problemi dovevano essere risolti. La cura,
l'assistenza dei bambini era tutta erogata all'interno della famiglia, essa doveva
farsene carico, non lo Stato o gli enti pubblici. In Italia i bambini vengono presi in
considerazione nelle politiche soprattutto quando rientrano nell'età scolare, politiche
legate al sistema dell'istruzione, non tanto per i bambini al di sotto dei 6 anni.
Evoluzione giuridica delle politiche per la prima infanzia:
- 1925: approvazione legge 2277/1925 che istituisce l'ONMI, Opera Nazionale per la
Protezione della Maternità e dell'Infanzia. Epoca fascista; istituita perchè uno degli
obbiettivi del governo Mussolini era quello di aumentare il tasso demografico, il
numero maggiore di persone appartenenti allo Stato determina l'aumento del potere
della Nazione, costituisce potenza. Aumentare il tasso