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CRITERI PER TRADURRE
- la traduzione non deve essere un commento
- la traduzione non deve essere oscura
- non deve esplicitare rispetto
- il buon traduttore non deve semplificare l'originale (il traduttore non deve fare eccessivi rimaneggiamenti perché sono controproducenti)
- i pregi del traduttore: leggerezza e chiarezza.
Goethe: scrive un suo saggio (1819) "Nota e saggi sul Divan orientale-occidentale".
Distingue tre generi di traduzione
1. quella "linearmente prosaica": neutralizza tutte le particolarità di ogni arte poetica e riduce l'entusiasmo poetico
2. quella "periodistica": intesa a trasferire sensi a noi estranei nella nostra lingua
3. quella "identica all'originale": cioè rappresenta il testo originale paritariamente
La deriva post moderna
Il pensiero postmoderno, inteso come reazione alle illusioni positivistiche e scientiste della modernità, si è espanso come risposta, da un lato alle
conquiste della scienza e della tecnica, dall'altro dalla diffusione del totalitarismo politico, basato a sua volta su un'ideologia di apparenti certezze falsamente inneggianti al progresso scientifico. I maggiori esponenti sono Benjamin e Ortega y Gasset. Walter Benjamin È l'autore del saggio "Il compito del traduttore" reputato un cult text della traduttologia. Secondo Benjamin, un'opera d'arte non è rivolta ad alcun destinatario e pertanto non ha senso riferirsi ad un pubblico particolare (ipotizzare un "lettore ideale" è nocivo). Per B. le opere d'arte sono traducibili solo se esiste nella totalità dei lettori un traduttore degno o se l'opera nella sua essenza consente una traduzione. Da questo punto di vista le traduzioni esistono solo grazie alla gloria delle opere originali che per loro grandezza le hanno richieste (non è la traduzione a dare gloria all'opera; la traduzione esistesua opera dall'originale, in seguito sostiene che la traduzione è la causa della sopravvivenza dell'originale. Questo può sembrare un paradosso, ma Benjamin spiega che la traduzione permette all'opera di raggiungere nuovi lettori e di essere compresa in contesti culturali diversi. Inoltre, la traduzione può arricchire l'opera originale, introducendo nuovi significati e interpretazioni. Nonostante l'impossibilità di riprodurre esattamente l'originale, Benjamin sostiene che la traduzione è un'attività preziosa e necessaria per la diffusione e la comprensione delle opere letterarie.lingua pura che è prigioniera nell'opera originale, deve tradurre l'inessenziale poetico.José Ortega e Gasset
Il filosofo è stato il principale ideologo dell'irrazionalismo nel campo della teoria della traduzione.
Secondo Ortega y Gasset tutto ciò che l'uomo fa è utopistico. L'utopia riguarda in primis la conoscenza: l'uomo è avido di un sapere che non può mai afferrare pienamente, di conseguenza è tormentato dal desiderio di realizzare imprese che sarebbero per definizione irrealizzabili; la traduzione è una di queste.
Nel suo saggio "Miseria e Splendore della Tradizione", il filosofo sostiene nella prima parte le ragioni della miseria e nella seconda parte le ragioni dello splendore della traduzione.
Per Ortega y Gasset mentre lo scrittore può intervenire nella sua lingua e ricavarne nuove possibilità, il traduttore è visto come un pusillanime incapace didivenire un ribelle. La posizione secondo cui la traduzione è un'impresa utopica viene gradualmente estesa a tutta la comunicazione umana: l'idea di poter esprimere il proprio pensiero è per Ortega y Gasset pura illusione in quanto i limiti del linguaggio umano sono tali che, fatta eccezione per il linguaggio matematico. Anche all'interno della stessa comunità linguistica la comprensione sarebbe un'utopia. Secondo Ortega y Gasset, chi tenta di comunicare un pensiero in una lingua straniera riesce a comunicare solo 1/5 in quanto gli altri 4/5 risultano intraducibili. Questa convinzione nasce dall'esperienza personale di Ortega y Gasset che, avendo forti limiti e poca competenza nella lingua francese, sosteneva di sentirsi frustrato nel non riuscire ad esprimere in francese i suoi pensieri nella piena completezza come invece riusciva a fare benissimo in spagnolo. Da qui la sua convinzione: io non riesco a parlare in francese come faccio in spagnolo.
spagnoloergo nessuno spagnolo può farlo. È invece noto che i bilingui tardivi riescono a trasmettere quasi il 100% dei pensieri formulati in lingua madre e in alcuni casi riescono ad esprimere alcuni concetti con più agio nella lingua straniera. Il passaggio allo splendore della traduzione appare in tal modo davvero paradossale. Il filosofo riconosce che l'attività traduttiva offre ampi servigi alla cultura. In conclusione si può dire che l'irrazionalismo post-moderno si fonda su contraddizioni insanabili: nel momento in cui gli irrazionalisti negano il ruolo del linguaggio e della comunicazione, se ne servono per diffondere il proprio pensiero; tuttavia anche ad essi dobbiamo qualche arguto suggerimento teorico.
3. LA TRADUTTOLOGIA E LA SCIENZA: STORIA, EPISTEMOLOGIA E RICERCA
Il sogno meccanico
A partire dagli anni trenta, infatti, avevano avuto inizio le ricerche sulla traduzione meccanica che poi avrebbero ceduto il posto alla traduzione automatica.
Il sogno meccanico nacque come l'ambizione di creare una macchina che potesse produrre traduzioni sostituendosi gradualmente ai traduttori umani. L'ingegnere Trojanskij ideò e brevettò una macchina in grado di effettuare traduzioni da una lingua naturale all'altra con la sola assistenza di esseri umani monolingui. Contemporaneamente al brevetto di Trojanskij, un progetto analogo veniva brevettato in Francia da Artsrouni. Entrambi i brevetti superavano il concetto di dizionario meccanico in quanto riguardavano macchine per tradurre testi e non commutatori di singole parole e locuzioni. Il funzionamento della macchina si basava sulla convinzione che le lingue fossero accomunate da una struttura logica comune. Il linguaggio logico per esprimere questa struttura avrebbe funzionato da codice intermedio tra una lingua naturale e l'altra. Il processo di traduzione doveva avvalersi, oltre che della macchina, anche di due collaboratori umani monolingui. Praticamente iltesto di partenza (A) andava trasformato dal primo collaboratore in testo in forma logica (A1); la macchina avrebbe poi convertito A1 in B1 cioè avrebbe trasformato la forma morfosintattica di A in quella corrispondente di B; la terza fase sarebbe poi stata a carico del secondo collaboratore che avrebbe convertito il testo B1 nel corrispondente testo in lingua naturale B.
Per la componente semantica, si faceva riferimento all’esperanto e a un glossario radicale predefinito, comprensivo di sinonimi, omonimi e idiomatismi.
Memetica e traduzione
Chi si occupa di traduzione non si occupa soltanto del passaggio di un testo ad un’altra cultura, ma anche dei micromessaggi di un testo che, grazie alla traduzione, ricevono una vita autonoma in un’altra lingua o linguaggio diffondendosi in una nuova cultura e contagiando nuove persone.
E’ importante in questo senso capire come viene realizzata la forma di un pensiero e come questa forma dia a questo stesso pensiero una sua autonomia.
Questi problemi di epidemiologia culturale sono indagati da una nuova disciplina detta memetica. Oggetto di studio della memetica sono quindi i memi cioè le unità minime di replicazione, trasmissione e riproduzione della cultura e dell'informazione. Il termine meme è stato inventato da Richard Dawkins e la sua etimologia è ispirata tanto alla radice greca mime- (che dava l'idea di imitazione) quanto alla parola francese meme (che dava l'idea dell'identità della replicazione). Per Dawkins il meme è il replicatore della cultura umana ed ha la forma di una melodia, di un'idea, di una frase, di una moda, ma la sua massima diffusione è legata alla rielaborazione fatta da Dennett che introduce il concetto di meme come un'idea complessa come per esempio l'idea di vendetta, di calcolo o di indossare vestiti. Dennett ha inoltre introdotto il concetto di memosfera che sarebbe l'ambito in cui si svolge.La competizione tra memi. Lo scopo di un meme non è quello essere vero o buono ma di sopravvivere e diffondersi ad ogni costo: in quest'ambito dunque le lingue naturali rappresentano il canale ideale per la diffusione dei memi e secondo Dennett l'uso in particolare di una data lingua a discapito di un'altra implica la diffusione di determinati memi a discapito di altri. Questo ragionamento porta alla distinzione tra memi universali e memi language e culture specific. Nella concezione Dennettiana, la memetica si presenta come quadro di interazione tra mente (intesa come prodotto ideologico-narrativo) e informazioni esterne. L'esistenza di un meme dipende dalla sua reincarnazione fisica in qualche mezzo; se tutte le sue reincarnazioni vengono distrutte, un meme si estingue. I memi, per le loro funzioni, sono associati ai geni: infatti come un gene ha un fenotipo e un genotipo, così il meme risponde a leggi evolutive ed ha un memotipo e un femotipo, ovvero lasoggetti coinvolti. Inoltre, sostengono che la cultura sia il risultato di un processo di apprendimento sociale e di trasmissione di informazioni attraverso l'interazione tra individui, e non semplicemente la somma di memi che si diffondono indipendentemente dalla volontà delle persone. Nonostante le critiche, la memetica ha contribuito a fornire uno strumento concettuale per comprendere come le idee e le informazioni si diffondano e si trasformino nella società. Ha anche aperto la strada a nuove ricerche nel campo dell'evoluzione culturale e della psicologia sociale. In conclusione, la memetica è una disciplina che si occupa dello studio dei memi e del loro impatto sulla cultura umana. Sebbene sia stata oggetto di critiche, ha contribuito a fornire una prospettiva interessante per comprendere come le idee si diffondano e si trasformino nella società.Destinatari ed escludendo il fatto che i destinatari stessi tendono a rendere più potenti i loro memi indipendentemente dai memi stessi.