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IL MONDO GLOBALE

CAPITOLO 22: IL MONDO GLOBALE

22.1 I Brics

La globalizzazione ha condotto sviluppo economico in aree che in precedenza erano state toccate solo marginalmente da questo processo. Il contributo alla crescita economica mondiale per le economie emergenti è aumentato notevolmente. Oggi il motore dell'economia mondiale sono i paesi emergenti.

La Cina è diventata la "fabbrica del mondo": dal 2011 maggiore esportatore mondiale, un cosiddetto paese mega trader che da solo occupa una quota molto elevata del commercio mondiale e il cui peso delle esportazioni sul Pil è almeno del 50%. Si tratta del primo paese dopo la Gran Bretagna del XIX secolo a raggiungere una posizione del genere. È inoltre un partner economico-commerciale determinante per più di cento paesi al mondo, dual hub per importazioni e esportazioni. I pilastri della presenza globale cinese vanno ricercati nella ricerca e sfruttamento di materie prime, nell'importazione di

commodities industriali e non, e nell'esportazione di manufatti di gamma medio-bassa verso i partner. Il 2001 segna l'entrata della Cina nel Wto e ciò fece sì che le esportazioni si impennassero. L'economia si aprì verso gli investitori stranieri e ne divenne il principale obiettivo. I Bric, Brasile, Russia, India e Cina sono stati gli unici paesi al mondo, insieme agli Stati Uniti, ad avere contemporaneamente un Pil superiore a 600 miliardi di dollari, una popolazione maggiore di 100 milioni di abitanti e una superficie di più di 2 milioni di chilometri quadrati. Consci ormai della loro posizione di forza, a partire dal 2009 si riuniscono annualmente (mossa politica di fronte all'inefficacia del G20 per cercare di fronteggiare la crisi). Dal 2011 i Bric diventano Brics, con l'ingresso del Sud Africa. Una delle principali iniziative del gruppo è stata la creazione di un istituto bancario: "New Development Bank Brics", che ha

Lo scopo di facilitare le transazioni economico-finanziarie e commerciali tra gli stati membri, oltre che ha formalmente una funzione di sfida al Fondo monetario internazionale (storicamente più favorevole ai paesi sviluppati). Nel 2012 i Brics avevano prodotto 1/4 della ricchezza mondiale. Ma nel 2013 apparvero i primi segnali che l'era dei Brics forse era giunta alla fine. In Cina infatti il Pil aveva cominciato a crescere meno rispetto agli anni precedenti. Era ormai diventato necessario riequilibrare un'economia sbilanciata verso investimenti in capitale fisso e aumentare i consumi interni. La crescita salariale più rapida del previsto portò le attività più labour intensive a essere dirottate in Vietnam, Malesia e India. In Russia il tasso di crescita del Pil aveva cominciato a rallentare già prima della crisi rispetto ai primi anni Duemila, ma il crollo fu più forte che altrove nel 2009-10, quando scese sotto lo 0.

Complici il calo del prezzo del petrolio, le sanzioni occidentali per il sostegno di Mosca alla guerra civile in Ucraina, il deflusso dei capitali e la svalutazione del rublo. In Brasile si è assistito a una rapida caduta della crescita. I tradizionali punti di forza del colosso sudamericano: la domanda interna in forte crescita grazie anche al credito al consumo, una struttura industriale solida, inflazione e conti pubblici sotto controllo, stavano ormai venendo meno. La caduta del Pil si è assestata sotto lo zero anche a causa dell'instabilità politica legata all'impeachment della presidente per lo scandalo della compagnia petrolifera statale Petrobrás. L'India, che dal 2009 contende alla Cina il primato per la crescita del Pil, ha sperimentato una crescita asimmetrica, con molte contraddizioni. Pesano un'agricoltura troppo poco efficiente e infrastrutture inadeguate, che richiederebbero un intervento statale. A fare da traino peròci sono grandi gruppi privati al centro dell'establishment economico nazionale e grandi multinazionali straniere, soprattutto nel settore dell'elettronica. La strategia politica del primo ministro Narenda Modi appare frammentaria, caratterizzata dalla ricerca di eliminare i vincoli che hanno ostacolato l'imprenditoria privata e lo sviluppo.

22.2 I successi del mercato e l'intervento pubblico in Asia

Lo sviluppo della Corea del Sud è stato favorito dalla grande attenzione ai fattori strutturali, in primo luogo le politiche educative e quelle sanitarie, insieme ad un governo autoritario in involucri istituzionali democratici, politiche protezionistiche, forte ruolo dei grandi gruppi privati: i chaebol. I settori su cui nel tempo sono state costruite basi industriali del paese sono la siderurgia, la cantieristica e la chimica. La capacità di acquisire rapidamente tecnologie avanzatissime, date dalla grande capacità di investire in ricerca e sviluppo.è stata alla base della rapida crescita e ha portato il Paese a essere tra i leader mondiali nell'elettronica e le telecomunicazioni. Nel 2000 la ricchezza pro capite a parità di potere d'acquisto era poco più della metà di quella giapponese. Dagli anni Ottanta il governo ha inaugurato una cauta liberalizzazione. Discorso analogo si può fare per il successo economico di Singapore, Taiwan e Hong Kong (insieme a Sud Corea: "Le 4 tigri asiatiche"). Il miracolo economico è dovuto principalmente a specifiche politiche industriali e di protezione statale nei riguardi delle imprese nascenti, oltre che all'apertura agli investitori stranieri. A Singapore, il primo ministro, amato padre-padrone del paese è rimasto in carica per diversi decenni, periodo in cui la città-Stato è divenuta il più importante hub portuale mondiale (posizione strategica). Alle 4 tigri si sono poi aggiunte Tailandia, Indonesia.Malesia e Vietnam, in alcuni casi per ampliamento della catena di valore cinese. 22.3 Il boom delle commodities e lo sviluppo delle relazioni economiche sud-sud. Ad oggi la Cina è il massimo consumatore di materie prime industriali. Il mercato delle commodities ha conosciuto un boom all'inizio del nuovo secolo: trend legato alla domanda esercitata proprio dai Bric e dalla Cina, durato finché l'effetto combinato della crisi nei paesi più avanzati e la flessione della domanda cinese ha iniziato a far calare i prezzi di molte materie prime. Nuove opportunità si sono dispiegate per i paesi esportatori di materie prime, anche dittature. La Cina era infatti disponibile a fare affari anche con i regimi dittatoriali (proteggendosi da sanzioni internazionali con risorse finanziarie, expertise tecnica e influenza in istanze come il Consiglio di Sicurezza dell'Onu). In cambio delle importazioni le aziende cinesi si impegnano in investimenti nella

realizzazione di nuove infrastrutture. In Africa, grazie al generale miglioramento del tenore di vita fu possibile un aumento dei consumi di prodotti di gamma medio-bassa dell'industria manifatturiera cinese.

Stiamo assistendo ad un ampliamento geografico dello sviluppo economico, caratterizzato da mutamenti negli assetti dell'economia globale e un aumento dei rapporti tra paesi emergenti (sud-sud). Le politiche di liberalizzazione commerciale evolute dalla Wto hanno rappresentato un elemento di fondamentale importanza.

Stati Uniti e Cina stanno sviluppando nuove strategie di carattere politico-commerciale a protezione dei propri interessi nazionali per rendere maggiormente interdipendenti le economie dei principali partner commerciali. Sono nate anche iniziative per la creazione di un'area di libero scambio tra nord America ed Europa (Partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti), con cui verrebbe riunito circa la metà del Pil mondiale. Sono sorti

Tuttavia, dubbi sulla realizzabilità, specialmente dopo la Brexit e l'elezione di Trump. Sembrava invece che il partenariato transpacifico, voluto dagli USA per limitare la crescente presenza economica e politica della Cina, proseguisse, invece Trump sembra aver accantonato questo progetto di liberalizzazione economico-commerciale.

Nel 2014 la Cina ha fondato l'Asian Infrastructure Bank, a cui hanno aderito quasi 60 paesi. La Strategia cinese vuole liberalizzare i rapporti commerciali difendendo però meglio i propri interessi, offrendosi al contempo come partner per investimenti di grande respiro, per realizzare infrastrutture e progetti di cooperazione industriale e finanziaria per lo sfruttamento delle risorse.

23 - UNA CRISI DIVERSA?

23.1 Alle origini della crisi finanziaria

La crisi iniziata nel 2007 con le prime difficoltà nel mercato immobiliare americano, poi propagatasi a alcuni paesi europei, ha segnato in profondità il processo di globalizzazione.

La massa di capitali in circolazione a partire dal 1973-1974, a seguito degli aumenti dei prezzi petroliferi, ha progressivamente generato dei mutamenti che hanno avuto impatti sia nel breve che nel medio-lungo periodo. La prima fase della globalizzazione dei mercati finanziari può essere vista nell'intreccio del mercato degli eurodollari con quello dei petrodollari e nel loro massiccio utilizzo per finanziare le economie dei paesi in via di sviluppo, un obiettivo rivelatosi poi all'origine di forti crisi debitorie internazionali nei primi anni Ottanta e di nuovo dieci anni più tardi. Il sistema finanziario internazionale ha dovuto adattarsi a questa crescente massa di risorse, adeguando di continuo le sue capacità produttive all'offerta di denaro. Questa massa di risorse finanziarie si era progressivamente spostata dai depositi bancari verso gli investitori istituzionali (titoli azionari e debito privato). L'economia americana stava andando bene.

crescendo a un tasso più sostenibile finché nell’estate del 2007, i gestori di unhedge fund australiano comunicarono che il fondo stava riducendo il valore dei suoi investimenti come conseguenza delledifficoltà del mercato creditizio americano. Scoppiò la crisi nel 2008: era a rischio l’intero sistema finanziario internazionale.Vi fu a settembre la bancarotta Lehman Brothers, una delle banche d’investimento più prestigiose e importanti al mondo.A poco a poco apparvero chiari i motivi più profondi della crisi: l’eccesso di capitali in Asia derivante dal grande surpluscommerciale cinese, impiegato per comprare bond americani, spinse al ribasso i tassi di interesse nei primi anni Duemila a livelloglobale. Le banche europee si finanziarono negli Stati Uniti e usarono tali fondi per acquistare titoli insicuri. Tutti questi fattorispinsero in alto un debito in un mondo che pareva essere divenuto meno rischioso. Strumenti come

I credit default swaps, creati per distribuire meglio il rischio, si rivelarono strumenti per concentrarlo ancora di più.

L'ILLUMINISMO EUROPEO, LA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE, E LA CRESCITA ECONOMICA MODERNA – Mokyr

Sebbene siano stati adottati approcci diversi per comprendere le cause della Grande Divergenza, tutti condividono due presupposti.
Dettagli
Publisher
A.A. 2020-2021
33 pagine
SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/12 Storia economica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher zorzanna di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia economica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università Commerciale Luigi Bocconi di Milano o del prof D'Alessandro Michele.