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2.4 PUBBLICITA', MERCIFICAZIONE E PRATICHE CULTURALI
Nel XX secolo la De Beers (società mineraria) è riuscita a stabilire un cartello dei diamanti
(associazione di individui o imprese che controllano la produzione o la vendita di un bene o di un
insieme di beni, spesso su scala globale) e a controllare l'offerta e la domanda di queste pietre in
tutto il mondo.
Questa strategia portò la società a ottenre il potere di decidere quando vedere i diamanti e quanti
venderne, determinandone il prezzo sul mercato.
Alla fine degli anni 80 e negli anni 90 del secolo scorso alcuni avvenimenti, contribuirono a
determinare la fine del monopolio della Dee Beers. In diverse parti del mondo vennere aperte nuove
miniere di diamanti e nuovi paesi poduttori rimasero al difuori del cartello a guida sudsfricana.
In Aangola questo atteggiamento portò a gravi conseguenze, che attrassero l'attenzione
internazionale sulle guerre dei diamanti (fenomeno dei "diamanti insanguinati", diamanti
venduti per finanziare guerre o attività terroritistiche).
2.5 INDUSTRIA DEL PATRIMONIO
Industria del patrimonio imprese che gestiscono o traggono profitti dalle eredità del passato,
come tradizioni musicali, musei, monumenti o siti storici.
La trasformazione del patrimonio in un'attrazione, spesso implica una mercificazione del passato.
Ciò può essere fonte di tensione o di conflitti quando a uno stesso bene culturale è attribuito un
significato diverso o è oggetto di pratiche d'uso diverse, oppure quando si usa un'immagine o un
testo sacro per fare pubblicità di un prodotto commerciale.
2.6 IL PATRIMONIO MONDIALE DELL'UMANITA'
Con patrimonio mondiale si indicano quei siti ai quali viene attribuito un valore eccezionale ed
universale per tutta l'umanità. Le campagne per la protezione del patrimonio mondiale si sono
intensificate nella seconda metà del secolo scorso sotto la guida dell'UNESCO.
Patrimonio dell'Umanità dell'Unesco sono luoghi specifici che sono stati riconosciuti a livello
internazionale come sito di eccezionale qualità culturale o naturale.
2.7 IL SAPERE LOCALE
I geografi usano il termine sapere locale per indicare la conoscenza collettiva di una comunità, che
deriva dalle attività e dalle esperienza quotidiane di ciascuno dei suoi membri con milieu sociale e
territoriale in cui è inserito.
Il concetto di sapere locale ha 3 caratteristiche:
1. Viene tramandaro oralemente e sono rare le fonti sxritte che lo attestano;
2. E' dinamico e in continua evoluzione e si modifica in seguito a nuove scoperte e
informazioni;
3. Non è un'entità unica e monolitica. All'interno di una comunità sono conservati diversi
saperi locali, posseduti dai ingoli individui.
Cultura locale Le pratiche, i comportamenti e le preferenze condivise dai membri di una
comunità che interagisce con le caratteristiche naturali e storiche di un certo ambiente locale.
Il diffusionismo secondo il quale, la diffusione della scienza, della tecnologia e delle pratiche
occidentali, avrebbero aiutato gli altri popoli ad evolversi.
Le conoscenze locali spesso offrono degli strumenti per la risoluzione dei problemi, contribuendo
all'affermazione di un modello di sviluppo sostenibile, secondo il quale l'uso e la gestione delle
risorse necessarie per soddisfare i bisogni economici devono essere tali da non compromettere la
possibilità per le generazioni future di fare lo stesso.
LA POPOLAZIONE
Capitolo 3
3.1 Distribuzione e densità della popolazione
Quando i geografi vogliono studiare la pressione esercitata da una certa popolazione sul territorio,
calcolano la sua densità, che piò essere aritmetica se si considera il semplice rapporto tra la
superficie di un'area e il numero dei suoi abitanti, oppure fisiologica quando lo stesso rapporto
viene calcolato considerando solo le terre produttive, escludendo tutte le aree non adatte
all'agricoltura. 3.2 La fertilità
La fertilità fa riferimento al numero di nascite all'interno di una determinata popolazione.
I principali cambiamenti della demografia di una popolazione sono dovuti al numero di nascite
(natalità) e di morti (mortalità).
I demografi misurano la fertilità in base al tasso di natalità e il tasso di fecondità.
Il primo descrive le tendenze delle nascite all'interno di una società, calcolando il rapporto tra il
numero delle nascite e la popolazione media in un certo periodo, senza tenere conto delle diverse
fasce d'età al suo interno.
Il secondo esprime il numero di figli per donna in età feconda. Consente di valutare le dimensioni
dei nuclei familiari e di effettuare delle previsioni sulle tendenze numeriche della popolazione.
I fattori che influenza la fertilità
La fertilità può essere condizionata sia da fattori biologici, sia da modelli culturali che regolano la
riproduzione.
I tassi di fecondità più elevati sono riconducibili a popolazioni in cui le donne diventanto
sessualemnet attive molto presto e che si sposano in giovane età. Anche fattori culturali, sociali,
economici e politici posson influenzare la fecondità ad esempio in molte società dei paesi in via di
sviluppo, dove le discriminazioni di genere pongono le donne in posizione subordinata, i figli
vengono considerati come un investimento economico.
Vedi appunti. Politiche di controllo delle nascite
I governi possono controllare la fertilità, introducendo politiche nataliste o anti-nataliste mirate a
incentivare o a limitare la crescita della popolazione. Ad esempio il tasso di fecondità della Francia
è il più elevato tra i paesi europei, grazie alle politiche nataliste e la cina è l'esempio di un paese che
ha applicato rigide politiche antinataliste a causa della preoccupazione della crescita della
popolazione. 3.3 La mortalità
Accanto alla fertilità, uno dei principali fattori che influenzano le dinamiche demografiche è la
mortalità, calcolata con il tasso di mortalità: rapporto tra il numero di morti di una certa
popolazione in un dato periodo di tempo e l'ammontare medio della popolazione nello stesso
periodo. Un fattore naturale di variabilità della mortalità che nel passato ha giocato un ruolo
preponderante è rappresentato dalle epidemie, oggi molto contenute dalle misure sanitarie.
Tra i fattori politico-sociali che incidono sul tasso di mortalità di un determinato territorio ci sono le
guerre e le caratteristiche dei sistemi sanitari nazionali.
3.4 La speranza di vita e la mortalità infantile
La speranza di vita indica la lunghezza media delle vite delle persone, in base ai tassi di mortalità
correnti nei paesi dove vivono e un secondo importante indicatore della qualità della vita di una
popolazione è il tasso di mortalità infantile, ovvero il numero di nati, ogni mille, che muoiono
prima di compiere un anno di età. Alti tassi di mortalità infantile sono segno di cure sanitarie
inadeguate nei confronti delle donne in gravidanza e dei neonati.
3.5 La piramide delle età
L'asse verticale di una piramide delle età (Istogramma che rappresenta la composizione di una
popolazione divisa per classi di età e per genere) raffigura le classi di età della popolazione
rappresentata, ovvero la percentuale di persone nate in un determinato periodo di tempo.
La piramide suddivide la componente maschile e quella femminile di ciascuna classe di età.
L'asse orizzontale indica la percentuale con la quale ciascuna classe di età contribuisce al totale
della popolazione. 3.6 Indice di dipendenza
L'indice di dipendenza (rapporto tra la popolazione in età lavorativa e la popolazione con meno di
15 e più di 65 anni) permette di fare previsioni sui cambiamenti ai quali la società di un paese andrà
incontro nel futuro, in base alla sua evoluzione demografica. Gli stati con una popolazione giovane
ad esempio, si preoccupano di avere abbastanza strutture scolastiche e abbastanza posti di lavoro
disponibili per i prossimi anni. (vedi pagina 87)
3.7 Il tasso di crescita naturale
Una popolazione ha un tasso di crescita naturale (percentuale annua di una popolazione, senza
considerare i flussi migratori) quando il numero delle nascite è suoeriore al numero delle morti.
Spesso i demografi si servono dei tassi di crescita naturale per calcolare il tempo di raddoppio
della popolazione, ovvero il numero di anni necessario affinchè questa duplichi le proprie
relazioni, che consente di mettere in relazione le attuali tendenze demografiche di una certa
popolazione con la sua effettiva consistenza futura.
3.8 Il modello della transizione demografica
Il modello della transizione demografica mette in relazione i cambiamenti del tasso di crescita
naturale della popolazione con i cambiamenti sociali derivati dai progressi della medicina,
dall'ubanizzazione e dall'industrializzazione. Questo modello descrive un percorso che porta un
paese passare, nel corso del tempo, da tassi di natalità e mortalità elevati, a valori molto inferiori.
In altri termini, è il passaggio di un paese, nel corso del tempo, da tassi di natalità e mortalità
elevati, a valori molto inferiori.
Questo modello non prende in considerazione le migrazioni, offrendo una rappresentazione solo
parziale dei cambiamenti demografici. Esso funziona abbastanza bene per il passato, ma non
fornisce sempre previsioni attentibili.
Quando un paese entra nella transizione demografica, si verifica un cambiamento nella tipologia di
malattie che determinano la mortalità della popolazione. Questa transizione epidemiologica è
caratterizzata dal passaggio dal passaggio della diffusione di malattie infettive, a malattie croniche,
in seguito ai cambiamenti nello stile di vita dovuti all'urbanizzazione e all'industrializzazione.
(Vedi 4 fasi materiali I.S.A). 3.9 Sessualità, idendità e spazio
Sessualità Elemento fondamentale dell'identità sociale ed individuale, che deriva da
orientamenti, attitudini e pratiche di tipo sessuale.
Genere Caratteristiche culturali o sociali che nel pensare comune di una società vengono
attribuite all'appartenenza al sesso maschile o femminile.
Fino alla fine degli anni 60 i geografi hanno ignorato il ruolo della sessualità nel definire l'identità
delle persone, contribuendo a sostenere l'idea infondata che per capire il mondo sia necessario un
approccio conforme alla norma eterosessuale, cioè una visione binaria dei sessi, basata sulla
definizione di ruoli di genere maschili e femminili nettamente separati.
Oggi invece sono numerosi i geografi che si occupano di studiare anche il modo in cui ses