Anteprima
Vedrai una selezione di 4 pagine su 11
Riassunto esame Economia Internazionale, prof. Meliciani, libri consigliati: Macroeconomia, una prospettiva europea, Blanchard e Appunti di diritto internazionale, Sciso Pag. 1 Riassunto esame Economia Internazionale, prof. Meliciani, libri consigliati: Macroeconomia, una prospettiva europea, Blanchard e Appunti di diritto internazionale, Sciso Pag. 2
Anteprima di 4 pagg. su 11.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Economia Internazionale, prof. Meliciani, libri consigliati: Macroeconomia, una prospettiva europea, Blanchard e Appunti di diritto internazionale, Sciso Pag. 6
Anteprima di 4 pagg. su 11.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Economia Internazionale, prof. Meliciani, libri consigliati: Macroeconomia, una prospettiva europea, Blanchard e Appunti di diritto internazionale, Sciso Pag. 11
1 su 11
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

Il problema della competitività dei prodotti negli Stati Uniti

Gli Stati Uniti hanno un problema in più: quello della competitività dei loro prodotti rispetto ai Paesi europei e al Giappone. Il problema investe quasi tutti i "settori maturi", dall'abbigliamento all'automobile, agli apparecchi televisivi, ecc... L'esperienza mostra che l'economia americana è innovativa e competitiva solo in quei settori in cui ci sono verificati effetti di traboccamento dalla ricerca svolta in campo militare, come si è visto nel caso dello sviluppo della new economy e della comunicazione elettronica in particolare. Negli ultimi anni gli Stati Uniti sono divenuti importatori netti anche di beni ad elevato contenuto di tecnologia, ciò che non si era mai verificato da prima della seconda guerra mondiale. Le fabbriche, gli stabilimenti produttivi del settore manifatturiero sono largamente scomparsi dal territorio degli Stati Uniti, mentre gli addetti al settore terziario rappresentano circa il 75%.

degli occupati superano l'80%. Gli occupati e coloro che svolgono attività terziarie

Uno studio del McKinsey Global Institute (MGI) sostiene che circa 1/3 del disavanzo della bilancia delle partite correnti americana sarebbe determinato dalle importazioni di beni e servizi prodotti dalle filiali estere di multinazionali americane che esportano beni e servizi verso gli Stati Uniti. Dagli Stati Uniti devono uscire dollari per pagare le esportazioni di queste filiali, che devono sostenere quasi tutti i costi nel Paese in cui sono localizzate. Il fatto che i profitti di queste filiali tendano a rientrare negli Stati Uniti non modifica il problema del disavanzo estero americano.

Un altro fattore riguarda la rigidità del sistema produttivo americano. Nelle imprese americane tutto viene programmato in anticipo e nei minimi particolari, e vi è una distinzione netta tra coloro che formulano gli obiettivi e coloro che li eseguono. Inoltre vi è una rigida divisione del lavoro.

tra idiversi comporti dell'impresa. Nonostante i tentativi compiuti negli ultimi anni di rendere il sistema meno rigido, l'influenza del taylorismo resta ancora molto forte. Viceversa nei sistemi di produzione flessibile non vi è una programmazione nei minimi particolari dell'iter produttivo fin dall'inizio. L'informazione è ampiamente diffusa nell'azienda e chiunque può dare suggerimenti per risolvere i problemi o migliorare l'organizzazione, gran parte della formazione avviene sul lavoro e durante il lavoro, perché non può essere comunicata ed erogata in anticipo e anche perché le competenze dei diversi dipendenti si integrano attraverso un processoLa continuacontinuo di interazione, che può portare a modifiche frequenti nell'organizzazione. L'interazione tra le varie competenze accresce la creatività e determina lo sviluppo dell'impresa. Il problema non è quello di sviluppare

Nuove tecniche di direzione e gestione, ma occorre una nuova organizzazione produttiva che comporti un rapporto meno rigido tra la direzione e la forza lavoro, e, in generale, all'interno strutturale aziendale.

Passare da un sistema di produzione rigido ad un sistema di produzione flessibile è difficile per l'economia americana, essi, più che cercare di accrescere la competitività delle loro esportazioni mediante misure strutturali, hanno fatto ricorso al protezionismo, attuato in diverse forme.

Tutti i Paesi industrializzati hanno il problema di espandere le loro esportazioni per pagare le importazioni dai Paesi in via di sviluppo, ma i Paesi europei e il Giappone sono riusciti in quest'opera molto meglio degli Stati Uniti.

La forte diminuzione dei costi di trasporto, che si è verificata negli ultimi trent'anni nonostante l'aumento del prezzo del petrolio, ha aggravato questi problemi per gli Stati Uniti.

Le politiche degli Stati Uniti

volte a ridurre il disavanzo estero

Nel tempo gli Stati Uniti hanno usato diversi strumenti di politica economica per finanziare il loro crescente disavanzo commerciale. Uno di questi è stato il protezionismo attuato con gli strumenti classici come dazi, ma anche con le barriere non tariffarie come i regolamenti sanitari e le limitazioni volontarie delle esportazioni da parte di altri Paesi (ne è un esempio tipico il Giappone, che ha volontariamente limitato le esportazioni di automobili verso gli Stati Uniti).

Un altro strumento utilizzato dai Governi americani è la politica monetaria. Una politica di elevati tassi di interesse ha attratto dall'estero i capitali necessari per finanziare il disavanzo commerciale.

L'altro strumento utilizzato per ridurre il disavanzo commerciale è la svalutazione del tasso di cambio, ma nonostante ciò, il disavanzo commerciale americano è aumentato.

Gli Stati Uniti oramai non producono quasi per nulla beni di

consumo di massa di uso quotidiano come l'abbigliamento, e di altri beni di questo tipo, producono una quantità del tutto insufficiente per i consumi interni, e non riescono a colmare tale voragine con le esportazioni.

Il problema non è solo il rapporto con i Paesi in via di sviluppo emergenti, ma è la competizione con gli altri Paesi industrializzati: Europa e Giappone.

La crescita dell'economia americana continua inesorabilmente a determinare un aumento delle importazioni. Visto che, nel medio e lungo periodo, non è possibile frenare la crescita delle importazioni, occorre riuscire ad espandere le esportazioni, ciò richiederebbe una ristrutturazione dell'intera organizzazione industriale degli Stati Uniti, ciò che è al di là della portata delle autorità governative e dei vertici delle grandi multinazionali americane.

Le produzioni americane non sono mirate all'esportazione.

ma solo alla vendita all'interno del Paese. L'esperienza ha mostrato che in questa situazione nemmeno una forte svalutazione del tasso di cambio del dollaro è in grado di rendere tali prodotti competitivi.

Se esaminiamo il meccanismo complessivo di sviluppo dell'economia americana degli ultimi quindici anni, rileviamo che i suoi ingredienti essenziali sono stati: l'enorme spesa pubblica nella ricerca militare, che ha consentito il successivo traboccamento al settore civile dei prodotti della comunicazione elettronica; il boom dei mercati finanziari, che ha determinato una crescita vertiginosa del valore di mercato delle azioni. Ciò ha consentito un forte aumento dei consumi delle famiglie, finanziato largamente mediante l'indebitamento. Il basso tasso di risparmio e l'enorme deficit della bilancia commerciale sono stati compensati dal massiccio afflusso di capitali esteri attratti dal boom della borsa, e dei titoli della new economy in particolare.

Banca centrale cinese. Il finanziamento del disavanzo commerciale americano è stato sempre realizzato attraverso l'afflusso di capitali dall'estero. Questo avviene tramite l'acquisto di titoli del Tesoro americano da parte di non residenti e l'acquisto di azioni di imprese americane sempre da parte di non residenti. Attualmente, il disavanzo estero statunitense è finanziato principalmente attraverso acquisti netti di obbligazioni da parte di non residenti. Una buona parte del deficit americano viene finanziato dalle banche centrali, tra cui la Banca centrale europea, la Banca centrale giapponese e la Banca centrale cinese. Gli effetti dello squilibrio commerciale americano saranno diversi a seconda che esso venga finanziato dai risparmiatori sul mercato o dalle banche centrali.banca centrale cinese, cioè dal Governo cinese. Le prospettive del dollaro Gli Stati Uniti, che sono la più grande e sono anche la più avanzata economia del mondo, importano grandi quantità di capitali dall'estero per finanziare il consumo corrente pubblico e privato. Alcuni rilevano che gli Stati Uniti potrebbero adottare una politica fiscale restrittiva per ridurre le importazioni, e compensarle con una politica monetaria espansiva per ridurre gli effetti recessivi; ma quest'ultima, facendo scendere i tassi di interesse, potrebbe determinare un deflusso di capitali che creerebbe ulteriori difficoltà alla bilancia dei pagamenti americana. È difficile immaginare che il progresso tecnologico negli Stati Uniti, sia pure stimolato dagli enormi investimenti in ricerca nel settore militare, che poi hanno effetti di traboccamento nel settore civile, possa avere una continuità tale da garantire un afflusso di capitali privati capace.

di finanziare undisavanzo estero enorme e rapidamente crescente come quello degli Stati Uniti.Una delle domande ricorrenti nel dibattito è se la crescente sfiducia nel dollaro possa portare l'euroa sostituirlo in parte nel suo ruolo di valuta chiave.

La prima osservazione da fare è che ciò non è avvenuto con lo yen, che pure è la valuta di un Paesecome il Giappone, grande, stabile, con un'economia forte, che per di più non conosce il disavanzocommerciale e della bilancia corrente dei pagamenti. Comunque già oggi alcune tendenze a favoredi un maggiore ruolo internazionale dell'euro si è manifestato, tendenze che derivano dall'esigenzadi diversificare gli investimenti di portafoglio sia dei privati sia delle banche centrali e anche, inqualche caso, del desiderio di limitare il ruolo egemone degli Stati Uniti nella politica mondiale.

La principale difficoltà perché il processo di finanziamento in

euro si espanda fino ad assumereproporzioni rilevanti è che esso richiederebbe un deficit della bilancia dei pagamenti della zona euro, che l'Unione monetaria europea almeno al momento non desidera avere. Solo un avanzo rassicurante della bilancia delle partite correnti della zona euro potrebbe indurre l'Unione monetaria europea a consentire un passivo dal lato dei movimenti di capitale, e ciò potrebbe permettere all'euro di assumere il ruolo di moneta atta a finanziare le transazioni internazionali e in prospettiva un ruolo di moneta di riserva. L'euro ha messo i Paesi con elevato debito pubblico, come l'Italia, al riparo dalle turbolenze finanziarie internazionali, esso ha consentito di crescere a Paesi che hanno un disavanzo cronico nella bilancia commerciale. Questo è certamente il caso della Spagna, deficit che è stato in tal modo inserito all'interno della zona euro e compensato verso l'esterno dal surplus di Paesi come la Germania.l'Olanda e altri. GLOBALIZZAZIONE, SVILUPPO ED ECONOMIE EMERGENTI Un primo significato si riferisce alla facilità
Dettagli
Publisher
A.A. 2010-2011
11 pagine
SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/01 Economia politica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher siyalu di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Economia internazionale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Teramo o del prof Meliciani Valentina.