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CONSONANTI APPROSSIMANTI
Non si realizza un vero e proprio diaframma, gli articolatori sono solo avvicinati tra loro e il flusso d'aria non ha alcun tipo di ostacolo. Foneticamente sono simili ai suoni vocalici, ma occupano una diversa posizione nella sillaba.
BILABIALI = il diaframma è realizzato mediante l'accostamento delle due labbra.
LABIODENTALI = il diaframma è realizzato dall'incontro del labbro inferiore con gli incisivi superiori.
DENTALI = il diaframma è realizzato dall'incontro della lamina della lingua con gli incisivi superiori.
ALVEOLARI = il diaframma è realizzato dall'incontro dell'apice della lingua con gli alveoli dentali.
POSTALVEOLARI = il diaframma è realizzato dall'incontro con l'apice della lingua con una zona del palato immediatamente retrostante agli alveoli dentali.
PALATALI = le modalità di realizzazioni sono varie per l'ampiezza dell'area palatale ma anche per le...
diverse parti della lingua coinvolte nel determinare il diaframma consonantico.
RETROFLESSE = l'apice della lingua è spinto indietro, in modo che la superficie inferiore della parte anteriore della lingua aderisca alla regione postalveolare.
del dorso della lingua con il velo palatino.
VELARI = il diaframma è realizzato dall'incontro
GLOTTIDALI = il diaframma è realizzato dalle due pliche vocali. La glottide è quindi impegnata nella realizzazione dell'occlusione e non può entrare in vibrazione.
6) I dittonghi
Sotto il profilo fonetico uno iato è una successione di due vocali stabili, ad esempio: paura [pa'ura], aereo [a'ɛreo], zio ['tsio].
Nei dittonghi si possono distinguere due elementi di cui uno non stabile, ad esempio: fiori ['fjori], fuori ['fwori], tiene [tjɛne]. Tra i due elementi uno presenta una maggiore durata e ha più energia. Si definiscono quindi ascendenti i dittonghi che presentano
prima l'elemento più debole e poi quello più forte (exp. fiori, fuori), viceversa sono discendenti. In italiano sono possibili anche sequenze di 3 elementi, che prendono il nome di trittonghi, costituiti da una sequenza di debole+forte+debole (exp. miei, tuoi) oppure due elementi deboli + una vocale (exp. quiete ['kɥjɛte], seguiamo [se'gɥjamo]).
7) Caratteristiche prosodiche
Una sequenza fonetica è stata finora rappresentata come una serie di segmenti: questa descrizione è detta segmentale. Mentre l'apparato produttivo esegue un determinato segmento, già si prepara alla realizzazione di quello seguente, che risulta influenzato dalla posizione assunta dagli organi del tratto vocale durante l'articolazione di quello precedente. Alcune proprietà non possono essere descritte come simultanee ma richiedono la variabile del tempo, e prendono il nome di caratteristiche prosodiche.
7.1) Lunghezza dei segmenti
I segmenti hanno una
Durata nel tempo (lunghezza dei segmenti) fortemente variabile, dovuta a fattori extralinguistici e anche dalla velocità di eloquio scelta dal parlante. Se si parla più velocemente, i segmenti durano meno; al contrario, i segmenti avranno una durata maggiore.
Ci sono cinque livelli di lunghezza: STRABREVE, BREVE, MEDIO-LUNGO, LUNGO, STRALUNGO, ě (makron), ā (mikron), e’, e: / pp e:: nella linguistica nella (raddoppiamento storico - linguistica del simbolo per le comparativa storico - consonanti).
Di fatto però le lingue distinguono solo tra due gradi di lunghezza e utilizzano il sistema convenzionale: breve (a / p) e lungo (a: / pp).
Nelle consonanti affricate il grado lungo è segnato dalla componente occlusiva che viene prolungata: BREVE LUNGO ts tts ʤ dʤ.
Durata segmentale in italiano: sia le consonanti sia le vocali presentano una variazione di durata. I suoni consonantici hanno sempre il grado breve quando seguono immediatamente una pausa o una consonante.
Quando si trovano tra due vocali, o una vocale e tra una sonorante approssimante, vibrante o laterale (posizione intersonante), possono invece presentarsi al grado breve o lungo. Exp: fato ['fato], fatto ['fatto]. 7.2) Sillaba La sillaba rappresenta l'unità minima che il nostro organismo è in grado di produrre e percepire. Ogni sillaba è caratterizzata dalla presenza di un picco di sonorità, ovvero un elemento che ha un volume maggiore rispetto agli altri, detto nucleo della sillaba. Il margine che precede il nucleo è detto attacco sillabico, mentre quello situato dopo è detto coda sillabica. Sono dette chiuse le sillabe che presentano una coda; quelle senza coda si definiscono aperte. Exp. sillabe italiane aperte: [ta] in tavolo ['ta.vo.lo]. Exp. sillabe italiane chiuse: [per] in perdiamo [per'dja.mo]. In IPA il confine sillabico si indica mediante un punto in basso; davanti alle sillabe toniche, per la presenza.dell’apice che indica l’accento, il punto può essere omesso. L’unico elemento foneticamente necessario è il nucleo della sillaba, che può essere prodotto e percepito anche in isolamento; può essere occupato quindi da vocali, ma anche sonoranti e in casi eccezionali da fricative. Le occlusive non possono mai trovarsi nel nucleo della sillaba. Quando una consonante occupa il nucleo della sillaba, è segnata in IPA con un trattino verticale sottoscritto. Distinzione tra iato e dittongo: uno iato comporta sempre vocali collocate in sillabe diverse (exp. paura [pa’u.ra]), mentre un dittongo è sempre tautosillabico, è posto cioè all’interno di un’unica sillaba (exp. fiori [‘fjo.ri]).
7.3) Accento
Con accento si intende la maggiore prominenza di una sillaba sulle altre. 15 Le diverse lingue si distinguono anche per le regole di assegnazione dell’accento all’interno della parola: alcune collocano
la prominenza sempre sull'ultima sillaba (come il turco), sullapenultima (il polacco) oppure sono ad accento libero. Ad esempio l'italiano è una lingua ad accento libero; si possono quindi avere parole sull'ultima sillaba (tronche), sulla penultima sillaba (piane) e infine sulla terzultima accentatesillaba (sdrucciole). In IPA l'accento si indica mediante un apice alto posto prima della sillaba tonica (exp. angelo ['anʤelo]). 7.4) Tono e intonazione La glottide può variare la frequenza delle sue vibrazioni, tuttavia alcune variazioni hanno un valore linguistico. Nelle lingue tonali il dominio della variazione di altezza è costituito dalla sillaba o dalla parola; i toni possono essere alto, basso, medio, ascendente, discendente. Queste lingue sono diffuse nell'Asia orientale, in Africa occidentale e in America. Nelle lingue non tonali, invece, il dominio della variazione di altezza è costituito dalla frase, che ne determina.l’intonazione e ne segnala la cosiddetta modalità della frase (cioè il suo carattere imperativo, dichiarativo, interrogativo ecc.) In una lingua come l’italiano, ad esempio, solo dall’intonazione possiamo distinguere se una frase è un’affermazione o una domanda. Esempio: - Mario domani esce presto. / Mario domani esce presto? Cap.4: La Fonologia 1) Che cos’è? La fonologia è il livello della lingua relativo alla forma dell'espressione. Possiamo avanzare osservazioni del tipo: In italiano una consonante nasale che si trovi davanti a un’altra consonante assume sempre il luogo di articolazione di quest’ultima (e pertanto davanti a [k] abbiamo [uɲ] e non [um], [uɱ] o [un]). Esistono sistemi in cui questo non si verifica e lingue in cui assume modalità diverse rispetto a quanto avviene in italiano. In italiano l’articolo indeterminativo maschile [uno] davanti a consonante perde la vocale finale; la vocaleperò si conserva davanti a consonante normalmente lunga inʃ ʃ’ʃivolo]),posizione intersonante: quindi di fronte a [ ] (exp. uno scivolo [uno [ɲ] (exp.ɲ’ɲomo]), [ts] (exp. uno zio [uno t’sio]), [dz] (exp. uno zero [unouno gnomo [unod’dzero]); inoltre la vocale permane davanti a [s] o [z] seguiti da altra consonante(exp. uno sparo [uno s’paro), uno sbaglio [uno s’baʎʎo]) e di fronte a [ks] o [ps] (exp.uno xilofono [u.no k.si’lo.fo.no], uno psicologo [u.no p.si’co.lo.go]).
C. In italiano la differenza tra consonanti brevi e lunghe può distinguere tra diversielementi di lessico, ad esempio la fricativa labiodentale sorda ha il grado breve intufo [‘tufo] e il grado lungo in tuffo [‘tuffo]; lo stesso fenomeno non si riscontra adesempio in inglese, in francese o in spagnolo. 16Tutte le proprietà che abbiamo analizzato sono definite come proprietà fonologiche.Le rappresentazioni fonologiche e le
realizzazioni fonetiche sono collegate tra loro da processi che operano sotto forma di regole.
2) Forma e sostanza dell'espressione
Illustriamo la differenza tra forma fonologica e realizzazione fonetica. Immaginiamo tre diverse realizzazioni fonetiche della parola italiana prato:
[‘pro.to]a.
[‘pra.to]b.
[‘præ.to]c.
Le tre sequenze fonetiche sono simili, e differiscono per un unico elemento: la vocale tonica realizzata come bassa posteriore [o], bassa centrale [a] e bassa anteriore [æ]. Le tre diverse vocali toniche potrebbero informarci sulla diversa provenienza geografica del parlante.
L'unità lessicale indicata: in ogni caso ciascun parlante ha voluto intendere 'un'estensione di terra ricoperta d'erba'. I tre suoni quindi rimandano ad una sola unità del significante linguistico. Definiamo fonema tale unità minima della forma dell'espressione linguistica.
La rappresentazione
fonologica è fonemica: è cioè costituita da una sequenza di fonemi. Chiamiamo allofoni le diverse realizzazioni fonetiche di un medesimo fonema. Il fonema non è un suono fisico, ma una classe di elementi che svolgono tutti la medesima funzione nella distinzione tra diverse unità del lessico. Per evidenziare il diverso uso dell'IPA nelle trascrizioni fonetiche e nelle rappresentazioni fonologiche, queste ultime non si racchiudono tra parentesi quadre ma tra barrette oblique. Fonema: /a/ Allofoni: [æ] [a] [ɑ] Le vocali basse dell'inglese Se prendiamo in esame l'inglese, [æ] e [a] non sono in opposizione distintiva, ma la scelta dell'uno o dell'altro dipende fondamentalmente da fattori geografici (il suono anteriore è preferito dai parlanti dell'Inghilterra meridionale). Entrambe queste unità si oppongono a loro