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Grendel in Beowulf.
- Dagaz ‘giorno’ simboleggia la luce, prosperità e la fecondità; la sua connessione
con Sowulo e il culto del sole è ovvia.
Il mondo degli uomini
- Fehu ‘bestiame’, il primo nome del futhark, rappresenta l’aspetto vitale della
comunità agricola.
- Raida ‘equitazione, viaggio’ è forse da associare alla convinzione che l’anima
dopo la morte doveva fare un lungo viaggio. Così interpretata la runa potrebbe essere
giunta a funzionare come un incantesimo di viaggio, sia per i vivi che per i morti.
- Kaunaz ‘ ulcera’ o kenaz ‘ torcia’: qui le fonti differiscono. Le forme scandinave
indicano il primo; il poema antico inglese e Cynewulf usano il secondo. Una proposta
avanzata è che il nome originale era kano ‘piccola barca’ associato al culto della dea
Nerthus. La ‘torcia’ potrebbe essere un simbolo del fuoco che simboleggia la sicurezza
e il conforto della sala illuminata dalla torcia; Schneider associa questo nome alla
cremazione.
- Gebo ‘regalo’ potrebbe aver denotato doni o sacrifici offerti agli dei, o forse
regali ricevuti dagli dei.
- Wunjo ‘gioia’ è un concetto concreto per l’uomo o la donna germanica; concreta
possessione dell’assenza di sofferenza, difficoltà e dolore.
- Nauthiz ‘necessità, costrizione’
- Jera ‘anno’
- Algiz ‘difesa, protezione’
- Mannaz ‘uomo’ può riferirsi letteralmente alla razza degli uomini o
simboleggiare il leggendario progenitore della razza umana
- Othila o Othala ‘ possesso ereditato o proprietà’, l’ultima delle 24 rune.
La sequenza delle 24 rune era determinata dal prototipo del nord italico, sebbene le
modifiche debbano aver avuto luogo. L’ordine è quindi predeterminato; sebbene
l’ordine dei nomi delle rune fosse fortuito, la scelta dei nomi non lo era e sebbene il
significato ultimo possa sfuggirci, i punti di maggioranza riguardano gli aspetti della
vita dei germani e di vari culti e credenze religiose.
Alcuni studiosi hanno provato a connettere i nomi con le forme di certe rune, ma è
difficile credere che questa connessione esista, eccetto per una possibile connessione
accidentale.
L’uso delle rune (cap. VI)
La prima caratteristica delle rune è l’importanza che hanno giocato nei rituali
germanici e nella magia. Il significato magico che si attacca al futhark non deriva da
fonte del nord italico delle lettere runiche. Due flussi si incontrano nel comune futhark
germanico:
1. I segni stessi con le loro forme uniche e i valori fonetici indicano un’affinità con
l’alfabeto degli alpini
2. Il contenuto più profondo e i nomi significativi delle rune indicano i secoli velati
della preistoria germanica non registrata.
Durante questi secoli i popoli germanici non possedevano alcuno scritto; si servivano
tuttavia di simboli pittorici con vari disegni graffiati nella roccia, noti con il nome di
hallristningar ‘scultura nella roccia’. Questa ricca varietà di materiali riconduceva alle
primitive credenze religiose, fertilità e altri culti; suggerisce anche un graduale
sviluppo verso il mero ornamentismo dei più tardi disegni su ceramiche germaniche,
oggetti domestici e armi. Il risultato di tutto ciò è stato un graduale amalgamento dei
due flussi distinti: la scrittura alfabetica da un lato e il contenuto simbolico dall’altro.
La fusione è stata semplice poiché entrambi i sistemi condividevano un terreno
comune: non solo la somiglianza formale di certi segni, ma l’uso di segni individuali
per la trasmissione di lotti e divinazione.
La parola runa stessa pone il futhark nel cuore stesso del culto religioso germanico,
‘raunen’ connota ‘sussurri, segreti e mistero’, associato al potere magico della
tradizione runica. La credenza magica delle rune sopravvisse alla diffusione del
cristianesimo nel tardo medioevo. La persistenza delle superstizioni e delle usanze
popolari coinvolge anche la medicina; il raggiungimento della magia all’utilizzo
secolare delle rune è dovuto all’impiego frequente nelle iscrizioni tombali. Si possono
distinguere diverse categorie:
- Iscrizioni progettate per scongiurare le forze del male o per confinare il defunto
alla sua tomba; tali iscrizioni erano fatte su pietre collocate all’interno della tomba,
che designa la loro funzione magica. La pietra di Noleby e quella di Eggjum
appartengono a questa categoria. La pietra di Eggjum contiene la più lunga iscrizione
conosciuta in futhark e pone una luce interessante sulle pratiche di sepoltura
germaniche. Queste iscrizioni raramente registrano il nome del defunto; di più grande
significato era il nome del maestro la cui arte era usata in modo vitale.
- Iscrizioni su massi grezzi di 3-8 metri generalmente collocati vicino alla tomba.
Le rune solitamente contenevano riferimenti allo scrittore e ciò era ritenuto
sufficientemente efficace per controllare il defunto o per difenderlo da intrusi ostili.
Una di queste pietre che si trova ancora nel sito originario è quella di Einang.
- Dalle iscrizioni di natura magica alle altre che combinavano questa funzione con
quella commemorativa includendo il nome della persona morta non vi fu un grande
passo. In queste iscrizioni memoriali s noterà che il futhark perde la sua principale
caratteristica originale per diventare un testo puramente comunicativo. Tra queste
iscrizioni ci sono note quelle sulle pietre di Mojbro, Tune e Istaby.
- Un ultimo gruppo di pietre memoriali germaniche sono le numerose pietre del
periodo vichingo, spesso erette in memoria degli uomini uccisi lontani da casa.
Alcune tombe runiche recuperate dai cimiteri anglosassoni, spesso mostrano il nome
della persona deceduta accompagnata da una croce. In alcuni casi si aggiunge anche
una richiesta di preghiera che conclude con la parallela iscrizione romana e runica
‘prega per la sua anima’. La formula di preghiera cristiana con scrittura runica
rappresenta un’altra istanza della mescolanza di antiche tradizioni con la fede
cristiana: non c’è modo di dimostrare che le credenze superstiziose sull’efficacia delle
rune nelle tombe possano essere associate a queste iscrizioni, ma è una possibilità.
Le rune erano anche usate per trasmettere messaggi; infine bisogna menzionare l’uso
delle rune principalmente per scopi decorativi. Le rune sulla croce di Ruthwell sono
spiegate come ulteriore decorazione per questo monumento già decorato. La qualità
decorativa delle rune non va sottovalutata: dove i simboli delle immagini e delle rune
si incontrano nelle incisioni rupestri, l’elemento decorativo può essere aggiunto come
terzo elemento al pratico e al magico.
Iscrizione sul corno di Gahellus
I due corni d’oro rinvenuti nel 1639 e nel 1734 a Gahellus (Danimarca) fanno parte dei
reperti runici più famosi. Erano decorati con figure fantastiche di animali e uomini
relativamente al mondo della caccia e della natura. Le immagini sono incise su lamine
d’oro separate fra loro da anelli.
I due corni furono rubati nel 1802 dal museo di Copenaghen e vennero fusi, ne restano
oggi i disegni che li riproducono in maniera fedele. Subito dopo il furto vennero
ricreate delle riproduzioni in argento placcato in oro, a loro volta rubate nel 2007 per
essere ritrovate in poco tempo.
Discussa è la funzione dei due corni sul loro uso in ambito religioso. Particolare è
l’iscrizione runica che viene ascritta al germanico nord-occidentale.
Ek hlewagastiR: holtijar: horna: tawido (io straniero famoso, figlio di Holt, feci il corno.)
Ek: pronome personale di prima persona
hlewa: composto da hewla ‘fama, gloria’; più documentato il part. Pass. klutos ‘
famoso’
gastiR: dal germ. Gastiz ‘straniero’
holtijar: suffissazione da holta- forse il padre dell’incisore e dal germ. hultijaz ‘bosco’
horna: dal germ. Hurnan ‘corno’
tawido: dal germ tawidon ‘feci’; produzione materiale del corno.
L’intero testo è analizzato come esempio di verso lungo allitterante:
hlewagastiR/holtijar/horna iniziano con lo stesso suono consonantico /h/.
Il verso lungo è caratterizzato da quattro arsi, ovvero l’accento principale della parola
che cade sulla radice: le arsi sono indicate con //.
Ciò che non è accentato viene chiamato tesi e può contenere un numero di sillabe che
varia da una a tre/quattro o più.
Il ritmo del verso è legato all’alternarsi di arsi e tesi. Le due unità costituiscono il verso
lungo e sono separati tramite cesura. Quegli elementi che si trovano prima della prima
arsi del primo o secondo semi verso, non rientrano nel ritmo del verso e vengono
chiamati ‘anacrusi’ (il caso di ek).
Futhark di Kylver
La lastra di Kylver venne trovata durante gli scavi di un cimitero vicino una fattoria a
Kylver. La lastra oggi è conservata a Stoccolma. È una lastra calcarea usata per
chiudere una tomba; l’iscrizione era incisa sul lato inferiore e non poteva essere letta
dall’esterno: ciò ha condotto alla speculazione del fatto che il futhark fosse destinato a
dare pace al morto. L’iscrizione contiene la serie runica più antica di futhark di 24
segni completi. In un luogo separato dalla lastra è incisa la parola seus, palindroma.
Non se ne conosce il significato ma potrebbe essere associata con la magia.
Iscrizione sulla parete rocciosa di Valsfjord
‘ io giovane guerriero servitore di Godag’
L’iscrizione si legge dal basso verso l’alto; dato che la runa inferiore si trova a sette
metri sopra il mare, si suppone che il maestro runico utilizzo una scala a pioli
appoggiata ad una barca.
Il primo nome è HagustaldaR ‘chi possiede una hagu’ composto da hagu ‘ siepe,
recinto’ e staldaR ‘chi possiede’; questo nome indica il piglio più giovane, che non
eredita l’eredità del padre.
La seconda parte è letta come thewar ‘seguace’ o ‘servitore’ e godagas ‘buono,
nobile’, probabilmente un nome proprio di persona.
Bratteati
I bratteati d’oro sono medaglioni sottili e leggeri, solitamente riccamente decorati sul
bordo e muti di un’asola, in modo da poterli portare al collo come amuleto. Spesso
riportano iscrizioni runiche; questi manufatti sono stati rinvenuti in Scandinavia
all’interno di nascondigli o sepolture. A seconda della rappresentazione iconografica si
distinguono diversi tipi di bratteati ad esempio quello di tipo C rappresentava una
testa umana di profilo su un cavallo, accompagnato da figure di ucc