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Modello di Hofstede
Si può studiare la cultura anche studiando diversi livelli di analisi quindi andando a osservare piccole comunità locali, ma anche attraverso delle metodologie effettuando delle analisi qualitative o quantitative. Si possono utilizzare delle indagini qualitative focalizzandosi sulle piccole comunità, sui singoli soggetti come quando si parla di lingue minoritarie, di lingue che stanno morendo di cui ci sono pochi parlanti, oppure si può lavorare sui grandi numeri cercando raccogliere quanti più dati possibile per creare delle analisi che in qualche modo generalizzano ma che possono essere statisticamente rilevanti. Un esempio può essere il modello di Hofstede del 2001, che definisce la cultura come programmazione collettiva della mente. Questa definizione è interessante e risente di tutto l'apparato informatico che si è sviluppato, basti leggere il termine "programmazione" per capire che
èstrettamente legato all'ambiente informatico. "programmazione collettiva della mente" dove la menteè: • La testa che pensa, cioè la ragione• Il cuore che sente, cioè i sentimenti e le emozioni• Le mani che agiscono, cioè le azioniQuesti tre fattori hanno come conseguenze le credenze, i sentimenti e le abilità. Questa è ladefinizione che Hofstede dà di cultura, dopodiché fa una serie di studi di carattere quantitativo.Elabora un modello di cultura e, a partire da quello, individuerà alcuni valori e cercherà di analizzarli inmaniera quantitativa raccogliendo dati in diversi paesi per capire come le diverse culture siposizionano rispetto a determinati valori. Il modello della cultura, che è definitocome programmazione collettiva dellamente, è definito anche modello acipolla. All' interno, nel cerchio piùpiccolo ci sono i valori, che nonSono direttamente visibili. I valori vengono definiti come una tendenza generale a preferire uno stato di cose ad un altro, hanno carattere polare e due proprietà: l'intensità e la direzione. Per "carattere polare" si intende che un determinato valore può trovarsi in una persona, in un individuo o in una collettività verso un polo o verso l'altro. Ad esempio, possedere il denaro può essere un valore e questo valore può avere una connotazione positiva oppure negativa come, ad esempio, dei gruppi religiosi che praticano il valore della sobrietà. C'è poi una distinzione fra i valori desiderati e desiderabili che ha a che vedere con una sfera ideale. I valori desiderati sono quelli che effettivamente si perseguono nella vita, quelli concreti mentre i valori desiderabili sono quegli ideali che rimangono teorici che difficilmente si riescono a perseguire. Quello che è visibile sono le pratiche.
quindi i cerchi più esterni che sono quelli che si possono realmente osservare. Le pratiche sono le manifestazioni visibili della cultura che si dividono in tre cerchi:- I rituali
- Gli eroi
- I simboli
Che hanno a che vedere con tutte le simbologie di una determinata cultura, a partire ad es. dalla bandiera ma anche l'abbigliamento. I simboli sono ben chiari, ben definiti all'interno di uno stesso gruppo culturale, la cui simbologia è condivisa da tutti gli appartenenti ad una cultura. Ci sono anche simboli che chi è esterno ad una cultura può comprendere; a volte la simbologia di alcune culture ci può essere ignota. I simboli sono parole, gesti, figure e oggetti i cui significati sono riconosciuti come tali solo da chi condivide la cultura. La domanda che si pone Hofstede è: si può essere biculturali, quindi condividere due culture diverse?
Hofstede dice che il biculturalismo è facilmente possibile, soprattutto oggi con la globalizzazione, in termini di pratiche. Essere invece biculturali dal punto di vista dei valori non è possibile, non si possono avere, condividere, assumere nello stesso momento due valori diversi.
Pensiamo al valore per eccellenza, quello della fede: non posso essere cristiano e musulmano allo stesso tempo. Oppure credere che il denaro sia un valore negativo e ambire a quello, quindi valori diversi non possono coesistere nello stesso individuo. Quello che può accadere è una conversione, cioè una trasformazione dell'individuo nella comunità con un cambiamento di un valore. Può capitare che si crei nell'incontro tra C1 e C2 una C3, una cultura ibrida. Un esempio può essere quello del rituale dei saluti di una cultura senegalese, in cui è molto lungo, fondato sulle relazioni sociali e sulla visione di queste in una concezione gerarchica. Ma se io in Senegal inizio a praticare questi saluti che non è detto che assuma il valore gerarchico della società. Hofstede propone un'indagine quantitativa su 50 Paesi, soprattutto occidentali, condotta attraverso un questionario, ed ha analizzato cinque dimensioni culturali.
che pongono maggiori problemi relazionale:- la distanza dal potere quanto si percepiscano le relazioni di potere nelle comunicazioni;
- l'evitamento dell'incertezza quanto spazio si può dare all'incertezza all'interno di una cultura, quello che non si sa, quello che non è logico, oggettivo, scientifico;
- l'individualismo il valore dell'individualismo, quanto pesa all'interno di una cultura;
- la mascolinità questione di genere fondamentalmente;
- l'orientamento temporale quanto è accettata l'attesa all'interno di una cultura.
Per ogni dimensione ciascuna nazione ottiene un punteggio e sarà caratterizzata da 5 punteggi diversi relativi a ciascuna di queste dimensioni. I Paesi vengono poi raggruppati culturalmente (es. ci saranno i paesi che prediligono il collettivismo e quelli che prediligono l'individualismo). In un grafico vengono
prese in considerazione due dimensioni: quella sull'asse verticale è l'individualismo (quindi in basso ci sono le culture più individualiste e in alto quelle più collettiviste). Sull'asse orizzontale c'è la distanza dal potere: a sinistra minor distanza, a destra maggior distanza dal potere. Verranno individuate proprio delle aree del grafico in cui raggruppa i diversi paesi. È un metodo quantitativo che generalizza tantissimo, è superficiale. Funzioni della lingua La lingua viene descritta come simbolo più potente di una cultura e vengono descritte le varie funzioni di una lingua, per riuscire a capire cosa si può fare attraverso la lingua, e a che cosa serve. Una delle funzioni è quella referenziale, che ha a che vedere con la lingua che viene usata come strumento per rappresentare la realtà, per riferirsi alla realtà e agli oggetti concreti e astratti della realtà. Una seconda funzioneè quella comunicativa, la lingua come strumento di comunicazione e trasmissione di messaggi. La funzione espressiva ha a che fare con la capacità che ha la lingua di poter essere veicolo di emozioni, sentimenti, atteggiamenti e passioni. La funzione fatica ha a che vedere con lo stabilire e mantenere il contatto interpersonale. È una funzione linguistica perché attraverso la lingua è possibile stabilire e mantenere un contatto interpersonale, per esempio mediante i saluti. C’è inoltre una funzione performativa, perché attraverso la lingua si compiono anche delle azioni: si può battezzare o anche sposare qualcuno, si può dare un nome alle cose, alle persone e si possono compiere azioni che hanno una realizzazione molto concreta nella realtà. Un’ulteriore funzione è quella identitaria, perché attraverso la lingua si manifesta la propria identità, che può essere ad esempio biologica,
Perché attraverso la lingua parlata si possono ricavare molte informazioni: sesso, età, identità nazionale e regionale. Imparare un'altra lingua significa riuscire ad utilizzare anche l'altra lingua appresa, per espletare le stesse funzioni: quindi non solo per poter nominare oggetti concreti, ma anche per poter avere una conversazione, per poter esprimere i propri sentimenti, le proprie emozioni (anche se gli studi confermano che la lingua privilegiata per esprimere le proprie emozioni resta quella materna), la L2 può servire inoltre a sviluppare la funzione fatica, per compiere delle azioni linguistiche e anche per manifestare la propria identità (es. l'accento).
Il termine bilinguismo può essere usato per riferirsi a tutti quei casi in cui un parlante è capace di usare alternativamente più di una lingua. L'uso alternato delle lingue è indipendente dal grado di competenza, dalla frequenza
Dell'uso e anche dalla distanza strutturale. Il bilinguismo nella sua accezione più ampia è un fenomeno molto diffuso. I dati dimostrano che almeno il 50% della popolazione è bilingue, anche se in realtà si arriva anche al 90%. Diversi dati dimostrano inoltre che l'Italia, anche se ufficialmente è un paese monolingue, in realtà è un paese plurilingue a tutti gli effetti. Tuttavia ci sono diversi tipi di dialetti e minoranze linguistiche, come l'occitano, il francoprovenzale, l'albanese, tedesco, croato e così via. Ci sono anche minoranze linguistiche ufficiali come il friulano e il sardo. Dai dati emersi dalla cartina si ha un'idea della pluralità linguistica dell'Italia, a quei dati si aggiungono quelli dell'immaginazione. I primi dieci paesi di cittadinanza degli stranieri in Campania sono:
- 25% altro
- 20% ucraina
- 18% rumena
- 9% marocchina
- 7%
srilankese• 2% cinese
Ciascun individuo parla una o più lingue a seconda del paese da cui proviene, della sua storia, del fatto se sia stato o meno esposto a diverse culture e lingue durante la sua vita.
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