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II.4. LE DETERMINANTI CULTURALI DELLA DEMOCRAZIA

Modernizzazione culturale. Si è osservato in precedenza come lo sviluppo economico e la struttura dell'economia possano influenzare la probabilità che un paese diventi e rimanga una democrazia, mentre ora si osserva ora il rapporto tra cultura e democrazia. Di fatto, non esiste un chiaro nesso causale tra cultura e democrazia, ed è problematico misurare la cultura e identificare quali aspetti della cultura contano; ne consegue che le relazioni nel contesto economico siano molto più solide e valide, e che siano necessarie ulteriori ricerche in merito, ma questo non toglie che studiare la cultura relativamente alla sua relazione con la democrazia sia un fattore interessante.

La modernizzazione culturale è la corrente teorica che presuppone che la modernizzazione economica sia stata accompagnata da una modernizzazione di tipo culturale. Si osservi come in un simile assunto è rilevante la questionedel

primordialisti sostengono che la cultura sia un fattore determinante per la democrazia e che alcune culture siano intrinsecamente incompatibili con essa. D'altra parte, gli argomenti costruttivisti considerano la cultura come qualcosa di dinamico e in continua evoluzione, influenzata da molteplici fattori come l'economia, la politica e le relazioni internazionali. Secondo questa prospettiva, la cultura può essere modificata e adattata per favorire lo sviluppo della democrazia. In conclusione, il dibattito sulla relazione tra cultura e democrazia è complesso e non ha una risposta definitiva. Molti studiosi sostengono che sia necessaria una cultura democratica per sostenere la democrazia stessa, ma è importante considerare anche il contesto economico, politico e sociale in cui si sviluppa la democrazia.

Costruttivisti trattano invece la cultura come qualcosa che viene costruito o inventato piuttosto che ereditato, sostenendo quindi che una cultura democratica è necessaria per la democrazia, ma le culture sono malleabili e non sono "date" una volta per tutte (non sono quindi barriere impenetrabili alla democratizzazione).

Quindi, mentre i primordialisti credono nella centralità della cultura nel creare la democrazia, i costruttivisti sostengono una sorta di circolarità nel processo causale.

Montesquieu (1721, 1752) ha un orientamento primordialista, secondo cui ogni forma di governo richiede che sia presente un preciso modello culturale (quindi, una diversa organizzazione del potere) per poter durare: la monarchia è più adatta agli stati europei; il dispotismo è più adatto all'oriente; la democrazia è più adatta alle piccole comunità del mondo antico (la riteneva una forma corrotta di potere perché...

rendeva di fatto impossibile fare il bene comune). In altre parole, riteneva che il governo migliore per un dato paese fosse quello che "guida gli uomini seguendo le loro propensioni e inclinazioni" e che "concorda meglio con l'umore e la disposizione delle persone" o con il clima e la situazione di ogni paese; raramente le stesse istituzioni possono essere esportate con successo da un paese ad un altro dal momento che il loro assetto è determinato dalla cultura. John Stuart Mill (1861) ha un orientamento costruttivista, secondo cui coloro che vogliono un governo civile non possono sostenerlo senza le giuste "abitudini mentali e morali, né senza un certo grado di sviluppo. Di conseguenza, i legislatori dovrebbero tener conto delle "abitudini ed orientamenti pre esistenti" quando adottano leggi e creano istituzioni. Mill riteneva però che le culture fossero malleabili: anche se "le persone sono più facilmente

"indotte a fare, efanno più facilmente, quello che sono già abituate a fare", "la gente. . . impara a fare cose che sono nuove per loro. Lafamiliarità è di grande aiuto, ma soffermarsi molto su un’idea la renderà familiare, anche se a prima vista strana";tuttavia alcune culture sono più flessibili di altre e quindi più rapide ad adattarsi ai cambiamenti.

Gli argomenti culturalisti di Montesquieu e di Mill furono più tardi incorporati nella teoria della modernizzazioneculturale, che sostiene che lo sviluppo socio economico non causi direttamente la democrazia, ma produca invece alcunicambiamenti culturali e che siano questi, in definitiva, a produrre le riforme democratiche.

Rimane tuttavia da chiarire quali aspetti della cultura contino di più per la democrazia (questi aspetti sono troppo vaghie/o non falsificabili, ulteriore problema); nè è chiara la direzione del legame di causalità.

tra cultura, economia e democrazia: la vastità del concetto rende complessa la sua operativizzazione. La cultura potrebbe influire sullademocrazia in maniera concomitante allo sviluppo economico; oppure la democrazia potrebbe dipendere esclusivamente dalla cultura e lo sviluppo economico non avrebbe ruolo; oppure lo sviluppo economico agirebbe come variabile interveniente dopo che la cultura ne ha posto le basi, andando a costituire la democrazia (questo rapporto rispecchia la teoria di Weber contenuta in 'L'etica protestante e lo spirito del capitalismo'); oppure la cultura agirebbe come variabile interveniente dopo che lo sviluppo economico ne ha posto le basi, andando a costituire la democrazia (questo rapporto rispecchia la teoria di Inglehart, politologo e creatore del World Value Survey). Tali possibilità a prova della poca chiarezza (e della mancata universalità) su un nesso causale univoco come nel caso delle determinanti economiche, visti i

numerosi contributi che osservano diverse associazioni, anche opposte. In generale, allora, le determinanti culturali non hanno lo stesso peso scientifico delle determinanti economiche nel momento in cui non esiste un comune accordo in merito.

Cultura civica. Numerosi studiosi hanno tentato di definire alcuni aspetti della cultura partecipante, da considerare nel momento in cui si operazionalizza il concetto di cultura.

La cultura civica è un aspetto che è stato teorizzato da Almond e Verba nel 1965, periodo in cui si è riaperto il dibattito tra nessi culturali e democrazia, nel misurare l'impatto dei primi sulla seconda. Tale teorizzazione ha cercato di comprendere quali tipi di culture aiutano la sopravvivenza della democrazia: era uno studio all'epoca rivoluzionario se si pensa che comprendette più di 5000 interviste faccia a faccia distribuite in 5 paesi, tra cui l'Italia. Sulla base del loro studio, Almond e Verba hanno ipotizzato l'esistenza

di tre tipi di cultura politica: provinciale, considerata adatta al sistema tradizionale delle tribù africane; assoggettata, considerata adatta ai sistemi autoritari centralizzati; partecipante, considerata adatta alla democrazia. La loro conclusione è che solo la cultura partecipante (o civica) contribuisce alla sopravvivenza della democrazia. Nel complesso, una cultura civica è concepita come un insieme condiviso di atteggiamenti che comprende fattori come un elevato livello di fiducia interpersonale, una preferenza per un graduale mutamento della società, un elevato livello di supporto per l'attuale sistema politico ed elevati livelli di soddisfazione di vita (Inglehart 1990). Inglehart, che si è associato a questo studio rivisitandolo alcuni anni dopo, sostiene che quelli elencati sono gli elementi (nello specifico, valori post-materialisti) che, se presenti, rendono la democrazia più stabile. Misurare il tipo dicultura di ciascun paese sarebbe possibile secondo lui rilevando percezioni (rispetto al funzionamento del sistema) attraverso il sondaggio di opinione che determina l'atteggiamento di tipo culturale definito civico o partecipante. Anche queste percezioni sarebbero, in definitiva, più facilmente operazionalizzabili. Il sondaggio (survey) è uno strumento utile per rilevare opinioni in grandi numeri, ma il suo utilizzo si rende difficile nelle autocrazie (perché pilotati, o tagliano fuori una parte della popolazione mostrando un'immagine distorta della realtà) e si considerino inoltre le differenti percezioni che i rispondenti di paesi diversi possono avere sui concetti oggetto di sondaggio. Cultura civica – World Values Survey. Il World Values Survey è una ricerca comparata tuttora esistente (che usa lo strumento della survey) e introdotta proprio da Inglehart. Essa si occupa dei problemi del cambiamento socio culturale e politico ha condotto.

Interviste in ottanta società sui concetti oggetto di sondaggio, più precisamente sugli atteggiamenti della popolazione verso la democrazia. Lo studio comprende solo paesi industrializzati e democratici, liberi in senso democratico (almeno formalmente), per ovviare ai problemi del sondaggio descritti in precedenza; le risposte varieranno comunque a seconda del contesto culturale del paese (esperti ponte potrebbero, come visto nel caso di V-Dem, valutare l'impatto delle differenze nelle percezioni, ma è comunque un giudizio fallace e soggettivo, anche se più accurato).

In particolare, questo sondaggio contiene domande riferite a due degli elementi principali che sono considerati parte di una cultura civica: affermare che la democrazia sia la migliore forma di governo; sostenere un cambiamento graduale. Intervistati i soggetti su domande che vogliono operazionalizzare il concetto di cultura civica, si aggregano poi le risposte per ciascun paese e se ne osserva

L'atteggiamento medioLei è d'accordo che la democrazia sia la migliore forma di governo? Rappresentiamo graficamente la contrarietàall'affermazione in misura crescente (ascissa) e la maggiore stabilità democratica in misura crescente (ordinata).

Normalmente ci aspetteremmo che nei paesi dove il sostegno alla democrazia è più alto dovrebbe esserci maggiorestabilità democratica. Questo tuttavia si osserva nei fatti solo parzialmente: emergono casi come Bangladesh, Turchia,Argentina, Nigeria che hanno bassa contrarietà all'affermazione ma che normalmente non sarebbero pensabili comedemocrazie stabili, anche se sono nelle posizioni più alte dell'ordinata. Non esiste, allora, una relazione lineare forte tracontrarietà al fatto che la democrazia sia la migliore forma di governo e la stabilità democratica; anzi, vi sono casioutlayer che suggeriscono che lo strumento non funzioni per studiare una

tale associazione. Lei sostiene un cambiamento graduale? Rappresentiamo graficamente il supporto a un cambiamento graduale in misura crescente (ascissa) e la maggiore stabilità democratica in misura crescente (ordinata). Normalmente ci aspetteremmo che i paesi che non sono democrazie stabili dovrebbero avere minore supporto a tale affe
Dettagli
A.A. 2019-2020
34 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/04 Scienza politica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher giovanni.romano.shinjuku di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Scienza politica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Pinto Luca.