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Poi vi deve essere un nesso causale, il danno deve essere conseguenza immediata e diretta del
comportamento del danneggiante.
Gli elementi dell'illecito sono: un comportamento umano, il dolo o la colpa, il danno ingiusto e
l'esistenza di un nesso causale tra il comportamento e il danno. La mancanza di anche uno solo
di questi elementi impedisce l'applicazione del 2043.
Se il danneggiato non riesce a provare tutti i presupposti del 2043 la sua domanda verrà
respinta e non avrà diritto a risarcimento del danno.
Tuttavia il significato degli elementi può variare molto.
In una prima fase storica, molto lunga che dura fino all'inizio degli anni '70 il 2043 è
interpretato nel senso che perché il danno sia giusto è necessario che sia stato leso un diritto
assoluto del danneggiato.
I diritti assoluti sono quei diritti che possono farsi valere nei confronti di tutti.
Abbiamo i diritti assoluti che sono erga omnes e sono immediati , cioè il titolare del diritto
soddisfa il suo interesse senza bisogno della cooperazione di altri, comportano il diritto di
seguito o di sequela ossia posso tutelare il mio diritto presso chiunque esso si trovi e poi si
può agire nei confronti di tutti (come il diritto al nome oltre ai soliti diritti patrimoniali).
L'indizio dell'assolutezza del diritto lo si ricava dalle norme che lo disciplinano.
Art 832 cc: “Contenuto del diritto - Il proprietario ha diritto di godere e disporre delle cose in
modo pieno ed esclusivo, entro i limiti e con l'osservanza degli obblighi stabiliti
dall'ordinamento giuridico”.
Art 948 cc: “Azione di rivendicazione - Il proprietario può rivendicare la cosa, da chiunque la
possiede o detiene e può proseguire l'esercizio dell'azione anche se costui, dopo la domanda,
ha cessato, per fatto proprio, di possedere o detenere la cosa. In tal caso il convenuto è
obbligato a recuperarla per l'attore a proprie spese, o, in mancanza, a corrispondergliene il
valore, oltre a risarcirgli il danno. (2) Il proprietario, se consegue direttamente dal nuovo
possessore o detentore la restituzione della cosa, è tenuto a restituire al precedente
possessore o detentore la somma ricevuta in luogo di essa. (3) L'azione di rivendicazione non
si prescrive, salvi gli effetti dell'acquisto della proprietà da parte di altri per usucapione”.
Si capisce che il diritto è assoluto nella parte in cui dice che l'azione si può far valere nei
confronti di chiunque.
Art 7 cc: “Tutela del diritto al nome - La persona, alla quale si contesti il diritto all'uso del
proprio nome o che possa risentire pregiudizio dall'uso che altri indebitamente ne faccia, può
chiedere giudizialmente la cessazione del fatto lesivo, salvo il risarcimento dei danni. (2)
L'autorità giudiziaria può ordinare che la sentenza sia pubblicata in uno o più giornali”.
Qui la parola chiave è "altri".
La prima lettura del 2043 è nel senso che affinché il danno sia ingiusto il diritto leso sia un
diritto assoluto perché l'azione del 2043 può essere esercitata nei confronti di chiunque e
quindi nei confronti di uno dei tanti che può ledere il mio diritto che quindi è per forza un diritto
assoluto. Se fosse relativo solo un soggetto avrebbe potuto lederlo. Questo significa che ogni
volta che c'è un danno provato attraverso la lesione di un diritto relativo se questo è commesso
da una persona che non è il debitore il danno non è risarcibile.
Per cinquant'anni la giurisprudenza ha rigettato istanze di risarcimento da danni per violazione
di diritti relativi come il caso di Superga e della squadra del Torino morta in un incidente aereo.
Le corti di merito e poi la cassazione non ritennero risarcibile il danno in quanto non è un danno
ingiusto perché il diritto leso è relativo.
Questa lettura restringe l'ambito di applicabilità del 2043.
Nel 1971 un giocatore del Torino, Neroni, viene investito e ucciso da un automobilista. Il fatto è
identico a quello del 1953 ma la Cassazione cambia idea. Il fatto è lo stesso, la norma è la
stessa ma cambia l'interpretazione della norma per cui la Cassazione dice che anche la
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violazione di un diritto relativo può provocare il risarcimento del danno quando la prestazione
del debitore lesa sia infungibile ossia insostituibile da altri e sia provato con estremo
rigore il nesso causale.
Affinché sia possibile l'applicazione del 2043 è comunque necessaria la lesione di un diritto
soggettivo che è un interesse di un soggetto preso in considerazione da una norma che lo
tutela in modo particolare, attribuendogli una azione in giudizio esercitabile in via diretta ,
ossia subito dopo l'avvenuta lesione, e immediata ossia la conseguenza dell'azione è la
richiesta al giudice di un procedimento che soddisfi l'interesse leso.
Il diritto assoluto comprende l'aspettativa, l'onere, lo status che sono tutte posizioni di
interesse ma tutelate in maniera diversa dall'ordinamento.
L'art 2043 è letto nel senso che tutte le volte che viene leso un interesse che non è qualificato
come diritto soggettivo e da ciò deriva un danno, questo danno non è risarcibile.
Fino a pochi anni fa non si poteva ottenere risarcimento da violazione di un interesse legittimo
perché la posizione di cui si era titolari non è diritto soggettivo. L'interesse legittimo non
rientrerebbe nel diritto soggettivo di cui al 2043. È il caso di chi richiede una concessione
edilizia rifiutata e poi si accerta che quella concessione doveva essere data.
Nel 1999 la Cassazione (sentenza 500) cambia lettura e afferma che anche la lesione
dell'interesse legittimo determina un danno risarcibile se ricorrono anche gli altri presupposti
previsti dalla norma.
La realtà è molto complessa e può subire variazioni. Perché sono stati possibili questi
cambiamenti che hanno allargato l'area di applicabilità della norma? La norma è una fattispecie
aperta ma ci sono comunque dei limiti da essa stabiliti. C'è stata una elaborazione da parte
degli studiosi e della giurisprudenza che ha ritenuto necessaria una interpretazione più in linea
con il tempo per meglio tutelare il danneggiato ma perché la Cassazione potesse cambiare
opinione e decidere in senso più giusto rispetto allo spirito del tempo c'è un punto preciso che
è ovviamente il fatto che ci sia stato un avvocato che si è inventato la tesi giuridica e che ha
consento alla corte di cassazione di decidere. Se non ci fosse stato questo avvocato che pur
sapendo che il sistema ha sempre deciso in un modo e che si è sentito di riproporre la
questione motivandone le ragioni in un ottica diversa nessun giudice avrebbe mai potuto
cambiare orientamento. Il giudice decide solo sulle domande e questo è il ruolo vero
dell'avvocato ossia creare delle posizioni di tutela per la parte che poi può permettere al
giudice di decidere.
Senza avvocato il giudice non può decidere. Per fare i giuristi non basta sapere quello che c'è
sui libri perché si rimarrebbe sempre legati a quello che ha ritenuto chi ha scritto il libro. Il
mondo non andrebbe avanti. Bisogna partire dalla giurisprudenza si ma come punto di
partenza sul quale innestare idee nuove. Nuzzo, lezione: 2 ottobre
Esistenza di un fatto doloso o colposo, danno, nesso causale.
L'art 2043 porta sia nella rubrica che nel testo il riferimento al fatto. Nella realtà giuridica si
distingue tra atto, fatto e negozio giuridico. Fatto è qualunque accadimento della realtà che sia
produttivo di una conseguenza giuridica. I fatti possono essere naturali o artificiali.
La norma contiene la descrizione di una fattispecie astratta, l’individuazione di una regola e poi
c'è la sanzione. Lo stesso per il 2043.
Ci sono casi in cui l'effetto giuridico si produce solo se è la conseguenza di un comportamento
umano volontario e consapevole. Questo è l'atto giuridico perché c'è la volontà consapevole
dell'uomo.
A seconda se ci troviamo di fronte ad un atto o fatto o negozio giuridico si applicano regole
diverse.
Il fatto deve essere doloso o colposo ossia se è doloso chi ha tenuto un certo comportamento
l'ha tenuto volendo le conseguenze o quanto meno accettando le conseguenze mentre è
colposo quando il comportamento è stato posto in essere senza l'osservanza delle normali
regole di diligenza, prudenza, imperizia.
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Che il comportamento rilevante sia solo il comportamento umano è confermato da un articolo
immediatamente successivo.
Art 2046 cc: “Imputabilità del fatto dannoso - Non risponde delle conseguenze del fatto
dannoso chi non aveva la capacità d'intendere o di volere al momento in cui lo ha commesso, a
meno che lo stato d'incapacità derivi da sua colpa”.
La sanzione non si applica se chi ha commesso il fatto non aveva capacita di intendere o di
volere al momento in cui l'ha commesso.
Il primo degli elementi costitutivi è necessariamente un comportamento umano volontario e
consapevole e in più deve essere anche doloso o colposo. Bisogna volere il comportamento
materiale che si sta tenendo ma deve essere anche doloso o colposo.
Poi è necessario che il comportamento abbia creato un danno ingiusto.
Il danno è una modificazione in peggio di una situazione preesistente. Nella nozione di danno
rientra il danno patrimoniale e quello non patrimoniale. Nel primo l'essenza del danno è la
modificazione in peggio del patrimonio del danneggiato in conseguenza dell'illecito commesso.
Il danno patrimoniale è quello di tipo economico. Nel danno non patrimoniale non vi è una
riduzione del patrimoni e non ci sono ne spese ne riduzioni di reddito ma ha comunque diritto
ad un risarcimento del danno che sarà commisurato alla variazione in peggio della qualità della
sua vita.
Ma non basta che vi sia un danno in questo senso è anche necessario che il danno sia ingiusto.
Oggi l'ingiustizia del danno deriva dalla somma di due elementi: il comportamento deve essere
stato non iure (antigiuridicità del comportamento) e contro il diritto soggettivo del danneggiato
(contra ius).
Il diritto è fatto di parole, di nomi che bisogna ricordare ma non sono inutili, ogni nome
identifica una disciplina. La definizione di prima comporta che il danno non è risarcibile o
perché il comportamento non è anti giuridico o perché non determina la lesione di un interesse
giuridicamente protetto dal debitore (non è contra ius).
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