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UNA SOLA VOLTA PER CICLO CELLULARE,
poiché non possiamo andare
incontro a fenomeno di poliploidia che produrrebbe gravi danni alle cellule figlie.
Sapendo ciò allora si è capito che
devono esistere dei particolari meccanismi che regolano e controllano che
questa attivazione avvenga una e una sola volta per ciclo
cellulare.
Nei procarioti, in particolare in E.coli, uno di questi
meccanismi di controllo della replicazione sfrutta i
cambiamenti dello stato di metilazione del dna a livello
delle origini, prima e dopo la replicazione. In particolare
sappiamo che esistono degli enzimi chiamati DAM-
metilasi(metil-trasferasi Dam) che aggiungono un gruppo
metile o alle citosine(metil-citosine) o alle adenine (metil-
adenine), solo dopo però che esse sono state inglobate
nel nuovo filamento complementare, infatti la metilazione
non avviene prima su un nucleotide che deve essere
ancora inglobato nella catena nascente, ma avviene solo
nel momento in cui questa base viene inserita all’interno
del filamento complementare. In altri termini non esiste
una metil-citosina o un metil-adenina che viene inglobata
come tale, ma esiste solo una citosina o un adenina che
una volta inglobate vengono metilate dalla Dam metilasi.
In particolare nei procarioti (E.coli) troviamo sempre la
sequenza palindromica GATC/CTAG, in cui le adenine
possono essere o non essere metilate.
In E.coli è stato dimostrato che solo le origini completamente metilate possono dare
inizio alla replicazione, mentre le origini figlie (ovvero delle molecole figlie) essendo
emimetilate, non possono essere riutilizzate, o meglio non possono andare incontro
ad un nuovo evento di replicazione, fino a quando non verrà ristabilita la condizione
completa di metilazione. Quindi diciamo che solo il dna completamente metilato,
ovvero quello che presenta le sequenze GATC/CTAG (con le adenite metilate) può
andare incontro a replicazione, mentre il dna emimetilato non può andare subito
incontro a replicazione, ma deve aspettare che le adenine di queste sequenze
vengano metilate sul filamento di nuova sintesi grazie all’azione delle dam-metilasi,
questo perchè la replicazione del dna metilato (a livello delle sequenze GATC)
genera dna emi-metilato, che si mantiene in questa condizione finche la Dam
metilasi non ristabilisce la condizione di completa metilazione.
Quindi in definitiva possiamo dire che il segnale che fa si che il dna possa iniziare la
replicazione è la completa metilazione delle sequenze GATC/CTAG a livello
dell’origine di replicazione,
se invece queste sequenze risultano emimetilate, allora il dna non può andare
subito incontro a replicazione.
Nel genoma di E.coli esistono numerose sequenze GATC che sono normalmente
metilate, tuttavia in seguito all’inizion della replicazione le sequenze GATC presenti
a livello della bolla di replicazione divengono emi-metilate e in questa situazione
vengono legate da una proteina detta SeqA, che è solamente capace di legare
sequenze emimetilate e non completamente metilate.
In particolare SeqA funziona da inibitore della replicazione, poichè il legame della
proteina SeqA con queste sequenze, previene la metilazione del dna da parte della
Dam metilasi e del legame della proteina d’inizio della replicazione DnaA.
Quindi il legame di SeqA porta a due conseguenze:
(1) da un lato impedisce l’azione della Dam-metilasi, quindi riduce drasticamente
la velocità di metilazione delle sequenze GATC,
(2) mentre dall’altro lato previene l’associazione di DnaA su oriC e quindi l’inizio
di un nuovo ciclo replicativo.
Alla fine soltanto in seguito al distacco di SeqA (che avviene attraverso un
meccanismo di regolazione ad orologio), alla totale metilazione delle sequenze
GATC ad opera della Dam.metilasi e grazie alla presenza di Atp, la proteina DnaA
potrà legarsi ai siti di legame presenti su OriC e potrà cosi dare inizio ad un nuovo
ciclo replicativo.
Inoltre esiste un altro meccanismo che riduce drasticamente la possibilità di un
immediato reinizio della replicazione,ed è il fatto che oltre ai novimeri presenti nelle
sequenze dell’origine, esistono numerose altre copie di novimeri al contorno di tale
origine, ovvero sparse per il genoma che quando vengono replicati,ovvero nel
minuto in cui avviene la replicazione (partita dall’origine), raddoppiano di numero
(se erano 10, dopo la replicazione diventano 20) e sottraendo quindi proteine DnaA
al legame con le seuqnze dei novimeri dell’origine; quindi queste ripetizioni sparse
di novimeri riducono drasticamente la concentrazione di DnaA persente, in modo
tale che essendo in concentrazione bassa, riducono le possibilità di legame di
queste proteine con i novimeri dell’origine.
Quindi tutti questi fenomeni: (1)l’emi-metilazione, (2) la proteina SeqA, (3) la
presenza/assenza di ATP, (4)le ripetizioni sparse di novimeri, riducono
drasticamente la possibilità di un reinizio immediato della replicazione, ovvero
inibiscono la replicazione, fino a quando chiaramente non cessano le cause di
inibizione. Infatti basta che anche viene meno uno di questi meccasnimi di controllo
che si perderà l’inibizione.
Sebbene questi meccanismi impediscano un rapido reinizio, questi fenomeni di
inibizione non durano necessariamente fino al completamento della divisione
cellulare; in verità nelle cellule di E.coli , quando sono nella fase esponenziale di
crescita, le origini di replicazione che si trovano sulle molecole figlie possono
iniziare a replicarsi prima del completamento del ciclo di divisione cellulare.
Questo vuol dire che i cromosomi che vengono segregati nelle cellule figlie sono in
attiva fase di replicazione.
Questo può avvenire perché, noi sappiamo che il ciclo vitale di un batterio a
seconda delle condizioni nutritive in cui lo facciamo crescere, può variare
temporalmente. In particolare noi sappiamo che il ciclo cellulare di un batterio dura
circa 1ora (40 di replicazione + 20 di accrescimento), però se noi supportiamo il
mezzo di coltura di questo batterio, con dei composti già pre-esistenti (gli forniamo
tutto noi, ovvero gli aminoacidi), questo ciclo può sensibilmente ridursi in termini
temporali.Tuttavia questo non significa che noi siamo in grado di far avvenire il
processo di replicazione in maniera più veloce, perché questo rimane sempre lo
stesso, poiché dipende dalla processività della Dna pol III, ma noi siamo solo in
grado di variare solamente il periodo di sovrapposizione tra la duplicazione e il
tempo di accrescimento; ad esempio se noi arriviamo a 55minuti, avremo sempre
40+20, però è come se 5 minuti dei 20 di accrescimento si sovrapponessero ai 40 di
replicazione, per cui questo sta a significare che durante durante l’accrescimento
avviene pure la duplicazione. Quindi questo significa che noi possiamo sovrapporre
alla fase di duplicazione quella di accrescimento, in modo che da arrivare a quel
tempo minimo di 40 minuti,che è il tempo minimo e indispensabile (fornendo tutti gli
aa) per fare duplicazione e accrescimento contemporaneo. Quindi operando questa
parziale sovrapposizione, succede che all’interno del batterio le orgini di
replicazione che si trovano sulle molecole di dna figlie, possono iniziare a replicare
prima del completamento del ciclo di replicazione che risulta ancora in corso sulla
molecola parentale.
Tuttavia anche in queste condizioni di rapida crescita, l’inizio non avviene più di una
volta per ogni divisione cellulare, per cui per ogni divisione cellulare esiste soltanto
un ciclo di replicazione iniziata da oriC.
Tutto questo ovviamente è in contrasto con quanto accade negli eucariorti, dove
non c’è segregazione cromosomica se la fase di sintesi del dna non è completata.
Tuttavia nei batteri esiste un meccanismo correlato con le origini di replicazione che
serve a ridistribuire i cromosomi nelle cellule figlie. Questo meccanismo avviene
una successione di eventi che possono essere riassunti in 3 step; in particolare nel
1°step una cellula batterica che si trova nella fase iniziale della
duplicazione, presenta il cromosoma parzialmente replicato, attaccato alla faccia
interna della membrana plasmatica, attraverso le origini delle due molecole di dna
figlie, in particolare attraverso quella proteina SeqA, in particolare vediamo che le
origini di replicazione dei cromosomi replicati hanno siti di attacco alla membrana
indipendenti l’uno dall’altro, per cui seguono indipendentemente la crescita della
membrana. Successivamente nel 2° step vediamo che le due molecole figlie si sono
ormai completamente separate e seguono l’accrescimento della parete batterica.
Alla fine nel 3°step si formerà un setto divisorio che dividerà fisicamente la cellula
in due cellule figlie, e di conseguenza ciascuno delle cellule figlie avrà un
cromosoma attaccato alla membrana plasmatica.
Quindi in definitiva possiamo dire che le origini di replicazione non soltanto
servono a definire quante duplicazioni devono avvenire per ciclo cellulare, ma
servono anche a far si che i cromosomi vengano separati nelle cellule figlie.
ORIGINE DELLA REPLICAZIONE E MODELLO D’INIZIO IN LIEVITO:
Il lievito (S.cerevisiae) nonostante sia un organismo unicellulare è un eucariota e di
conseguenza presenta tutte quelle caratteristiche di questi organismi; in particolare
il lievito come tutti gli eucarioti, non presenta una sola origine di repli, ma ne
presenta molte copie (lievito= 400 a 500; eucarioti superiori = 20,000 a 50,000),
questo perché per prima cosa aumentano le dimensioni del genoma e per seconda
cosa si deve tenere conto della processività della polimerasi, perché se noi
pensassimo di avere negli eucarioti una sola origine di replicazione e una sola
polimerasi, per replicare l’intero genoma ci vorrebbero giorni, mesi o addirittura
anni, ecco allora perché gli eucarioti come il lievito e soprattutto gli eucarioti
superiori presentano un numero elevatissimo di origini di replicazione che non
vengono attivate la maggior parte tutte contemporaneamente; In realtà non vengono
attivate tutte contestualmente, ma magari alcune solo 100 o 200 verranno utilizzate
contestualmente per fare replicazione.
In particolare l’origine di replicazione di lievito S.cerevisiae è chiamata ARS
(Autonomously Replicating Sequence), ed esiste in più copie (circa 400-500 origini)
lungo tutti i 17 cromosomi.
Presenta una lunghezza di circa 100bp al cui interno ritroviamo siti di legame
all’iniziatore e siti facilmente denaturabili, in particolare queste sequenze sono:
sequenze B1 e A a cui si va a legare permanentemente il complesso proteico ORC
(da notare che qui il complesso proteico d’inizio è gi&agra