vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
Reazioni immunopatogene
Definizione e classificazione: Reazioni immunopatogene sono reazioni immuni che provocano la comparsa di manifestazioni patologiche localizzate o sistemiche. Si classificano in base ai meccanismi patogenetici e ai sintomi. Sono definite anche reazioni di ipersensibilità.
Si distinguono in:
- Reazioni di tipo immediato (entro qualche minuto/ora)
- Reazioni di tipo ritardato (a distanza di ore/giorni)
Reazioni immunopatogene di I tipo – anafilattiche o allergiche: Sono indotte dalla penetrazione di un allergene (antigene innocuo) nell’organismo, che stimola nei soggetti geneticamente predisposti un’eccessiva produzione di IgE. Le citochine che innescano questo meccanismo sono: IL-4, IL-5, IL-9, IL-13, IL-25. In particolare, la IL-5 stimola la produzione di mastociti ed eosinofili, protagoniste della manifestazione allergica insieme a linfociti T 2 e linfociti B.
Atopia/allergia: “fuori posto”, abnorme capacità di alcuni individui di
contatto con l'antigene che si lega alle IgE fissate ai mastociti e ai basofili, causando la degranulazione e il rilascio di mediatori infiammatori come istamina, prostaglandine e leucotrieni.- Manifestazioni cliniche: comparsa di sintomi come prurito, orticaria, edema, broncospasmo, dispnea, ipotensione e shock anafilattico. La terapia per le manifestazioni di ipersensibilità di tipo I prevede l'uso di antistaminici per bloccare gli effetti dell'istamina, corticosteroidi per ridurre l'infiammazione e broncodilatatori per alleviare il broncospasmo. In casi gravi, può essere necessario somministrare adrenalina per contrastare il collasso cardiocircolatorio. È importante evitare il contatto con l'allergene responsabile e adottare misure preventive come l'uso di dispositivi di protezione individuale e la pulizia accurata degli ambienti. La diagnosi delle manifestazioni di ipersensibilità di tipo I si basa sulla storia clinica del paziente, sull'esame obiettivo e su test allergologici come il prick test e il dosaggio delle IgE specifiche. In conclusione, le manifestazioni di ipersensibilità di tipo I, come l'anafilassi, sono reazioni immunitarie immediate e potenzialmente gravi. La corretta diagnosi e gestione di queste condizioni sono fondamentali per prevenire complicanze e garantire la sicurezza del paziente.contatto con l'allergene, che si lega al frammento Fab delle IgE fissate alle cellule, inducendo la liberazione delle molecole responsabili delle manifestazioni cliniche. Per indurre una manifestazione allergica sono necessari quindi fattori genetici (genotipo atopico) e fattori ambientali (esposizione ad allergeni). Due tipi di recettori per i frammenti Fcε delle IgE: - Recettori ad alta affinità (FcεR1): mastociti, basofili, eosinofili. - Recettori a bassa affinità (FcεR2): linfociti B e T, NK, cellule dendritiche follicolari, cellule di Langherans, macrofagi, piastrine. Gli eosinofili secernono dei mediatori chimici che causano danno tessutale fino alla morte tessutale nei casi peggiori. Fenomeno di bridging: l'allergene si fissa con un epitopo al frammento Fab di una IgE e con un altro epitopo al frammento Fab di una seconda IgE, formando un "ponte". Perché avvenga ciò, gli allergeni devono essere almeno bivalenti.Cioè avere almeno due epitopi. La maggior parte degli allergeni sono di natura proteica.
Vie di penetrazione degli allergeni:
- Via respiratoria
- Via alimentare
- Via transcutanea
Principali manifestazioni cliniche dell'allergia:
- Cute: dermatite allergica. Inizia con orticaria, con formazione di ponfi. Se cronicizza, comparsa di eczema (papule, vescicole, ipercheratosi).
- Mucose: congiuntiviti allergiche e riniti allergiche.
- Apparato digerente: stomatiti, diarrea, dolori addominali.
- Apparato respiratorio: asma bronchiale atopico.
Shock anafilattico: la più grave manifestazione della ipersensibilità di I tipo. La liberazione di mediatori chimici nel sistema vasale causa diffusa vasodilatazione, ipotensione e ridotto apporto di O ai tessuti; può portare alla morte.
Profilassi: impedire che i soggetti allergici vengano a contatto con l'allergene. Per capire qual è l'allergene responsabile della reazione immunopatogena, vengono eseguite
diversi esami:
- Ricerca nel sangue della concentrazione di IgE e dell'eosinofilia
- Prove cutanee dirette: applicazione su scarificazioni cutanee di soluzioni contenenti gli allergeni più comuni, con la manifestazione entro 20-30 minuti di arrossamento e gonfiore in caso di positività.
- Saggi di provocazione: contatto delle mucose interessate (oculare, nasale, bronchiale) con una soluzione diluita dell'allergene.
- Ricerca delle IgE specifiche.
- Prove indirette: eliminare, in caso di allergie alimentari, alimenti in cui si sospetta sia presente l'allergene.
Terapia:
- Se l'allergene non è stato identificato: antistaminici, antinfiammatori, cortisonici, farmaci che riducono l'intensità dei sintomi.
- Se l'allergene è stato identificato: desensibilizzazione, cioè somministrazione in dosi progressivamente crescenti dell'allergene in questione, cercando di polarizzare la risposta immunitaria in senso T 1.
Reazioni immunopatogene di II tipo – citolitiche o citotossiche
Reazione di anticorpi circolanti verso antigeni fisiologicamente espressi sulla superficie cellulare o antigeni o apteniestranei fissati sulla superficie cellulare. Si definiscono citolitiche o citotossiche perché l'interazione dell’anticorpo con l’antigene è seguita dalla distruzione della cellula bersaglio per lisi o per fagocitosi.
I danni coinvolgono le cellule del sangue, le cellule endoteliali della parete vascolare e la membrana basale del rene, degli alveoli polmonari e della cute.
Gli anticorpi responsabili sono:
- Autoanticorpi verso antigeni cellulari superficiali – AUTOIMMUNIZZAZIONE
- A carico delle cellule del sangue: anemie emolitiche (vengono attaccati e lisi i globuli rossi), leucopenie autoimmuni (vengono attaccati e lisi i leucociti), piastrinopenie autoimmuni (vengono attaccate e lisele piastrine).
- Pemfigo: insieme di malattie bollose della cute, causate
Sindrome di Goodpasture: nefropatia associata ad emorragie polmonari.
- Alloanticorpi verso antigeni presenti in individui geneticamente diversi ma appartenenti alla stessa specie - ISOIMMUNIZZAZIONE (o alloimmunizzazione).
Reazioni postrasfusionali: si verificano a causa di una non-compatibilità del gruppo sanguigno del sistema AB0. Sintomatologia (in ordine di gravità): febbre elevata, ridotta perfusione tissutale, shock, coagulazione intravascolare disseminata, emolisi intravascolare, emoglobinuria, insufficienza renale.
Malattia emolitica del neonato: causata da incompatibilità materno-fetale nei riguardi del gruppo sanguigno del sistema Rh.
- Madre Rh+ padre Rh- figli Rh+
Prima gravidanza: poco sangue Rh del feto passa nel sangue Rh della madre, ma senza causare una reazione immunitaria.
Durante il parto: tanto sangue dal feto alla madre, con conseguente
Seconda gravidanza: poco sangue Rh del feto passa nel sangue Rh della madre con anti-D, con risposta immunitaria secondaria e produzione di IgG anti-Rh, che raggiungono il feto causando lisi delle emazie, sviluppando anemia emolitica ed ittero (bilirubina, formata dall'eccesso di emoglobina, satura tutto l'acido glicuronico al quale generalmente si lega, arrivando nei casi gravi ai nuclei della base encefalica causando ittero nucleare).
Questa reazione può avvenire anche nella prima gravidanza se la madre ha subito precedentemente trasfusione da Rh. + -
Terapia: exanguinotrasfusione (sostituzione del sangue) del neonato con Rh+ o Rh privo di anticorpi anti-Rh.
Prevenzione: iniezione dopo il parto nella madre di anticorpi anti-D che reagiscono con i globuli rossi fetali e li distruggono. Da ripetere dopo ogni parto.
· Reazioni mediate da isoanticorpi verso tessuti trapiantati: responsabili di
rigetto iperacuto che culmina nella distruzione dell'organo trapiantato. Causate da presenza nel sangue del ricevente di anticorpi diretti contro antigeni del sistema AB0 o del sistema HLA del donatore. - Anticorpi diretti verso antigeni o apteni estranei: Reazioni indesiderate ai farmaci: alcuni farmaci si comportano da apteni, si legano a proteine di superficie di alcune cellule acquisendo potere antigene, con conseguente formazione di anticorpi per questi complessi neoformati. Alla successiva somministrazione dello stesso farmaco, gli anticorpi formatisi reagiscono con i complessi farmaco-proteina, distruggendo le cellule interessate. Sintomatologia: anemie emolitiche, piastrinopenie, leucopenie, pemfigo. 4 Reazioni immunopatogene di III tipo - da immunocomplessi reazione di precipitazione Antigeni solubili + relativi anticorpi immunocomplessi (IC) Quando formazione di IC in quantità notevoli, il sistema monocito-macrofagico non riesce a fagocitarli/eliminarli tutti. Quellirimasti causano reazione infiammatoria attraverso attivazione per via classica del complemento (C) e attraverso attivazione dei macrofagi.
Fenomeno di Arthus: comparsa di una reazione flogistica locale a livello cutaneo in seguito all'inoculazione di un antigene sottocutaneo di animali iperimmuni a verso questo antigene. Gli IC si depositano nelle pareti vasali causando vasculite.
Principali patologie:
- Malattia da siero: Si manifesta 7-10 gg dopo l'inoculazione in dose massiva di siero eterologo. Anticorpo compaiono prima che gli antigeni siano eliminati, con conseguente formazione di numerosi IC, che si accumulano nei piccoli vasi di cuore, reni, polmoni, cute e articolazioni, causando vasculiti e infiammazioni.
- Artrite reumatoide: Colpisce le articolazioni, patologia autoimmune a decorso progressivamente ingravescente. Comparsa di fattore reumatoide (autoanticorpi IgM e IgG) che attaccano il frammento Fc delle IgG, interazione da cui si formano numerosi IC che vengono intrappolati.
Nei vasi della sinovia, con conseguente reazione infiammatoria e compressione di cartilagine e tessuto osseo, che vengono irreversibilmente danneggiati.
Glomerulonefrite: Interazione tra antigeni streptococcici e relativi anticorpi formano molti IC bloccati nei capillari glomerulari, con conseguente infiammazione, che può culminare in insufficienza renale. Insorge in soggetti colpiti da infezione delle prime vie respiratorie causata da streptococco β-emolitico di gruppo A.