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LA SCHIZOFRENIA

Tre categorie di sintomi: sintomi positivi, negativi e cognitivi. I sintomi positivi fanno notare la loro

presenza--->allucinazioni, deliri e disturbi del pensiero. Il disturbo del pensiero è caratterizzato da

pensieri irrazionali e disorganizzati. I deliri sono credenze grossolanamente contrarie alla realtà. Le

allucinazioni sono percezione di stimoli che in realtà non sono presenti. I sintomi negativi sono i

primi ad emergere e si riconoscono dall’assenza di comportamenti normali--->risposte emotive

appiattite, assenza di iniziativa, povertà dell’eloquio, ritiro sociale e incapacità di provare piacere. I

sintomi cognitivi seguono quelli negativi e sono correlati a quelli negativi e possono essere prodotti

da anomalie nelle stesse regioni cerebrali---->difficoltà a sostenere l’attenzione, bassa prontezza

psicomotoria, deficit di apprendimento e memoria, scarsa capacità di problem solving. I sintomi

negativi e cognitivi non sono specifici della schizofrenia. Sindrome positiva o tipo I Buona risposta

ai farmaci neurolettici, assenza di deterioramento cognitivo. Non associata a danno organico

cerebrale (TAC). Decorso reversibile. Legata ad un aumento dell’attività dopaminergica

mesolimbica. Sindrome negativa o tipo II. Presenza di sintomi negativi, scarsa risposta ai farmaci

neurolettici. Decorso tendenzialmente cronico. Presenza di deterioramento cognitivo. Presenza di

danno organico cerebrale (TAC): correlabile ad anomalie strutturali cerebrali, quali una dilatazione

dei ventricoli. Presenza di sintomi positivi. La schizofrenia è ereditaria, essere portatori di un “gene

per la schizofrenia” non significa necessariamente che si diventerà schizofrenici. Se entrambi i

genitori ne sono affetti i figli hanno circa il 50% di probabilità di ammalarsi. Nello sviluppo della

schizofrenia intervengono più geni. Malattia poligenica: interessa un numero di geni che va tra 3 e

10. Ciascun gene preso isolatamente esercita un effetto modesto sulla modificazione del

comportamento. La prevalenza di malattia mostra un picco nel gruppo di età tra 18-25 anni. La

ricerca suggerisce che vari eventi stressanti nel passaggio dalla fanciullezza all’età adulta facciano

aumentare il rischio in misura rilevante. Un farmaco si è dimostrato efficace nel ridurre i sintomi

della schizofrenia--->la clorpromazina. Si tratta di un farmaco che blocca i recettori dopaminergici.

Amfetamina e cocaina sono invece agonisti della dopamina e svolgono l’effetto contrario. Queste

sostanza, se assunte in grandi quantità possono provocare i sintomi della schizofrenia. A lungo

termine questi farmaci possono però causare disturbi neurologici come la discinesia tardiva

(contrario del morbo di Parkinson), perché recettori bloccati o inibiti per molto tempo diventano più

sensibili e causano problemi. Sono stati scoperti altri farmaci che non creano problemi: la clozapina.

I sintomi negativi e cognitivi sembrano essere causati da anomalie a livello della corteccia

prefrontale. La TAC e la RM hanno spesso evidenziato perdita di tessuto cerebrale frontale e

temporale. nei pazienti schizofrenici. Le dimensioni dei ventricoli laterali sono più di due volte

maggiori di quelle dei soggetti di controllo normali. Anche se tutti perdiamo sostanza grigia con

l’invecchiamento, la percentuale di perdita tissutale negli schizofrenici è maggiore. Poiché meno

della metà dei bambini con genitori schizofrenici sviluppano il disturbo, il problema nasce

dall’interazione tra fattori ambientali e genetici. Ma vi sono casi in cui la schizofrenia si sviluppa in

soggetti senza un “gene per la schizofrenia” e in casi in cui non sono presenti parenti schizofrenici o

con altre malattie mentali. L’epidemiologia è lo studio della distribuzione e delle cause di malattia

nelle popolazioni. Diversi fattori ambientali: stagione di nascita, epidemie virali, densità della

popolazione, malnutrizione prenatale, stress materno e abuso di sostanze. Effetto stagionale: la

maggior parte degli schizofrenici sembra essere nata tra febbraio e maggio, probabilmente perché il

terzo mese di gravidanza (periodo critico per lo sviluppo cerebrale) avviene nel periodo invernale in

cui è più facile contrarre infezioni virali. Le persone che vivono in città hanno probabilità tre volte

superiori di sviluppare schizofrenia piuttosto che persone nate e cresciute in ambienti rurali,

probabilmente perché il sovraffollamento facilità la diffusione dei virus. Con un’ infezione virale in

epoca gestazionale si ha probabilità sette volte maggiore di sviluppare la schizofrenia. Un altro

fattore è la carenza di vitamina D, necessaria per lo sviluppo cerebrale. Poi abbiamo l’abuso di

sostanze da parte della madre, soprattutto del fumo. Anche i soggetti nati sottopeso hanno più

probabilità di sviluppare schizofrenia. studio di campioni di siero ematico prelevati durante la

gravidanza da madri di bambini che in seguito hanno sviluppato schizofrenia. Livelli elevati di

interleuchina 8, indicativa della presenza di un’infezione, o di un processo infiammatorio.

Complicazioni della gravidanza e ostetriche: diabete materno incompatibilità del fattore Rh tra

madre e feto, emorragia; basso peso alla nascita, malformazioni congenite e circonferenza cranica

ridotta; parto cesareo d’emergenza, utero atonico, deprivazione fetale d’ossigeno. Effetti dello stress

sullo sviluppo fetale: la soppressione del sistema immunitario aumenta la probabilità di contrarre

malattie virali. Lo stress cronico ha un effetto inibitorio sul sistema immunitario. In molti

schizofrenici lo sviluppo di cellule nervose appare disorganizzato. In fase precoce dello sviluppo del

cervello, alcuni neuroni in corso di differenziamento migrano attraverso la SB per raggiungere la

normale destinazione nella corteccia. In alcuni sogg. schizofrenici molti di quei neuroni non

riescono a completare questo percorso. Anche i neuroni che raggiungono la loro normale

collocazione non si dispongono in modo ordinato e regolare. La trasmissione delle info attraverso il

corpo calloso sembrerebbe disturbata. Nel corso dello sviluppo non si verifica il processo di

lateralizzazione. Questo tipo di alterazione potrebbe determinare la formazione di connessioni

corticali anomale tra LF e LT. Anomalie a livello della guaina mielinica che avvolge gli assoni.

-Raggruppamenti anomali di neuroni;

-Modificazioni delle sinapsi e di diversi sistemi neurotrasmettitoriali [es. dopamina, glutammato];

-Modificazioni macroscopiche: dilatazione ventricolare, atrofia della corteccia temporale, atrofia

dell’ippocampo e dell’amigdala, atrofia del talamo, alterato metabolismo del lobo frontale.

La riduzione di volume della corteccia temporale [giro dentato superiore] è una delle alterazioni

strutturali più frequenti nella schizofrenia cronica. Riduzione di volume del lobo temporale mesiale,

compresi amigdala e complesso ippocampale. La gravità delle allucinazioni uditive è risultata

correlata alla quantità di perdita tissutale durante l’adolescenza. L’ippocampo risulta avere un ruolo

cruciale nella MLT, mentre l’amigdala è implicata negli aspetti emotivi del comportamento.

Bambini che diventeranno schizofrenici hanno minore socievolezza e comportamento psicomotorio

carente, palato molto arcuato, occhi eccessivamente distanti o ravvicinati. Nei gemelli monozigoti

però l’ambiente prenatale dovrebbe essere uguale, quindi perché non tutti diventano schizofrenici se

uno dei due lo è? L’ambiente prenatale in realtà non è uguale per i gemelli, ci sono due tipi di

gemelli monozigoti: monocoriali e bicoriali. Ciò possono avere la stessa placenta oppure due

placente diverse. La placenta trasporta le sostanze nutritive è la barriera attraverso cui passano le

tossine e gli agenti infettivi, quindi gioca un ruolo molto importante nella fase di sviluppo prenatale.

I gemelli monozigoti bicoriali hanno probabilità pari al 10,7% contro il 60% dei gemelli monozigoti

monocoriali di diventare schizofrenici nel caso in cui uno dei due lo sia. I sintomi negativi della

schizofrenia sono causati prevalentemente da ipofrontalità: ridotta attività dei lobi frontali, in

particolare della corteccia prefrontale dorsolaterale. Studi di neuroimaging hanno evidenziato come

l’amigdala non si attivi in pazienti schizofrenici di fronte a stimoli pericolosi (es. ragno). Soggetti

sani interpretano lo stimolo come potenzialmente dannoso. Pazienti schizofrenici risultano avere

disturbi nel “processing” delle emozioni (es. paura), nella salienza e nel codificare emozioni

negative. Incapacità di questi soggetti di interpretare appropriatamente varie situazioni sociali ed

avere un comportamento adeguato al contesto. Si osserva attivazione dell’amigdala in risposta a

stimoli ambigui o emotivamente non significativi. In soggetti normali, invece, non percepiscono

alcun pericolo in risposta a stimoli ambigui o emotivamente non significativi. Il talamo risulta un

nodo cruciale che integra diversi circuiti cerebrali compreso quello per l’ingresso delle informazioni

sensoriali con altre strutture corticali superiori coinvolte nelle strategie di pianificazione. A

differenza dei soggetti di controllo durante lo svolgimento del Wisconsin Card Sorting Test i

pazienti schizofrenici mostrano una scarsa attivazione della DL-PFC. Studio fMRI su pazienti

schizofrenici e soggetti di controllo mentre eseguono un compito che richiede concentrazione e

attenzione focalizzata. I soggetti schizofrenici risultano avere un’attivazione minore della DL-PFC

rispetto ai soggetti di controllo. Incremento dell’attività dei neuroni dopaminergici del sistema

mesolimbico. I corpi dei neuroni dopaminergici risiedono a livello dell’area del tegmento ventrale

(gangli della base e amigdala) ma la principale afferenza è al talamo e alla corteccia frontale. Il

sistema dopaminergico mesocorticolimbico ha origine dall’area tegmentale ventrale ed è

considerato implicato nelle cause della schizofrenia. Un secondo sistema dopaminergico ha origine

dalla substantia nigra ed è coinvolto nel controllo del movimento volontario da parte dello striato. In

condizione di normalità: 1) Sistema dopaminergico mesolimbico: origina da corpi cellulari

localizzati nell’area tegmentale ventrale questi proiettano alle componenti mesiali del sistema

limbico [es. nucleo accumbens e amigdala].

2) Sistema dopaminergico mesocorticale: origina dall’area tegmentale ventrale e proietta alla neo

corteccia, in particolare alla DL-PFC. Nella schizofrenia: diminuzione dell’inibizione di 2 su 1 che

determina una iperattività da disinibizione della via mesolimbica. La "classica" ipotesi

dopaminergica della schizofrenia propone che l'iperattività del

Dettagli
Publisher
A.A. 2016-2017
23 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/02 Psicobiologia e psicologia fisiologica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher lorsky di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia fisiologica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Amanzio Martina.