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PARROCCHIA PARROCO ED EDUCATORI
• ASSOCIAZIONI SPORTIVE→ PRESIDENTE DELL’ASSOCIAZIONE
•
Altro modo per identificare stakeholders ma soprattutto gate-keepers, è la ruota di informazione,
per cercare persone, leader e gruppi che influenzino il processo di interazione nella comunità.
Si chiude quando ho una ridondanza di nomi.
A questo punto va compilata la mappa del potere della comunità (pag.196).
Una volta raccolti, i nomi vanno ridistribuiti nelle categorie fondamentali per conoscere la comunità:
→
Community in soggetti nella comunità con un ruolo istituzionale riconosciuto
• • Politici in→ figure indicate significative nella comunità rispetto al tema di interesse
Servizi sociali del territorio
• Affari e commercio→ associazioni di categoria
• 33
Questa è la parte più semplice, perché sono facilmente identificabili
Ma c’è un’altra parte
Community out
• Politici out
• Minoranze sociali
• Persone che danno aiuto in modo informale
•
La ruota dell’informazione si chiude quando in ciascuna di queste categorie riesco ad inserire 3/4
persone, tenendo un legame fra community in e community out.
Una volta individuate queste persone, vanno coinvolte nel progetto. Ciò vuol dire cocostruire il
problema, nella fase di conoscenza.
Per fare questo mettiamo in atto dei focus, ma per avere le persone ai focus faccio un’intervista.
L’intervista si basa su 5 punti:
1. Presentazione dell’équipe e del progetto
chi siamo (agenti promotori della R-I)
• cosa si intende proporre e cosa si sta facendo
• perché (finalità e obiettivi)
•
2. Percezione della comunità
la storia della comunità dal suo punto di vista
• la descrizione della comunità sotto differenti punti di vista
• il tipo di cultura della comunità
• aspetti positivi e negativi della comunità
•
3. Percezione dei problemi e delle risorse della comunità
quali sono i problemi più importanti della comunità (ordine priorità)
• percezione del problema
• quali sono gli sforzi per risolvere il problema
• come potrà essere affrontato il problema
•
4. Informazioni sui testimoni privilegiati del territorio
quali sono le persone che possono essere identificate come informatori chiave
• qual è il ruolo di queste persone chiave nella comunità
•
5. Livello di attivazione
se vuole essere coinvolto nella R-I
• a quale livello vuole essere coinvolto
• quali garanzie richiede (tempi, modalità....)
• se è leader di un gruppo verificare la disponibilità del gruppo
•
5° fase: La riunione iniziale e il contratto
In questa fase si fa un lavoro di costruzione della fiducia e del legame. Tutte le persone che
partecipano vengono incontrate, si spiega che si faranno dei focus group per individuare i bisogni
specifici, si chiede a queste persone di partecipare.
Si chiede a queste persone:
condivisione della progettualità e aiuto nel trovare le persone che potrebbero partecipare
• chi di loro vuole fare un training per organizzare e gestire i focus group
•
Con loro si fa il contratto. Si crea un’alleanza di lavoro. In questo modo le persone si sentono
ingaggiate e partecipi.
Si arriva poi alla 6° fase: i focus group.
Dei focus group si definisce una traccia per avere una prima idea dei concetti su cui è necessario
andare a lavorare.
Possiamo stabilire un numero minimo di focus. Se ne arrivano più soggetti, bisogna trovare il modo
per farne di più.
Bisogna prendere quanto emerso dal focus e descriverlo. La descrizione di quello che è emerso
viene presentata a tutte le persone che hanno partecipato ai focus, le quali vengono chiamate a
leggere ed interpretare quanto emerso. La lettura di esperto andrebbe a schiacciare ciò che
34
emerge dalla comunità. Il problema che viene costruito è quindi il problema percepito dalla
comunità, non quello percepito dall’esperto.
7° fase: Elaborazione e restituzione di dati
Quello che emerge dai focus group ha due vie:
viene presentato alla comunità territoriale, spesso non dall’esperto ma dalle persone che hanno
• partecipato ai focus. Alle istituzioni viene comunicato dall’esperto e dai partecipanti ai focus.
Viene fatta un’analisi da parte degli esperti per poi vedere se coincide con quella dei cittadini.
• Questa analisi può essere restituita o tenuta
8° fase: Traduzione dei dati in linee operative (la riunione finale e il gruppo guida)
Consiste in una riunione finale in cui viene individuato il gruppo guida.
La restituzione dei dati ci ha mostrato i problemi sui quali bisogna lavorare.
Si chiede quindi la collaborazione di alcune persone che costituiscano il gruppo guida, che
lavorerà con l’esperto sull’analisi dei dati, per arrivare alla fase della progettazione.
Si apre quindi la fase delle azioni per progettare.
Alla fine della ricognizione si hanno dati che possono essere generici. Per chiarirli si possono
utilizzare strumenti diversi, come il Philips.
Le persone fanno fatica a capire qual è il problema, quale l’antecedente e quale la conseguenza.
Si lavora allora con il problem setting.
A questo punto abbiamo fatto emergere dei bisogni e li abbiamo trasformati in domande.
Secondo aspetto della ricognizione sociale è la conoscenza della comunità.
Tutto questo si è tradotto nei profili di comunità.
Martini e Sequi individuano i primi 7 profili, Francescato aggiunge l’ottavo profilo.
Questo si inserisce nella ricognizione quando vado a lavorare in un territorio che non conosco e di
cui non ho informazioni di prima mano. 35
Francescato e Tomai, nel 2002, hanno sganciato i profili dalla ricognizione sociale e lo propongono
come strumento sostitutivo alla ricognizione sociale.
Quando si hanno meno tempo e meno soldi si possono usare i profili in questo modo:
1. costituzione del gruppo di ricerca interdisciplinare, costituito dai rappresentanti della comunità
guidati dallo psicologo di comunità, con l’obiettivo di individuare congiuntamente quali sono i
problemi prioritari, quindi è molto più veloce della ricognizione
2. analisi preliminare, a modi brainstorming o analisi SWOT, dei punti di forza e di debolezza della
comunità.
3. classificazione negli otto profili→ si chiede alle persone di classificare dentro gli otto profili i
punti di forza e di debolezza.
4. richiesta di indicare esperti da intervistare e costituzione di focus di cittadini (visibili e marginali)
5. analisi di ogni profilo (rilevazione discrepanze tra esperti e focus + dati d’archivio)
6. individuazione proposte di cambiamento
7. follow up dopo 6 mesi
La committente istituzionale è il punto di partenza.
Poi si allarga al territorio (committenza territoriale)
Da questi due ambiti si genera il gruppo guida.
Il gruppo guida, soprattutto nella ricognizione sociale, è l’esito di un coinvolgimento degli
stakeholders, dei gatekeepers ma anche di tutte quelle persone che sono state coinvolte nei focus.
Il gruppo guida ha una funzione di progettazione e una funzione di valutazione, perché dopo aver
progettato il gruppo guida si divide in due: una parte si occupa di progettazione, l’altra di
valutazione.
Gli psicologi hanno una funzione di supporto e consulenza.
Esempio: il profilo di una comunità: Lurano (BG)
Richiesta dell’amministrazione di generare partecipazione, in particolare tra i giovani
Analisi approfondita della domanda in relazione al tema della partecipazione con la giunta
comunale
Coinvolgimento dell'intero consiglio nell'analisi della tematica
Condivisione dell'idea progettuale con l’intero consiglio
→
Adozione dello strumento PROFILO DI COMUNITÀ
Attivazione intenzionale dei GIOVANI (CONSULTA) come attori del processo 36
L’equipe ha sempre mantenuto una linea diretta con la committenza istituzionale.
È stata istituita la consulta.
È un organo la cui funzione è quella di farsi portavoce, presso le istituzioni amministrative delle
problematiche dei giovani, ma anche delle loro opinioni o proposte. È, per statuto, apartitica.
È stata seguita da una educatrice professionale
Ha svolto delle attività legate al profilo di comunità (4 profili)
• Ha svolto delle analisi, elaborato delle proposte in un incontro specifico insieme ai consiglieri
• comunali
Obiettivo: conoscere le pieghe della realtà del proprio territorio con il contributo attivo dei cittadini
per pianificare azioni future
L’adozione di questo strumento ha consentito:
ai giovani della CONSULTA di esplorare Lurano e di restituire all’amministrazione uno sguardo
• dal loro punto di vista
agli amministratori di prendere in mano le proposte dei giovani e di affiancare i professionisti per
• fotografare il territorio 37
Diverse restituzioni per diversi obiettivi:
I professionisti→ alla Giunta e al Consiglio Comunale
La consulta→ al Consiglio Comunale
Il Consiglio Comunale→ ai referenti delle associazioni
Il Consiglio Comunale→ alla cittadinanza
La consulta giovani si è mantenuta attiva sul territorio, per promuovere sviluppo di comunità, anche
alla fine del progetto.
Un gruppo di signore anziane si è inventato “il caffè letterario del mercoledì”. Si trovavano e
discutevano delle loro letture. Un assessore che viene a conoscenza del fatto, ne parla con la
consulta giovani.
Da qui nasce il fatto che l’assessore e la consulta giovani hanno trovato fondi e hanno creato
“Quando la cultura aggrega”.
Photovoice: metodo di ricerca azione partecipata - Marta Gaboardi
Il photovoice consiste nel mettere delle fotocamere nelle mani di individui, spesso esclusi dal
processo decisionale, allo scopo di far emergere le loro voci e le immagini relative alla loro vita e
alla loro comunità. NON è un laboratorio di creatività individuale!
VOICE=Voicing Our Individual and Collective Experience→ Dare l’opportunità di documentare e
comunicare gli aspetti importanti della propria vita e la possibilità di diventare promotori di
cambiamento in un processo di riflessione critica di gruppo
È stato inventato da Carolyn C. Wang nel 1994.
Parte da:
fotografia documentaristica
•
• P. Freire e la pedagogia dell’oppresso→ teoria della coscientizzazione: coscientizzazione come
atto di coinvolgimento profondo che porta gli interessati a divenire agenti di cambiamento nell