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SVILUPPO DEL LINGUAGGIO
Il linguaggio è un comportamento proprio della specie umana, in particolare il linguaggio umano non esiste che sotto forma di
varietà del fenomeno tipicamente umano definito “linguaggio”.
lingua diverse (più di 6000) che rappresentano tutte una
Normalmente ogni bambino può acquisire nella sua infanzia qualsiasi lingua: lo sviluppo del linguaggio dipende dalla
maturazione di strutture e processi fisiologici, influenzati dall’interazione con un ambiente linguistico e dalla possibilità di
comunicare in un contesto relazionale.
Il linguaggio utilizza:
Canale vocalico-uditivo: due interlocutori si parlano e si comprendono; un parlante produce suoni particolari che vengono
percepiti da un ascoltatore;
Doppia articolazione: questa dualità fa sì che i parlanti di una lingua possano produrre un numero limitato di frasi e di
testi.
I. Prima articolazione: le lingue sono organizzate da unità linguistiche, le parole, dotate di significato e che possono
combinarsi fra loro per formare un numero infinito di frasi;
II. Seconda articolazione: ogni lingua ha un numero limitato di suoni chiamati fonemi che, mescolandosi tra loro,
permettono di formare tutte le parole di una data lingua; i fonemi di per sé non rimandano a nessun significato, ma lo
acquistano nel contesto di una parola.
La linguistica è la scienza che studia il linguaggio ed è generalmente divisa in 4 discipline:
Fonologia: è il sistema codificato dei suoni, si manifesta attraverso la capacità di discriminare i suoni linguistici e di
riprodurli; è la rappresentazione astratta del linguaggio che sta alla base della produzione e della percezione; tale
rappresentazione permette di fare generalizzazioni sulle regole ed i principi che spiegano le somiglianze percepite
uditivamente; la fonologia comprende i fonemi, cioè le unità linguistiche dorate di significato/suono che possono essere
unite per formare una parola; la fonologia si distingue dalla fonetica che è lo studio dei suoni in termini fisici e
psicofisiologiche e comprende le proprietà acustiche del linguaggio, le relazioni tra caratteristiche acustiche e percezione
e anatomia e fisiologia del linguaggio (sistema motorio).
Semantica: si riferisce al significato espresso dalle parole che fanno riferimento alla rete concettuale e danno significato
all’esperienza personale; si distingue in:
Lessicale: il lessico è il magazzino dei significati delle parole;
Relazionale: legata ai significati astratti che si esprimono con la combinazione delle parole in frasi.
è l’insieme di regole che stabiliscono come i morfemi (unità di significato) e le parole possono essere ordinati
Sintassi:
per costruire una frase, come una frase mantiene la stessa relazione anche se espressa in modo differente (attiva/passiva),
come può essere inserita un’altra frase all’interno di quella data; l’unità base di una struttura sintattica è il sintagma che
o
può essere nominale (articolo+nome) o verbale (ausiliario+complemento);
cioè l’insieme delle regole che stabiliscono come
Morfologia: rappresenta il legame tra la fonologia e la semantica,
costruire parole e frasi complesse; essa si divide in
Derivazionale: studio di parole complesse a partire da quelle semplici, es: libero=libertà;
Inflessionale: studio di come un cambiamento nella struttura della parola può cambiare la sua grammatica.
La morfologia e la sintassi fanno parte della Grammatica che è lo studio di come i suoni e le parole vengono combinati,
in base a regole stabili, per esprimere un significato.
La pragmatica è lo studio del linguaggio in un contesto come forma di comunicazione (informazioni socio-culturali, emozioni,
stati d’animo, punti di vista). Essa comprende:
Azioni linguistiche: socialmente riconosciute come forme di comunicazione (battezzare, promettere, sposare, dichiarare);
Presupposti: informazioni già possedute (background) necessarie per comprendere un discorso;
Postulati della conversazione: principi che governano la conversazione (alternanza dei turni, conoscenza tacita);
Studio del discorso: come costruire una storia, un discorso;
Studio della coesione del testo: studio degli elementi linguistici usati per unire le frasi (pronomi, congiunzioni,
determinativi).
Lo sviluppo del linguaggio nel primo anno di vita è basato sulla percezione ed è possibile studiare nei neonati i contrasti tra
fonemi e fonetica attraverso diverse tecniche:
Suzione: aumento della forza di suzione in presenza di stimoli nuovi;
Abituazione: orientamento del neonato verso lo stimolo nuovo o nessuna risposta in presenza di stimoli già uditi;
Generalizzazione: girare la testa verso i suoni appartenenti ad una categoria linguistica, ma non ad altre;
Contrasti linguistici: i neonati sono capaci di percepirli fin dalla nascita, il sistema uditivo dei mammiferi è in grado di
fare delle discriminazioni uditive molto fini.
Intorno ai 10-12 mesi i neonati perdono la capacità di percepire i contrasti fonemici, ma iniziano a comprendere il significato del
linguaggio, a riconoscere l’intonazione e produrre suoni particolari nei loro balbettii pre-linguistici.
La produzione dei suoni linguistici può essere distinta in più fasi:
1. 0-2 mesi: pianto/grida, i suoni prodotti servono a comunicare gli stati interni, sono manifestazioni riflesse dei
cambiamenti fisiologici interni e specifici (fame, caldo, dolore);
2. 2 mesi: incominciano a produrre suoni vocalici non di pianto, con emissioni modulate (cinguettii, tubare dei piccioni=
posizione della lingua posizione della lingua modifica l’emissione ed è percepibile uditivamente);
3. 3 mesi: le vocalizzazioni si fanno più espressive;
4. 5 mesi: i vocalizzi sono più differenziati, compare la lallazione, ovvero iterazione di uno stesso suono, ad esempio una
selezione fonemica (unione di consonante e vocale);
5. 6 mesi: balbettamenti intenzionali rivolti alla persona con cui interagiscono;
6. 6-8 mesi: i suoni sono prodotti in segmenti corti o stringhe più lunghe (balbettii ripetitivi e canonici), caratterizzati dalle
consonanti (da-da);
mesi: fase dell’ecolalia, vengono ripetuti i primi morfemi come esercizio preparatorio al
7. 8-9 linguaggio;
8. 8-10 mesi: termina il periodo del linguaggio innato, segno di un inizio di comprensione verbale; il bambino emette
morfemi intenzionali, cioè morfemi dotati di significato (approssimazioni di sillabe) utilizzati per indicare qualcosa;
emissione di suoni come parole, usate in particolari contesti (“Bam”: battere le mani);
9. 10 mesi:
10. Da questo punto in poi, il linguaggio viene influenzato da altri aspetti linguistici:
o Sviluppo fonologico: influenza la prima parola che il bambino pronuncia;
lessicale: influenza i suoni emessi (“fonema preferito” è presente nelle prime parole emesse).
o Sviluppo (“ancora”, “no”, “pù”), il bambino padroneggia e conosce il valore semantico, usa le
11. 12 mesi: emissione di parole-frase
parole per esprimere significati complessi; le parole isolate vengono pronunciate con diverse intonazioni come
proposizioni diverse (la stessa parola ha significati diversi: “Mamma” = ”Voglio la mamma” oppure “Aiutami”); le
capacità articolatorie sono, però, limitate;
12. 12-16 mesi: il vocabolario è limitato e variabile (nomi di persone, oggetti familiari e versi di animali), la comprensione è
superiore alla produzione;
mesi: aumento del numero di verbi, inizio dell’uso degli aggettivi;
13. 16-19
14. Tra i 18-14 mesi: il bambino inizia ad emettere frasi costituite da due parole; poiché il vocabolario si è accresciuto
(aggettivi, verbi, funtori, categorie nominali come parti del corpo o nomi di luoghi); i processi lessicali e fonologici
interagiscono per 2 anni, quando il bambino pronuncia bene un fonema in una parola, ma non in altre.
15. 19-26 mesi: fase pre-sintattica, i bambini comprendono bene le parole dette in successione senza legami sintattici e le
frasi complesse; ad enunciati semplici e c’è un
16. 22-31 mesi: fase sintattica primitiva, le parole in successione si riducono lasciando spazio
completamento della frase, ovvero si consolidano le frasi nucleari semplici, ma anche ampliate (frasi complesse);
17. 27-38 mesi: generalizzazione delle strutture combinatorie complesse, complete morfologicamente e rappresentazione
grafica, c’è un interesse per le lettere dell’alfabeto;
18. 30 mesi: il bambino costruisce frasi semplici di due elementi (soggetto+verbo), utilizzando cioè uno stile telegrafico,
verbi ausiliari, inflessioni, ecc…); le
omettendo gli elementi delle categorie funzionali (preposizioni, congiunzioni,
omissioni e le interruzioni sono molto frequenti; i bambini comprendono bene le relazioni espresse sintatticamente;
19. 30-36 mesi: gli enunciati si fanno più lunghi e complessi, organizzati secondo i principi grammaticali (compaiono i
funtori: “Mamma baccio” = “Prendimi in braccio”); ci sono, cioè, delle trasformazioni sintattiche, il bambino possiede i
messi linguistici per marcare le relazioni semantiche e sintattiche;
c’è un’esplosione delle regole sintattiche, con l’emissione delle prime frasi (imperative, dichiarative,
20. Tra i 2-3 anni:
affermative); la fonologia diventa più stabile e lo sviluppo lessicale continua fino all’età adulta, con un aumento della
21. Dopo i 3 anni:
fluenza e sviluppando la co-articolazione, cioè vengono anticipati i suoni che saranno emessi più tardi, facendo assumere
alla bocca le posizioni assunte nei primi tentativi di emissione dei suoni (la “b” si pronuncia “bi”, suono completamente
diverso dalla “b” di “bambola”);
22. Solo a 5 anni: sono acquisiti i fondamenti del linguaggio.
Nel primo anno di vita, avvengono dei cambiamenti riguardo alla capacità di discriminare i confini di un oggetto e le forme 3D,
quindi nell’ambito del riconoscimento e della categorizzazione. In particolare:
A 2-5 mesi, cominciano a vedersi le abilità a predire o anticipare i cambiamenti degli oggetti in movimento;
mesi, c’è la capacità di distinguere i dettagli dall’insieme;
A 3-9
A 6-10 mesi, si inizia ad avere la capacità di riconoscere gli oggetti come membri della medesima categoria.
Di particolare importanza è il fenomeno dell’imitazione: lo sviluppo del linguaggio presuppone la capacità di trasformare un input
uditivo in input motorio, nello specifico:
A 0-2 mesi, si passa da nessuna imitazione a pseudo-imitazioni (ripetizione di modelli adulti);
A 2-8 mesi, le pseudo-imitazioni diventano vere imitazioni (ri