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IUNGE A VOLTE REPENTE
Il quinto movimento enuncia il distacco che era presentito, ma non era ancora descritto
apertamente.
Il cuore disumano del mare si divide da quello degli esseri finiti, si rompe l’armonia tra l’io e il tutto,
il soggetto non si riconosce più nel mare, ma in fragili esistenze esposte alla sua furia distruttiva.
Movimento più drammatico e centrale.
Movimento di lento franamento della terra verso il mare (comune in Liguria).
→ ‘Clivo’ = immagine della costa scoscesa
1.
Giunge a volte, repente,
un'ora che il tuo cuore disumano
ci spaura e dal nostro si divide.
Dalla mia la tua musica sconcorda,
allora, ed è nemico ogni tuo moto.
In me ripiego, vuoto
di forze, la tua voce pare sorda.
M'affisso nel pietrisco
che verso te digrada
fino alla ripa acclive che ti sovrasta,
franosa, gialla, solcata
da strosce d'acqua piovana.
Mia vita è questo secco pendio,
mezzo non fine, strada aperta a sbocchi
di rigagnoli, lento franamento.
È dessa, ancora, questa pianta
che nasce dalla devastazione
e in faccia ha i colpi del mare ed è sospesa
fra erratiche forze di venti.
Questo pezzo di suolo non erbato
s'è spaccato perché nascesse una margherita.
In lei tìtubo al mare che mi offende,
manca ancora il silenzio nella mia vita.
Guardo la terra che scintilla,
l'aria è tanto serena che s'oscura.
E questa che in me cresce
è forse la rancura
che ogni figliuolo, mare, ha per il padre.
1.
‘A volte arriva improvvisamente un momento in cui il tuo cuore disumano ci spaventa e si separa
dal nostro.
→ il poeta si rivolge al mare
Disumano = Disumano anche nel senso neutro.
→ il mare non è umano
Musica = ‘La mia voce è diversa dalla tua’
Moto = L’eterno movimento delle onde è ora percepito come un nemico.
Sorda = ‘La tua voce quasi non si sente più’
Acclive = Scoscesa
Piovana = Si tratta di una proda attraversata da rigagnoli che tende alla frana.
Pendio = ‘La mia vita si identifica con questo secco pendio’
Dessa = Forma arcaica del pronome ‘essa’.
essa = la mia vita
Pianta = Potrebbe essere la pianta dell’agave.
Viene ripreso Leopardi anche in questo caso.
→ Figura della pianta che nasce in condizioni ostili, che si sviluppa contro la natura e
rappresenta l’ostinazione della vita
Margherita = Il terreno si è spaccato per far nascere una margherita.
→ sforzo e sofferenza della natura
Tìtubo = Guardo con disagio il mare minaccioso.
Padre = Sottointesi edipici.
Definendolo padre evidenzia la dolorosa condizione della crescita che è permeata dallo
distaccarsi dalle radici (non solo quelle paterne, ma anche quelle ideali).
Ostilità e distacco per il padre misto all’amore. Non è soltanto un senso di odio.
→ l’avversione verso il padre si lega al rifiuto della legge che questi rappresenta e al
bisogno di affermazione della propria personalità
N VI
OI NON SAPPIAMO QUALE SORTIREMO
Momento del distacco, si è verificata la rottura. Ora vengono fatte alcune considerazioni sul futuro.
→ il soggetto immagina il futuro come un rischioso passaggio dalla favola alla storia, dalla
dimensione mitica dell’indifferenziato naturale alla dimensione dell’identità individuale e delle sue
difficoltà.
Resta la speranza che l’esilio dal mare non implichi un distacco completo dalla usa voce e che sia
possibile serbarne un ‘eco.
La più verosimile delle ipotesi non è il successo pieno, ma nemmeno la sconfitta totale.
Montale spera in quest’ipotesi intermedia. Spera che almeno un eco della voce del mare sia
passato nelle sue poesie.
Noi non sappiamo quale sortiremo
domani, oscuro o lieto;
forse il nostro cammino
a non tócche radure ci addurrà
dove mormori eterna l'acqua di giovinezza;
o sarà forse un discendere
fino al vallo estremo,
nel buio, perso il ricordo del mattino.
Ancora terre straniere
forse ci accoglieranno: smarriremo
la memoria del sole, dalla mente
ci cadrà il tintinnare delle rime.
Oh la favola onde s'esprime
la nostra vita, repente
si cangerà nella cupa storia che non si racconta!
Pur di una cosa ci affidi,
padre, e questa è: che un poco del tuo dono
sia passato per sempre nelle sillabe
che rechiamo con noi, api ronzanti.
Lontani andremo e serberemo un'eco
della tua voce, come si ricorda
del sole l'erba grigia
nelle corti scurite, tra le case.
E un giorno queste parole senza rumore
che teco educammo nutrite
di stanchezze e di silenzi,
parranno a un fraterno cuore
sapide di sale greco.
1.
‘Noi non sappiamo quale futuro avremo […], forse ci condurrà a radure incontaminate (a condizioni
di serenità incorrotta), dove sia sempre ben vivo il nutrimento che mantiene giovani’.
→ Descrizione mitica, paradisiaca
Mattino = Il mattino è un’immagine che appartiene al passato.
Sembrerà un ricordo lontano del quale non avremo più nessuna memoria.
Buio = immagine dantesca
Terre straniere = Tema dell’esilio.
Essere espulsi dal mare = essere lontani dalla patria
Rime = Forse perderemo anche la nostra capacità di poetare (tintinnare delle rime).
Favola = termine utilizzato per indicare la vita
Repente = all’improvviso
→ si cambierà in una storia oscura che è inutile rievocare
Alternative del futuro:
- successo o insucesso totale
Montale spera comunque in una via di mezzo
Sillabe = Spera che un qualcosa di ciò che gli è stato insegnato dal mare rimanga nelle sue rime/
sillabe
Api ronzanti = Potrebbe riferirsi sia a noi che alle sillabe.
→
Cencetti api ronzanti = sillabe, perché producono riscontri con Carducci e il
Pirandello poeta
Le api ronzanti verrebbe spontaneo attribuirle a poeti, ma gli argomenti riferiti alle
sillabe sono molto forti.
Erba grigia = l’erba scolorita perché senza sole, cui il poeta si paragona
Tra le case = viene evocata una situazione cittadina in contrasto con la condizione marina e
naturale dominante
Parole senza rumore = Ossimoro.
→ parole sommesse, toni non squillanti e nemmeno urlati
attestazione poetica a favore di una poesia non fragorosa e spiegata
Teco = Quando eravamo con te allo stato di natura
→ ‘ Un giorno queste parole senza rumore che coltivammo sul tuo esempio nutrendole di
stanchezze, ovvero di umile lavoro non superomistico, e di silenziose riflessioni,
appariranno a un animo amico, simile a quello del soggetto poeta, condite di
ingredienti greci (aventi qualcosa in comune con la tradizione greca classica,
esempio di essenzialità)’
D IX
ISSIPA TU SE LO VUOI
La settima parte costituisce una sorta di autoanalisi.
→ introspezione e regressione nostalgica
Nell’ottava parte viene evidenziato il fatto che il sogno di formare una poesia capace di ereditare e
rilanciare le doti del mare (capace di fondere arte e natura) non si è potuto realizzare.
→ conflitto tra aspirazione alla pienezza del canto (integrazione panica) e miseria esistenziale
(studenti canaglie = Carducci)
La conclusione è rassegnata.
Dopo il distacco dal mare si arriva ad un senso di distacco rassegnato, Montale sa di non potersi
distaccare del tutto dal mare.
Evidenzia i due aspetti del rapporto con il mare:
- mare = mito originario perduto dal quale l’individuo si è dovuto distaccare
- mare = memoria profonda dell’io, modello di una possibilità di armonia
→ il soggetto si è distaccato dal mare, ma sa comunque che potrebbe esserne annullato,
proprio come sa che solo dal confronto col mare può derivare un ‘significato’
La conclusione è nichilista, prevale il senso negativo.
1.
Dissipa tu se lo vuoi
questa debole vita che si lagna,
come la spugna il frego
effimero di una lavagna.
M'attendo di ritornare nel tuo circolo,
s'adempia lo sbandato mio passare.
La mia venuta era testimonianza
di un ordine che in viaggio mi scordai,
giurano fede queste mie parole
a un evento impossibile, e lo ignorano.
Ma sempre che traudii
la tua dolce risacca su le prode
sbigottimento mi prese
quale d'uno scemato di memoria
quando si risovviene del suo paese.
Presa la mia lezione
più che dalla tua gloria
aperta, dall'ansare
che quasi non dà suono
di qualche tuo meriggio desolato,
a te mi rendo in umiltà. Non sono
che favilla d'un tirso. Bene lo so: bruciare,
questo, non altro, è il mio significato.
1.
Tu = Si rivolge direttamente al mare
→ ‘Disperdi o mare se lo desideri’ […] ‘Cancella questa debole vita lamentosa come la spugna
cancella su una lavagna’ […] ‘Si concluda pure il mio sperduto passaggio in questo mondo.
→ come fosse un pellegrino senza meta’
Venuta = La mia esistenza in questo mondo.
La mia vita doveva attestare un ordine che tuttavia nel viaggio io stesso ho dimenticato.
Evento impossibile = Riferimento alla possibilità di un miracolo che potrebbe dare un senso
alla vita dell’io sottraendolo alla catena delle necessità
Traudii = Ogni volta che da lontano ho ascoltato il dolce rumore delle tue onde, mi sono sentito
come uno che ha perso la memoria e improvvisamente la recupera udendo il mare e
ricordando la sua patria (paese).
Ansare = respirare, riferimento al leggero suono che anche il mare calmo provoca, muovendosi
appena, sulla riva
Umiltà = Ho appreso la lezione dal rumore tenue e sottile di qualche meriggio desolato e per
questo mi arrendo.
→ rassegnazione
Tirso = Era il bastone delle baccanti.
Montale potrebbe aver identificato il tirso come un tizzone, solo in quel caso potrebbe aver
senso il passaggio descritto.
Secondo Bonora il tirso sarebbe un palo che serve per le segnalazioni luminose ai marinai.
→ nessuno ha trovato riscontri in questa affermazione (non fu trovata alcuna prova)
Secondo Contini si tratterebbe di uno dei “vocaboli lessicalmente impropri, semplici
approssimative onomatopee” impiegate a volte da Montale
→
Bruciare = consumare la vita immagine metaforica della ‘favilla d’un tirso’
F ’
INE DELL INFANZIA
Probabilmente composta nel 1924.
Tema = distacco dalla stagione mitica dell’infanzia e l’inizio dell’età adulta
Testo introduttivo che comporta un bilancio esistenziale, non una dichiarazione d’intenti come i
precedenti.
→