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LIPOSOMI
Sistemi vescicolari chiusi, costituiti da fosfolipidi disposti in “doppi strati”
(bilayers) concentrici, altamente ordinati, separati da compartimenti acquosi.
Attualmente rappresentano i sistemi carrier più studiati. Essendo costituiti da
fosfolipidi vengono metabolizzati per via enzimatica, sono perciò sicuri dal punto di
vista immunitario. Possono inglobare sia farmaci lipofili che idrofili. Possono essere
selettivi per determinati tessuti a seconda delle loro caratteristiche.
Classificazione dei liposomi:
• IN BASE ALLA COMPOSIZIONE
Possono essere costituiti da lipidi naturali o sintetici e possono contenere anche
colesterolo e polimeri idrofili coniugati al lipidi. Inoltre possono includere nella
membrana, sostanze quali la stearilammina (carica +) o Ac. fosfatidico (carica -).
• IN BASE AL TIPO E ALLE DIMENSIONI
- La taglia delle vescicole liposomiali rappresenta un parametro critico nel determinare
la vita media di circolazione nel sangue dei liposomi.
- Le dimensioni e il numero di bilayer influenzano il grado di inglobamento di un
farmaco.
Preparazione liposomi.
Possono essere preparati liposomi MLV (vescicole multilamellari) e SUV (vescicole
unilamellari). In un pallone di vetro si versa la soluzione dei lipidi in cloroformio e si
aggiunge il farmaco polverizzato se questo è lipofilo (diversamente, il farmaco viene
aggiunto dopo). Quindi, la soluzione viene evaporata a pressione ridotta, mantenendo
il sistema in rotazione fino al formarsi di una pellicola, che viene ulteriormente seccata
con l'uso di una pompa meccanica per circa 1h. Successivamente il film lipidico viene
reidratato con tampone TES [acido NTris(idrossimetil)metil-2-aminoetansolfonico] e
contemporaneamente si aggiunge la soluzione di farmaco se idrofilo (questo passaggio
si salta se il farmaco è lipofilo). La miscela viene quindi messa in un'agitatore (vortex)
fino a che assume un aspetto omogeneo e senza precipitati. Si ha così la formazione
di liposomi MLV. Successivamente, mediante sonicazione, si ottengono i SUV.
I liposomi hanno problemi di instabilità chimico-fisica per tali ragioni sono stati
formulati i LIPOSOMI LCL a lunga circolazione. Questi liposomi sono formulati legando
covalentemente ai fosfolipidi polimeri idrofili a lunga catena, come il polietilenglicole,
in modo da formare un rivestimento superficiale che impedisca ad esempio
l’interazione con le proteine plasmatiche.
L’interazione cellula-liposoma (liberazione principio attivo) può avvenire tramite:
SCAMBIO O TRASFERIMENTO DI LIPIDI tra il liposoma e la membrana cellulare o altre
formazioni lipidiche.
ABSORBIMENTO sulla membrana e successivo inglobamento.
FUSIONE con la membrana e contenuto riversato nel citoplasma
ENDOCITOSI o fagocitosi del liposoma intatto che viene poi attaccato dai lisosomi
Vie di somministrazione dei liposomi:
T OPICA P ARENTERALE A EROSOL O S
I liposomi come nuovi sistemi di rilascio di farmaci vengono sviluppati quando le
formulazioni convenzionali già esistenti non risultano soddisfacenti e la riformulazione
del PA offre una maggiore sicurezza e una migliore efficacia terapeutica.
Applicazione terapeutiche dei liposomi:
• Aiuto formulativo • Diagnostica,liposomi radiomarcati utilizzati per evidenziare i
tessuti tumorali • Trattamento di malattie enzimatiche • Terapia antifungina • Terapia
antitumorale •Vaccini •Terapia polmonare • Trattamento topico • Terapia genica
• Cosmesi
NANOPARTICELLE
• Sistemi particellari con dimensioni sub-microniche.
• Nanoparticelle polimeriche, nanopaticelle solide lipidiche (SLN) e micelle polimeriche
per il direzionamento sito specifico e per il rilascio di farmaci, vaccini, plasmidi e
oligonucleotidi.
• Sono morfologicamente classificate in: NANOCAPSULE e NANOSFERE
NANOCAPSULE
Sistemi vescicolari (tipo reservoir) costituiti da un nucleo oleoso circondato da una
sottile membrana polimerica. Il PA può essere incapsulato all’interno della
struttura o adsorbito sulla superficie esterna della particella.
NANOSFERE
Sono sistemi tipo matrice, in cui il PA può essere disciolto nel polimero, intrappolato
nella matrice o adsorbito sulla superficie esterna della particella.
Vie di somministrazione
• SOMMINISTRAZIONE PARENTERALE, ORALE, OCULARE
Tre parametri determinano la funzionalità delle nanoparticelle:
Taglia (size)- 50-200 nm è la dimensione ideale per ottenere un effettivo accumulo
nelle neoplasie solide
F orma (shape)
C hemistry on the nanoparticles surface
- PEGylation (rivestimento con polietilenglicole) aumenta il tempo di circolazione nel
sangue e l’accumulazione nei tessuti neoplastici; evita anche un parziale accumulo nel
fegato e nella milza.
Applicazioni terapeutiche
• Direzionamento dei farmaci nella chemioterapia antitumorale (in quanto le
nanoparticelle hanno un elevata affinità per alcuni tumori solidi).
• Infezioni intracellulari.
• Somministrazione orale di peptidi e proteine.
• Terapia oculare
Legge di Hooke
Pone in relazione lo sforzo applicato con la deformazione che esso provoca. Ad
esempio nel caso delle polveri gli elementi macinanti applicano un carico alle
particelle; come conseguenza le particelle subiscono una deformazione di tipo elastico
e reversibile ( quando cessa la forza esse tornano alla loro forma originaria) o tipo
plastico e irreversibile. Al limite della deformazione plastica,quando il carico supera un
certo valore, si ha rottura delle particelle e loro frammentazione.
Diagramma forza/deformazione che pone in relazione lineare la forza applicata con la
deformazione provocata Frammentazione
Deformazione plastica
Deformazione
elastica
In genere si osservano tutti e tre i meccanismi sopracitati; a basse forze prevale la
deformazione elastica, all’aumentare della forza le particelle iniziano a deformarsi
irreversibilmente (plastica- yield point, punto dopo il quale le particelle sono
deformate permanentemente) per poi rompersi.
Shear stress e shear rate
La reologia applicata ai sistemi liquidi o semisolidi studia essenzialmente il flusso,
mentre quella applicata ai sistemi solidi si occupa della deformazione. In realtà, in
reologia, la forza viene sempre convertita in pressione e definita sforzo, carico o
stress .
Lo stress può essere applicato perpendicolarmente alla superficie del corpo (normal
stress o sforzo normale) o parallelamente (shear stress o sforzo di taglio, tangential
stress o sforzo tangenziale).
Se applichiamo uno shear stress ad un liquido o ad un semisolido, genereremo un
flusso di taglio. Tale flusso può essere immaginato come una serie di piani paralleli che
scorrono uno su l’altro, con gli strati più vicini alla superficie dove è applicato lo sforzo
che scorrono più velocemente di quelli sottostanti. Nel caso più semplice la differenza
di velocità è proporzionale alla distanza, così se mi allontano di una distanza doppia
anche la variazione di velocità sarà doppia. In questo modo la differenza di velocità di
ogni strato è costante. Tale parametro è definito velocità di taglio (shear rate o anche
gradiente di velocità) . Questi due parametri servono per studiare i materiali:a liquidi
e semisolidi (materiali che scorrono) si applica uno Shear stress e si misura il flusso
(in realtà si misura la shear rate ).
Gel
Preparazioni semisolide per applicazione cutanea (topica) costituite da una base
monofasica. Sono costituiti da sistemi di natura colloidale la cui fase dispersa (interna)
forma un reticolo tridimensionale che trattiene la fase liquida disperdente (esterna).
I gel sono preparazioni costituite sia da sospensioni di piccole particelle organiche
(raro) sia da grandi molecole organiche (polimeri,idrocolloidi). La reticolazione del
polimero ( tenuto insieme da legami chimici ionici,covalenti,idrogeno di Van der
Waals) è responsabile della viscosità e della struttura del gel.
I gel sono classificati in base alla natura della fase disperdente in geli idrofobi
(lipogel,rari) o idrofili (idrogel). Quelli idrofili sono preparazioni le cui basi contengono
acqua, alcool, glicerolo o glicole, gelificati con sostanze come amido, derivati della
cellulosa, polimeri e silicati. Quelli idrofobi sono preparazioni le cui basi sono costituite
da paraffina liquida con polietilene oppure oli gelificati con silice colloidale o saponi.
Legge di Stokes
Questa legge riguarda il calcolo dell’attrito viscoso per una sfera in caduta in un fluido.
Per tale ragione questa legge spiega il fenomeno chimico della sedimentazione delle
sospensioni. La sedimentazione è il processo per effetto del quale le particelle disperse
in un liquido di densità minore si depositano sul fondo; la velocità alla quale avviene
questo fenomeno è espresso dalla legge di Stokes.
V= d(2) x (ps-p0) x g/18n0
Dove v è la VELOCITÀ DI SEDIMENTAZIONE di una particella,
d è il DIAMETRO delle particelle,
ps e po sono le DENSITÀ rispettivamente della fase dispersa e della fase disperdente,
g è l’ACCELERAZIONE DI GRAVITÀ (9,8 m/s2),
n0 la VISCOSITÀ della fase disperdente
La legge di Stokes è valida per sospensioni molto diluite di particelle sferiche, rigide e
di grandezza uniforme. Anche se queste condizioni si verificano raramente tale legge
mette in evidenza i fenomeni principali che influenzano la velocità di sedimentazione.
Il processo di sedimentazione può essere rallentato mediante: la riduzione della taglia
della particelle sospese (particelle piccole sedimentano più lentamente ma una taglia
troppo piccola porta queste ultime ad aggregarsi e flocculare) , la preparazione di
sospensioni con piccole differenze di densità tra fase dispersa e disperdente (il sistema
sarà tanto più stabile quanto più le densità della due fasi sono simili tra loro e quanto
maggiore è la viscosità della fase disperdente), l’uso di agenti che aumentano la
viscosità della fase disperdente.
Macinazione delle polveri
La macinazione è un processo necessario per la preparazione delle polveri che porta
ad ottenere particelle non più grossolane, di taglia maggiore di 10 micrometri. Lo
scopo della macinazione è ridurre le dimensioni delle polveri, aumentarne l’area
superficiale, la solubilità ,l’uniformità e facilitarne l’essiccamento.
In generale la polverizzazione avviene secondo 4 meccanismi fisici :
taglio,compressione,impatto e attrito. Questi meccanismi avvengo in base al tipo di
macchinario (molino) usato. A seconda del grado di suddivisione da raggiungere e del
tipo e della natura del materiale da p