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Concentration Rate e Indice di Hirshman-Herfindal (HHI)
Il Concentration Rate è sicuramente un indice affidabile ed è molto facile da calcolare, però non è una misura completa.
Indice di Hirshman-Herfindal (HHI): Due economisti (quelli appena citati) hanno studiato un'altra tipologia di indice molto più completo rispetto a quello precedente poiché considera tutte le quote delle imprese presenti sul mercato al quadrato. Lo fanno evidentemente per dare un diverso peso alla dimensione dell'impresa. Quindi si valuta in questo caso la dimensione media di tutto il mercato poiché prende tutte le quote di mercato.
In questa volta indica ∑=HHI Si il numero di tutte le imprese presenti nel mercato.
Attraverso questi due indici quindi possiamo valutare se un determinato mercato sia più o meno concentrato. Vediamolo con il calcolo di un esercizio (sul quaderno).
Nel momento in cui io posso stabilire, attraverso queste misure, quanto è concentrato un mercato.
bisogna definire poi però qual è il mercato di riferimento. È necessario stabilire dei limiti attraverso cui identificare un mercato ben preciso. Ad esempio, qual è il mercato di Samsung? Essa non produce solo smartphone ma anche lavatrici, televisori, frigoriferi, computer ecc. Sono quindi mercati differenti, quindi da questo capiamo che non è poi così banale andare a fissare un mercato ben definito e dare dei limiti al medesimo. Quindi, bisogna stabilire questi limiti, e devono essere definiti anche per l'antitrust cioè questo deve sapere se il mercato di riferimento ha dei problemi o meno (per esempio Samsung è virtuosissima sul mercato dei cellulari invece fa la carogna sul mercato dei frigoriferi, quindi l'antitrust interviene sul mercato dei frigoriferi e non su quello dei cellulari). La definizione standard di un mercato si fa attraverso la produzione, in questo caso facciamo riferimento ai codici ATECO. l'Atecorappresenta la Classificazione delle attività economiche ed è una tipologia di classificazione adottata dall'Istituto Nazionale di Statistica italiano (ISTAT). La sigla ATECO deriva dalle lettere iniziali Attività Economiche. In altre parole, dall'Eurostat. rappresenta la nomenclatura delle attività economiche (NACE) creata Il Codice Ateco è una combinazione alfa numerica, che identifica un'attività economica. Lettere e numeri hanno un valore diverso. Le lettere individuano il macrosettore economico di appartenenza di quella specifica attività. I numeri invece rappresentano categorie e sottocategorie dei settori. I numeri vanno da un minimo di due fino ad un massimo di sei cifre. Esprimono un diverso grado di dettaglio le varie articolazioni sottostanti la macrocategoria. Quindi attraverso questo codice man mano si va ad individuare il mercato più stretto di riferimento. Dopo aver definito il mercato di riferimento, si vannoA valutare le vendite del prodotto di riferimento. Dopodiché si procede a calcolare quanto viene prodotto nonché la quota di mercato di riferimento. L'ideale sarebbe che tutte le imprese, che producono prodotti sostituti, stessero nello stesso mercato, però chi valuta il meccanismo economico che è chiamato elasticità. L'elasticità misura la distanza tra due prodotti in termini di utilità; in particolare, esiste una tipologia di elasticità chiamata elasticità incrociata (eta) che mette in relazione il bene i e il bene j: Variazione della quantità di un bene i rispetto alla variazione del prezzo dell'altro bene j moltiplicato il valore di prezzo iniziale p fratto il valore iniziale q della quantità i.
eij ip producono un valore molto grande (quindi positivo) vuol dire che le variazioni trajdi loro sono concordanti, in termini tecnici questo vuol dire che quando aumenta lai jquantità del bene è perché sta aumentando il prezzo del bene ; quandosuccede questo è chiaro che i beni tra di loro saranno sostituti. Quindi maggiore èl’elasticità incrociata più i beni sono sostituti tra di loro e quindi più sono presenti nellostesso mercato (ovviamente se l’elasticità fosse negativa i beni sarebberocompletamente diversi). Questo sarebbe un metodo oggettivo per valutare lasostituibilità dei beni. Molto spesso però questa tipologia di sostituibilità sullaproduzione, (quindi sul bene prodotto) non viene utilizzata ma viene considerata latecnica produttiva;sostituibilità facendo riferimento alla cioè se c’è similitudine, nonsul prodotto finale, ma sulla tecnica attraverso cuiviene prodotto il prodotto finale. Questo è un altro modo per poter classificare i beni in mercati comuni. Un altro problema sulla classificazione è dovuto ai ovvero alle esportazioni e alle importazioni; ad esempio, la nostra impresa in Italia ha una classificazione ATECO e in un altro posto ne ha un'altra. Questa situazione potrebbe sembrare una sciocchezza ma in realtà non lo è. Se io in Italia ho un bar e in Germania un Bar-ristorante la situazione cambia poiché sono soggetto a tassazioni diverse, attenzioni diverse dall'antitrust differenti e altre cose differenti che nella classificazione italiana o in un altro paese non avrei. Una volta stabilita la struttura del mercato, bisogna vedere quanto è il nostro potere di mercato. Per misurare il potere di mercato viene utilizzato un indice: l'indice di Lerner. Questo indice si calcola facendo il rapporto tra il prezzo scambiato sul mercato e il costo.marginale e lo mette in relazione al prezzo (questo per avere una percentuale, non c'è un motivo economico):
-C=LI P
Perché siamo sicuri che questo indice misuri il potere di mercato? Sappiamo ormai che se siamo in concorrenza perfetta la condizione di equilibrio è prezzo uguale a costo marginale quindi l'indice di Lerner, (in concorrenza perfetta), varrebbe zero. Dato che sappiamo che in concorrenza perfetta non abbiamo potere di mercato effettivamente l'indice di Lerner sarebbe uguale a zero; man mano che l'indice aumenta, progressivamente si acquisisce potere di mercato perché ci allontaniamo dalla concorrenza perfetta. Il punto in cui l'indice di Lerner assumerà il massimo valore possibile sarà quello in cui c'è la maggiore distanza tra il prezzo e il costo marginale, cioè il monopolio; infatti, l'indice di Lerner può assumere valori compresi tra 0 (minimo possibile)concorrenza imperfetta?questione. In questo modo, otteniamo un valore rappresentativo dei costi marginali complessivi dell'industria. Una volta ottenuto il valore medio dei costi marginali, possiamo utilizzarlo per calcolare l'indice di Lerner. L'indice di Lerner è una misura della potenza di mercato di un'impresa e viene calcolato come la differenza tra il prezzo di vendita e il costo marginale, diviso per il prezzo di vendita. Questo indice ci permette di valutare il grado di monopolio o di concorrenza dell'industria. È importante sottolineare che l'indice di Lerner è un indicatore approssimativo e non fornisce una misura precisa della potenza di mercato. Tuttavia, può essere utile per avere un'idea generale della situazione di un'industria con più imprese. In conclusione, calcolare l'indice di Lerner in un'industria con un certo numero di imprese richiede di considerare i diversi prezzi e costi marginali delle imprese coinvolte. Utilizzando la media dei costi marginali, possiamo ottenere un valore rappresentativo dei costi marginali complessivi dell'industria e calcolare l'indice di Lerner per valutare la potenza di mercato dell'industria.
Questione: n∑ 'p− Si ∙Ci=1=LI p
Per effettuare il calcolo della media tra i costi marginali di più imprese di uno stesso settore si fa riferimento al concetto della quota di mercato delle suddette imprese. Questo strumento mi permette quindi di misurare quanto potere di mercato c’è sul mercato in questione; se questo dovesse avere un valore molto elevato allora significa che nel mercato c’è molta concentrazione e quindi molto potere di mercato, se il valore fosse al contrario molto piccolo, allora significa che nel mercato di riferimento c’è poco potere di mercato.
È così importante stabilire quanto potere di mercato c’è? Quanto risulta costosa la concorrenza perfetta rispetto al potere di mercato?
Abbiamo detto che l’antitrust elimina le forme di mercato anticoncorrenziale per ripristinare la concorrenza perfetta. Ma se il monopolio (o le forme di mercato più estreme) non mi creano tante
Le problematiche legate al monopolio possono comportare la necessità di investire milioni di euro per ripristinare la situazione iniziale. Ma ne vale la pena? Ad esempio, se la presenza di un monopolio causa una perdita di benessere di dieci mila euro (perdita secca) e ripristinare la concorrenza perfetta richiede un milione di euro di intervento da parte dell'antitrust, potrebbe non essere conveniente intervenire. Quindi la domanda da porsi è se l'intervento che facciamo, rispetto al potere di mercato, vale la pena o meno per compensare la perdita di benessere che subiamo. In altre parole, la perdita secca è così grande da giustificare l'intervento dell'antitrust? Pertanto, è necessario valutare la perdita secca per capire se vale la pena intervenire. La perdita secca viene chiamata tipicamente wage loss.