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L'ISTITUZIONE

Rispetto all'organizzazione, l'istituzione non è progettabile. È un pensiero condiviso, molto simile ad una congettura, ad un pregiudizio, a qualcosa non del tutto razionale. Ciò non significa che essa non dipenda dagli atti delle persone. L'istituzione è un processo sociale storico: l'uomo nasce all'interno delle istituzioni. L'istituzione è costituita dal nostro essere umani, dal nostro appartenere ad un contesto umano identitario. Gran parte di ciò che si definisce come istituzione è per noi inconsapevole. Secondo l'analisi istituzionale, l'istituzione è il processo che si svolge tra due momenti: l'istituto e l'istituente. L'istituzione si concretizzerebbe in un aspetto istituto formato da norme, consuetudini, codici comportamentali e dall'aspetto istituente in cui confluirebbero le aspirazioni, i sogni i progetti e le fantasie di cambiamento. Come

si può capire da questa descrizione schematica, l'istituzione non è concepita certamente come un edificio: l'ospedale, la scuola, la caserma ma come la dinamica processuale dei rapporti che si organizzano attorno ad un compito determinato: la salute, l'educazione, la difesa ecc. ecc. Noi pensiamo che le istituzioni non siano solo un processo tra momento istituente ed istituto, processo che possiamo pensare su di un piano orizzontale ma che siano caratterizzate da compiti che le fondano in quanto gruppo di gruppi e che specificano la loro attività produttiva su di un piano verticale. PROCESSO DI NATURALIZZAZIONE Si tratta di un processo per cui un pensiero, che rappresenta il cardine di un’istituzione, diventa vigente, nella misura in cui noi, inconsapevolmente, acquisiamo che quel pensiero è ovvio e naturale. Non sentiamo la necessità di criticarlo, di parlare di esso. La psicologia delle organizzazioni nasce dalla relazione tra le

persone e l'organizzazione.

RELAZIONE UOMO-ORGANIZZAZIONE.

Qual è il posto (in termini di pensiero) delle persone all'interno dell'organizzazione?

L'UOMO è IL FINE o L'UOMO è IL MEZZO?

COME SONO UTILIZZATE LE PERSONE-MEZZI ALL'INTERNO DELL'ORGANIZZAZIONE?

CHE COSA CHIEDE L'ORGANIZZAZIONE ALLE PERSONE CHE LAVORANO?

CHE COSA CHIEDE LA PERSONA CHE LAVORA ALLA PROPRIA ORGANIZZAZIONE?

La risposta a tali quesiti è data dalla figura dello psicologo, il quale si occupa della definizione del rapporto e dello scambio economico, relazionale e simbolico tra i soggetti che vivono all'interno dell'organizzazione.

L'ORGANIZZAZIONE: è un sistema istituito che si regge sulla definizione di uno scopo, il COMPITO PRIMARIO, per cui l'organizzazione è stata pensata, strutturata e formata, senza il quale non ha ragion d'essere, non esiste più.

L'ORGANIZZAZIONE ESISTE SE POSSIEDE UN COMPITO PRIMARIO.

ES.

La fiat esiste se produce automobili, compito primario per la quale è stata istituita. ES. L'università esiste perché produce sapere e apprendimento. Tuttavia ciò che appare non è sempre ciò che è! Il compito primario di tutte le organizzazioni commerciali è il PROFITTO! La produzione di automobili per la fiat non è che il Mezzo per raggiungere il ben più importante compito primario che è il Profitto. L'organizzazione è un sistema che funziona secondo due prospettive: l'EFFICACIA e l'EFFICIENZA. Un'organizzazione è efficace quando realizza il compito primario per il quale è stata istituita; è efficiente quando sfrutta in modo ottimale le risorse di cui dispone, in termini di risorse sia economiche che umane. Dal punto di vista della Psicologia delle organizzazioni ci sono due presupposti che fondano il costituirsi di un'organizzazione, e sono: LARAZIONALITÁ: cardine di un’organizzazione

IL CONSENSO: l’essere d’accordo. Di cui un esempio visibile è il contratto stipulato e firmato dalle parti, che definisce richieste e aspettative, diritti e obblighi.

Le questioni organizzative come vengono percepite da ciascuno di noi? Che cosa è l'organizzazione e quali sono i presupposti?

Organizzazione: tra consenso e autorità

Per comprendere cosa è l'organizzazione, bisogna soffermarsi prima a riflettere sul concetto di cooperazione. Questo concetto racchiude la visione dell'individuo partecipe, inserito in un'organizzazione, e di quanto esso sia d'accordo a delle scelte prese.

Il cooperare presuppone che all'interno di esso ci sia il consenso di tutti gli individui, e unito a quest'ultimo c'è anche la razionalità che è intesa come peso del nostro agire condiviso da tutti.

Il consenso è la base dell'organizzazione, se viene

Meno il consenso non c'è organizzazione. Esso è indicatore del nostro agire, del nostro vivere, del comprare che sta appunto dentro qualsiasi organizzazione. La storia però ci da notizie circa ad alcune organizzazioni che funzionano senza il consenso. Il dissenso è presente in particolar modo, nelle grandi organizzazioni perché non si può avere il consenso universale. Il continuo dissenso porta al conflitto. Ma non è un fattore che influenza la collaborazione, essa può avvenire anche con un certo grado di dissenso solo se vi è un'autorità idonea a mettere assieme tutti i pareri e modi di agire. L'autorità deve essere in grado di far valere una scelta, di trovare una direzione da seguire, questo perché ha il ruolo di sopperire il fatto che manca il supposto del consenso. L'autorità è capace di fare tutto ciò solo se è consensuale. Si parla di ricorso al consenso.

all'autorità quando questa figura non opera nei giusti modi. Nel dissenso si può ottenere il consenso solo sui contenuti (scopi, mezzi, lavori). È legato a tutto ciò l'ambito della ragioneria, perché in questo settore si costruiscono delle tabelle, prettamente economiche, con linee generali su cosa si dà e il cosa si riceve. Ritornando alle grandi organizzazioni e alla questione del consenso che non si può avere universalmente, si può pensare alla forma contrattuale che un operaio o un impiegato firma nel momento in cui viene assunto. Con la firma di un contratto lavorativo, oltre alle informazioni pratiche lavorative (come ore di lavoro, ferie, stipendio, malattie, mansioni da svolgere), avviene il riconoscimento formale e giuridico di quella autorità presente all'interno di qualsiasi organizzazione. La cooperazione nei primi esseri viventi La prima forma di cooperazione nella storia del genere umano, è quella dei

Cacciatori che devono catturare il mammut. Il gruppo era formato da circa 15 cacciatori perché richiedeva lo sforzo fisico di molte persone per poter bloccare il possente animale.

Per questo tipo di compito, bisognava intendersi e comprendere l'altro uomo anche con un singolo sguardo. Proprio per questo tipo di intesa, si parla di cooperazione spontanea e non formale perché non hanno firmato nessun tipo di contratto.

Altre forme di cooperazione spontanea sono presenti nel mondo degli animali, come ad esempio nelle formiche e nelle termiti, si creano dei meccanismi mentali e naturali che danno l'indole a questi esseri viventi di cooperare non scambiandosi nessuna comunicazione verbale.

Dalla necessità di cooperazione nascono le istituzioni umane, questa formazione è decisiva anche per lo sviluppo del nostro cervello. Il dato che ne dà prova, è l'esistenza dei neuroni specchio, che sono un potenziamento dato da questa spinta di cooperare con altri individui.

I neuroni specchio sono presenti in tutti gli esseri viventi ma non nella stessa misura dell'uomo che ne possiede di più e più sviluppati. Nella ricerca neurologica ci sono molti studi che provano la loro esistenza e riconoscono che sono il frutto di un trapasso genetico da generazione in generazione. L'impulso allo sviluppo di un linguaggio articolato è uno stimolo al miglioramento dei neuroni specchio.

L'autorità nelle varie civiltà

Nelle prime civiltà, assiro-babilonesi e egiziane, si può identificare la prima forma di organizzazione e di presenza dell'autorità. L'agricoltura di queste antiche civiltà non era ovviamente come lo è adesso, non avevano nessuna forma contrattuale e non si firmava nessuna carta per svolgere la mansione di agricoltore. Lo svolgimento di un dato lavoro veniva fatto per "ubbidienza"; nel caso delle civiltà egiziane, il Faraone possedeva

l'autorità perché esso era un capomistico-religioso. Da questa autorità mi vengono assegnati i compiti ed io li svolgo con ubbidienza. Tale organizzazione era emanazione del dio vivente, sciolta appunto da ogni consenso e svolta perché esso era un'autorità riconosciuta e non c'era bisogno di saperlo. Le autorità mistico-religiose sono il modello dell'autorità. Si fa qualcosa perché da "dio" arriva questo imperativo. E questo è l'emblema dell'identificazione del sistema mistico-religioso. Julian Jaynes nel saggio "Il crollo della mente bicamerale e l'origine della coscienza" (1976), ha narrato dei suoi studi sulla civiltà assiro-babilonese. Secondo lo psicologo statunitense, il funzionamento delle antiche civiltà, con autorità mistico-religiosa, avveniva semplice perché i due emisferi cerebrali del singolo individuo non comunicavano tra di loro.

Gli individui, a causa di questo mancato collegamento, assumevano atteggiamenti simili ad uno schizofrenico. Gli stati allucinatori dove sentivano voci, venivano attribuiti agli avi che comunicavano con loro, a degli oracoli o presagi. Nell'individuo che rivestiva il ruolo di autorità, questi stati allucinatori venivano visti come momenti divini, il loro dio parlava al popolo attraverso il sacerdote. Jaynes ipotizza tutta la sua teoria analizzando le basi archeologiche. La cooperazione in questa civiltà si basa sul principio unico. Dramma del consenso Il funzionamento dell'organizzazione si trova sempre in una dinamica tra il consenso e la figura dell'autorità. Nell'autorità si riproduce il dramma del consenso: l'autorità viene riconosciuta solo in determinate tematiche, in altri momenti questa figura non è indispensabile per la riuscita di alcune scelte. L'autorità a volte può divenire autoritarismo, avviene.

Ciò quando il consenso viene sostituito dell'imposizione. Attraverso quali processi si conferisce un'autorità?

Dettagli
Publisher
A.A. 2019-2020
9 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/06 Psicologia del lavoro e delle organizzazioni

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Elettrakk di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia delle organizzazioni e delle istituzioni e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Palermo o del prof Ruvolo Giuseppe.