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TANTE ATTIVITA’ ED ESERCIZI DIVERSI RIVOLTI A UN DETERMINATO OBIETTIVO.

Esempio: lo schema motorio del “correre” diviene una abilità motoria generale quando l’allievo

sa controllarlo in molteplici situazioni ed applicazioni: correre avanti-dietro, correre a slalom,

correre lateralmente, correre su superfici morbide (materassini), correre in situazioni ludiche

(guardia e ladri, palla avvelenata). Nel CALCIO si dovrà giungere all’abilità specifica del

CORRERE CON LA PALLA AL PIEDE.

Un secondo principio educativo sostiene che lo sviluppo degli schemi motori può essere

ottimale solo se anche nelle altre aree della personalità si realizzano adeguati e complementari

sviluppi.

Quindi bisogna aiutare lo sviluppo anche:

- Dell’area intellettiva: far si che ogni esercizio impegni mentalmente l’allievo, quindi evitare

nei piccoli esercizi troppo ripetitivi che portano in pochi istanti all’assuefazione e a un controllo

automatico e poco stimolante gli aspetti intellettivi.

- Dell’area affettiva: far si che gli allievi si sentano bene, affettivamente considerati e rispettati.

L’istruttore deve essere giusto con tutti, quindi severo e dolce con tutti facendo sentire ad ogni

bambino che è importante, considerato e accettato.

- Dell’area sociale: far si che dentro il campo, ma soprattutto fuori, i bambini si sentano parte di

un gruppo di amici, indipendentemente dalla bravura, o meno, dimostrata in campo. In campo

ci sono dei valori che possono essere anche percepiti dai bambini come validi (il migliore gioca

sempre di più di quelli meno bravi) ma fuori campo tali valori non reggono più (il migliore e il

meno bravo sono delle “persone” con pari dignità e diritto di rispetto).

Un terzo principio educativo sostiene che gli schemi motori si attuano e si sviluppano CON

e NEL movimento. Il movimento stesso è la condizione fondamentale del loro sviluppo e della

loro efficiente conservazione. Non posso pensare di sviluppare l’abilità generale del “saltare”

se non salto mai o se salto molto poco o se salto sempre con lo stesso esercizio.

Dal riflesso prensile alla funzione manipolatoria, siamo passati grazie alla coordinazione iso-

motoria e grazie alle informazioni, che hanno permesso di costruire degli schemi motori e

posturali: gli schemi vengono imparati grazie al continuo scambio con l'ambiente. Una volta

assunti questi schemi, essi vengono esercitati, si sviluppano e migliorano diventando capacità

coordinative: migliora l'equilibrio, l'organizzazione spazio-tempo, il ritmo, il controllo e la

modulazione della forza; si sviluppano le capacità condizionali quali forza, resistenza e

velocità. La combinazione tra capacità coordinative e capacità condizionali fanno sviluppare le

abilità, permettono di arricchire gli schemi motori, fino ad essere in grado di mettere in atto

azioni complesse e attività motorie. Il saltare per schiacciare, per fare un terzo tempo, il correre

per calciare un pallone o per una corsa ad ostacoli sono tutte prestazioni motorie complesse

ma che si sono evolute da schemi motori semplici come il camminare, il correre o il lanciare:

l'abilità diventa tecnica (sportiva). L'insieme delle abilità motorie danno origine ad una

prestazione; più l'abilità è significativa come livello di sviluppo, più la prestazione è ricca e

funzionale.

Quindi, sensazioni e percezioni stanno alla base della conoscenza, dell'apprendimento e

dell'organizzazione del movimento.

SENSAZIONE vs PERCEZIONE

Sensazioni: sono informazioni che ci danno i sensi e tutte le informazioni possibili e

immaginabili che passano attraverso i nostri centri nervosi in quel momento.

Percezioni: non tutte le sensazioni sono significative, non tutte le sensazioni vengono attratte

dalla mia attenzione. Io trattengo quelle informazioni che mi servono, quelle utili ai miei scopi o

problemi.

È il fattore ATTENZIONE che fa la differenza.

Partecipazione all'ambiente e sviluppo del linguaggio nel bambino.

In questa fase dello sviluppo (stadio del corpo vissuto soggettivo e oggettivo), c'è una

partecipazione all'ambiente via via sempre più attiva. La partecipazione significa anche

movimento e linguaggio e ovviamente il loro sviluppo.

Per considerare un sistema di comunicazione “linguaggio” deve avere i requisiti di:

semanticità (rappresentare simbolicamente oggetti), dislocazione (deve potersi riferire a

passato o futuro), produttività (il parlante deve essere in grado di comprendere frasi nuove e

produrre una serie infinita di messaggi). Ovviamente occorre rispettare regole rigide. I

principali problemi relativi all’acquisizione del linguaggio sono

1. Il ruolo dei fattori genetici e ambientali

2. I rapporti tra linguaggio e pensiero

3. I rapporti tra linguaggio e le abilità sociali.

Secondo la concezione comportamentista (Skinner) la comparsa del linguaggio sarebbe

determinata dall’esperienza e dall’apprendimento. Ma la spiegazione in termini di imitazione

del modello adulto, non rende conto dell’aspetto creativo del linguaggio. A questa prospettiva,

è contrapposta quella che alla base della capacità di acquisire la propria lingua ci sia una base

innata (Chomsky).

Piaget ha sostenuto l’impossibilità di isolare il linguaggio dallo sviluppo dell’intelligenza. Per

Piaget, il linguaggio sarebbe reso possibile da un più generale sviluppo cognitivo e dalla

concomitante comparsa di nuovi processi mentali.

Vigotskij muove dalla premessa che pensiero e linguaggio abbiano radici differenti e che il

passaggio dall’uno all’altro non sia automatico, ma richieda una complessa e dinamica

trasposizione. Lo sviluppo di entrambi poi è inscindibile dal contesto sociale di crescita

dell’individuo. Il linguaggio prende avvio, nell’ambito del rapporto interpersonale, nelle

interazioni del bambino con i genitori e gli altri adulti e i coetanei. Successivamente prende

avvio l’interiorizzazione del linguaggio come strumento che consente di guidare dall’interno i

propri processi cognitivi e il proprio comportamento.

La competenza linguistica è il punto di arrivo di un percorso che prende avvio in forma

gestuale e pre-verbale sin dai primi mesi di vita, quando il linguaggio è ancora assente o

comincia a manifestarsi:

PARTECIPAZIONE ALL'AMBIENTE LINGUAGGIO

1-2 MESI Mette a fuoco un volto o un oggetto a 15- Prima solo piccoli suoni gutturali, poi

20 centimetri di distanza e lo segue con lo qualche accenno di sillaba costituita

sguardo lungo la linea mediana, durante da consonante+vocale.

le prime settimane, quindi lateralmente

per un'ampiezza di circa 180 gradi alla

fine del secondo mese. Manifesta una

reazione davanti a un rumore. Emette altri

vocalizzi oltre al pianto, può sorridere

spontaneamente o in risposta al sorriso o

alla voce, manifestare gridolini di gioia se

contento.

Il bambino, pur se costretto ad una

posizione obligatoria prona o supina,

riesce comunque ad avere una grande

partecipazione con l'ambiente.

3-4 MESI Può concentrare l'attenzione su un Emette gridolini di gioia o ride

oggetto, si volta verso una sorgente sonoramente e può arrivare a

sonora o verso la voce della mamma. vocalizzare con combinazioni di

vocali e consonanti.

5-6 MESI Sorride spontaneamente se è contento, Inizia la "lallazione", cioè quella

protesta se gli viene tolto un giocattolo di combinazione ripetitiva di consonanti

mano. Si volta in direzione di chi lo e vocali in suoni tipo ba-ba-ba, ga-

chiama. A sei mesi il lattante vede e sente ga-ga,ta-ta-ta ….. Alcuni bimbi

come in età adulta. potrebbero già iniziare a dire "papà"

o "mamma".

7-9 MESI Sorride e ride in modo cosciente, piange Inizia ad articolare più consonanti e

se contrariato. Capisce se gli viene detto vocali insieme, dice "mamma" o

di no, anche se non obbedisce. Inizia a "papà" anche se non associa le

giocare a nascondino e a battere le mani o parole al loro significato. Cerca di

gli oggetti che ha in mano. ripetere i suoni che percepisce.

10-12 MESI Batte le manine e cerca di salutare con Dice tre o quattro parole oltre a

una mano, infila il dito indice in ogni "papà" e "mamma" e inizia un gergo

piccolo spazio, tocca ogni oggetto che rudimentale, ma soprattutto elabora

cerca di portare al viso e di annusare, un linguaggio dei segni, servendosi

inizia a prendere in mano il cucchiaio. Può delle mani per indicare ciò che vuole

cercare di spingere una palla. o respingere ciò che rifiuta. Quindi

inizia ad associare la mimica

gestuale con il significato.

Di solito situata tra gli 11 e i 13 mesi, la comparsa delle prime parole riguarda nomi per

indicare oggetti familiari. Le procedure usate dai bambini per l’uso del linguaggio, possono

essere di:

- sovraestensione: cane per tutti gli animali

- sottoestensione: bambola è solo la sua, una specifica

- sovrapposizione: aprire, anche per dire accendere

Intorno ai 18-24 mesi comparono le prime frasi. Vengono costruite frasi, dette olofrasi,

vengono pronunciate parole isolatamente ma che hanno significato di una frase. Le prime frasi

sono costruite tramite 2 grandi gruppi di parole:

- Parole perno: (poche parole che ricorrono frequentemente e sempre all’inizio della frase)

- Parole aperte: molto più numerose e poste in 2° posizione.

Talvolta i bambini nominano l’oggetto (es. palla) con una modalità protoimperativa (per

indicare all’adulto che desidera da lui una certa azione es. che gli portino la palla) e in questo

caso il bambino vuole raggiungere uno scopo concreto; altre volte, con modalità

protodichiarativa (ad es. per inviare la mamma a guardare la palla), in questo caso il

bambino desidera suscitare l’interesse dell’altro.

2-3 anni: le frasi diventano più complesse

4-6 anni: a questa età il bambino giunge a cimentarsi con interazioni verbali lunghe e

complesse e con la comprensione e produzione di unità testuali di vario genere.

INDICAZIONI EDUCATIVE

Senza togliere nulla al ruolo determinante del processo di maturazione, consideriamo le

stimolazioni ambientali ed il più corretto impiego funzionale come i presupposti necessari ed

insostituibili perché si realizzino al meglio le abilità motorie primarie.

Il bambino non deve essere oggetto della nostra ginnastica o di quelle azioni meccaniche che

noi vorremmo passivamente fargli compiere, bensì il problema sta nel creare tutte le condizioni

ottimali perché la sua motricità possa svilupparsi liberamente e quindi le scelte di questa fase

stanno molto

Dettagli
Publisher
A.A. 2017-2018
58 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-EDF/01 Metodi e didattiche delle attività motorie

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher jessypierm di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Teoria e metodologia del movimento umano e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Perugia o del prof Arteritano Danilo.