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L'art 49 tfue diritto di stabilimento e le restrizioni
Per comprendere le restrizioni di cui parla l'art 49 tfue diritto di stabilimento, è necessario studiare la giurisprudenza della corte che fornisce contenuto a queste disposizioni. Nel cercare di individuare di che tipo di restrizioni stiamo parlando, è importante fare distinzione tra restrizione discriminatoria e non discriminatoria.
Una restrizione discriminatoria avvantaggia qualcuno e svantaggia qualcun altro. Nel nostro caso, i soggetti discriminati sono gli stranieri, non i propri cittadini. Ad esempio, il protezionismo è una forma di discriminazione discriminatoria, come nel caso della campagna pubblicitaria del governo irlandese.
Tuttavia, non è sempre così semplice, poiché si può avere discriminazione in maniera molto più subdola e sotterranea. Nei casi più semplici e intuibili si parla di discriminazione diretta sul piano formale, quando ad esempio la normativa nazionale distingue la disciplina con un trattamento diverso per cittadini ed un altro per gli stranieri. Nei casi più difficili, ci sono discriminazioni indirette.
Sul piano materiale e causa più diffusa è collegata per esempio alla diversità dei diritti nazionali, cioè che ogni ordinamento nazionale prevede i suoi requisiti. Più sono gli stati in cui si vuole operare, più sono gli ordinamenti che si devono osservare. Ciò costituisce fonte di costi transattivi, ma dove sta la discriminazione in questo caso? L'osservazione dei due ordinamenti richiede più tempo e una modifica del servizio nel caso in cui l'ordinamento destinatario preveda requisiti diversi, detta doppia regolazione che potrebbe essere anche incompatibile. Quindi si interviene con strumenti di integrazione prima negativa e poi negativa.
25 Marzo
Categorie di restrizioni: cercare di schematizzare ciò che può essere considerata una restrizione vietata. L'art 34 tfue libera circolazione delle merci pone divieto generico, si fa riferimento alle restrizioni quantitative e riferimento a qualsiasi misura di effetto equivalente.
Restrizione quantitativa è una misura conosciuta: stato pone alle dogane dei limiti ai prodotti importati si stabilisce una soglia limite. Ogni altra misura cosa signi ca? È questione interpretativa che solo la corte può risolvere: occorre studiare la giurisprudenza della corte. Ciò che si regola è una realtà estremamente ricca di 20 di 45 fi fi fi fisfumature perché si include nel divieto misure tra loro anche molto diverse che possono non avere nulla di speci co con le importazioni ma che niscono per avere un effetto sulle importazioni. Utile premunirsi ex ante di categorie di criteri per cercare di schematizzare la miriade di misure che possono venire in rilievo: tramite esse possiamo arrivare ad ordine concettuale per comprendere poi meglio che cosa questo divieto comporta. Si identi cano tre categorie: misure discriminatorie dirette, misure discriminatorie indirette e misure restrittive pur non essendo discriminatorie. Vediamo alcune sentenze
per capire meglio queste categorie. Caso Irlanda1 Misure discriminatorie dirette: sentenza dell’81 che bene esemplifica quali possono essere queste misure. La corte è chiamata a risolvere una controversia tra la Commissione e l’Irlanda per violazione delle norme sulla libera circolazione delle merci. Siamo nel 1981, motivo per il quale i numeri degli articoli citati sono differenti: nella sentenza si fa riferimento all’art. 30 TCEE, odiernamente art. 34 TFUE (il testo è equivalente, cambia solamente la numerazione). La corte deve dare una interpretazione dell’art. 34 TFUE e stabilire se la misura irlandese sia o non compresa nel divieto. La misura adottata dall’ordinamento irlandese obbligava determinati prodotti, articoli di gioielleria inclusi, venduti ai turisti in visita in Irlanda. La misura era un obbligo nei confronti delle merci, ossia i souvenir dovevano essere contrassegnati con la parola “foreign” (straniero). Si dava indicazione al turista che il prodotto era di provenienza estera.veniva fuori dall'Irlanda. Se erano souvenir prodotti in loco non erano soggetti a tale obbligo che era invece imposto ai prodotti realizzati in altri stati. La commissione ritiene che tale obbligo costituisca misura restrittiva della libera circolazione delle merci, speci catamente misura equivalente. Si tratta di misura discriminatoria diretta perché è un obbligo che è imposto solo alle merci straniere; le merci concorrenti, se prodotte in Irlanda, non sono sottoposte allo stesso obbligo: c'è trattamento diversi cato a seconda della provenienza della merce, distinzione sfavorisce prodotti stranieri perché hanno un obbligo in più rispetto ai prodotti nazionali. Discriminazione diretta: occorre che ci sia un trattamento diverso di situazioni analoghe. Difesa irlandese: non c'è discriminazione perché i prodotti sono diversi; perché il valore che i turisti darebbero ai prodotti fatti in Irlanda è più alto rispetto ai souvenir.Prodotti all'estero per l'Irlanda si tratta di due categorie di prodotti diversi motivo per cui non ci sarebbe discriminazione. La corte non è convinta sostiene la posizione della commissione: si tratta di oggetti molto semplici che vengono acquistati per avere un ricordo dell'Irlanda ma nella loro immagine nella loro rappresentatività più importanza al luogo più che al modo in cui sono stati fabbricati il valore non è dove è stato prodotto ma dove viene acquistato. Coire stabilisce che il differente trattamento è discriminatorio. La corte indica che se l'obiettivo è quello di mettere nelle condizioni i consumatori di scegliere con maggiori informazioni c'è misura meno restrittiva che soddisfa questo interesse: indicazione "made in irland" sulle merci nazionali piuttosto che "foreign" sulle merci straniere con la seconda si impone un obbligo ulteriore solamente a carico dei prodotti stranieri.
nel primo caso questo non accade. Le misure discriminatorie di 45fi fi fi fi fi fi sono vietate dall'art 30 tcee. Quindi queste discriminazioni sono le più facili da individuare perché incorporano direttamente un riferimento discriminatorio. Caso Cassis2 Misure discriminatorie indirette: discriminazione nascosta non esplicita di fatto. Sentenza n 20/1979 corte interpellata non per risolvere controversa tra commissione e stato membro ma per pronuncia pregiudiziale procedimenti che vedono giudice nazionale sospendere procedimento nazionale dove devono applicare normativa dell'ue la cui interpretazione non è chiara. Le parti sono autorità pubblica contro privato: autorità pubblica applica misura e privato si difende dicendo che tale misura è restrittiva. Società di importazione tedesca che si occupa di importare liquori da altri stati membri tra cui il "Cassis di Dijon" non ottiene autorizzazione ad importare questo tipo di.liquore in Germania perché di gradazione troppo bassa, la soglia minima era 32%. Cassis aveva una percentuale tra il 15% e il 20% e non rispetta le condizioni per poter essere venduta e l'autorizzazione di importazione non viene data. Un privato impugna il diniego di autorizzazione di fronte al giudice nazionale che sospende e si rivolge alla Corte europea. Innanzitutto non appare discriminazione diretta perché la misura è imposta a tutti, sia liquori nazionali che stranieri. Ma la misura è volta ad avvantaggiare il prodotto nazionale rispetto a quello straniero? Bisogna andare a vedere se c'è un effetto discriminatorio nascosto sottostante. È indubbio che una restrizione ci sia, ma la restrizione non basta: è una restrizione vietata o meno? Qual è la causa, la fonte della restrizione? In casi di questo tipo, la fonte della restrizione è la diversità dei diritti nazionali. Il prodotto Cassis è possibile che si scontri con normative diverse da quella francese.disparità di normative diverse costituisce l'ostacolo più diffuso al commercio tra stati ed è per questo che il trattato prevede oltre al divieto ex art. 34 TFUE un intervento del legislatore europeo che tramite normative comuni può ridurre se non eliminare le differenze tra un diritto e l'altro (strumento di integrazione positiva). L'ostacolo qua è difficile da superare perché è una differenza normativa che riguarda il prodotto in sé: in Francia si può produrre e vendere, in Germania no. L'unico modo del produttore per vendere in Germania il prodotto è modificarlo, ma questo non è possibile. Manca una normativa comune europea in materia di alcol: gli stati possono unilateralmente disciplinare la materia. Quindi bisogna o lasciare la misura in piedi considerandola ammessa creando quindi un'eccezione o adottare un'interpretazione che comprenda anche questa ipotesi. La corte sceglie.L'interpretazione ampia ritiene troppo importante rimuovere questo tipo di ostacoli, non si può attendere intervento del legislatore. Come? La corte afferma l'obbligo del mutuo riconoscimento, cioè tu stato non puoi discriminare in maniera diretta e hai l'obbligo di ammettere merci provenienti da un altro stato che sono in quello stato prodotto legalmente, le devi ammettere nel tuo stato senza imporre le tue condizioni. In questo caso la Germania ha l'obbligo di ammettere il prodotto. La sentenza dà ulteriori chiarimenti circa cosa comprenda la regola. La diversità tra i diritti degli stati colpisce svantaggia sempre il prodotto straniero, non il prodotto nazionale che già nasce in quello stato osservando la normativa nazionale. La corte, oltre alla regola, chiarisce anche l'eccezione: le restrizioni possono essere giustificate se servono a tutelare un altro interesse pubblico in gioco (la corte parla di esigenze imperative) non è.
Ciente l'interesse pubblico: la Germania dice che livello minimo di alcol serve a salvaguardare la salute pubblica e il consumatore dalle pratiche sleali al fine di ottenere la deroga al divieto. La corte mette delle condizioni per godere della regola: esigenze di tutela di interessi pubblici (salvo economici tutti) ed occorre dimostrare che la restrizione si conforme al principio di proporzionalità cioè misura deve essere idonea e efficace capace di tutelare l'interesse pubblico tutelato la misura è funzionale alla tutela dell'interesse inoltre deve essere necessaria l'interesse pubblico non si può tutelare senza quella misura (misura deve essere la meno restrittiva tra le alternative).
Interesse pubblico salute pubblica: evitare proliferazione utilizzo bevande alcoliche la corte non è d'accordo perché dice che Germania già autorizza la diffusione di bevande meno forti e anche quelle più forti vengono diluite.
il consumatore venga ingannato o danneggiato.