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¯P G

concorrenza con i grani americani danneggia un’economia

prevalentemente agraria come l’Italia dell’epoca.

-Romeo: accetta i dati istat dell’epoca che registrano negli

1880s i minimi storici dei consumi pro capite alimentari e

complessivi.

-Pescosolido: crisi cerealicoltura determinò un grave

peggioramento nei consumi pro capite.

-Zamagni: la crisi agraria investe l’intera economia ed è

concausa di agitazioni sociali ed emigrazione.

-Castronovo: città invase da torme di disoccupati in cerca di

lavoro.

13 Critiche al pensiero pessimista

La debolezza delle serie Istat del tempo in parte rivela come le

idee dei pessimisti poggiassero su delle basi poco solide;

inoltre, l’impennata dell’emigrazione non dimostra

necessariamente un aggravarsi della miseria. Ciò infatti può

essere dovuto anche all’aumento dei salari e dell’occupazione

all’estero, infatti si ha un aumento dell’emigrazione anche

nella prospera epoca giolittiana. Presumono inoltre che la

piena occupazione sia un fenomeno strutturale e costante,

assunto che la storia invece ha dimostrato essere non vero.

Inoltre la riduzione del prezzo del grano e dei suoi succedanei

ha sicuramente colpito i produttori di quei beni, ma come

riconosce anche Toniolo, ci sono stati anche degli effetti

positivi in altri settori e nell’economia intera, a cui si

aggiungevano gli effetti delle importazioni di capitali che

aumentavano la disponibilità di risorse e la possibilità di

consumo attraverso un deficit commerciale. Sono smentiti

inoltre dall’aumento dei salari nominali e reali dei lavoratori

non qualificati, dall’andamento dei consumi alimentari

documentati(vedi birra/zucchero/fibre tessili) e dai dati Istat

sull’altezza delle reclute, che rivelano una crescita nella media

che riflette i miglioramenti della nutrizione e delle condizioni

epidemiologiche, non vi è alcun aumento della dispersione

delle altezze delle reclute nate tra il 1875/95. La crisi non c’è

stata ed è un’invenzione dei protezionisti.

14 Andamento salari nominali e reali

Il grafico sui salari dei lavoratori non qualificati, ottenuta sui

dati delle remunerazioni di manovali, facchini e simili in

diverse imprese e industrie sparse per l’Italia, mostra che i

salari nominali aumentano nei primi decenni e ancora negli

anni 80, con un massimo tra 84e88, ricadono negli anni 90 per

poi risalire nel primo900. I dati evidenziano l’andamento

parallelo dei salari nominali nell’agricoltura e nell’industria.

Infatti il lavoro non qualificato era l’alternativa al lavoro

agricolo, quindi nell’economia agricola del tempo erano

proprio i salari nell’agricoltura a determinare quelli della

manovalanza industriale. Le stime dei salari reali sono

ottenute deflazionando le corrispondenti serie nominali con un

nuovo indice ottenuto dal precedente indice Istat combinando

il costo del pane e delle farine di grano e mais. Aumentando il

costo del pane, è più adatto a cogliere il costo di vita dei

lavoratori più poveri e registra infatti una riduzione maggiore

del costo della vita. I salari nominali dei lav non qualificati

sono aumentati negli anni80 e ancora di+nel periodo

giolittiano;ma il costo della vita aumentò nel primo900 e negli

anni80 subì una riduzione notevole. Queste serie identificano

proprio negli anni80 e nel periodo giolittiano i due periodi di

crescita significativa dei salari reali e si conciliano

perfettamente con gli aumenti dei consumi documentati.

15 Modello vantaggi comparati nella crisi agraria = come è

cambiato il rendim della terra

Il modello dei vantaggi comparati implica che dal calo del

prezzo del grano ci si aspetterebbe un aumento del benessere,

dei salari reali, dei consumi. Il crollo del prezzo del grano ha

aumentato la differenza tra i prezzi relativi nei mercati

mondiali e quelli nell’italia autarchica, ha aumentato i benefici

ottenibili dal commercio. Se il calo del prezzo del grano fosse

stato dannoso, sarebbe dannoso il commercio come tale. Sulla

scia del crollo del prezzo del grano crescono l’industria e

l’agricoltura specializzata. Nel caso specifico il grano è

intensivo in terra, per questo tende a costare poco nei paesi

nuovi dalle praterie sconfinate e tanto nei paesi densamente

popolati, che invece hanno un vantaggio comparato nelle

attività intensive in lavoro, come l’industria e l’agricoltura

specializzata. Espandendosi queste, aumenta la domanda di

lavoro e aumentano i salari reali, si riduce la domanda di terra

e la rendita agraria. Il calo del prezzo del grano avrebbe

aumentato i consumi complessivi degli italiani;

ne avrebbero beneficiato le masse lavoratrici povere che

guadagnano salari e consumano prodotti intensivi in terra e

danneggiato i proprietari terrieri benestanti che guadagnano

rendita e consumano prodotti intensivi in lavoro.

16 Cerrito sugli anni80

Cerrito ripropone la tesi che la prosperità degli anni80fosse

solo apparente. Sostiene che le statistiche agrarie,dei

consumi,dei salari, sono di fatto solo le prime stime elaborate

dell’epoca, sono sicuramente migliorabili con informazioni

aggiuntive,allora nn disponibili o nn considerate.

Riformulando l’analisi di Ellena, spiega che l’aumento dei

salari nominali e reali non corrisponderebbe a un crescente

benessere dei salariati: l’aumento dei consumi sarebbe dovuto

piuttosto a fattori di ordine distributivo. Per lui crescono infatti

i salari nominali ma diminuisce il monte salari per il calo

nell’occupazione dovuto alla riduzione dell’intensità delle

colture; l’aumento dei salari reali sarebbe dovuto alla stessa

disoccupazione, come negli anni30. La lunga depressione che

ha in mente cerrito sembra motivata, come quella di luzzatto,

solo dal calo generale dei prezzi, che però non comporta una

crisi perché crescono nel tempo la produttività e i salari reali.

Può essere per definizione deflazione, ma non depressione,

non implica disoccupazione e riduzione del benessere. La crisi

reale è dei soli anni90, non 80.

17 Romeo, Gerschenkron, Fenoaltea, Toniolo, Zamagni sul

protezionismo siderurgico

-Romeo: è favorevole in generale al protezionismo siderurgico

in quanto difficile contestare la legittimità delle risorse

siderurgiche.

-Gerschenkron: condanna il protezionismo siderurgico perché

ha limitato il mercato. Sarebbe stato meglio proteggere

l’industria nuova (meccanica, chimica). Inoltre il

protezionismo siderurgico ha impedito l’aumentare della quota

di mercato dei produttori interni di industria meccanica.

-Fenoaltea: il protezionismo siderurgico ha danneggiato

l’industria. Ha impedito di esportare perché i prezzi erano

troppo alti (costo ferro​

).

-Toniolo: ha danneggiato l’industria meccanica ma non molto

perché questa industria era comunque tecnologicamente

avanzata.

-Zamagni: favorevole perché la siderurgia era strategica per

l’industria meccanica come dimostrato dall’andamento

congiunto delle serie storiche.

18 Pro e contro del protezionismo tessile

La meccanizzazione della filatura del cotone in Inghilterra,

che aveva dato impulso alla rivoluzione industriale in

Inghilterra, si estende in seguito anche alla tessitura e alle altre

fibre tessili. In Italia ciò che si evince dalle stime del valore

aggiunto a prezzi costanti, sono andamenti molto

diversi:l’industria della seta è esportatrice; nei primi decenni i

filati e i tessuti di cotone sono fra le nostre massime

importazioni. Poi iniziano a calare e si inverte negli anni90 il

flusso netto, finchè i cotoni non compariranno tra le nostre

esportazioni. Il protezionismo tessile viene cristicato da

Gerschenkron e Toniolo, che affermavano che la politica

doganale doveva favorire le industrie del futuro e non gli

interessi clientelari di quelle già mature. Il rovesciamento

negli anni90 dei flussi commerciali di cotoni suggerisce che il

relativo dazio sia diventato rapidamente inefficace, infatti

aumenta il prezzo di mercato solo se limita un commercio di

importazione;se il commercio è di esportazione il prezzo

interno non supera quello mondiale quindi è ininfluente. Dalle

nuove stime che misurano la produzione di cotoni dalla

lunghezza del filo filato e tessuto, si è in grado di misurare la

produzione non in base al peso, ma in base al numero di fili e

alla loro lunghezza, quindi alla qualità dei tessuti, e forniscono

una misura accurata del valore aggiunto, della crescita del

prodotto complessivo indotta dal protezionismo, dovuta

appunto alla maggior qualità dei prodotti. Dalle statistiche sul

commercio estero si evince che dopo il 900l’italia era

esportatrice di cotoni di bassa qualità, mentre di quelli di

media-alta qualità era ancora importatrice e il dazio aumentava

la produzione complessiva di 2/5.

19 Importanza della ferrovia a livello mondiale

I costi di trasporto condizionano l’insediamento delle attività,

conviene ubicarsi dove sono disponibili merci povere e portare

a queste le merci ricche. Le tecnologie di trasporto tradizionali

permettevano costi relativamente bassi solo per via d’acqua.

Le città dell’entroterra non servite da fiumi navigabili erano

nutrite dal contrado. Nei primi dell’800 nasce la ferrovia a

vapore, che divenerà simbolo del progresso, che consente di

ottenere velocità di trasporto delle merci fino ad ora

impensabili e abbattere i costi di trasporto, paragonabili ora a

quelli via acqua. Per la prima volta la terra unisce invece di

dividere: esplodono le città oltre le mura storiche e nasce il

pendolarismo. Per Rostow sono proprio le ferrovie il settore

trainante dello sviluppo industriale dell’800, perché

consumava prodotti industriali e siderurgici e perché forniva

servizi di trasporto

20 Paradossi della politica ferroviaria

Le ferrovie sono state il primo mezzo di trasporto moderno,

per questo Romeo le considerò cruciali per lo sviluppo del

paese, definendole infrastrutture essenziali per il decollo.

Anche Sereni sottolinea l’importanza delle ferrovie,

considerando in particolare le grandi linee peninsulari

costruite dalla destra come mezzo di unificazione del mercato

nazionale. In realtà, il trasporto ferroviario non sembra aver

avuto in italia un impatto rivoluzionario. Dai dati, le ferrovie

sembrano impegnate nella distribuzione delle importazioni di

massa(carbone,cereali,concimi,cotone) e delle esportazioni di

massa quali zolfo, agrumi, marmo, mentre le quantità

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Publisher
A.A. 2015-2016
36 pagine
8 download
SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/12 Storia economica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher dantesaweking di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia economica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma Tor Vergata o del prof Ciccarelli Carlo.