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Piaget, Neuropsicologia dello sviluppo Pag. 1
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Jean Piaget (psicologo svizzero, studiò i suoi tre bambini) condusse studi per la comprensione dello sviluppo

cognitivo del bambino. Iniziò negli anni ’20, occupandosi della standardizzazione dei test intellettivi; in seguito,

sviluppò un interesse per l’analisi dei motivi per cui un bimbo falliva una prova, scoprendo che le modalità di

ragionamento dei bambini sono qualitativamente differenti da quelle degli adulti. Sviluppò un approccio

metodologico interessante peculiare basato su: metodo clinico (proponeva una domanda a un bambino e

formulava quella successiva in base alla risposta che il bambino forniva), approccio quasi-sperimentale (fondata

sull’osservazione di movimenti e di giochi e su una progressiva variazione di alcune condizioni) e sul metodo

critico (con vari materiali venivano create situazioni critiche, per la risoluzione delle quali il bimbo doveva

attivare una soluzione di tipo logico). Secondo Piaget, quando il bambino tenta di costruirsi una comprensione

del mondo, il cervello crea degli schemi. Con il concetto di schema, Piaget, intende un modello di pensiero o

azione che il bambino usa per organizzare, rappresentare e interpretare la realtà. Gli schemi sono infatti, azioni o

rappresentazioni mentali che organizzano la conoscenza. Secondo la teoria di Piaget, gli schemi comportamentali

o schemi d’azione (attività fisiche), caratterizzano la prima infanzia, mentre gli schemi mentali (attività cognitive),

si sviluppano nella seconda infanzia. Gli schemi sono unità elementari della conoscenza che si sviluppano

attraverso meccanismi di assimilazione e meccanismi di accomodamento. Alla base dei processi cognitivi ci gli

invarianti funzionali, che sono meccanismi biologicamente predeterminati di funzionamento generale

dell’organismo. Nella teoria di Piaget, tra gli invarianti funzionali, troviamo l’adattamento (regola l’interazione tra

organismo e ambiente) e l’organizzazione (regola il modo in cui le strutture ambientali funzionano come delle

totalità coerenti). I due processi alla base dell’adattamento dell’individuo al proprio ambiente sono l’assimilazione

e l’accomodamento. L’assimilazione è il processo in virtù del quale il bambino incorpora ogni nuova

informazione proveniente dalla realtà, l’accomodamento invece, è quel meccanismo secondo cui i bambini

modificano i proprio schemi per adattarli alle caratteristiche delle informazioni ed esperienze nuove assimilate.

L’equilibrazione è il processo che permette di raggiungere l’equilibrio cognitivo integrando, in totalità unificate e

stabili, la varietà di esperienze vissute; è il processo continuo e dinamico in cui il sistema si autocorregge.

L’organizzazione è il modo con cui i bambini danno senso al loro mondo è, cioè, il raggruppamento di

comportamenti e pensieri isolati in sistemi di ordine superiore. Piaget suddivide il percorso di sviluppo

dell’intelligenza nel bambino in 4 fondamentali momenti evolutivi, egli li definisce stadi per sottolineare che

ciascuno di essi evolve dal livello precedente, ma, ha proprie modalità di funzionamento; nessuno di essi può

essere saltato, pur variando da bambino a bambino i tempi necessari per il passaggio da uno stadio ad un altro.

Lo sviluppo cognitivo procederebbe perciò, a gradini, con periodi di immagazzinamento di informazioni e dati e

momenti di radicale ristrutturazione di modalità di funzionamento del pensiero. Gli stadi evolutivi sono dunque

da Piaget così definiti:

-stadio sensomotorio: dura dalla nascita fino ai due anni circa. In questo stadio, gli infanti si costruiscono una

comprensione del mondo coordinando esperienze sensoriali con azioni fisiche e motorie. Alla nascita, infatti, il

bambino è già fornito di una serie di comportamenti riflessi, questi sono involontari e presto scompaiono

completamente o si trasformano, in seguito alla maturazione della corteccia cerebrale, in atti volontari, man mano

che cresce la possibilità del bimbo di percepire informazioni ed elaborare una scelta nelle risposte. Dopo il terzo

mese, migliora progressivamente la capacità di coordinare gli schemi appartenenti a sistemi cognitivi diversi (es.

coordinamento oculo-motorio, che porterà alla capacità di osservare e poter afferrare un oggetto). Nella fase

dell’intelligenza senso-motoria, tutte le acquisizioni del bambino traggono origine dalla concreta manipolazione e

sperimentazione sugli oggetti presenti. Solo dopo i 18mesi, associata alla capacità di rappresentarsi gli oggetti e, di

simbolizzare, si sviluppa la consapevolezza della “permanenza”: le cose esistono al di la dell’azione compiuta su

di loro e della realtà percettiva. Verso i due anni, il gioco simbolico diventa una palestra fondamentale per la

crescita intellettiva; gli oggetti simbolici diventano attori nel gioco che i bambini inventano e dirigono. Queste

modificazioni si verificano all’incirca nel medesimo periodo in tutti i bambini, indipendentemente dalla cultura di

appartenenza. Piaget ha una visione gerarchica di questo stadio, è, infatti, da lui suddiviso in 6sottostadi che

descrivono il passaggio graduale del bambino da organismo riflesso a individuo riflessivo.

-stadio preoperatorio: dai 2ai 7anni, il bambino consolida l’interiorizzazione degli schemi tempo, spazio, causa.

Piaget definisce questo stadio preoperatorio poiché il bambino non compie effettivamente delle operazioni

(azioni interiorizzate che permettono ai bambini di fare mentalmente ciò che potevano fare solo fisicamente). In

Dettagli
Publisher
A.A. 2014-2015
3 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/02 Psicobiologia e psicologia fisiologica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Simona94:) di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Neuropsicologia dello sviluppo e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Piemonte Orientale Amedeo Avogadro - Unipmn o del prof Nardi Emanuele.