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CINQUANT'ANNI DI PEDAGOGIA A NAPOLI
Epistemologie e processi formativi.
Il rapporto conoscenza-possibilità
Epistemologia: disciplina che si occupa di chiarire i presupposti teorici di un sapere; l'epistemologia ha come oggetto di studio il modo stesso nel quale viene prodotta la conoscenza scientifica.
Il termine, in questi ultimi anni, ha subito uno slittamento di senso: l'epistemologia indica, anche, il modo in cui il soggetto costruisce la propria conoscenza, la propria immagine del mondo.
L'epistemologia contemporanea è caratterizzata dalla crisi di alcuni concetti che ne avevano costruito i nuclei fondamentali e lo spostamento verso modelli cognitivi situati, locali, sensibili al contesto ed alle condizioni di partenza... tale crisi ha prodotto la liberazione epistemologica venuto meno un orizzonte metateorico unico e necessitante, quale era quello della scienza classica, si è prodotta una rottura, una frammentazione dei modelli e dei paradigmi.
di riferimento delle varie discipline. Tale frammentazione ha portato all'emergenza di epistemologie locali, ossia di orizzonti metateorici situati! Orizzonti teorici che oppongono o affiancano a questa l'apertura a modelli alternativi fra loro o comunque non necessariamente pienamente compatibili. Questo cambio di paradigma non è altro che un mutamento nella natura e nel senso del domandare, uno spostamento, un cambio nelle regole del gioco. Il problema è che in questi momenti non esiste un insieme di "meta-regole" alle quali appellarsi per controllare la transizione, poiché tale passaggio istituisce un nuovo universo del possibile. In tal senso nessun approccio risulta onnicomprensivo, autosufficiente, trasparente a se stesso; esso si realizza dispiegandosi in un insieme di relazioni costruttive che producono ricorsivamente quei prodotti che sono gli "oggetti" della conoscenza, gli ambiti di realtà, secondo una sequenza che nonÈ quella lineare, ma che costituisce un circolo ricorsivo in cui le cause sono gli effetti e gli effetti sono le cause! La caduta di tali insiemi di assunti, apre progressivamente ad una nuova concezione e ad un nuovo piano di ordinamento del discorso… Ogni conoscenza produce nuovi tipi di ignoranza, nuovi ordini di questioni da porre sul terreno epistemologico e metateorico, regolatori che abbracciano ogni forma possibile di sapere. Ogni conoscenza costituisce un momento di irreversibilità, istituisce una frattura, una discontinuità nello spazio che la produce, modificandone vincoli e possibilità; “non si colloca all’interno di uno spazio atemporale di possibilità già inventariate”. Ogni conoscenza è parte di un più ampio orizzonte dialogico e quindi la conoscenza è azione effettiva che costruisce propri “oggetti” all’interno di insiemi di vincoli e possibilità condivise da.
una o più comunità di ricerca. Ogni conoscenza è utile, è valida, ha senso solo se risponde efficacemente ai problemi che pone. Tale mutamento ha prodotto le condizioni per lo sviluppo di un nuovo rapporto con il sapere stesso, quello del conoscere come un fare e un agire e quindi una conoscenza intesa come attività produttrice di vincoli propri.
In quest’ottica, il problema della conoscenza e quello della costruzione di possibilità di azione, producendo traiettorie e vie inedite a partire dai vincoli esistenti e, contemporaneamente, mutando, ampliando, sostituendo tali vincoli. La conoscenza non è più pensata come un dominio autoreferenziale trasparente a se stesso ma coinvolge la totalità del soggetto conoscente, infatti, ogni conoscenza configura un campo d’azione, ricostruendo lo sfondo e le condizioni che l’hanno prodotta, resa possibile e visibile.
Le conseguenze di tale spostamento sono mettersi in gioco,
ampliando le possibilità, mutando, appunto, i sistemi regolativi, questo permette di costruire risultati inediti, mutando il senso delle processualità formative agite. L'apertura del processo rimanda alladimensione del rischio, della non-revocabilità della decisione, infatti ogni decisione chiude un campo di possibilità e, contemporaneamente, ne apre un altro, ma è possibile rivisitare esperienze passate in una luce nuova e mutare l'ordine delle "cose". Quindi le azioni formative sono, pertanto, azioni che producono trasformazioni nei soggetti in formazione, istituendo spazi inediti di conoscenza, riconfigurando le modalità nelle quali il soggetto costituisce la realtà come tale. Esiste una solidarietà profonda fra epistemologia e processualità formativa agita infatti il processo formativo è inteso, come lo spazio nel quale si articolano diverse prospettive, come campo di possibilità e come.dinamica transazionale, nella quale il soggetto trasforma la propria esperienza in significati agiti nel mondo. Agire tale spazio "nell'apertura" porta all'abbandono del sogno di una visione completa, esaustiva: il soggetto in formazione è nel processo e agisce all'interno di una delle possibili comprensioni di esso costruendone l'immagine, la struttura regolativa e i significati tramite una progettualità dell'agire educativo in formazione intese come conoscenze trasformative.
Il processo formativo del soggetto pone in primo piano i processi transazionali nei quali è articolata l'esperienza stessa. È l'analisi/costruzione del presente che produce la storia del processo formativo. Il problema, pertanto, riguarda l'insieme di dispositivi che prendono corpo all'interno della relazione educativa che mi consentono di guardarmi, agire e pensare in maniera peculiare. L'autoriflessione, quindi, è
Il potere di costruire altro e altrove a partire dagli spostamenti operati; quindi autoriflessione come decentrazione. Esplorare le possibilità di un'epistemologia significa vedere in maniera diversa ciò che ci circonda, in una diversa densità di senso. L'apertura di futuri possibili è data nella possibilità di riaffermare la funzione progettuale dell'autoriflessione e far sì che ci si riappropri delle condizioni di possibilità della formazione.
CINQUANT'ANNI DI PEDAGOGIA A NAPOLI
Biologia e pedagogia: radici di compatibilità epistemologica. Il dibattito tra biologia e pedagogia risulta emblematico di una nuova configurazione del sapere scientifico e dei suoi criteri di accreditamento. Negli anni '70 c'è un'inquietudine che si basa sul riconoscere identità e consistenza scientifica anche ai saperi marcati da incertezza e complessità, rivendica il valore costruttivo di chi osserva concettualizza.
ed integra tali operazioni interpretative e teoriche nella ricerca! Il processo d'avvicinamento tra biologia e pedagogia è, quindi, reso possibile da una nuova lettura del profilo stesso della scienza che non delinea più un sapere incorruttibile, ma che sia in grado di offrire una visione complessa. Le condizioni di dialogo tra le due scienze non sono date dall'utilizzo del sapere biologico per dare risultati educativi, bensì dalla possibilità di riconoscere e condividere alcuni concetti che costituiscono un vocabolario della complessità centrato sul senso dell'incertezza dei sistemi osservati, visti come sistemi viventi ed autopoietici capaci di prendere forma! Quindi, in base a ciò, le due scienze sono capaci di dialogare solo se si riconoscono come categoria epistemica "il ruolo costruttivo del non equilibrio". I concetti che caratterizzano la biologia si esprimono come operatori teorici (ereditarietà, adattamento, etc.) che ciinsegnano a capire e a far emergere forme! Il rapporto falsato tra biologia e pedagogia è dato dall'esistenza di due macromodelli di biologia, dove il primo risulta dominante, empiristico e sperimentalista! L'impossibilità di dialogo tra le due scienze risiede proprio nella incompatibilità epistemologica che esiste tra una scienza della storia ed una scienza che risponde all'istanza di neutralizzazione del proprio oggetto scientifico! La sfida della complessità riconosce alla biologia la possibilità di tener fede a nuove condizioni di legittimazione permesse da una nuova visione epistemologica riconoscendo di poter intervenire con interpretazioni complesse su processi e condizioni di trasformazione che sono aperti a perturbazioni ambientali e che sono adattive! Il focus della possibilità di un rapporto tra biologia e pedagogia riguarda la riformulazione dei loro statuti epistemologici ovvero: Cambiamento delle valorizzazioni disciplinari chel'aspirazione di una scienza standard aveva proiettato su diverse scienze. Il ruolo centrale della singolarità individuale nel mondo vivente. La non linearità del tempo dei fenomeni evolutivi e la loro circolarità ricorsiva. Riconoscendo nel punto di vista un vincolo posizionale che interviene a costruire modelli di interpretazione, la scienza della complessità rivendica la possibilità di agire ad "anello ricorsivo" sulle epistemologie che li hanno prodotti. Nel gioco della vita poche regole determinano molte varietà di possibilità, in un percorso co-evolutivo che permettono la loro determinazione con le condizioni che consentono la singolarità e la sorpresa. La sfida quindi non è soltanto l'aderenza ad una dichiarazione di ricerca complessa, ma all'accesso ad un pensiero complesso che produca criteri di accreditamento in grado di dirigere la costante sfida della complessità!La complessità intrinseca degli esseri viventi riverbera sulla ineliminabile condizione di manipolazione che ogni operazione scientifica attiva in relazione all'oggetto sul quale interviene. La scoperta della complessità produce l'annientamento delle linee guida del pensiero tradizionale, in questo snodo si definisce il rapporto tra pedagogia e scienza, una pedagogia che incomincia a superare la trappola di posizione determinata dalla necessità di garantire la propria scientificità.
All'interno della biologia, come all'interno della pedagogia, lo scoglio da superare è costituito dal fatto che sia accettata come scienza soltanto quando risponda al paradigma epistemologico delle cosiddette scienze dure, empiriche e positive! L'asse della scienza, dunque, può non portare ad un elaborazione complessa degli oggetti osservati, ma ricondurre a descrizioni e strumenti che lo costituiscono nei fatti un ostacolo alla comprensione della loro complessità.
L'ostilità, quando affermare l'identità