Anteprima
Vedrai una selezione di 6 pagine su 23
Pedagogia della politica Pag. 1 Pedagogia della politica Pag. 2
Anteprima di 6 pagg. su 23.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Pedagogia della politica Pag. 6
Anteprima di 6 pagg. su 23.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Pedagogia della politica Pag. 11
Anteprima di 6 pagg. su 23.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Pedagogia della politica Pag. 16
Anteprima di 6 pagg. su 23.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Pedagogia della politica Pag. 21
1 su 23
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

UNA PEDAGOGIA DELL'IMPEGNO PER LA SCUOLA

Gramsci sosteneva che anche per il proletariato doveva esserci una scuola disinteressata in quanto i figli di questa classe sociale dovevano avere dinanzi a sé tutte le possibilità, tutti i campi liberi per poter realizzare la propria individualità. Per questo motivo la scuola professionale non doveva essere solo un'istituzione in cui i giovani venivano istruiti per un mestiere, senza ricevere un minimo di cultura; bensì una scuola in cui dal fanciullo poteva venir fuori un uomo completo.

In questo stesso periodo, negli USA, si stavano diffondendo le idee di Dewey il quale ha elaborato un modello di filosofia sociale dell'educazione che ha influenzato le scelte pedagogiche di tutto il 1900. Dewy si è proposto di realizzare una società aperta, e cioè in grado di dare a tutti le stesse possibilità per crescere e realizzare le proprie potenzialità. Questa società

doveva essere democratica ed educante: democratica perché doveva dare a tutti le stesse opportunità di crescita intellettuale e – quindi- un'educazione adeguata; educante perché doveva reggersi su esperienze condivise e continuamente comunicate le quali producono una serie di stimoli a cui gli individui devono rispondere facendo emergere le proprie potenzialità. Dewey ha – poi- esaminato le tre filosofie dell'educazione che, in epoche diverse, hanno dato particolare importanza alla dimensione sociale dell'educazione e ne ha individuato i punti critici. Queste filosofie sono quella di Platone, l'individualismo illuministico e le filosofie idealistiche. Per quanto riguarda la filosofia di Platone egli riteneva che essa si basava su di un ideale simile a quello del proprio pensiero, ma l'errore del filosofo greco c'è stato nel considerare unità la classe piuttosto che l'uomo. Per quanto riguarda

L'individualismo illuministico aveva come elemento positivo l'idea di una società vasta come l'umanità, il cui progresso doveva essere guidato dall'individuo. Tuttavia, il punto negativo è stato l'incapacità degli esponenti di questo pensiero di indicare un'istituzione in cui potesse realizzarsi ciò.

Le filosofie idealistiche del 1900 hanno invece indicato lo Stato come l'istituzione in cui realizzare il processo educativo, ma in questo modo hanno reintrodotto l'idea della subordinazione dell'individuo all'istituzione.

Dall'analisi di questi tre pensieri diversi, Dewey ha dedotto che a fondamento del paradigma socio-politico c'è la concezione di una pedagogia strettamente legata ad una filosofia politica che indica i fini da perseguire e il percorso da compiere.

Democrazia ed Educazione

In uno dei suoi testi più importanti, Dewey ha messo in evidenza che il

Il rapporto tra democrazia ed educazione è ben noto e ad esso si associa una spiegazione più superficiale e una più profonda. In riferimento alla prima spiegazione, tale rapporto è necessario perché in uno stato democratico il governo viene eletto a suffragio universale; di conseguenza, chi elegge non può non aver ricevuto un minimo di educazione. Prendendo in considerazione quella che è la spiegazione più profonda, Dewey sottolinea che la democrazia è qualcosa di più di una forma di governo, è un tipo di vita associata, è un'esperienza continuamente comunicata. In questa prospettiva, tutti agiscono verso un unico interesse e ognuno deve riferire la sua azione agli altri e considerare quella degli altri per poter dare un motivo e una direzione alla propria. Ciò comporta l'abbattimento di tutte quelle barriere che hanno sempre impedito all'uomo di cogliere il vero senso della loro attività.

Una società di questo tipo, ha affermato infine Dewey, deve mirare ad un'educazione che incentivi lo sviluppo dell'iniziativa personale e dell'adattabilità nei diversi individui, i quali - al contrario - sarebbero sopraffatti dai cambiamenti.

CAPITOLO II

L'EDUCAZIONE ALLA POLITICA DAL TOTALITARISMO ALLA RESISTENZA

Il Fascismo ha dato molta importanza alla cultura e a chi la elaborava e diffondeva in quanto il suo obiettivo principale era quello di dar vita ad una pedagogia politica capace di penetrare nel corpo sociale. Per la realizzazione di ciò il regime ha utilizzato le istituzioni esistenti (come le scuole, le accademie), ma nello stesso tempo, ne ha fondato delle nuove le quali hanno assunto l'identità di canali di trasmissione di una determinata cultura e ideologia: quella fascista. Gli intellettuali che andavano contro il pensiero fascista venivano messi a tacere, mentre coloro che si presentavano favorevoli ad esso entravano.

a far parte della classe dirigente fascista e, mediante la loro intelligenza, contribuivano all'elaborazione di un'ideologia capace di catturare l'attenzione delle masse e - di conseguenza - il loro appoggio. In tale prospettiva, gli intellettuali hanno rivestito un ruolo attivo durante il ventennio fascista, in quanto essi sono stati dei soggetti politici; ma - da un altro punto di vista - hanno rivestito un ruolo passivo perché sottomettendosi alla volontà del regime hanno imposto dei limiti alla propria autonomia intellettuale. Nonostante ciò il fascismo riuscì ad ottenere numerosi consensi in quanto la maggior parte degli intellettuali tendeva verso il nazionalismo a causa degli eventi che hanno succeduto il primo conflitto mondiale, da un lato; e dall'altro cercava di difendere gli interessi del ceto medio spaventato dal biennio rosso. Dall'analisi di ciò è possibile dedurre che gli intellettuali sono stati

Inglobati completamente dal regime fascista, gli intellettuali assunsero il duplice ruolo di organizzatori di consenso e di formatori di una classe dirigente. Inoltre, è importante sottolineare che l'intellettuale puro - in questo periodo - non veniva considerato in maniera positiva, bensì guardato con sospetto ed irriso in quanto i fascisti puntavano molto sul fare e sul pensiero-azione.

Una delle figure più importanti che si sono affermate in questo periodo nell'ambito pedagogico è quella di Giovanni Gentile, autore di una delle due più importanti Riforme del sistema scolastico italiano. Gentile è stato nominato ministro della Pubblica Istruzione nel 1923 e grazie ai poteri che gli sono stati riconosciuti ha potuto elaborare questa famosa Riforma, la quale è molto complessa e ampia perché investe sia l'amministrazione scolastica che l'intero corso di studi nei suoi diversi gradi (dalla scuola elementare all'Università).

Gentile, in uno dei suoi saggi più importanti ("L'unità della scuola media e la libertà degli studi"), ha messo in evidenza la sua concezione di società e Stato e – contro chi proponeva l'istituzione di una molteplicità di indirizzi all'interno della scuola secondaria – ha affermato che la scuola doveva avere un'uniformità di indirizzo. Il filosofo del fascismo ha elaborato questo concetto partendo dal presupposto che la scuola, essendo il luogo di formazione dello spirito, deve essere essenzialmente libera. Tuttavia questa libertà non coincide con l'individualismo, che è sinonimo di arbitrio e anarchia, bensì con l'universalità. Lo Spirito crea la legge e, se la legge è dello Stato, quest'ultimo è l'incarnazione dello Spirito. Pertanto il compito dello Stato è quello di ordinare il sistema scolastico e di mettere in luce i programmi d'insegnamento.

All'interno dei quali devono essere espressi gli interessi della nazione. Gentile ha definito lo Stato come "volontà di un popolo che si sente nazione", dove per volontà egli non intende la somma delle volontà individuali, bensì un valore unico che ciascun individuo possiede e che vale come valore di tutti. Con questa sua filosofia Gentile non ha fatto altro che giustificare il predominio totale dello Stato sull'individuo e - di conseguenza - legittimare l'ideologia su cui si è mosso il regime fascista. Nel concreto dell'azione formativa, Gentile non è stato sempre coerente con il proprio pensiero pedagogico. Un esempio di questo suo modo di procedere è stato l'introduzione dell'insegnamento della religione nella scuola elementare in quanto il filosofo - nel IV congresso tenutosi a Bologna nel 1907 - ha difeso la scuola laica e ha affermato sia che la religione rappresenta l'intolleranza.

il modello ideale di scuola per Gentile. Secondo lui, il liceo classico era in grado di fornire una formazione completa e approfondita, permettendo agli studenti di sviluppare tutte le loro potenzialità intellettuali e morali. Gentile riteneva che la scuola dovesse essere un luogo in cui si insegnano non solo le conoscenze scientifiche, ma anche i valori morali e spirituali. Per lui, l'educazione non poteva essere separata dalla formazione del carattere e dalla disciplina, che erano fondamentali per il progresso e il rinnovamento del Paese. Nonostante la sua visione fortemente legata al cattolicesimo, Gentile ha difeso la scuola come un'istituzione laica, in grado di formare cittadini consapevoli e responsabili. Ha sottolineato l'importanza di un'autorità assoluta, che potesse guidare gli individui verso l'obbedienza e la disciplina, ma ha anche riconosciuto la necessità di una scuola aperta al pluralismo e al confronto di idee. In conclusione, per Gentile la scuola rappresentava il luogo privilegiato per la formazione dello spirito e per il rinnovamento morale e spirituale del Paese. Nonostante le sue posizioni legate al cattolicesimo, ha difeso la laicità della scuola e ha sottolineato l'importanza di una formazione completa e approfondita, come quella offerta dal liceo classico.

L'unica istituzione di garantire l'accesso a tutte le facoltà universitarie e - diconseguenza- ad ottenere un ruolo guida nella società e nello Stato. Inoltre, nella riforma dellascuola media Gentile ha istituito - accanto ai corsi che permettevano di accedere agli istitutisecondari- una scuola complementare, la quale non consentiva ai propri iscritti di frequentare unascuola secondaria ma aveva la funzione di completare la formazione elementare. La scuolacomplementare - secondo il ministro- doveva permettere di evitare il sovraffollamento all'internodegli istituti secondari, ma essa non ebbe un grande appoggio dalle famiglie italiane perchè essepreferirono scegliere - per i propri figli- dei percorsi di studio che li avrebbero portati a compiere unavanzamento sociale. Gentile - rimanendo sempre in linea con il proprio pensiero- cerco diraggiungere il suo obiettivo diminuendo il numero dei licei classici e degli

lini furono ritenuti responsabili), il regime decise di sospendere la riforma e di mantenere gli istituti magistrali. Questa decisione fu accolta con sollievo dalle famiglie e dagli insegnanti, che temevano la perdita di un'importante istituzione educativa. Gli istituti magistrali continuarono quindi a formare insegnanti per le scuole elementari in tutta Italia. Durante il periodo fascista, gli istituti magistrali furono sottoposti a un controllo rigoroso da parte del regime. Gli insegnanti venivano selezionati in base alle loro posizioni politiche e dovevano seguire un curriculum che promuoveva l'ideologia fascista. Nonostante ciò, molti insegnanti riuscirono a mantenere la propria integrità e a trasmettere ai propri studenti valori di tolleranza, libertà e giustizia. Dopo la caduta del regime fascista, gli istituti magistrali continuarono a svolgere un ruolo fondamentale nella formazione degli insegnanti. Negli anni successivi, sono state apportate diverse modifiche al curriculum e alla struttura degli istituti, al fine di adattarli ai cambiamenti nel sistema educativo italiano. Oggi, gli istituti magistrali sono ancora presenti in Italia e continuano a formare insegnanti per le scuole elementari. Nonostante le sfide e i cambiamenti nel campo dell'istruzione, questi istituti mantengono la loro importanza nel garantire una formazione di qualità per gli insegnanti del futuro.
Dettagli
Publisher
A.A. 2012-2013
23 pagine
4 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PED/01 Pedagogia generale e sociale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Sara F di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Pedagogia della politica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi Suor Orsola Benincasa di Napoli o del prof Sirignano Fabrizio Manuel.