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STIGMA E IDENTITÀ SOCIALE

La parola STIGMA è stata usata per la prima volta dai Greci per indicare tutti quei segni fisici insoliti di una persona. Questi segni venivano incisi col coltello o impressi a fuoco sulla pelle degli schiavi o dei criminali, che venivano evitati da tutti. Dopo il sorgere del Cristianesimo, a questo termine si aggiunsero altri due livelli metaforici: uno che indicava i segni corporei della Grazia, come sfoghi della pelle e un altro che indicava i segni corporei del disordine fisico. Oggi il termine è molto usato soprattutto per indicare una minorazione che suscita ribrezzo, quindi si riferisce a qualcosa di dispregiativo. Oggi la società divide le persone in categorie; per questo quando noi stiamo vicino ad uno estraneo cerchiamo di capire a quale categoria appartiene, cioè qual è la sua "identità sociale". Basandoci su presupposti fatti da noi daremo alla persona un'identità mentre si.

Potremmo definire lo stigma come una forma di giudizio sociale virtuale, in cui categorizziamo le persone in base all'identità sociale attuale e dimostriamo che effettivamente appartengono a quella categoria. Nella nostra mente attribuiamo uno stigma a una persona quando non rientra nei nostri canoni di persona "normale", quando ha una mancanza, un handicap o una limitazione.

Il termine STIGMA ha una doppia prospettiva: l'individuo stigmatizzato presuppone che la sua diversità è conosciuta o comunque evidente a prima vista (SCREDITATO) oppure presuppone che non è conosciuta o impercepibile (SCREDITABILE). Questa è un'importante differenza.

Ci sono tre tipi diversi di stigma:

  1. Le deformazioni fisiche
  2. Aspetti criticabili del carattere come mancanza di volontà, passioni sfrenate o innaturali, credenze malefiche, disonestà, ecc. a causa di malattie mentali, uso di stupefacenti, alcolismo, omosessualità, disoccupazione, tentativi di suicidio
  3. Stigmi tribali della razza
della nazione, della religione, tramandati di generazione in generazione e possono contaminare tutti i membri della famiglia.
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I "normali" credono di solito che chi ha uno stigma sia inferiore e non sia proprio una persona umana e usano termini come "zoppo", "demente", "bastardo" per indicarli. Ma si può verificare anche il contrario cioè che l'individuo isolato dalla sua alienazione e protetto dalle sue credenze si consideri una persona normale. Egli porta uno stigma ma né sembra essere toccato né prova pentimento. L'individuo stigmatico può anche avere vergogna di se stesso perché capisce che qualche suo attributo è un marchio infamante, si rende conto di avere uno stigma, odiandosi e disprezzandosi. La caratteristica principale della situazione in cui si trova lo stigmatizzato è l'"accettazione", cioè

L'individuo stigmatizzato farà un tentativo diretto per correggere il suo fallimento (una persona deformata si sottopone alla chirurgia plastica). Può capitare anche uno stato di "vittimizzazione", poiché la persona stigmatizzata è esposta alle fraudolenti attività di chi vende terapia correttiva. Lo stigmatizzato può anche modificare la sua condizione indirettamente sforzandosi di impadronirsi di quelle attività che di solito escludono quelli che hanno quella sua minorazione (lo zoppo che va a cavallo o nuota, anche se con molta difficoltà). È probabile che consideri le sue sofferenze una cosa positiva per conoscere la vita e la gente, come scrive una madre resa permanentemente invalida dalla poliomielite: "ho imparato attraverso la sofferenza cose che non avrei mai imparato correndo su e giù per un campo da tennis". Il paziente di sclerosi multipla fa capire che anche una mente sana o un corpo sano possono essere paralizzati.

Perché persone "normali" che sono in grado di muoversi, di vedere e di udire possono anche non saper ascoltare o vedere. Uno dei problemi fondamentali della sociologia è quello dei "contatti misti", cioè quei momenti in cui la persona stigmatizzata e quella normale vengono a trovarsi nella stessa "situazione sociale", tutti e due gli interlocutori si trovano ad affrontare apertamente le cause e gli effetti dello stigma, accompagnati dalle formule classiche: come ti è successo? Anche un mio zio ha questa difficoltà sai? Ho sempre pensato che quelli che hanno questa difficoltà sono buoni! Ecc..

Due i modi in cui si reagisce: paura e timorosa sottomissione o ostilità provocatoria. Una ragazza con una sola gamba dice: tutte le volte che cadevo le persone si precipitavano come un branco di chiocce. Questo mi provocava imbarazzo perché loro pensavano già dall'inizio che la mia caduta non era occasionale.

ma cadevo perché ero invalida, incapace di sostenermi. Dicevano in coro: guardate quella poverina è caduta! Nessuno mai avrebbe detto: è caduta perché quello stupido l'ha buttata a terra!! Più brutto e doloroso è quando lo stigmatizzato viene guardato dai bambini. Si imbarazza per la propria condizione e per paura si chiude in se stesso. Una ragazza paralitica ci racconta: quando passavo sul marciapiede davanti ad un gruppo di ragazzini questi mi urlavano e mi beffeggiavano dietro. Loro sapevano che avevo paura e perciò anche i più dolci mi deridevano. Lo stigmatizzato, a questi contatti misti, a volte può reagire con ostilità provocatoria invece che con sottomissione timorosa. E così, come si trova a disagio l'individuo stigmatizzato in situazioni di contatti misti, così si trova a disagio la persona normale. Se mostriamo troppo comprensione per il suo stato possiamo cadere nell'eccesso, se invecefacciamo finta di non vedere la sua mancanza, può essere che arriviamo a pretendere da lui cose impossibili ferendo inconsciamente anche tutti i suoi compagni di sofferenza. L'imbarazzo è scaturito proprio dal fatto che quando siamo con lui siamo consapevoli del fatto che lui è consapevole che noi siamo consapevoli. Lo stigmatizzato quando si trova a contatto con persone che hanno il suo stesso problema, che sono pronte ad appoggiarlo e considerarlo un essere umano, riesce ad organizzarsi meglio la vita. Un esempio è l'esperienza di un sordo: in un istituto x persone sorde era bello non dover pensare al filo dell'apparecchio che si vedeva fuori dall'orecchio o dire ad alta voce: la pila è scarica!! Che tipo di rapporto collettivo c'è tra i membri di una stessa categoria? Scaricato da: www.formazione.forumcommunity.net Esistono i "gruppi" dove si trovano i divorziati, i vecchi, gli obesi, i minorati fisici; i

“club” per gli exalcolizzati e gli ex drogati; ci sono delle vere e proprie reti di assistenza reciproca formate da ex detenuti provenienti dalle stesso penitenziario o riformatorio (un esempio è la società segreta nell’America del Sud dove ci sono penitenziari francesi). In forma più tradizionale esistono reti a livello nazionale di conoscenti o di gente che si conosceva e poi è stata separata, dove appartengono omosessuali e criminali; poi abbiamo delle istituzioni per le prostitute, i drogati, gli omosessuali, gli alcolizzati; e infine le comunità residenziali, etniche, razziali o religiose che sono dei veri e propri concentramenti tribali di persone stigmatizzate.

Il termine “categoria” è un termine astratto e può essere applicato a qualsiasi aggregato di persone con stigmate particolare. Mentre il “gruppo” è l’insieme dei membri di tale categoria e tali gruppi saranno soggetti ad una

organizzazione dominante. Vengono scelti dei rappresentanti e il loro compito principalesarà quello di essere "portavoce" di sentimenti, problemi, esigenze condivisi da tutto il gruppo, di frontead un pubblico di persone normali. Sono degli eroi dell'adattamento perché dimostrano che unindividuo di quella specie può essere una brava persona. Per esempio chi ha uno stigma particolare eraggiunge un'alta posizione professionale, politica, finanziaria verrà aperta una nuova carriera: quella dirappresentare la sua categoria.I leader del gruppo avranno poi rapporti con rappresentanti di altre categorie.Poi abbiamo il gruppo dei "saggi" cioè quelle persone normale che per motivi particolari sonocomprensivi e partecipano alla vita dello stigmatizzato, accettati dal gruppo e diventano membrionorari. Sono i marginali come la prostituita, la ragazza-squillo. Un tipo di "saggio" può esserel'infermiere

Il terapista e il poliziotto che lavorano in ambienti dove ci sono individui stigmatizzati. Anche la polizia avendo sempre a che fare con i criminali diventa "saggia" nei loro confronti. Un altro tipo di persone "sagge" sono quelle che sono in contatto con lo stigmatizzato attraverso la struttura sociale, cioè la moglie di un malato di mente, la figlia dell'ex detenuto, il genitore di un paralitico, l'amico di un cieco, sono tutti costretti a condividere parte del discredito della persona stigmatizzata con la quale hanno legami. La figlia di un detenuto scrive: ho 12 anni e tutti mi escludono perché sono la figlia di un ex detenuto; le mie amiche non stanno con me perché le loro madri dicono che poi si rovinano la reputazione. Sono sempre sola e sono molto triste!. Si deve distinguere la normalizzazione dalla "normificazione" e cioè dallo sforzo dello stigmatizzato di presentarsi come una persona normale, sebbene non cerchi di.

Nascondere la sua mancanza. Le persone con un particolare stigma tendono a conoscere quel che riguarda la loro minorazione. Avviene un processo di socializzazione "carriera morale" che è insieme causa ed effetto dell'impegno a sviluppare tutte le fasi dell'adattamento. Abbiamo due fasi iniziali:

  • Lo stigmatizzato impara ad interiorizzare il punto di vista delle persone normali
  • La persona apprende di avere uno stigma e quali possono essere le conseguenze.

Queste due fasi si influenzano reciprocamente e costituiscono degli schemi importanti e offrono uno strumento per distinguere tra le carriere morali che sono disponibili per lo stigmatizzato. Ci sono 4 modelli:

  1. Tutti coloro che hanno uno stigma fin dalla nascita. Capiscono la loro situazione svantaggiosa interiorizzando i criteri di paragone comuni. L'orfano per esempio apprende che tutti i bambini hanno i genitori e sa anche cosa vuol dire non averli.
  2. Capacità di una famiglia da fare da campana

La nostra missione è offrire una protezione ai giovani, dove il bambino stigmatizzato fin dalla nascita viene confortato con la massima cura, difendendolo da tutte quelle definizioni che possono umiliarlo.

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Dettagli
Publisher
A.A. 1989-1990
15 pagine
1 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PED/01 Pedagogia generale e sociale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Sara F di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Pedagogia della devianza e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi Suor Orsola Benincasa di Napoli o del prof Musello Margherita.