vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
Due tipi di storie: documentari (va a toccare il pensiero logico) o storie (pensiero irrazionale). Per
creare un buon digital storytelling bisogna mettersi in mezzo.
Pedagogicamente, Bruner dice che noi ricordiamo le storie più facilmente rispetto a tabelle o dati.
LEZIONE 3
Una storia ha una parabola, e mettere un buco nella parte finale, è la cosa peggiore perché la
parte finale è la svolta della storia. In ogni storia arriva il momento in cui le tessere del mosaico si
allineano e ci rivelano il disegno che fino a quel momento non si era capito.
Pubblicità: Guerrieri Enel. Alla fine c’è una contraddizione tra la frase “siamo tutti guerrieri e
vincere è possibile se lottiamo insieme” e “qualunque sia la tua battaglia, hai tutta l’energia per
vincerla, anche la nostra”.
Quello che ci ricordiamo è un momento memorabile. Memorabile è ciò che si può ricordare.
L’uomo si ricorda solo alcuni momenti e quei momenti sono connotati da storie.’
Digital storytelling: 7 elementi fondamentali per la realizzazione
Punto di vista: tutte le storie devono essere personali e autentiche e mantenere sempre la
prospettiva dell’autore esprimendo sempre intenzioni e obiettivi.
È necessaria la dramatic question: una domanda vera e reale, la storia deve valer la pena
di essere raccontata. All’inizio del racconto ci si pone una domanda a cui viene data
risposta alla fine.
Deve possedere contenuti emotivi coinvolgenti. Particolare colonna sonora per
raccontare i momenti salienti della narrazione.
Usare la propria voce. Spesso si tende ad utilizzare solo immagini e musica, ma l’effetto è
sicuramente meno coinvolgente.
Importantissima è la colonna sonora che supporta la storia e va ad anticipare quello che
accadrà.
Riferimento all’economia della narrazione: usare una pulizia degli elementi e non usare
una sovrabbondanza di immagini e parole.
Ritmo adeguato alle modalità narrative della storia: la storia deve avere vitalità, può
andare velocemente o lentamente, basta che tutti gli elementi siano adattati.
Ogni storia è una parabola
Inizio – climax (punto di svolta) – fine (soluzione)
Il digital storytelling è:
una struttura discorsiva (narrazione con l’obiettivo di raccontare una storia)
un atto comunicativo intenzionale (ha un obiettivo chiaro e preciso)
una concatenazione di eventi
una sequenza conflittuale (non sempre, all’interno della storia possono esserci conflitti che
non portano alla conclusione della storia) come per esempio il non lieto fine
Il digital storytelling è una struttura governata da intenzionalità discorsiva e costruita da una
concatenazione di eventi con aspetti problematici e conflittuali, che accadono in un determinatori
spazio-tempo ad alcune forme di vita.
Sinossi: descrizione breve della propria storia. Nella sinossi c’è il conflitto, l’azione e l’obiettivo
della storia. La sinossi è fondamentale.
Elementi narrativi fondamentali del digital storytelling
Topos: il luogo in cui si svolge la narrazione
Chronos: tempo e passaggi temporali
Telos: fine, scopo della storia
Gramma: fonti e tracce dell’origine della storia
Ethos: capacità morale ed etica del comportamento e nella narrazione il campo dei valori.
Aesthetica: sensazioni che si vogliono creare, quali valori estetici guidano la storia.
LEZIONE 4
Prima di creare la storia bisogna pensare:
A chi si riferisce la storia (target, community)
Dove si colloca la storia?
Che cosa racconta?
Quale memoria uso per creare una storia?
Associativa: mi fa associare ciò che vedo alla mia esperienza personale
Procedurale: logica, legata alla sequenza degli eventi
Episodica: episodio che mi colpisce di più di ciò che vedo
Emozionale: emozioni provate nel vedere qualcosa
Semantica: memoria razionale che riguarda il senso.
Dichiarativa: legata al senso e al punti di vista dell’autore
Quale documentazione di partenza ho sull’argomento di cui voglio creare lo storytelling? Che tipo
di classificazione sto facendo delle mie fonti e dei miei documenti
Siamo spettatori o produttore di contenuti (whistle-blower)?
Quando racconto la mia storia, decido a chi parlare, devo dimenticarmi del target.
Le nuove tecnologie permettono la comunicazione che prima non esisteva. Comunicazione intesa
come messaggio da A a B e feedback da B ad A. lo spettatore non prende parte alla situazione,
mantiene le distanze dai fatti, commenta ma non agisce, non si assume la responsabilità di
intervenire.
Le tipiche frasi dello spettatore sono: ma se c’ero io!, cosa posso farci io? Non sono affari miei, se
anche facessi qualcosa sarebbe inutile.
Prima si viveva in un mondo di sola informazione da A a B, ora di comunicazione con l’aggiunta del
feedback da B ad A.
LEZIONE 5
La creazione di un’idea può generarsi solamente con determinate condizioni ambientali. Ci vuole
una connessione con una rete al cui interno trovo le altre intuizioni che mi portano a creare l’idea.
Ogni rivoluzione culturale (con un cambiamento di paradigma) ha a che fare con gli attrezzi.
Le idee hanno bisogno di un tempo di incubazione, e di strumenti adeguati che devono esistere.
4 processi che caratterizzano i mezzi di comunicazione:
Accelerazione: velocissima rispetto ai cambiamenti
miniaturizzazione: sempre meno spazio e tecnologia ridotta sempre più al minimo.
scorporizzazione: il corpo è sempre meno coinvolto
autoprogrammazione: cose che si autoprogrammano.
I social network hanno la caratteristica di offrire uno spazio dove si possono mantenere le
relazioni, chattare gli uni con gli altri e condividere informazioni. I social network sono spazi web
gestiti da aziende che fanno business. Qualsiasi cosa si faccia sul web, rimane, anche se viene
cancellata. Su internet non si scrive a matita ma con l’inchiostro. Facebook assolutamente
generalizzato, twitter meno generalizzato, linkedin specializzato, quora molto più specializzato.
Strumenti: un buon strumenti all’interno del web deve rispondere all’acronimo CURA
costruttività: atteggiamento che ho nel costruire contenuti. Non solo fruire contenuti altrui,
ma anche crearne di propri.
Usabilità: lo strumento/servizio/prodotto che produco deve essere accessibile a tutti
ricorsività: i contenuti sul web ritornano, non spariscono mai.
autenticità: la reputazione che si ha nella realtà, dovrebbe coincidere con quella che si ha
sul web.
LEZIONE 6
Mondo dell’oralità: mondo che nasce con l’uomo. Ci sono circa 3.000 lingue parlate nel
mondo ma solo 78 hanno una letteratura e una scrittura, tutti gli altri idiomi sono puramente
orali. La parola nel mondo dell’oralità è una parola che agisce e vive. Le difficoltà dell’oralità
è tenere a mente quello che bisogna dire. Il mondo ha quindi trovato degli schemi (forme
rituali fisse) che facilitano la memorizzazione. Il mondo orale è un mondo collettivo, che
comprende molte persone, vive solo nella comunità e vive solo nel presente. Mondo
istantaneo e sincronico. La parola orale, deriva dal latino oro, ovvero bocca (voce). Il
principale senso coinvolto è l’udito. Noi siamo assolutamente immersi in un mondo orale,
anche se abbiamo inventato la scrittura. Tecniche di apprendimento del mondo orale, 3
fasi: ascoltare e osservare, imitare e sperimentare, consolidamento dell’apprendimento e
quindi pronti a parlare il nuovo idioma. La trasmissione dell’oralità si fa attraverso la voce e
il ricordo. Importante è la comunità.
Mondo della scrittura: è una tecnologia, non naturale come l’oralità. È l’invenzione più
antica inventata dall’uomo. È una tecnologia della parole e necessita di strumenti (penna,
carta, tavoletta, ipad, tastiera). La scrittura rimane, dura nel tempo. La stampa ha
rivoluzionato il mondo della scrittura. La scrittura è nata nel 3500 a.C. in Mesopotamia con i
Sumeri che hanno creato la scrittura cuneiforme. Il mondo della scrittura è individuale, sia
quando si scrive, sia quando si legge. La parola non è più viva ma è un ricordo, una parola
fredda, esterna a noi, la leggiamo. Il senso più sviluppato nel mondo della scrittura è la
vista. Nella scrittura ci sono regole, l’apprendimento avviene attraverso libri e materiali che
fissano i contenuti nella mente.
LEZIONE 7
Flusser, filosofo. Sostiene che possiamo realizzare i progetti comunicativi in modo tale che
l’aspetto comunicativo, quello intersoggettivo e quello dialogico siano più forti dell’aspetto
oggettivo. Un oggetto non è solo utile per la sua funzione, ma possa anche comunicare qualcosa.
Un oggetto non è progettato solo secondo una logica di progettualità ma anche una logica
comunicativa. Flusser si chiede come si possa fare questa cosa.
Design: applicare l’arte agli oggetti di consumo ma soprattutto design significa progettazione.
Design deriva dal latino de-signare ovvero lasciare un segno. Progettare invece deriva da pro-
iectare: gettare in avanti.
Cos’hanno in comune il design e lo storytelling?
Processi di memoria emozionali, tattili, visivi, storici, sonori, educativi, semantici, procedurali,
dichiarativi.
La narrazione è un ponte, una fonte, comunione, dialogo. Si pensa che la narrazione sia sempre
inventata e falsa ma in realtà non è vera, è sempre un aggancio, un nodo, ponte, senso, dialogo.
Un progetti di design è fatto da un idea, un piano e infine un’azione.
Storytelling, educazione e design hanno in comune il fatto che vanno a lavorare su entrambi gli
emisferi del cervello, i tre termini hanno in comunque il senso, l’esperienza, design, significato,
etica e riferimento valoriale, culturale, estetica, azione.
Il design/progettazione porta nuovo significato e senso alla cosa che stiamo raccontando, e
ridefinisce il rapporto che si ha con quella cosa. Di conseguenza il designer non fa mai un gesto
neutro, ma è un gesto educativo. È un gesto che ha delle conseguenze sui processi di
conoscenza.
LEZIONE 8 (Salatin)
1. La comunicazione può essere un oggetto di approfondimento della pedagogia in quanto la
pedagogia studia i comportamenti relazionali dell’uomo che si esprimono attraverso la
comunicazione. Studiando quindi la comunicazione abbiamo modo di capire meglio aspetti
della pedagogia.
2. Non educative: programmi che mostrano lati della realtà che esaltano comportamenti non
consoni alla vita della comunità e cercano di persu